Al negozio di intimo - parte 3
di
Valetutto
genere
trans
La mattina seguente entro in ufficio e appena posso vada dal Sig. Gatti.
“Buongiorno Sig. Basso, cosa posso fare per lei?”
“Volevo parlare di ieri sera… non so cosa mi sia preso.”
“Tranquillo, resterà un segreto tra noi due. Anche per me è stata un’esperienza che erano anni che non capitava. Quando ero più giovane mi sono scopato qualche trans ma con te è stata una cosa decisamente migliore. Forse perchè non l’hai fatto per i soldi.”
“La ringrazio.”
“Non ti preoccupare. Finchè resterai vestito da uomo non mi farai nessun effetto. E dopotutto ho una famiglia anch’io. Meglio non rendere pubblica la cosa.”
Uscii dal suo ufficio che mi ero tolto un peso.
Il resto della giornata trascorse come al solito.
Alla sera mi ritrovai davanti ad una scelta difficile. Tornare da Carmen o starne alla larga.
Poi mi resi conto che ero obbligato a passare da lei. Non potevo tornare a casa senza aver recuperato i miei vestiti. Mia moglie mi avrebbe fatto un sacco di domande, che io volevo assolutamente evitare.
Quindi mio malgrado mi presentai al negozio di Carmen.
“Ciao, com'è andata ieri sera?” Mi chiede
“Al ristorante tutto bene…” Dico lasciando in sospeso il discorso.
“Mmmmm, e poi?” Mi chiede, incuriosita dalla mia risposta.
Mi sono ritrovato a raccontarle quanto accaduto la sera precedente, come fosse un’amica con la quale avevo bisogno di condividere i miei segreti più intimi.
“Wow!!! Stai bruciando le tappe! Lì dentro c’è una donna repressa da anni.” Se ne esce lei alla fine del mio racconto.
“Io non ho mai provato attrazione per gli uomini. Mi piacciono le donne.”
“Probabilmente la tua educazione e le convenzioni sociali te lo hanno sempre fatto credere. Ma alla prima occasione è venuto alla luce un lato di te che non pensavi. Poi non è detto che non ti possano piacere anche le donne. Oggi come oggi i confini tra una cosa e l’altra sono molto confusi. Soprattutto i giovani sono molto più fluidi in fatto di sesso di come erano dieci anni fa.”
“Ieri sera ho provato delle sensazioni mai provate prima. Ho goduto come mai prima d’ora. Non so come possa essere un orgasmo femminile ma penso di aver provato qualcosa di simile, diverse volte.”
“Mi dici questo perchè vorresti riprovarlo?”
“Sono spaventato ma… si, mi piacerebbe riprovare quelle sensazioni.”
“Io ti posso solo vestire e truccare, il resto lo devi fare tu.”
“Va bene.” Così dicendo, acconsentivo di nuovo a Carmen di trasformarmi in Valentina.
Questa volta Carmen sceglie un vestito nero con lo schiena scoperta, non avendo un seno da mettere in mostra, mi dice di sfoggiare la schiena che lei trova molto sexy.
Sotto un completino intimo nero accompagnato da delle calze velate.
“Ora sei pronta per andare a caccia.” Mi dice una volta finito con il trucco.
Mi guardo allo specchio e come sempre Carmen ha fatto un lavoro impeccabile.
“Si, ma dove vuoi che vada? Le ultime due sere sono stata fortunata. Ivan mi ha cercato e Bruno, al quale i trans non dispiacciono, si è fatto una scopata gratis.”
“Riprova con loro allora.”
“Bruno non lo posso chiamare. Potrei andare a bere qualcosa da Ivan.” Il solo ricordo del suo cazzo e del primo pompino della mia vita accende il me il desiderio.
“Però così vestita è un peccato non provare a fare un giro e metterti in mostra.”
In fondo non ha tutti i torti.
Lascio il negozio di Carmen e decido di fare un giro per il centro commerciale. Vestita così mi sento stranamente a mio agio.
Entro nella parte di donna e mi fermo davanti a qualche negozio di abbigliamento femminile, osservando i vestiti in vetrina e pensando a come mi starebbero.
