Giove contro Plutone | capitolo 1

di
genere
trio

Il vento soffiava implacabile sul mare formando onde possenti intente a sbattere contro la scogliera bassa e rocciosa con l'intento secolare di distruggerla con la loro forza impetuosa.
Giove era sceso in spiaggia malgrado gli accenni di pioggia quella mattina, non che avesse intenzione di bagnarsi - indossava una t-shirt verde aderente sotto una salopette di jeans, con quel telo in spugna giallo poggiato sulle spalle a mò di stola, per pararsi dagli schizzi.
Osservare da spettatore la furia degli elementi lo portava a paragonarla al suo animo in subbuglio donandogli una illusione di pace. inoltre la solitudine era un lusso impagabile, in quella mattinata di metà settembre minacciosa di pioggia e calamità nessuno eccetto lui si era spinto nella baia.
"Se solo fosse andata diversamente"
meditava fra sé, perso nelle considerazioni che lo avevano portato lì di quel desiderio di evadere da sé stesso dopo l'ennesima delusione sentimentale.
Bene o male il copione era sempre lo stesso e le sue relazioni si assomigliavano tutte.
Dai vent'anni rincorreva l'ideale di padre che non aveva mai avuto e per questo incappava in uomini maturi spesso bisex che lo illudevano per qualche tempo simulando un reale attaccamento salvo poi sparire nell'oblio dopo massimo un anno di rapporto.
Alla soglia dei trentacinque anni portava con sé un bagaglio piuttosto deludente di esperienze sentimentali che via via lo inducevano a rinunciare all'idea che per lui potesse esserci una speranza di felicità di coppia.
Si poggiò su un lettino di un lido chiuso e desolato su quel lembo di spiaggia prima della scogliera. Si strinse le ginocchia al petto tirandosi meglio su l'asciugamano grande a proteggersi dalle raffiche, il mare di fronte sempre più in tumulto e i suoi capelli a sfuggire a ciocche dal codino alto in cui li aveva racchiusi. La quiete burrascosa dello scenario venne di colpo interrotta da due ambulanti indiani. Ma di dove erano spuntati fuori?
Giove si stupì non poco che avessero avuto l'idea di venire sin lì con le loro zavorre di bijoutteria e nonostante quel tempo molto poco promettente. L'insenatura della spiaggia andava via via a stringersi con l'aumentare della corrente dal forte moto ondoso, mentre i due avanzavano come ombre pallide paludati nei loro tipici completi di cotone chiaro, uno in celeste l'altro in beige.
In breve Giove li ritrovò appoggiati su un lettino accanto, in pausa dalla lunga marcia a sistemare la mercanzia chiacchierando in pakistano. Giove scostó appena dall'orecchio la cuffietta per rispondere a uno dei due - non compro niente - seguito da un breve sorriso volto a toglierseli educatamente di torno, quando il più bassino dei due paludato in beige gli chiese sfrontato in un italiano stentato - sei maschio o femmina? -
"Sono un infelice" gli avrebbe voluto ribattere spontaneamente e dal cuore - no, maschio - rispose invece con una punta di imbarazzo nella voce. "Perché debbono sempre capitarmene di certe.." pensò sconfortato.
Ci fu un breve parlottare dei due nella loro lingua e poi furono di nuovo all'attacco - il mio amico dice che vorrebbe uscire con te se ti va di farlo divertire - era quello più alto e più avvenente dei due a parlare adesso, quello paludato d' azzurro, un profilo da beduino che lo faceva somigliare piuttosto a un algerino che a un pakistano, lo sguardo magnetico dagli occhi verdi.
Giove con fare annoiato rinunciò alle cuffie, allontanandosele definitivamente dalle orecchie. Mentre poteva sentire il peso delle occhiate dei due su di lui, sui suoi piedi nudi, sui fianchi sporgenti e sù fino alla scollatura abbondante della salopette a immaginare il suo lungo corpo sotto i vestiti. "Sembrano non aver mai visto un gay" considerò fra sè, avvertendo così insolito di avere attirato l'attenzione di quegli uomini probabilmente musulmani.
"Deve essere che mi trovano molto femminile"
Sebbene alto oltre il metro e ottantacinque, per via dei tratti del viso regolari, i capelli bruni lunghi sulle spalle e il corpo insolitamente sinuoso più volte gli era capitato di essere scambiato distrattamente per donna.
No grazie! - proferì impacciato all'indirizzo dei due, scostando nervosamente le cuffie per mettersele in tasca. Quel gesto frettoloso allontanò dalle spalle il telo da mare, rivelando parte del busto racchiuso nella maglietta aderente. Ci fu come un moto di stupore e altro parlottare dei due - tu hai il seno, come fai? Prendi ormoni?
