Marta, l'estrema - 2

di
genere
sadomaso

Ciao a tutti i miei lettori. Volevo ricordarvi che sono davvero un fotoamatore (di Pavia) e i racconto sono storie vere. Se siete donne e volete essere fotografate o se volete organizzare uno shooting per (o con) vostra moglie/compagna scrivetemi: dvphoto73@gmail.com

Quando si è ripresa e ha confermato di voler continuare l'ho legata alla struttura a "X". La guardavo mentre le accarezzavo il corpo. I capezzoli erano rossi. Mi sono avvicinato con la bocca e ne ho succhiato uno. Marta ha emesso un debole gemito di dolore prima di iniziare a provare piacere. Subito le ho attaccato una molletta. Non una delle mie, che sono quelle piccole delle confezioni di kit bdsm cinesi e non fanno troppo male. Ho preso le sue. Erano grosse, con un anello per agganciare pesi, e con una pressione imparagonabile. Appena attaccata la prima ha lanciato un urlo che mi ha perforato i timpani. Urlava e cercava di agitarsi ma era bloccata. Le ho accarezzato il viso e le ho mostrato la seconda. Lei la guardava in lacrime ma non diceva niente. L'ho attaccata e sono ricominciate le urla. Intanto le accarezzavo il corpo, dando ogni tanto un colpetto alle mollette facendo riprendere le urla. Ho continuato per qualche minuto poi ho staccato le due mollette contemporaneamente provocando un urlo fortissimo, alcune contrazioni e il rilascio di urina della vescica.

Nei racconti di fantasia il presunto master avrebbe subito proseguito con altre torture o sarebbe passato al sesso. Nella realtà Marta era vicino al limite, quindi doveva riprendersi. L'ho lasciata agganciata (e cominciavo a vedere i segni vicino ai polsi) ma l'ho coccolata e baciata dolcemente sul corpo.

I capezzoli erano gonfissimi così li ho cosparsi di saliva. Lei ha mugolato un po' ma le faceva piacere. Le ho baciato il collo e mi sono avvicinato con la bocca alla sua. In teoria non erano previste effusioni simili ma lei ha cercato la mia bocca e ci siamo baciati con passione e a lungo.

Le ho chiesto ancora se voleva continuare e lei ha detto "si". Le ho chiesto di ripetere la safe word e l'ha ripetuta subito e più volte. Le ho chiesto anche di contare da 20 a 1 e l'ha fatto. Può sembrare una cosa stupida ma non avevo esperienza in bdsm così hard e volevo essere sicuro che fosse lucida.

Inoltre avevo un altro problema. Mi piaceva infliggere dolore e mi ero eccitato. Avrei dovuto fare molta attenzione a controllarmi o rischiavo di fare dei danni. Quindi ho approfittato della pausa per rilassarmi.

Non era un'impresa facile. Stavo selezionando una frusta. Anche in questo caso una frusta vera, che fa male e lascia i segni. Marta mi aveva detto che potevo usare qualsiasi strumento. Alla fine ho optato per una verga (credo si chiami così), ovvero un bastone sottile lungo circa 30 cm.

Mi sono avvicinato a lei e le ho mostrato la verga. Marta ha strabuzzato gli occhi e ha seguito i movimenti della verga rabbrividendo ma senza dire niente. Non avevo idea di che intensità usare nelle sferzate così ne tirai una, di media intensità, al ventre.
Un "Cazzo!" urlato e alcune lacrime sono state la sua reazione. Seconda sferzata sulla coscia sinistra. Altro urlo più intenso. Ci stavo prendendo gusto, così ho fatto una piccola pausa per far riprendere entrambi.

Nel frattempo le accarezzavo il corpo con la verga, facendola passare anche tra le gambe. Di colpo è partita la terza sferzata. Sul seno già martoriato. Urla, parolacce e lacrime. Le ho chiesto se voleva smettere ma ha scosso la testa negativamente.

Quarta sferza sul braccio destro. Quinta ancora sul ventre. La sesta tra le gambe. Le urla erano fortissime e continue e si agitava per il dolore. Il mio lato sadico mi imponeva di continuare. Per fortuna ha prevalso la ragione.

Ho messo via la verga e l'ho accarezzata mentre cercava di calmarsi. Il suo corpo era pieno di lividi e, da un seno e dalla figa, colava un po' di sangue. L'ho slegata e mi è crollata addosso. L'ho portata sul letto, mi sono steso accanto a lei e mi ha chiesto di abbracciarla. Era senza forze e tremava, non per il freddo.

L'ho tenuta stretta a me per molto tempo, mentre la accarezzavo con dolcezza e le davo dei baci sulla testa. Avevo un'erezione e i pantaloni non la contenevano del tutto. Lei l'ha sentita e mi ha chiesto di spogliarmi. Poi mi ha abbracciato ancora strusciandosi sul pene. Stava ancora tremando, quindi l'ho lasciata fare limitandomi ad abbracciarla ma senza prendere altre iniziative.

