Capitolo 2 – Il Trono d’Etere
di
Casiiopea
genere
fantascienza
Il portale si richiuse alle loro spalle con un sussurro di energia. Nyara si ritrovò su un’isola sospesa nel cielo, avvolta da nuvole dorate e illuminata da un sole eterno. Archi di pietra fluttuavano nell’aria, collegando isole minori che ruotavano lentamente attorno alla principale, come satelliti fedeli al loro pianeta.
Davanti a loro si ergeva la reggia di Raelith: una struttura di cristallo e magia, torri che sfidavano il cielo, scalinate scolpite nella luce stessa. Era una visione impossibile, eppure reale.
Raelith la prese per mano. «Benvenuta nel mio regno, Nyara. Da oggi, questa è la tua casa. Tu sei la mia regina.»
Un brivido le attraversò la schiena. Regina. Lei, che una volta era solo una prostituta ibrida nel regno degli elfi, ora sedeva al fianco del mago più potente dell’universo magico.
Ma l’isola non era solo bellezza e potere. Qualcosa si muoveva nell’ombra, tra le isole fluttuanti. Qualcosa che l’aveva seguita anche lì.
Nyara avanzò sul pavimento di cristallo della reggia, i suoi passi leggeri come il battito d’ali di una farfalla. Ogni angolo del palazzo emanava magia: le pareti traslucide si illuminavano al suo passaggio, riflettendo frammenti di luce dorata. Da regina di quel regno sospeso, avrebbe dovuto sentirsi al sicuro. Eppure, un brivido le serpeggiava lungo la schiena.
Raelith si fermò accanto a lei, scrutando l’orizzonte. Oltre le isole fluttuanti, le nuvole sembravano scurirsi, come se qualcosa stesse avanzando nell’etere.
«Lo senti anche tu?» chiese Nyara sottovoce.
Il mago annuì lentamente. «Non siamo soli.»
In quell’istante, un’ombra scivolò tra le rocce galleggianti. Non era fatta di carne, ma di puro vuoto. Si muoveva come un sussurro del passato, un frammento di qualcosa che non apparteneva a quel mondo.
Nyara fece un passo indietro. Una voce nella sua mente le sussurrò un nome dimenticato. Un nome che non avrebbe mai voluto ricordare.
«È impossibile…» mormorò.
Raelith le strinse il polso, il suo sguardo divenne una fiamma oscura. «Chi è?»
Nyara incontrò i suoi occhi. «È qualcuno che credevo morto da tempo.»
Le nuvole sopra la reggia turbinavano come un vortice inquieto. L’ombra si mosse di nuovo tra le isole fluttuanti, e stavolta Nyara riuscì a distinguerne i contorni: una figura alta, avvolta in un mantello d’oscurità, il volto nascosto da un’oscurità impenetrabile.
Raelith sollevò una mano e la magia crepitò nell’aria. Un cerchio di energia scintillante si formò intorno a loro, un’onda di potere che respinse la presenza oscura per un istante.
«Nyara,» disse il mago, la voce bassa ma carica di tensione, «chi è?»
Lei deglutì, il cuore che martellava nel petto. Non aveva pronunciato quel nome da anni, eppure era inciso nella sua anima come una ferita mai guarita.
«Si chiama Vaelthor.»
Raelith non si mosse, ma i suoi occhi si strinsero. «Vaelthor il Dannato? Il mago che sfidò gli Dei?»
Nyara annuì lentamente. «E… l’uomo che mi ha venduta per la prima volta.»
Un silenzio carico di elettricità scese tra loro.
Raelith non disse nulla, ma il suo potere crebbe attorno a lui, il vento si fece più forte, le nuvole si allontanarono con violenza. L’ombra di Vaelthor non si mosse, restò immobile a osservare.
Poi, una voce si insinuò nelle loro menti, gelida come il soffio della morte.
«Ti ho trovata, mia cara Nyara.»
Nyara si sentì congelare. Quella voce non era solo un’eco del passato, ma una lama che le recideva l’anima.
