La figlia del mio amico

di
genere
etero

Era un po' di tempo che andavo a casa di un mio amico, C., per aiutarlo in alcuni lavori.
Lui e la moglie avevano tre figli, una bella famiglia, con i primi due fuori per l'università.
A casa era rimasta solo F., 19 anni, che però si vedeva pochissimo e stava quasi sempre chiusa in camera. Quando compariva in cucina salutava spesso svogliatamente, prendeva qualcosa in frigo e riscompariva nel nulla. Era una ragazza carina, capelli neri ondulati, bel fisichetto e sempre vestita in modo accattivante. Per me quarantenne era la classica teenager come se ne vedevano tante in città. Mai avrei immaginato quanto sarebbe successo quel giorno.
Era un sabato pomeriggio d'estate afosissimo e C. mi aveva chiesto di aiutarlo in alcune faccende. Nella mia città, che si trova sul mare, significava rinunciare ad un pomeriggio in spiaggia ma accettai di buon grado. Dopo un po' C. ricevette una chiamata e quando riagganciò mi disse:"Era F. Mi ha chiesto di andarla a prendere al mare, ti va di accompagnarmi?".
Accettai e ci mettemmo in macchina e arrivati sul lungomare lo scenario era il classico di un sabato di piena estate: via vai di persone in bermuda, macchine e motorini ovunque. Trovammo F. che stava con due amiche alle quali demmo un passaggio. Poi ci riavviammo verso casa di C. Arrivati il mio amico disse a me e F.:"Iniziate a salire, io parcheggio e vi raggiungo". Così io e F. entrammo nel palazzo e prendemmo l'ascensore.
Qui accadde tutto. Io, dato il gran caldo, ero in polo e bermuda, F. era vestita da mare e sopra il costume ancora bagnato portava un top che risaltava i seni piccoli e sodi e uno short.
Appena partito l'ascensore F. si girò verso lo specchio e disse:"Certo che oggi fa veramente caldo". Io risposi:"In questi giorni è veramente irrespirabile". Poi, di scatto, F. allungò la mano e premette il tasto dell'emergenza. L'ascensore si bloccò, io la guardai stupito e le dissi:"Ma cosa hai fatto?".
Lei ricambiò lo sguardo e sorridendo maliziosamente mi disse:"Che peccato, siamo bloccati qui dentro per un po'" e si avvicinò. Io mi resi conto di cosa poteva succedere e le dissi:"Non fare stupidate, non è proprio il caso". Lei invece allungò la mano e iniziò a toccarmi sopra il bermuda dicedo:"Beh, dobbiamo far passare il tempo in qualche modo".
Il suo tocco mi fece sobbalzare, ma protestai ancora:"F. dai, non è questione". Ma lei continuava a massaggiarmi e a sorridere vogliosa:"Dai non fare il puritano, quaggiù apprezzano". In effetti sentivo il mio membro indurirsi a vista d'occhio e sapevo che, se avesse continuato, avrei perso il lume della ragione ma provai ancora:"Dai non si può fare, lo sai anche tu". Lei per tutta risposta mi disse:"No, non lo so" e mi slacciò i bermuda tirando fuori il mio membro ormai duro dai boxer:"...e nemmeno lui lo sa...". Avvolse la sua mano attorno e gli diede due colpi, lentamente. Io non potetti fare a meno di gemere e con un fioca le dissi:"Ti prego, siamo ancora in tempo..." ma lei iniziò a muovere la sua mano su e giù più velocemente. Ero vicino a perdere il controllo, la sua mano mi stava facendo impazzire, il suo odore di salsedine mi stava mandando fuori di testa. E così avvenne.
Mentre continuava a segarmi ad un certo punto le dissi:"L'hai voluto tu troietta". E di forza la misi in ginocchio davanti a me. Lei mi guardò dal basso e con aria di sfida mi disse:"Finalmente!". Io senza aggiungere altro le spinsi il mio membro durissimo in bocca e lei iniziò a succhiarmelo avidamente. La sua bocca era fantastica e capii chiaramente che doveva avere già una certa esperienza. Ormai in preda all'eccitazione le presi la testa e iniziai a spingere in gola sempre più in profondità dicendole:"Volevi questo eh, troietta!?" con lei che gorgogliava sul mio membro e lo prendeva fino alla radice.
Ad un certo punto decisi che tanto valeva la prendessi tutta e la staccai da me mettendola in piedi e appoggiandola alla parete dell'ascensore. Le dissi:"Sai cosa sta per succedere?" e lei mi rispose:"Sì, ti prego mettimelo dentro". Non ci vidi più, le tirai giù gli shorts e le slacciai lo slip del costume. Toccai la sua fighetta, era bagnatissima, così decisi di mettere direttamente il mio cazzone. Lo spinsi di colpo tutto dentro e lei gemette:"Oh sì!". Per non far sì che qualcuno sentisse fuori una mano sulla bocca per soffocare i gemiti e iniziai a spingere.
Avrei voluto farlo selvaggiamente tanto mi aveva provocato, ma sapevo che sicuramente c'erano persone fuori che aspettavano di tirarci fuori e non potevo sbatterla come avrebbe meritato. La spinta comunque doveva farsi sentire perché sentivo la sua fighetta stringersi attorno al mio membro sempre più duro e lei chiedermi sempre di più. Ad un certo punto la sentii stringersi e mordere la mia mano, stava venendo, io non resistevo più e le dissi:"Sto venendo". Provai a staccarmi da lei, ma F. con le mani mi strinse a se, io le dissi:"Dentro no..." ma in quel momento non ce la feci più e le riversai un'enorme quantità di sperma nella sua fighetta.
Ansimando mi staccai senza dirle nulla, lei si girò e mi guardò diabolica e soddisfatta mentre si ricomponeva dicendomi:"Beh, abbiamo ingannato l'attesa".
In quel momento l'ascensore ripartì e quando arrivammo al piano C. preoccupato ci chiese:"Tutto bene?". La figlia rispose:"Ci siamo molto divertiti, vero?". Io balbettai un sì e vidi gli shorts bagnati. Sapevo che non avrei mai più guardato F. come prima e sperai di non averla messa incinta.
scritto il
2025-01-28
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