Passo davanti al bar di Ivan, mi vede e gli faccio un sorriso e un cenno di saluto con la mano. Sicuramente vorrebbe seguirmi ma purtroppo per lui al bar ci sono diversi clienti e non può muoversi.
Salgo al piano superiore e mi fermo a bere qualcosa ad un altro bar.
Dopo un po’ mi si avvicinano due ragazzi sui vent’anni.
“Buongiorno Signora Bianchi.” Mi dicono.
Li guardo con aria interrogativa. “Forse avete sbagliato persona.”
“Te l’avevo detto che non era lei.” Dice uno all’altro. “Vestita così poi.”
“Scusi signo…” vedendomi più da vicino si rende conto che non sono una donna a tutti gli effetti. “ra, l’avevo scambiata per la mamma di un nostro amico. Ci aveva incuriosito più che altro perchè come ha detto Marco, la mamma di Domenico non veste così…”
“Così come?” Lo incito io.
“Così sexy.”
“Capisco.” Rispondo. “Posso offrirvi da bere?” Cogliendo l’occasione di fare amicizia con due ragazzi che apprezzano la mia tenuta.
I due confabulano qualche secondo tra di loro e poi accettano il mio invito, anche solo per scroccare una bevuta gratis.
Chiacchieriamo del più e del meno, chiedo a loro se veramente assomiglio alla mamma del loro amico. Confermano che da distante pensavano fossi lei e si sono avvicinati incuriositi dall’abbigliamento non abituale per la signora che pensavano fossi.
“Tu sei una escort?” Mi chiedono ad un certo punto.
Resto sorpreso dalla domanda. “Perchè me lo chiedi?”
“Un uomo, vestito da donna in maniera così sexy, abbiamo pensato tu possa essere una escort trans.”
Volevo dire loro che era una storia lunga ma poi effettivamente lunga non era, erano appena 48 ore che indossavo questi abiti (beh, non proprio questi, intendo l’abito del travestito).
“No, non sono una escort.” Gli dico semplicemente.
“Peccato. Volevamo divertirci un po’”
“Beh, non ho detto che non voglio divertirmi. Solo non lo faccio per soldi ma per il gusto di farlo.” Dico con tono molto malizioso.
Alle mie parole, gli occhi dei due ragazzi si illuminano. Oltre al drink hanno rimediato anche una scopata gratis.
“Allora seguici.” Mi dicono alzandosi dal tavolo.
Pago quanto consumato e li raggiungo all’esterno del bar.
Ci incamminiamo lungo il centro commerciale per poi svoltare lungo un corridoio che porta ad un’uscita di emergenza. Poco prima dell’uscita Davide si ferma su una porta laterale e digita un codice su un tastierino appeso al muro.
“Mio padre ha un negozio qui al centro commerciale. Questo piccolo magazzino appartiene ad un’attività chiusa da qualche anno, ho avuto il codice dal figlio del proprietario. Non ci viene più nessuno da quando hanno chiuso. Nessuno a parte noi quando serve.”
Entriamo e oltre a pile di scatoloni addossati alle pareti noto subito un vecchio divano in un angolo della stanza. Non è la prima volta che i ragazzi usano questo posto per portarci qualche ragazza.
“Ora vediamo quanto brava sei.” Mi dicono tirando fuori i loro cazzi dai pantaloni.
Mi accovaccio davanti a loro e ne prendo uno per mano. Li ammiro estasiata, quasi non sapessi da quale mettere in bocca per primo. Poi decido di iniziare da quello nella mano destra, per poi dopo poco assaporare anche quello nella sinistra. Li alterno per diversi minuti e i due ragazzi apprezzano il trattamento che gli sto riservando.
Ad un certo punto Marco mi fa mettere a quattro zampe, mentre continuo ancora a spompinare Davide, mi alza il vestito e mi sfila le mutandine. Appoggia la punta del suo cazzo sul mio ano e lentamente inizia a spingere. Rispetto alla sera precedente so già cosa aspettarmi, resto quindi più rilassata e il membro prende posto dentro di me senza resistenza e senza dolore.
