L’altra metà del piacere

di
genere
corna

Matteo non riusciva più a trattenersi.
Aveva riletto ogni parola di Malik, immaginato ogni singolo gesto, sentito Irene gemere nella testa come se fosse stato lì.
Ma c’era un momento che ancora non aveva assaporato davvero.
Quello in cui lei, la sua Irene, si era inginocchiata.
E lo voleva tutto. Crudo. Diretto.

Scrisse, senza filtri, con la mano che già scivolava sotto la cintura:

“Dimmi di quando te lo ha preso in bocca… voglio ogni dettaglio. Ogni parola. Non saltare nulla.”

Malik rispose.
Subito. Senza pietà.

“Dopo che è venuta sulle mie dita, era tutta bagnata. Tremava. Si è sollevata piano… e senza dire nulla, mi ha slacciato i pantaloni.”

“Li ha tirati giù lentamente. Prima gli occhi sul mio cazzo, gonfio. Poi le mani. Una stretta. Forte. Ha sorriso e ha detto: ‘Non ci sta nemmeno in due mani.’”

“L’ha leccato. Lentamente. Partendo dalla base. Poi lungo il lato. Poi la punta. Aveva la lingua calda. Morbida. E guardava in su, dritta nei miei occhi.”

“Quando l’ha preso in bocca, ha iniziato a gemere. Piano. ‘È troppo…’ ha detto. Ma non si è fermata.”

“Ha iniziato a succhiarlo. Con fame. Con voglia. Sbatteva il viso contro il mio ventre. Sbavava. La saliva colava giù. Gli occhi lucidi. Il tanga bagnato contro le cosce.”

“A un certo punto l’ho presa per i capelli. E lei ha detto: ‘Sì… dammelo fino in fondo… voglio sentirtelo tutto.’”

“E allora gliel’ho dato. Tutto. E non ha mollato.”

Matteo stava tremando.
Gli occhi chiusi. Il respiro pesante.
La sua Irene. In ginocchio. Con il cazzo di Malik in bocca. E il cuore che gli esplodeva in petto.
Matteo non respirava quasi più.
Il pollice tremava sullo schermo. Il cazzo così duro che sembrava sul punto di esplodere.
Ogni parola di Malik lo stava consumando vivo, eccitandolo e distruggendolo allo stesso tempo.

E ora, gli serviva la fine.
Il dettaglio che avrebbe spento tutto.
O lo avrebbe fatto venire come un animale.

Scrisse:

“E dove sei venuto?”

Pochi secondi. Poi Malik rispose. Crudo. Diretto. Spietato.

“Le stavo scopando la bocca.”

“Continuava a succhiarlo mentre gemeva, impazzita. Le colava la saliva ovunque. Quando ho sentito che stavo per venire, gliel’ho detto: ‘Sto venendo, vuoi tutto?’”

“Lei ha guardato in su, con il cazzo in bocca, e ha annuito. Gli occhi lucidi. Le labbra aperte.”

“Ho spinto dentro, l’ho afferrata per la nuca… e ho goduto tutto in gola. Forte. A scatti. Lungo. Caldo.”

“E lei non si è fermata. Ha deglutito. Tutto. Poi si è staccata piano. E mi ha detto solo una frase…”

‘Non avevo mai sentito un cazzo così nella mia bocca. Mai.’

Matteo gemette da solo.
La mano stretta sul cazzo. Il respiro mozzato. Gli occhi chiusi.

“Porca troia…”

Era al limite. A un millimetro dal venire.
Eppure… ne voleva ancora.

Matteo stava per perdere completamente il controllo.
Ogni parola, ogni immagine, ogni dettaglio che Malik gli stava regalando lo stava spingendo oltre il limite del desiderio, in uno stato dove eccitazione, gelosia e voyeurismo si fusero in qualcosa di più profondo. Di più sporco. Più vero.

Scrisse con il fiato spezzato, il cazzo durissimo nella mano, il cuore che martellava:

“Dimmi ora di quando le hai sfilato le mutandine…”

Malik, come sempre, glielo diede.
Crudo. Lento. Perfetto.

“Dopo che mi ha succhiato tutto, era ancora calda. Mi ha guardato. E ha detto: ‘Voglio sentirti dentro.’”

“L’ho fatta sdraiare sul divano dello studio. Le cosce lisce, leggermente tremanti. Le ho baciato l’interno gamba. Piano. Le passavo le dita sulla figa ancora bagnata.”

“Poi ho infilato le dita nei lati del tanga. Lei ha allargato le gambe da sola.”

