Scrivere… perché no? “l'attesa”

di
genere
etero

Non parlerò di storie vere, di esperienze ma di fantasie, di cosa sarebbe potuto essere, di come sarebbe potuta andare
E inizierò con una fantasia, un “poteva succedere” se le circostanze della vita fossero state diverse, un mix di vari spunti, varie persone

Era un mesetto che non ci vedevamo.
La distanza non aiutava, la vita aveva i suoi ritmi e i suoi impegni e far coincidere le agende era complicato.
Era stato un mesetto pieno di messaggi, voglie dichiarate, voglie suggerite, foto inviate a sorpresa nei momenti meno opportuni, video per il piacere dell’altro.
Un mese di erezioni continue, di perizomi da strizzare a fine giornata, di orgasmi a distanza e oramai la necessità di vedersi era sempre più presente, pressante, pulsante. Come se fosse viva era cresciuta giorno dopo giorno, messaggio dopo messaggio.
Dal nostro ultimo incontro era passato troppo tempo e la nostra intesa reclamava di essere rinnovata, rinforzata. Voleva esplorare nuove vie, voleva trovare nuovi e divertenti modi per il piacere reciproco.

Finalmente sono con l’auto sotto casa sua. Pochi metri ci separano, una piazzetta, una rampa di scale e il suo pianerottolo. Solo la sua porta, nessun vicino che possa disturbarci.
L’avviso che ho parcheggiato e sto arrivando da lei, l’avviso che ho una voglia quasi animale di lei, del suo corpo, dei suoi sapori, dei suoi profumi. L’avviso e mi avvio, la porta al piano terra è già aperta, le scale quasi non le percepisco mentre salgo da lei.
Ultima rampa di scale, accanto al mio viso un tacco importante. Alzo lo sguardo, autoreggenti che avvolgono quelle gambe che mi fanno impazzire,del pizzo striminzito, nero, a coprire la sua intimità. la sua pelle chiara. Un reggiseno coordinato, minuscolo, che non nasconde i capezzoli già duri: forse il freddo del vano scala forse l’eccitazione di vederci. Il tuo viso, il mio sorriso. Sarà un cliché farsi trovare così ma sai quanto mi eccita, quanto mi piace il tuo essere sfrontata. È vero che non hai vicini di casa sul tuo pianerottolo, ma rimangono comunque le scale del condominio e le nostre bocche si cercano subito, abbiamo accumulata voglia e desiderio e ora possiamo baciarci, annusarci, posso assaggiare il sapore del tuo collo, sentire la tua pelle liscia sotto i polpastrelli. Non mi hai ancora fatto entrare in casa che i tuoi capezzoli sentono già i miei denti, le mie labbra. Non mi hai ancora fatto entrare in casa e già la tua mano stringe il mio cazzo duro, da sopra i jeans.
Con fatica compiamo quei pochi passi per entrare, mi spingi contro la porta così da poterla chiudere e contemporaneamente scivolare in ginocchio ai miei piedi. Mi guardi dal basso con quegli occhi pieni di voglia mentre armeggi per liberare l’oggetto del tuo piacere dai jeans e dai boxer. Lo trovi già duro come piace a te ma ti prendi il tuo tempo. Lo annusi, ne aspiri l’odore, il profumo. Quanto ti piace l’odore di cazzo, ogni respiro è una scossa fra le tue gambe. Ti ci strusci con il viso, vuoi che quell’odore ti rimanga addosso, quella consistenza ti fa impazzire. Solo poi inizi a giocarci con la lingua, ogni singolo millimetri del mio cazzo, delle mie palle riceve attenzioni dalla tua lingua, dalle tue labbra, ogni tanto un piccolo morso, ogni tanto la cappella ti scivola in gola.
Mentre mi godo questo benvenuto mi sono spogliato completamente e ora le mie mani raggiungono il tuo viso, con un carezza ti faccio capire di guardarmi mentre lo fai scivolare dentro te, mentre le tua labbra si appoggiano al mio pube. Ti guardo così oscenamente sexy e figa mentre godi del pompino che mi stai facendo.
Ora però voglio riprendere il controllo del gioco. Raggiungo i tuoi capelli raccolti in una coda e ti allontano di qualche centimetro da quello che stai facendo. Mi guardi dubbiosa e arrabbiata per averti tolto di bocca ciò che ami. Dopo un secondo, un lunghissimo secondo, spingo di nuovo la cappella fra le tue labbra. Solo che questa volta sono io a comandare il ritmo, la profondità. Ti uso, uso la tua bocca, la tua gola come fosse la tua figa. Me la scopo per bene. Riesci solo a gemere, a fare versi gutturali quando quasi ti strozzo. Riesci solo a perdere litri di bava.
È presto per venire, non voglio finire subito con questo benvenuto. E poi non ti ho ancora fatto godere neanche una volta: non mi piace come cosa. Ti rialzo per riscoprire il sapore della tua bocca. Un bacio osceno, sporco. Finalmente arrivo anche a toccarti quel tuo bel culo (e mi chiedo stupito come non l’avevo ancora fatto… amo quel culo!) e trovo una bella sorpresa. Sotto il filo del perizoma scopro un plug ben piantato dentro il tuo culo. Mi fai impazzire.
Sei una troia, te lo sussurro all’orecchio mentre con una mano ti stringo il collo
Sei una troia e non sai quanto mi piace, te lo ripeto mentre ti ho preso in braccio e ti sto portando al tavolo a pochi passi dall’ingresso
Sei una puttanella e voglio sentirti godere come una troia, mente ti ci faccio sdraiare e la mia lingua corre sul tuo corpo. Dal collo ai capezzoli, dai seni al tuo pancino. Dall’ombelico al tuo interno coscia.
Respiro. Il profumo della tua eccitazione si sente benissimo, mi riempie le narici. Il tuo perizoma è fradicio, posso già assaggiare il tuo sapore senza neanche togliertelo. Ma ho sete, sono affamato di te.
Rapidamente te lo sfilo.
Che spettacolo! È già aperta, stai letteralmente gocciolando la tua eccitazione. Mi godo la visione, mi godo il tuo profumo, mi sto torturando per non iniziare a leccarla e mangiarla subito.
Ti sto torturando facendoti aspettare la mia lingua.
Sto torturando entrambi ma voglio godermi questo momento.