Il ragazzo capisce subito che mi piace ed aumenta presto la velocità dei suoi affondi mentre io inizio a gemere di piacere.
“Ti piace troia come ti sto scopando?” Mi chiede.
L'appellativo mi eccita. “Si, da morire continua.” Lo incito.
Dopo un po’ i due ragazzi si scambiano di posizione.
Davide sfiora il mio orifizio con la punta del suo cazzo ma non mi penetra.
Indietreggio col sedere, alla ricerca del suo cazzo.
“Guarda la cagna cosa fa,” dice al suo amico, “cerca il mio cazzo!”
“Questa puttana è più affamata di cazzo di tante ragazze che conosciamo.”
“Se vuoi essere scopata ancora devi chiederlo.”
“Si dai, scopami il culo.” Mi ritrovo a supplicare.
Davide non è altrettanto gentile con il mio culo, già consapevole che il suo amico ha aperto la strada, e mi penetra di scatto fino in fondo. Cosa che inaspettatamente apprezzo.
Gli scambi di posizione vanno avanti per diverso tempo. Ci spostiamo poi sul divano dove sono io a cavalcare a turno uno dei due ragazzi mentre lavoro l’altro con la bocca. I due ragazzi accaldati si spogliano completamente, mentre io resto sempre con il vestitino addosso, giusto per mantenere un aspetto il più possibile femminile. Resto affascinata da quei due fisici giovani e asciutti, di chi probabilmente pratica qualche sport.
In oltre un’ora di sesso sfrenato i ragazzi vengono 3, 4 volte a testa. Parte della loro sborra mi riempie il culo, altra è scesa nella mia pancia, ingoiata con avidità.
Anch’io ho avuto la mia parte di orgasmi anali, che non sono riuscita a contare.
Ci riposiamo qualche minuto, quando faccio per raccogliere mutandine e scarpe per andare via i due ragazzi mi bloccano.
“Dove pensi di andare, non abbiamo ancora finito!”
“Quando ci ricapita un’altra troia come te che lo succhia e lo prende in culo come un’attrice porno.” Aggiunge l’altro.
Così dicendo si impadroniscono nuovamente del mio corpo e dei miei buchi che scopano per un’altra mezzora.
Dopo questo tempo finalmente sono esausti anche loro.
Riesco, attingendo alle ultime forze che mi sono rimaste, a sgattaiolare via lasciandoli mezzi addormentati sul divano.
Appena fuori nel corridoio, cerco di ricompormi, anche se il mio aspetto mostra i segni di quanto avvenuto da poco.
Cercando di non dare nell’occhio ritorno da Carmen appena qualche minuto prima che chiuda il negozio.
“Cosa cavolo ti è successo?” Vedendomi un po’ sconvolta.
“Ho conosciuto un paio di ragazzi, mi hanno invitato a divertirmi e… ci siamo divertiti…”
“Non ti facevo così zoccola! ahhahahhah” Dice ridendo.
“Non lo pensavo neanche io… hai creato un mostro.” Le dico sorridendo.
“Posso darmi una ripulita veloce e riavere i miei vestiti da uomo?” Le chiedo.
“Sicura che non vuoi tornare in albergo come Valentina?”
“No grazie, per stasera sono apposto così. Poi domani sera rientro a casa. Meglio se vado via senza passare di qua.”
“Quando ritorni?” Chiede lei.
“Non lo so. Sono sempre in viaggio tra varie filiali, secondo le necessità che ci sono. Potrei essere qui fra quindici giorni, un mese o sei mesi. Dipende.”
“Speriamo che il tuo capo qui richieda la tua presenza allora.” Dice lei in tono scherzoso.
“Potrebbe anche essere”. Le rispondo io alzando le sopracciglia.
“Quando torni passa a trovarmi allora.”
“Lo farò sicuramente.”
La seguo nel retrobottega. Mi pulisco, mi strucco, mi cambio, recupero gli altri miei vestiti, la saluto con un bacio sulla guancia e mi dirigo verso la mia camera d’albergo.