Raelith avanzò, il mantello scuro fluttuante come un’ombra viva. Il suo sguardo era duro, il potere ribolliva nelle sue vene. «Vaelthor,» disse, il nome carico di disprezzo. «Sei solo un relitto dimenticato nel tempo. Credevo fossi stato annientato.»
Un riso basso e strisciante riecheggiò tra le isole fluttuanti. L’ombra di Vaelthor si fece più definita. I suoi occhi si accesero di un bagliore spettrale, simili a fiamme viola che ardevano nel nulla.
«Oh, Raelith, il grande mago che crede di poter domare tutto ciò che tocca. E Nyara…» la sua voce divenne più dolce, insinuante, come un veleno che scivola nella mente. «Ti sei dimenticata di me? Del tuo primo padrone?»
Nyara serrò i pugni. Dentro di lei, il passato si agitava come un mostro incatenato. Ricordava ancora il modo in cui Vaelthor l’aveva posseduta, controllata, piegata alla sua volontà. Un tempo, lui era stato tutto ciò che conosceva. Ma ora non era più quella creatura spezzata.
«Non ho più paura di te.» Le sue parole furono come una lama affilata nell’aria.
L’ombra di Vaelthor si contorse. «Vedremo.»
D’un tratto, fili d’ombra si lanciarono verso di lei. Catene nere come la notte, che brillavano di un’energia antica. Raelith reagì all’istante, alzando una barriera di luce. Il cielo si illuminò con l’impatto, un boato scosse le isole fluttuanti.
Nyara sentì la pressione di quel potere su di sé, l’oscurità che cercava di risucchiarla. Ma qualcosa dentro di lei si spezzò.
Non era più una schiava.
Stringendo i denti, allargò le braccia e liberò la magia che Raelith le aveva insegnato. Un vento dorato esplose da lei, spezzando le catene e investendo l’ombra di Vaelthor. L’oscurità si ritirò, sibilante di rabbia.
Raelith sorrise. «Brava.»
Vaelthor non parlò, ma prima di dissolversi nel nulla, la sua voce sussurrò nell’aria:
«Questa battaglia è solo l’inizio.»
Il vento caldo che soffiava tra le isole fluttuanti sembrava carico di sussurri. Vaelthor era svanito, ma Nyara sapeva che non era stato sconfitto. L’ombra della sua presenza aleggiava ancora nell’aria, sottile e velenosa.
Raelith si avvicinò, il mantello scuro che ondeggiava leggero. «Non era la sua forma completa,» disse. «Era solo un’eco del suo potere.»
Nyara annuì lentamente. «Il sigillo che lo teneva imprigionato si sta sgretolando.»
Il mago si voltò verso di lei, gli occhi dorati che brillavano nell’oscurità crescente. «Allora dobbiamo trovare un nuovo modo per rinchiuderlo. O distruggerlo per sempre.»
Nyara inspirò profondamente. Sapeva che la magia di Raelith era immensa, ma anche Vaelthor era stato uno dei maghi più potenti della storia. Forse, la sola magia di Raelith non sarebbe bastata.
«C’è un altro modo,» disse infine.
Raelith la fissò. «Dimmi.»
Nyara si avvicinò al bordo della piattaforma di cristallo e sollevò una mano. Sotto di loro, le isole minori sembravano pulsare di energia, come se aspettassero un comando.
«Questa terra è antica, intrisa di potere primordiale,» spiegò. «Qui riposano le vestigia di magie dimenticate.» Si voltò verso Raelith, il cuore che martellava. «Dobbiamo risvegliare la magia dell’isola.»
Raelith inarcò un sopracciglio. «La magia degli Antichi è pericolosa.»
«Lo so,» rispose Nyara. «Ma Vaelthor sta tornando. Se vogliamo fermarlo, dobbiamo attingere a un potere che nemmeno lui può controllare.»
Per un lungo istante, Raelith la osservò. Poi, lentamente, un sorriso gli incurvò le labbra.