Dopo un po' mi chiede: "Vuoi scoparmi?" Al che le rispondo: "Si, ma non abbiamo ancora finito. Vuoi andare avanti?". Lei mi guarda intensamente per un po' e poi sussurra un "sì".

Questa volta le chiedo di ripetere la safe word, il suo nome, il mio nome e di contare da 50 a 1. Esegue tutto senza problemi. La aiuto ad alzarsi e la faccio mettere su quella che sembra una cavallina, pancia in giù (e mugola di dolore e le lego le braccia in avanti e le gambe ben divaricate. Preparo alcuni oggetti facendo in modo che non veda. Il suo culo esposto, anche se ricoperto di tatuaggi, mi eccita. Mi avvicino e glielo accarezzo, sempre con molta calma. La mia mano scende e le massaggia le labbra vaginali. Lei inizia a godere. Infilo due dita dentro e sento un lago. Marta mugola di piacere.

Con le dita bagnate di umori mi avvicino al buco del culo. Lei mi dice un debole:"il culo no..." la ignoro e infilo un dito dentro fino alla seconda falange. Lei si irrigidisce, piange un po' e ripete "no...". Estraggo il dito e, con le mani, le allargo il buco.

Accanto a me ho il catino che ho riempito d'acqua senza farmi vedere. Prendo un tubo di plastica collegato ad una pompetta. Non conosco il nome tecnico ma è un attrezzo per fare i clisteri. Infilo l'ingresso nel culo. Lei capisce, cerca di agitarsi e mi prega di fermarmi. Quando il tubo è ben infilato premo la pompetta e l'acqua entra in lei. Piange e boccheggia un po'. Le ordino di spingere per liberarsi. Lei ci prova, fa fatica e piange. Spostandomi di lato le apro ancora le natiche con le mani. Lei urla e riesce a scaricarsi. Piange ancora esausta.

Io sono eccitatissimo. Avvicino il mio pene duro al suo buco, lo allargo con le dita e inizio a spingere. Lei piange ancora, mi prega ma il mio pene inizia a entrare e lei trattiene il fiato. Il culo è stretto ma continuo a spingere, piano, e riesco a entrare. Lei boccheggia, ansima, piange. Sono dentro a metà e comincio a muovermi dentro e fuori. Lei si contrae, non ha fiato per parlare, cerca di liberarsi ma non ci riesce. Dopo qualche istante si arrende e si limita a piangere e boccheggiare. Io riesco a muovermi meglio così lo spingo fino in fondo. Lei si contrae ancora, cerca di urlare ma non riesce. Io continuo la monta, sono eccitatissimo e i suoi pianti contribuiscono al mio godimento. Do ancora qualche spinta e poi vengo copiosamente.

Dopo qualche istante mi sfilo e mi eccito ancora a vedere il suo culo da cui cola il mio sperma misto a un po' di sangue. Inizio a liberarla e la aiuto ad alzarla. Quando i nostri sguardi si incrociano mi guarda con rabbia. Io le sorrido e le dico:"non hai usato la safe word". Lei mi fissa per un istante, poi fa una debole risata (mista a grugniti di dolore) e mi dice :"hai ragione".

Ci siamo stesi sul letto ancora e ci siamo abbracciati. Siamo rimasti così per almeno un'ora e lei si è anche addormentata. Al suo risveglio ci siamo baciati e poi mi ha detto, maliziosamente, "adesso devi pulirmi" indicando il sedere. Io ho ricambiato il sorriso e sono andato a prendere pompetta e catino. Lei si è messa in posizione. Le ho accarezzato il sedere e sono sceso sul buco dove ho prelevato un po' di sperma che mi sono colato sul cazzo nuovamente duro. Con fatica (perché era dolorante e si muoveva) le ho fatto il clistere per pulirla. Terminato il lavoro, l'ho fatta sdraiare, mi sono messo vicino a lei e, indicando il pene, le ho detto:"adesso tocca a te".

Mi ha fatto un lungo e piacevole pompino ingoiando lo sporco sul mio pene, ovvero sperma, sangue e probabilmente un rimasuglio anale marrone (un solo clistere non ripulisce completamente). Ha ubbidito senza lamentarsi e poi le sono venuto ancora in bocca.
Mi sono fermato da lei a cena, anche per verificare in che condizioni fosse. Mi ha detto che sono uno stronzo e le ho fatto molto male ma che ora sa cosa provavano i suoi schiavi. Ci siamo salutati con lei che dichiarava che avremmo fatto altre sessioni in futuro, quando si sarebbe ripresa.

Sono passati molto mesi e ormai non ci contavo più quando, all'improvviso, mi arriva un suo messaggio. Ma è per un prossimo racconto.
scritto il
2025-04-12
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