L'aggressione - Nella mente della vittima. Seconda parte
di
Gerardo Reo
genere
dominazione
Sono le 5:00. Marco è seduto in cucina, immobile, fissando la tazza di tè che fuma. Ha passato la notte sveglio, scosso dall’aggressione della sera precedente. Le immagini di quella notte lo tormentano, e il freddo della strada sembra ancora percorrere il suo corpo.
Sul tavolo c’è il portafoglio dell’aggressore. Ogni volta che lo guarda, una fitta di disgusto lo pervade. Non riesce a toccarlo, come se l’odore e le mani di quell’uomo fossero ancora su di lui.
Marco si alza e si guarda allo specchio del bagno. Il suo viso, segnato da ematomi e ferite, riflette ancora la paura. Non è la prima volta che vive un'esperienza del genere.
Aveva vent'anni, e una sera, dopo aver accompagnato a casa la fidanzata, un gruppo di ragazzi che non aveva mai visto lo accerchia. Erano quattro, tutti ubriachi e fatti, lo avevano preso di mira senza motivo, riversando su di lui tutta la loro rabbia. La violenza è stata brutale, dopo averlo spinto a terra lo picchiano e a turno lo violentato più volte. Quando uno lo violenta gli altri lo prendono a calci, gli pisciano sul corpo e lo obbligano a bere la loro urina.
Godono nel sentire il suo dolore.
Godono quando gli schiacciano le mani.
Godono quando gli camminano sul corpo.
Godono quando lo obbligano a leccare e rendere lucide le suole delle loro scarpe.
Godono quando Marco piange e li supplica di smettere.
Il dolore di Marco è il loro fuoco, è la benzina che alimenta la loro rabbia, il loro piacere.
Ad un certo punto si fermano per fumare una canna, prima di riprendere il lavoro sulla loro vittima. È proprio in quel momento che Marco, approfittando della loro scarsa lucidità, nonostante il dolore, trova la forza di alzarsi e scappare.
Ora è successo di nuovo. Il dolore fisico è diverso, ma la paura ha assunto un'altra forma. Non ce la fa più. Non vuole rivivere quella paura, quella che lo ha costretto a restare chiuso in casa per mesi, una paura che lo fa tremare ogni volta che un uomo gli si avvicina troppo.
La rabbia cresce dentro di lui. Non vuole più essere la vittima.
Fissa il suo riflesso nello specchio, si sciacqua il viso con acqua fredda e tampona le ferite. Solleva la maglietta per osservare i lividi sul petto, poi abbassa i pantaloni del pigiama: anche sulle gambe sono evidenti i segni dell’aggressione.
Esce dal bagno e prende il portafoglio che è sul tavolo. Lo apre e ne esamina il contenuto: 20 euro e qualche moneta, una foto dell’aggressore con una donna, probabilmente la sua fidanzata o moglie, e la carta d’identità. L’uomo si chiama Riko Sortum e ha 42 anni. Nel portafoglio c’è anche un biglietto da visita di un residence. Marco decide di andare lì. È arrivato il momento di cambiare ruolo: da vittima a carnefice.
La storia proseguirà con la terza parte.
Sul tavolo c’è il portafoglio dell’aggressore. Ogni volta che lo guarda, una fitta di disgusto lo pervade. Non riesce a toccarlo, come se l’odore e le mani di quell’uomo fossero ancora su di lui.
Marco si alza e si guarda allo specchio del bagno. Il suo viso, segnato da ematomi e ferite, riflette ancora la paura. Non è la prima volta che vive un'esperienza del genere.
Aveva vent'anni, e una sera, dopo aver accompagnato a casa la fidanzata, un gruppo di ragazzi che non aveva mai visto lo accerchia. Erano quattro, tutti ubriachi e fatti, lo avevano preso di mira senza motivo, riversando su di lui tutta la loro rabbia. La violenza è stata brutale, dopo averlo spinto a terra lo picchiano e a turno lo violentato più volte. Quando uno lo violenta gli altri lo prendono a calci, gli pisciano sul corpo e lo obbligano a bere la loro urina.
Godono nel sentire il suo dolore.
Godono quando gli schiacciano le mani.
Godono quando gli camminano sul corpo.
Godono quando lo obbligano a leccare e rendere lucide le suole delle loro scarpe.
Godono quando Marco piange e li supplica di smettere.
Il dolore di Marco è il loro fuoco, è la benzina che alimenta la loro rabbia, il loro piacere.
Ad un certo punto si fermano per fumare una canna, prima di riprendere il lavoro sulla loro vittima. È proprio in quel momento che Marco, approfittando della loro scarsa lucidità, nonostante il dolore, trova la forza di alzarsi e scappare.
Ora è successo di nuovo. Il dolore fisico è diverso, ma la paura ha assunto un'altra forma. Non ce la fa più. Non vuole rivivere quella paura, quella che lo ha costretto a restare chiuso in casa per mesi, una paura che lo fa tremare ogni volta che un uomo gli si avvicina troppo.
La rabbia cresce dentro di lui. Non vuole più essere la vittima.
Fissa il suo riflesso nello specchio, si sciacqua il viso con acqua fredda e tampona le ferite. Solleva la maglietta per osservare i lividi sul petto, poi abbassa i pantaloni del pigiama: anche sulle gambe sono evidenti i segni dell’aggressione.
Esce dal bagno e prende il portafoglio che è sul tavolo. Lo apre e ne esamina il contenuto: 20 euro e qualche moneta, una foto dell’aggressore con una donna, probabilmente la sua fidanzata o moglie, e la carta d’identità. L’uomo si chiama Riko Sortum e ha 42 anni. Nel portafoglio c’è anche un biglietto da visita di un residence. Marco decide di andare lì. È arrivato il momento di cambiare ruolo: da vittima a carnefice.
La storia proseguirà con la terza parte.
7
voti
voti
valutazione
3.9
3.9
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
L'aggressione - Nella mente della vittima
Commenti dei lettori al racconto erotico