«Molto bene, mia regina,» disse. «Allora risveglieremo gli Antichi.»
E con un gesto della mano, Raelith fece tremare la terra sotto i loro piedi.
Continua …
Davanti a loro si ergeva la reggia di Raelith: una struttura di cristallo e magia, torri che sfidavano il cielo, scalinate scolpite nella luce stessa. Era una visione impossibile, eppure reale.
Raelith la prese per mano. «Benvenuta nel mio regno, Nyara. Da oggi, questa è la tua casa. Tu sei la mia regina.»
Un brivido le attraversò la schiena. Regina. Lei, che una volta era solo una prostituta ibrida nel regno degli elfi, ora sedeva al fianco del mago più potente dell’universo magico.
Ma l’isola non era solo bellezza e potere. Qualcosa si muoveva nell’ombra, tra le isole fluttuanti. Qualcosa che l’aveva seguita anche lì.
Nyara avanzò sul pavimento di cristallo della reggia, i suoi passi leggeri come il battito d’ali di una farfalla. Ogni angolo del palazzo emanava magia: le pareti traslucide si illuminavano al suo passaggio, riflettendo frammenti di luce dorata. Da regina di quel regno sospeso, avrebbe dovuto sentirsi al sicuro. Eppure, un brivido le serpeggiava lungo la schiena.
Raelith si fermò accanto a lei, scrutando l’orizzonte. Oltre le isole fluttuanti, le nuvole sembravano scurirsi, come se qualcosa stesse avanzando nell’etere.
«Lo senti anche tu?» chiese Nyara sottovoce.
Il mago annuì lentamente. «Non siamo soli.»
In quell’istante, un’ombra scivolò tra le rocce galleggianti. Non era fatta di carne, ma di puro vuoto. Si muoveva come un sussurro del passato, un frammento di qualcosa che non apparteneva a quel mondo.
Nyara fece un passo indietro. Una voce nella sua mente le sussurrò un nome dimenticato. Un nome che non avrebbe mai voluto ricordare.
«È impossibile…» mormorò.
Raelith le strinse il polso, il suo sguardo divenne una fiamma oscura. «Chi è?»
Nyara incontrò i suoi occhi. «È qualcuno che credevo morto da tempo.»
Le nuvole sopra la reggia turbinavano come un vortice inquieto. L’ombra si mosse di nuovo tra le isole fluttuanti, e stavolta Nyara riuscì a distinguerne i contorni: una figura alta, avvolta in un mantello d’oscurità, il volto nascosto da un’oscurità impenetrabile.
Raelith sollevò una mano e la magia crepitò nell’aria. Un cerchio di energia scintillante si formò intorno a loro, un’onda di potere che respinse la presenza oscura per un istante.
«Nyara,» disse il mago, la voce bassa ma carica di tensione, «chi è?»
Lei deglutì, il cuore che martellava nel petto. Non aveva pronunciato quel nome da anni, eppure era inciso nella sua anima come una ferita mai guarita.
«Si chiama Vaelthor.»
Raelith non si mosse, ma i suoi occhi si strinsero. «Vaelthor il Dannato? Il mago che sfidò gli Dei?»
Nyara annuì lentamente. «E… l’uomo che mi ha venduta per la prima volta.»
Un silenzio carico di elettricità scese tra loro.
Raelith non disse nulla, ma il suo potere crebbe attorno a lui, il vento si fece più forte, le nuvole si allontanarono con violenza. L’ombra di Vaelthor non si mosse, restò immobile a osservare.
Poi, una voce si insinuò nelle loro menti, gelida come il soffio della morte.
«Ti ho trovata, mia cara Nyara.»
Nyara si sentì congelare. Quella voce non era solo un’eco del passato, ma una lama che le recideva l’anima.
Raelith avanzò, il mantello scuro fluttuante come un’ombra viva. Il suo sguardo era duro, il potere ribolliva nelle sue vene. «Vaelthor,» disse, il nome carico di disprezzo. «Sei solo un relitto dimenticato nel tempo. Credevo fossi stato annientato.»
