L'aggressione - Nella mente della vittima
di
Gerardo Reo
genere
dominazione
Marco esce dalla fermata della metropolitana, sono le 20. La strada è illuminata dai fari dei lampioni e intorno ci sono poche persone. Cammina tranquillo, con le cuffie nelle orecchie, immerso nella musica che lo accompagna dopo una lunga giornata di lavoro.
Improvvisamente, una mano gli afferra la spalla da dietro. Marco non ha il tempo di reagire. Un’altra mano gli copre la bocca e lo trascina con forza in una strada laterale, lontano dalla luce dei lampioni. La sua mente è confusa, non capisce cosa stia succedendo, vuole urlare ma i suoni sono soffocati dalla mano ruvida dell'aggressore.
Marco cerca di liberarsi, ma l’uomo è troppo forte. Ogni tentativo di divincolarsi è vano, la presa è salda. Il respiro si fa affannoso, la paura gli attanaglia lo stomaco.
L’aggressore lo trascina e lo spinge con violenza contro il pavimento del parcheggio, si siede su di lui e lo blocca con il suo corpo mentre dalla tasca del giubbotto tira fuori un coltello.
Appoggia la lama sul collo di Marco e con un accento straniero dice "se urli ti taglio la gola e ti lascio morire dissanguato come un maiale al macello"
Marco è terrorizzato, spera che passi qualcuno, ma il parcheggio e la strada sono deserti. Nessuna macchina, nessuna luce. Solo l’ombra che li avvolge.
L’uomo avvicina il viso alla faccia di Marco e gli sussurra. "Sei la mia troia, ho tanta voglia di scopare, non sono gay ma voglio un buco stretto da sfondare. E per me tu hai il buco stretto. Se urli ti ammazzo."
Con una mano tiene premuto il coltello sul collo di Marco e con l'altra gli slaccia i pantaloni e li abbassa insieme alle mutande obbligandolo a girarsi con la faccia contro l'asfalto.
Marco rimane a terra, il viso schiacciato sull'asfalto e con le parti intime nude e indifese. Il freddo del pavimento lo avvolge mentre i sassolini premono dolorosamente sul suo viso e sul corpo nudo.
L'uomo infila la mano tra le chiappe di Marco e con il dito tasta l'ano. "E' come immaginavo, hai il culo immacolato e il buco è stretto come quello di una verginella".
Ad un certo punto Marco sente qualcosa di freddo che viene strofinato tra le sue chiappe. "È talmente stretto che te lo dovrò aprire per bene prima di scoparti". Marco vede la morte davanti a sé, è impietrito dal terrore, spera solo che il tutto finisca il prima possibile.
In quel preciso momento sente una voce di donna che urla "Aiuto!! Aiuto!". "Polizia ! Stanno uccidendo un uomo!!!"
L’aggressore, spaventato, si alza e scappa. Marco rimane a terra, come se il corpo non gli appartenesse più. Si rialza lentamente, ancora scioccato, e si sistema i pantaloni meccanicamente. Prende la borsa con il computer, ma nota un portafoglio accanto. Lo raccoglie, lo apre e vede una foto di un uomo e una donna. Guardandola meglio, riconosce il suo aggressore. Senza pensarci, mette il portafoglio nella borsa e, come in trance, si dirige verso casa, camminando in modo automatico.
Arrivato davanti alla porta, si ferma, incapace di aprirla. Il corpo è lì, ma la mente è lontana. Desidera solo entrare, correre sotto la doccia e cancellare ogni traccia dell’aggressore.
Ti piacerebbe conoscere come prosegue il racconto? Fammelo sapere nei commenti.
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