La mia lingua si appoggia leggera sul’interno coscia, si sposta lenta, raccoglie tutto quello che è già colato sulle tue labbra, mi godo il primo impatto con il tuo nettare. Con lentezza esasperante, solo dopo aver leccato, baciato e bevuto tutto quello che c’era attorno e sulle labbra, mi muovo verso il tuo clitoride. Me la prendo con calma, con passione. Ti sto baciando le labbra e il clitoride come pochi minuti prima baciavo la tua bocca.
Sento il tuo respiro farsi sempre più affannoso, sento i tuoi gemiti. E li seguo, seguo il tuo piacere crescere, seguo ogni segnale del tuo corpo per farti bagnare sempre più.
Il colpo di grazia: senti due dita che entrano in te, lente, i polpastrello rivolti verso la mia bocca che si è appiccicata al tuo clitoride.
I tuoi gemiti subito aumentano di volume, il tuo fiato è sempre più corto
So quanto ti piace, so quanto poco tempo ti ci vuole per venire, so quanto ti faccia esplodere sentire le dita che ti massaggiano dentro mentre ti sto succhiando l’anima dal clitoride.
Bastano un paio di minuti
Le tue mani raggiungono i miei capelli e mi scopi letteralmente la bocca mentre vieni, mentre mi riversi il tuo orgasmo sul viso.
So che hai bisogno di qualche secondo per riprenderti e ne approfitto, scendendo con la lingua al tuo culetto. Muovo leggermente il plug che avevo volutamente ignorato fino ad ora… te lo sfilo lentamente e mi beo di quel buco che rimane così, completamente e deliziosamente aperto.
È ora di pasteggiare anche qui. È ora di finire di prepararlo perché se mi hai accolto con un plug sai bene che vorrò venire più in fondo possibile al tuo culo.
Lo lecco e lo lubrifico al meglio, scopo quel buchino con la lingua. Provo ad infilarci un dito ma viene inghiottito facile, passo a due e poi a tre.
Che troia che sei, guarda come sei sfondata
Che troia che sei, guarda come godi con tre dita in culo
“Belle le dita, ma ora vorrei altro” è la tua risposta mentre me le sfili, scendi dal tavolo e ti ci appoggi piegata a 90. Viso sul freddo piano del tavolo, mani ad aprire oscenamente quel capolavoro che ti ritrovi al posto del culo.
È una dichiarazione di guerra.
È una dichiarazione che accolgo volentieri entrando lentamente, inesorabilmente, tutto dentro di te. È guerra ma io sono un gentleman e mi fermo quando le palle si appoggiano alla figa fradicia. Ti lascio abituare. Aspetto che inizi a muoverti tu. Aspetto di sentire che vuoi godere.
Inizi a farlo scorrere leggermente, pochi centimetri di movimento ma sempre più veloci.
È il segnale. Sappiamo entrambi che non durerò molto: troppa voglia accumulata. Sappiamo entrambi che abbiamo ancora tutta la notte per noi.
Sappiamo entrambi che sarà intenso, che anche se breve probabilmente il tuo culo sarà poi fuori gioco.
E così è: i colpi diventano sempre più forti, il movimento dai pochi centimetri iniziali conincolge completamente tutto il cazzo. Ti sto sfondando. Ad ogni affondo un gemito, ad ogni affondo il tavolo si sposta. Me ne chiedi di più, me lo chiedi più forte. Una gamba te la lascio a terra ma l’altra ora è sul tavolo. Ti stai offrendo, ti stai donando. Così il mio cazzo ti apre ancora di più. I tuoi gemiti aumentano. I miei gemiti aumentano. Il nostro piacere cresce insieme. Siamo due animali che stanno per godere.
Non reggo più, mi fermo più dentro a te che posso e inizio a pulsare e riversare il mio piacere, a godere con te. Godere con te perché appena il primo schizzo raggiunge tuo intestino, esplode anche il tuo orgasmo. Parte dal tuo culo ma si riflette sulla tua figa che risponde con un abbondante colata a suggellare questo orgasmo di entrambi.
Mi sfilo, mi godo la visione di te sfatta sul tavolo, la visione del tuo culo ancora aperto, la visione della tua figa completamente fradicia.
Un bacio al tuo culo, una bacio alla tua figa, un bacio alla tua bocca
La notte è ancora tutta per noi
di
scritto il
2025-02-23
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valutazione
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