Sesso in ufficio

di
genere
etero

Aveva qualche anno in meno di me, 24 per esattezza, mentre io ne avevo 29. Eppure tra noi due la differenza d’età sembrava non esistere. Entrambi eravamo fidanzati, intrappolati nelle nostre vite, ma da qualche mese era esploso qualcosa di nuovo. Non saprei nemmeno dire come fosse iniziato, ma ogni volta che lo vedevo, il cuore accelerava. Lavoravamo insieme da tempo, ma ultimamente lui aveva cominciato a fermarsi sempre più spesso alla mia scrivania. Qualche battuta, una risata complice, e c’era sempre quella tensione nell’aria, quel desiderio che cresceva senza controllo.
Non facevamo altro che provocarci, in modo sottile ma continuo. Mi guardava con quegli occhi timidi e ogni volta avevo l’impressione che mi stesse leggendo dentro, che sapesse perfettamente cosa mi passava per la testa. Mi trovavo a cercare il suo sguardo durante le riunioni, a sperare che venisse da me con una scusa qualunque. Ogni conversazione era un gioco pericoloso, pieno di risate e sottintesi ma rimanevamo comunque entrambi incapaci di andare oltre.
Non c’era mai stato il momento giusto. L’ufficio era sempre affollato, la gente intorno sembrava un ostacolo insormontabile. Non potevamo essere mai soli, nemmeno per un istante. Poi arrivò quella sera, la cena aziendale organizzata direttamente in ufficio.
La serata partì, tra i vari karaoke sciocchi, qualche bicchiere di troppo e battute, il mio desiderio diventava sempre più difficile da ignorare. Gli sguardi che ci scambiavamo erano carichi, come una promessa segreta. Ogni sguardo che mi rivolgeva sembrava dire: “Aspetto solo te.” E io lo sentivo, lo percepivo in ogni fibra del mio corpo.
A fine serata, come sempre, tutti si misero a pulire. Tra risate e l’ultimo bicchiere di vino, ci salutammo con le solite formalità, ma un pensiero mi attraversava la mente: “Rimani.” A poco a poco, tutti andarono via. La sala si svuotò e restammo soli.
Adesso l’ufficio sembrava avvolto da un silenzio. Sentii un brivido lungo la schiena. Non c’era più niente a fermarci. Era il nostro momento.
Il calore si diffondeva nel mio corpo, concentrandosi nelle parti più intime. Era fatta: c’eravamo solo io e lui. Era davvero un miracolo che nessun altro oltre a noi fosse rimasto più del dovuto. Il cuore mi martellava nel petto perché sentivo che quel momento sarebbe arrivato: a breve le mie labbra avrebbero baciato le sue.
La sala era vuota. Il tavolo, ormai sgombro e pulito. Seduta sul bordo, lo osservai avvicinarsi, il suo sguardo fisso sul mio. Si fermò davanti a me e con imbarazzo disse e mi abbracciò. Sentii un’ondata di eccitazione travolgermi. Il cuore batteva così forte che faticavo a distinguere i pensieri. Dopo qualche istante sentii la sua testa piegarsi lentamente.. stava per baciarmi. Nella più assoluta timidezza ed eccitazione seguii i suoi movimenti e finalmente le nostre labbra si incrociarono. Sembravamo due ragazzini.
Fu un bacio che mi lasciò senza fiato, il corpo paralizzato dal piacere e dalla tensione. Le mie labbra iniziarono dolcemente a succhiare la sua lingua e gli piacque così tanto che lo fece gemere. Ero al limite. Gli sussurrai, ansimando all’orecchio:
Le mie parole gli fecero perdere ogni freno. Mi prese e mi adagiò meglio sul tavolo, dopodiché le sue mani scivolarono sotto la mia maglietta e iniziarono a palparmi. Portó su il tessuto e tirò il mio seno fuori dalla biancheria. Mi inclinò leggermente all’indietro e portò le sue labbra sui miei capezzoli, baciandoli appassionatamente. Ero eccitatissima, sembravo a tal punto un lago da avere quasi il timore di spaventarlo per quanto ero bagnata lì sotto.