Giove arrossì sorpreso e spiazzato di fronte alla loro impertinenza - no è tutto natura!
Mentre quei quattro occhi puntavano insistenti il suo petto di cui i capezzoli turgidi per l'aria fresca e i suoi fianchi da sempre sporgenti che lo condannavano a una silhouette più femminile che maschile. Il più bassino dei due si sedette ai piedi di Giove sul lettino, dando le spalle al secondo più distante - forse preferisci fare uscita a tre?
Mentre considerava la risposta più caustica per troncare la conversazione lì quest'ultimo passò alle vie di fatto: con uno scatto gli portò entrambe le mani al petto stringendolo forte come a stritolare due seni - queste sono un bel paio di tette -
Esclamò decisamente eccitato tirandogliele con le mani a coppa prima entrambe in alto e poi con violenza di lato come a volerle staccare dal corpo di Giove e portarle via.
Giove avvertì come una frustata, in trenta e passa anni nessuno lo aveva mai toccato così, provò una sensazione nuova di eccitamento che lo sbalordì e confuse.
Sentirsi trattato con brutalità e come una puttana. Sfruttando la sua esitazione la mano sinistra dell'uomo scese sul fianco del ragazzo a stringerlo a sé, come a volere toccare con mano la merce prima di comprarla, pensò Giove.
L'inaspettato avvenne di lì a poco quando l'amico dagli occhi verdi si alzò, il tempo di avvicinarsi e si calò con un gesto unico pantalaccio e mutande rivelando in piedi a poca distanza dalla faccia di Giove la sua virilità.
Giove non potè fare altro che contemplare quel pene semi eretto di fronte a sè, piuttosto scuro in quella cornice di peli neri tendenti al bianco in certi punti. Schiuse le labbra e deglutì, si passò una mano in testa a allontanare una ciocca di capelli ribelle, e a concentrare la respirazione per governare l'improvviso forte battito del cuore. Portò la sua mano sinistra alla verga del pakistano, lentamente e con esitazione, per esplorarne la consistenza.
Si sentiva incredulo della circostanza che sempre più gli pareva surreale.
L'altro, il bassino, non smetteva di premergli la mano destra sul seno, che infatti ora si infiammava con un bruciore della pelle e un pizzicare del capezzolo per via della manipolazione inusuale e violenta di quegli strappi prepotenti. "Chissà se è così che posseggono le loro donne" meditò, mentre ammetteva con sé stesso che d'ora in poi avrebbe dovuto riconsiderare il proprio piacere sessuale da zero.
Giá! per via del caso che a quell'età e in quell'attimo lo metteva di fronte a una nuova forma di godimento, l'ebbrezza che derivava dalla loro invadenza e irruenza e che subito lo avevano versato in uno stato di vulnerabilità e sottomissione.
Stanco del palpeggiamento il belloccio prese nella destra la nuca di Giove da dietro, con l'intento chiaro di farsi praticare un pompino.
Ma il ragazzo si destò improvvisamente come da un sogno, con la sinistra libera sollevò gli slip dell'uomo coprendogli il grosso pacco - Non qui! Ci vedranno! - stentò a riconoscere la propria voce in quel ruggito roco di supplica debole. Il belloccio prese a parlare in pakistano al compagno.
Come suonavano improvvisamente sexy le loro voci mentre confabulavano nella loro lingua! Quei suoni caldi e misteriosi non curanti che Giove fosse lì davanti perplesso. L'uomo in grigio aveva staccato le sue mani dal busto di Giove, solo la sinistra poggiava ancora sulla coscia del ragazzo con ostentata confidenza.
- Va bene, appuntamento alle 9 stasera.
stesso posto, poi ci porti da te, meglio se tu vestita da donna - avevano stabilito tutto da sé, e se non avesse avuto voglia di assecondarli? O un posto per ospitarli?
Giove annuì comunque due volte con un cenno del capo pensando che alle brutte sarebbe bastato non presentarsi.
- dammi numero facciamo squillo -
Disse il belloccio nell'atto di sollevarsi i pantaloni e recuperando il cellulare dal marsupio sul lettino.
Giove glielo dette e si presentò col suo nome, Alì si presentò a sua volta l'uomo in beige dalle mani-tenaglia rivelando nel girarsi di scatto qua e lá un principio di calvizia, Asad invece il più bello del tipo "berbero" dal cazzo grosso e doppio e che sebbene eretto puntava verso il basso. Gli sorrisero entrambi con malizia, Alì si sollevò finalmente dal lettino, non prima di avere strizzato un'ultima volta il capezzolo sinistro di giove, che lo interpretò come segno di possesso. Sghignazzando fra loro si rimisero in marcia sotto il greve peso della loro mercanzia verso il tumulto del mare e poi oltre.


scritto il
2025-01-27
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