Per questa trasferta è tutto.
“Buongiorno Sig. Basso, cosa posso fare per lei?”
“Volevo parlare di ieri sera… non so cosa mi sia preso.”
“Tranquillo, resterà un segreto tra noi due. Anche per me è stata un’esperienza che erano anni che non capitava. Quando ero più giovane mi sono scopato qualche trans ma con te è stata una cosa decisamente migliore. Forse perchè non l’hai fatto per i soldi.”
“La ringrazio.”
“Non ti preoccupare. Finchè resterai vestito da uomo non mi farai nessun effetto. E dopotutto ho una famiglia anch’io. Meglio non rendere pubblica la cosa.”
Uscii dal suo ufficio che mi ero tolto un peso.
Il resto della giornata trascorse come al solito.
Alla sera mi ritrovai davanti ad una scelta difficile. Tornare da Carmen o starne alla larga.
Poi mi resi conto che ero obbligato a passare da lei. Non potevo tornare a casa senza aver recuperato i miei vestiti. Mia moglie mi avrebbe fatto un sacco di domande, che io volevo assolutamente evitare.
Quindi mio malgrado mi presentai al negozio di Carmen.
“Ciao, com'è andata ieri sera?” Mi chiede
“Al ristorante tutto bene…” Dico lasciando in sospeso il discorso.
“Mmmmm, e poi?” Mi chiede, incuriosita dalla mia risposta.
Mi sono ritrovato a raccontarle quanto accaduto la sera precedente, come fosse un’amica con la quale avevo bisogno di condividere i miei segreti più intimi.
“Wow!!! Stai bruciando le tappe! Lì dentro c’è una donna repressa da anni.” Se ne esce lei alla fine del mio racconto.
“Io non ho mai provato attrazione per gli uomini. Mi piacciono le donne.”
“Probabilmente la tua educazione e le convenzioni sociali te lo hanno sempre fatto credere. Ma alla prima occasione è venuto alla luce un lato di te che non pensavi. Poi non è detto che non ti possano piacere anche le donne. Oggi come oggi i confini tra una cosa e l’altra sono molto confusi. Soprattutto i giovani sono molto più fluidi in fatto di sesso di come erano dieci anni fa.”
“Ieri sera ho provato delle sensazioni mai provate prima. Ho goduto come mai prima d’ora. Non so come possa essere un orgasmo femminile ma penso di aver provato qualcosa di simile, diverse volte.”
“Mi dici questo perchè vorresti riprovarlo?”
“Sono spaventato ma… si, mi piacerebbe riprovare quelle sensazioni.”
“Io ti posso solo vestire e truccare, il resto lo devi fare tu.”
“Va bene.” Così dicendo, acconsentivo di nuovo a Carmen di trasformarmi in Valentina.
Questa volta Carmen sceglie un vestito nero con lo schiena scoperta, non avendo un seno da mettere in mostra, mi dice di sfoggiare la schiena che lei trova molto sexy.
Sotto un completino intimo nero accompagnato da delle calze velate.
“Ora sei pronta per andare a caccia.” Mi dice una volta finito con il trucco.
Mi guardo allo specchio e come sempre Carmen ha fatto un lavoro impeccabile.
“Si, ma dove vuoi che vada? Le ultime due sere sono stata fortunata. Ivan mi ha cercato e Bruno, al quale i trans non dispiacciono, si è fatto una scopata gratis.”
“Riprova con loro allora.”
“Bruno non lo posso chiamare. Potrei andare a bere qualcosa da Ivan.” Il solo ricordo del suo cazzo e del primo pompino della mia vita accende il me il desiderio.
“Però così vestita è un peccato non provare a fare un giro e metterti in mostra.”
In fondo non ha tutti i torti.
Lascio il negozio di Carmen e decido di fare un giro per il centro commerciale. Vestita così mi sento stranamente a mio agio.
Entro nella parte di donna e mi fermo davanti a qualche negozio di abbigliamento femminile, osservando i vestiti in vetrina e pensando a come mi starebbero.