Poggiò la sue labbra di nuovo sulle mie ma rispetto a prima il bacio fu ancora più passionale. Mentre gli baciavo dolcemente il collo, infilai una mano tra i suoi capelli ricci, morbidi e caldi e con l’altra scivolai giù, dentro i suoi pantaloni, trovando il suo membro duro e pulsante ma sopratutto altrettanto bagnato. Lo strinsi leggermente tra le dita, e iniziai a muovere la mia mano su e giù. Lui, con la testa poggiata sulla mia spalla gemette piano piano.. il suono del suo piacere mi faceva impazzire.
Le sue mani si spostarono sulle mie cosce, e con un movimento deciso mi sfilò i collant neri trasparenti. Non c’era più alcuna barriera tra di noi, solo il sottile tessuto delle mie mutandine ormai fradice. Le spostò di lato con un dito. Il suo tocco delicato sul mio clitoride mi fece tremare, facevo davvero fatica a contenere la mia eccitazione. I nostri occhi azzurri come il mare si incontrarono e mentre ci massaggiavamo a vicenda, le nostre fronti erano poggiate l’una contro l’altra, i sguardi fissi, i respiri che si mescolavano.
Mi lasciò le mutandine spostate di lato e con le mani afferrò i miei polsi e li premette sul tavolo. Si avvicinò un po’ di più facendo in modo che la punta del suo membro mi sfiorasse, premendo all’ingresso del mio corpo. Si avvicinò sempre di più e lentamente, guardandomi negli occhi e con un movimento delicato iniziò a penetrarmi, un po’ alla volta. Ogni centimetro era un’estasi.
Il silenzio della sala era interrotto solo dai nostri gemiti e dai suoni umidi dei nostri corpi. Mi stringeva, si muoveva con dolcezza ma allo stesso tempo con fermezza. Lo guardavo persa, desiderando che lasciasse andare ogni suo freno, che si concedesse completamente a quel momento. E quando iniziai a sentire i suoi gemiti sempre più profondi, lo incoraggiai con il mio corpo e i miei baci, a continuare.
A quel punto non esisteva più quel ragazzo timido e un po’ impacciato. Adesso era lui che mi dominava, era un uomo fatto e completo. Le sue mani mi stringevano sui fianchi, e con una presa sicura mi afferrò i capelli. Mi abbandonai alla sensazione di essere sua, volevo regalargli il più grande piacere che avesse mai sperimentato. Percepivo che era un po’ inesperto ma ahimè, stavo riuscendo a guidarlo bene. Volevo che si sentisse il migliore di tutti.
Il nostro ritmo divenne più intenso e ben definito. Io con la mano lo tenevo per la cravatta, vicino al mio viso, mentre lui con la sua mi stringeva la nuca. Mentre andavamo veloci nel movimento il suo sguardo si fece sempre più perso, le sue sopracciglia più aggrottate e la bocca leggermente spalancata. Mi sorrise timidamente scuotendo la testa come per dire “Sei davvero troppo, non riesco a resistere più di così”. Stava per venire.
A quel punto non mi rimase che incoraggiarlo nell’atto. Guardandolo seriamente, dissi con voce eccitatissima . Nel giro di qualche secondo tirò fuori il suo membro bollente e rosso e quasi urlando venne violentemente di fianco a me, sul tavolo. Feci in tempo a toccarlo sotto il membro mentre veniva, in modo da assicurarmi che uscisse fuori tutto il liquido possibile accumulato in giornata. Una mossa che gli uomini amano.
Era stanco ma parecchio soddisfatto. Ci guardammo per qualche istante e scoppiammo a ridere, ci sali un po’ di imbarazzo ma era piacevole, nulla di negativo. Da quel giorno iniziammo una lunga frequentazione fatta di migliori amplessi nei posti più improbabili. Avrei tanto da raccontare per cui se volete un nuovo episodio fatemi sapere….
scritto il
2025-01-16
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