Luride Rime
di
suo schiavo
genere
gay
Il mio culetto piace e freme, pieno di speme. Ogni giorno ho l'ano, che si apre e che poi stringo a volano, ad incestare nel calore del retto, un torrone che vi entra, a colazione diretto, di quelli che di nascosto guato e indovino, colmi di un pube lussurioso e divino, di maschi in fregola che da frocio, lungo il cammino incrocio. Boia come sono gonfi e tronfi, di tantissima pistola e di loro palle che li armano al fianco, per issarmi a spalanco. Tutti mi bagnano a litri, a fiaschi, a damigiana, di generosa fontana, di quella sborra e di quell'entusiasmo che mi conquide a spasmo, di cui a me bene che vada tocca, a pene saldo, appena un misero saldo, di stagione e di stallone, quando stufi di fica, amano intingere minchia in mia mollica. Già mi basta se a tale onda tengo bordone e sponda, e se il loro vigore dentro di me fa rumore, per come e quanto mi pestano il culo a diventargli mulo. Non ce niente che sia più perfetto, del loro immenso cazzo diavoletto, che a struscio, a spinta e a iniezione, mi arriva giusto a destinazione. Se non lo avete ancora capito, mi piace sentirmi concupito, a darmi loro in pasto fin che gli basto. Ne ho ricevuti tanti tutti sopra le righe, senza troppe brighe, che mi hanno squartato a piacere e a ben volere, per bene coinvolto e travolto, in coito lurido da me quanto da essi desiderato, a sensi persi e a perdifiato.
2
voti
voti
valutazione
1.5
1.5
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Il Mestiere di Sottomesso
Commenti dei lettori al racconto erotico