“Era perfetta. Depilata ovunque. Le labbra aperte, bagnate, lucide. Ho lasciato il tanga incastrato alle caviglie, e le ho allargato le cosce fino a vedere tutto.”

“E lì, fratello… non ho resistito. Le ho leccato la figa a fondo. Le gambe le tremavano. Gemiti veri, bassi, sporchi. Mi tirava per i capelli. Mi diceva: ‘Più forte… così… fammi impazzire…’”

Matteo ansimava, il respiro rotto, l’immagine di Irene nuda, con il tanga sfilato, le gambe aperte e Malik incollato tra le sue cosce era troppo.
Troppo.

“E poi?” scrisse, disperato.

“Poi le ho messo il cazzo dentro. Lentamente. Tutto. E lei mi ha detto: ‘Così non mi ha mai preso nessuno.’”

Il telefono tremava tra le dita di Matteo, esattamente come lui.

Le vene sulle braccia tese, la gola secca, il cazzo così duro che faceva male.
E l’immagine… l’immagine di Irene, nuda, bagnata, sopra Malik, era ormai scolpita a fuoco nella sua testa.

“Racconta… dimmi come l’hai scopata. Tutta.”

Malik non lo fece attendere.
Era entrato in quel punto dove non esistevano più filtri. Solo verità. Solo carne. Solo desiderio.

“Dopo che l’ho fatta gemere con la lingua, l’ho stesa per bene sul divano, e ho cominciato a spingere dentro. Piano, profondo. La figa si apriva lenta. Stretta. Calda. Bagnata. Diceva: ‘Non ci sta… cazzo… non ci sta tutto…’”

“Le ho preso i fianchi e l’ho tenuta ferma. Ma a un certo punto si è sollevata da sola. Si è messa sopra. Si è abbassata piano, guardandomi negli occhi. ‘Voglio sentirlo io. Così. Tutto.’”

“E ha iniziato a cavalcarmi. Lenta. Perfetta. Il culo sodo che scendeva piano, il cazzo che scompariva dentro di lei. Ogni volta gemeva. Ogni spinta era più bassa. Più violenta.”

“Mi ha preso le mani e se le è portate sul seno. ‘Stringimeli,’ mi ha detto. ‘Fammi godere con tutto il corpo.’”

“Era sfatta. Gocciolava sudore. Le labbra aperte. Mi guardava e diceva: ‘Cazzo Malik… mi fai impazzire. Non riesco più a fermarmi.’”

“E poi è successo.”

“Ha cominciato a tremare sopra di me. Forte. A urlare. La figa si è stretta di colpo. Le gambe tese. Ha squirtato di nuovo, sbattendosi sopra il mio cazzo. Si è lasciata cadere addosso. E sussurrava solo: ‘Non fermarti… ancora… ancora…’”

Matteo era impietrito. Sudato. Il cuore in gola.
Non stava solo eccitandosi. Stava godendo.
Vivendo tutto attraverso di loro.
Matteo era un fascio di nervi, carne e desiderio.
Ogni muscolo teso, ogni pensiero bruciato nella mente da una sola immagine:
Irene che cavalca Malik, sudata, spettinata, con la figa che squirta, le gambe che tremano, le mani sul suo petto, lo sguardo perso, distrutta dal piacere.

Eppure, voleva l’ultima parte.
Il finale. Le parole. L’addio.

Scrisse solo:

“Concludi. Cosa ha fatto prima di andarsene?”

Malik rispose. Senza pietà. Con chiarezza chirurgica.

“Dopo che è venuta di nuovo, si è lasciata cadere sul mio petto. Era appoggiata lì, nuda, ancora calda, con il cazzo dentro di lei. Respirava piano, come se si stesse svegliando da un sogno.”

“Le ho accarezzato i capelli. Le ho detto: ‘Hai mai scopato così?’”

“Lei ha sorriso. Mi ha baciato sul collo. E ha detto: ‘No. Mai. Non così.’”

“Poi si è alzata lentamente. Il cazzo scivolato fuori piano, la figa che colava. Ha guardato il pavimento, bagnato. Se stessa, tutta aperta.”

“Ha raccolto le mutandine, ma non le ha rimesse. Le ha infilate in borsa. Si è rivestita piano, in silenzio.”

“Prima di uscire, si è voltata verso di me e ha detto:

‘Matteo non lo saprà mai, vero?’”

Matteo chiuse gli occhi.
Il corpo gli tremava. Il cuore, il cazzo, il respiro: tutto in apnea.

E in testa, una sola frase che lo mandò in pezzi:

“Matteo non lo saprà mai.”
scritto il
2025-04-12
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