Un riso basso e strisciante riecheggiò tra le isole fluttuanti. L’ombra di Vaelthor si fece più definita. I suoi occhi si accesero di un bagliore spettrale, simili a fiamme viola che ardevano nel nulla.
«Oh, Raelith, il grande mago che crede di poter domare tutto ciò che tocca. E Nyara…» la sua voce divenne più dolce, insinuante, come un veleno che scivola nella mente. «Ti sei dimenticata di me? Del tuo primo padrone?»
Nyara serrò i pugni. Dentro di lei, il passato si agitava come un mostro incatenato. Ricordava ancora il modo in cui Vaelthor l’aveva posseduta, controllata, piegata alla sua volontà. Un tempo, lui era stato tutto ciò che conosceva. Ma ora non era più quella creatura spezzata.
«Non ho più paura di te.» Le sue parole furono come una lama affilata nell’aria.
L’ombra di Vaelthor si contorse. «Vedremo.»
D’un tratto, fili d’ombra si lanciarono verso di lei. Catene nere come la notte, che brillavano di un’energia antica. Raelith reagì all’istante, alzando una barriera di luce. Il cielo si illuminò con l’impatto, un boato scosse le isole fluttuanti.
Nyara sentì la pressione di quel potere su di sé, l’oscurità che cercava di risucchiarla. Ma qualcosa dentro di lei si spezzò.
Non era più una schiava.
Stringendo i denti, allargò le braccia e liberò la magia che Raelith le aveva insegnato. Un vento dorato esplose da lei, spezzando le catene e investendo l’ombra di Vaelthor. L’oscurità si ritirò, sibilante di rabbia.
Raelith sorrise. «Brava.»
Vaelthor non parlò, ma prima di dissolversi nel nulla, la sua voce sussurrò nell’aria:
«Questa battaglia è solo l’inizio.»
Il vento caldo che soffiava tra le isole fluttuanti sembrava carico di sussurri. Vaelthor era svanito, ma Nyara sapeva che non era stato sconfitto. L’ombra della sua presenza aleggiava ancora nell’aria, sottile e velenosa.
Raelith si avvicinò, il mantello scuro che ondeggiava leggero. «Non era la sua forma completa,» disse. «Era solo un’eco del suo potere.»
Nyara annuì lentamente. «Il sigillo che lo teneva imprigionato si sta sgretolando.»
Il mago si voltò verso di lei, gli occhi dorati che brillavano nell’oscurità crescente. «Allora dobbiamo trovare un nuovo modo per rinchiuderlo. O distruggerlo per sempre.»
Nyara inspirò profondamente. Sapeva che la magia di Raelith era immensa, ma anche Vaelthor era stato uno dei maghi più potenti della storia. Forse, la sola magia di Raelith non sarebbe bastata.
«C’è un altro modo,» disse infine.
Raelith la fissò. «Dimmi.»
Nyara si avvicinò al bordo della piattaforma di cristallo e sollevò una mano. Sotto di loro, le isole minori sembravano pulsare di energia, come se aspettassero un comando.
«Questa terra è antica, intrisa di potere primordiale,» spiegò. «Qui riposano le vestigia di magie dimenticate.» Si voltò verso Raelith, il cuore che martellava. «Dobbiamo risvegliare la magia dell’isola.»
Raelith inarcò un sopracciglio. «La magia degli Antichi è pericolosa.»
«Lo so,» rispose Nyara. «Ma Vaelthor sta tornando. Se vogliamo fermarlo, dobbiamo attingere a un potere che nemmeno lui può controllare.»
Per un lungo istante, Raelith la osservò. Poi, lentamente, un sorriso gli incurvò le labbra.
«Molto bene, mia regina,» disse. «Allora risveglieremo gli Antichi.»
E con un gesto della mano, Raelith fece tremare la terra sotto i loro piedi.
Continua …
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