Passo davanti al bar di Ivan, mi vede e gli faccio un sorriso e un cenno di saluto con la mano. Sicuramente vorrebbe seguirmi ma purtroppo per lui al bar ci sono diversi clienti e non può muoversi.
Salgo al piano superiore e mi fermo a bere qualcosa ad un altro bar.
Dopo un po’ mi si avvicinano due ragazzi sui vent’anni.
“Buongiorno Signora Bianchi.” Mi dicono.
Li guardo con aria interrogativa. “Forse avete sbagliato persona.”
“Te l’avevo detto che non era lei.” Dice uno all’altro. “Vestita così poi.”
“Scusi signo…” vedendomi più da vicino si rende conto che non sono una donna a tutti gli effetti. “ra, l’avevo scambiata per la mamma di un nostro amico. Ci aveva incuriosito più che altro perchè come ha detto Marco, la mamma di Domenico non veste così…”
“Così come?” Lo incito io.
“Così sexy.”
“Capisco.” Rispondo. “Posso offrirvi da bere?” Cogliendo l’occasione di fare amicizia con due ragazzi che apprezzano la mia tenuta.
I due confabulano qualche secondo tra di loro e poi accettano il mio invito, anche solo per scroccare una bevuta gratis.
Chiacchieriamo del più e del meno, chiedo a loro se veramente assomiglio alla mamma del loro amico. Confermano che da distante pensavano fossi lei e si sono avvicinati incuriositi dall’abbigliamento non abituale per la signora che pensavano fossi.
“Tu sei una escort?” Mi chiedono ad un certo punto.
Resto sorpreso dalla domanda. “Perchè me lo chiedi?”
“Un uomo, vestito da donna in maniera così sexy, abbiamo pensato tu possa essere una escort trans.”
Volevo dire loro che era una storia lunga ma poi effettivamente lunga non era, erano appena 48 ore che indossavo questi abiti (beh, non proprio questi, intendo l’abito del travestito).
“No, non sono una escort.” Gli dico semplicemente.
“Peccato. Volevamo divertirci un po’”
“Beh, non ho detto che non voglio divertirmi. Solo non lo faccio per soldi ma per il gusto di farlo.” Dico con tono molto malizioso.
Alle mie parole, gli occhi dei due ragazzi si illuminano. Oltre al drink hanno rimediato anche una scopata gratis.
“Allora seguici.” Mi dicono alzandosi dal tavolo.
Pago quanto consumato e li raggiungo all’esterno del bar.
Ci incamminiamo lungo il centro commerciale per poi svoltare lungo un corridoio che porta ad un’uscita di emergenza. Poco prima dell’uscita Davide si ferma su una porta laterale e digita un codice su un tastierino appeso al muro.
“Mio padre ha un negozio qui al centro commerciale. Questo piccolo magazzino appartiene ad un’attività chiusa da qualche anno, ho avuto il codice dal figlio del proprietario. Non ci viene più nessuno da quando hanno chiuso. Nessuno a parte noi quando serve.”
Entriamo e oltre a pile di scatoloni addossati alle pareti noto subito un vecchio divano in un angolo della stanza. Non è la prima volta che i ragazzi usano questo posto per portarci qualche ragazza.
“Ora vediamo quanto brava sei.” Mi dicono tirando fuori i loro cazzi dai pantaloni.
Mi accovaccio davanti a loro e ne prendo uno per mano. Li ammiro estasiata, quasi non sapessi da quale mettere in bocca per primo. Poi decido di iniziare da quello nella mano destra, per poi dopo poco assaporare anche quello nella sinistra. Li alterno per diversi minuti e i due ragazzi apprezzano il trattamento che gli sto riservando.
Ad un certo punto Marco mi fa mettere a quattro zampe, mentre continuo ancora a spompinare Davide, mi alza il vestito e mi sfila le mutandine. Appoggia la punta del suo cazzo sul mio ano e lentamente inizia a spingere. Rispetto alla sera precedente so già cosa aspettarmi, resto quindi più rilassata e il membro prende posto dentro di me senza resistenza e senza dolore.
Il ragazzo capisce subito che mi piace ed aumenta presto la velocità dei suoi affondi mentre io inizio a gemere di piacere.
“Ti piace troia come ti sto scopando?” Mi chiede.
L'appellativo mi eccita. “Si, da morire continua.” Lo incito.
Dopo un po’ i due ragazzi si scambiano di posizione.
Davide sfiora il mio orifizio con la punta del suo cazzo ma non mi penetra.
Indietreggio col sedere, alla ricerca del suo cazzo.
“Guarda la cagna cosa fa,” dice al suo amico, “cerca il mio cazzo!”
“Questa puttana è più affamata di cazzo di tante ragazze che conosciamo.”
“Se vuoi essere scopata ancora devi chiederlo.”
“Si dai, scopami il culo.” Mi ritrovo a supplicare.
Davide non è altrettanto gentile con il mio culo, già consapevole che il suo amico ha aperto la strada, e mi penetra di scatto fino in fondo. Cosa che inaspettatamente apprezzo.
Gli scambi di posizione vanno avanti per diverso tempo. Ci spostiamo poi sul divano dove sono io a cavalcare a turno uno dei due ragazzi mentre lavoro l’altro con la bocca. I due ragazzi accaldati si spogliano completamente, mentre io resto sempre con il vestitino addosso, giusto per mantenere un aspetto il più possibile femminile. Resto affascinata da quei due fisici giovani e asciutti, di chi probabilmente pratica qualche sport.
In oltre un’ora di sesso sfrenato i ragazzi vengono 3, 4 volte a testa. Parte della loro sborra mi riempie il culo, altra è scesa nella mia pancia, ingoiata con avidità.
Anch’io ho avuto la mia parte di orgasmi anali, che non sono riuscita a contare.
Ci riposiamo qualche minuto, quando faccio per raccogliere mutandine e scarpe per andare via i due ragazzi mi bloccano.
“Dove pensi di andare, non abbiamo ancora finito!”
“Quando ci ricapita un’altra troia come te che lo succhia e lo prende in culo come un’attrice porno.” Aggiunge l’altro.
Così dicendo si impadroniscono nuovamente del mio corpo e dei miei buchi che scopano per un’altra mezzora.
Dopo questo tempo finalmente sono esausti anche loro.
Riesco, attingendo alle ultime forze che mi sono rimaste, a sgattaiolare via lasciandoli mezzi addormentati sul divano.
Appena fuori nel corridoio, cerco di ricompormi, anche se il mio aspetto mostra i segni di quanto avvenuto da poco.
Cercando di non dare nell’occhio ritorno da Carmen appena qualche minuto prima che chiuda il negozio.
“Cosa cavolo ti è successo?” Vedendomi un po’ sconvolta.
“Ho conosciuto un paio di ragazzi, mi hanno invitato a divertirmi e… ci siamo divertiti…”
“Non ti facevo così zoccola! ahhahahhah” Dice ridendo.
“Non lo pensavo neanche io… hai creato un mostro.” Le dico sorridendo.
“Posso darmi una ripulita veloce e riavere i miei vestiti da uomo?” Le chiedo.
“Sicura che non vuoi tornare in albergo come Valentina?”
“No grazie, per stasera sono apposto così. Poi domani sera rientro a casa. Meglio se vado via senza passare di qua.”
“Quando ritorni?” Chiede lei.
“Non lo so. Sono sempre in viaggio tra varie filiali, secondo le necessità che ci sono. Potrei essere qui fra quindici giorni, un mese o sei mesi. Dipende.”
“Speriamo che il tuo capo qui richieda la tua presenza allora.” Dice lei in tono scherzoso.
“Potrebbe anche essere”. Le rispondo io alzando le sopracciglia.
“Quando torni passa a trovarmi allora.”
“Lo farò sicuramente.”
La seguo nel retrobottega. Mi pulisco, mi strucco, mi cambio, recupero gli altri miei vestiti, la saluto con un bacio sulla guancia e mi dirigo verso la mia camera d’albergo.
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