Oltre le apparenze 4^

di
genere
tradimenti

La luce del mattino filtrava tiepida nella stanza, ma l’aria era pesante, come sospesa. Martina si svegliò lentamente, con ancora addosso i segni della notte. Lenzuola umide di sudore, il corpo spossato, la mente annebbiata. Girò la testa verso l’altro lato del letto, vuoto.

“Luca?” sussurrò, ma nessuna risposta.

Si trascinò fuori dalla camera, il silenzio della casa le fece stringere lo stomaco. Lo trovò in soggiorno, seduto sul divano, già vestito. Il caffè freddo davanti a lui e lo sguardo fisso nel vuoto, duro, distante.

“Ciao...” disse piano, cercando un sorriso.

Lui sollevò appena lo sguardo, la fissò senza espressione. “Dormito bene?” chiese, la voce tagliente, asciutta.

Lei si avvicinò, titubante. “Sì... penso di sì. Tu no, vero?”

Luca si limitò ad annuire, poi aggiunse secco: “Ti ho fatto fare una doccia. Ti ho messa a letto. Sembravi una bambola rotta, svuotata, dopo che quello ti aveva... finito.”

Martina deglutì, colta alla sprovvista dal tono freddo, ma sentiva ancora sulle labbra quel sapore dolce e sporco di soddisfazione. “È stato... intenso, Luca. Mi sono sentita viva.”

Lui rise, un suono secco e privo di calore. “Viva? Ti sei lasciata usare come una troia. Non eri mia, eri sua. Tu non cercavi me, eri solo lì per farti scopare. E l’hai fatto fin troppo bene.”

Lei abbassò gli occhi, il cuore accelerato, non per paura ma per l’effetto delle sue parole. “Non pensavo ti avesse fatto così male...”

Luca si alzò, dominando la distanza tra loro. Le sollevò il mento con due dita, costringendola a guardarlo. “Non sono ferito, Martina. Non faccio la vittima. Ma questa cosa finirà esattamente come dico io. Non voglio più vedere quella scena. Tu, sdraiata come una cagna in calore, aperta a chiunque. Se c’è un uomo che decide cosa puoi essere... quello sono io.”

Lei trattenne il fiato. Sentiva la tensione, ma anche quel brivido familiare che Luca sapeva accenderle ogni volta che tornava a essere l’uomo che la possedeva davvero.

“Mi è piaciuto... ma tu sei diverso da lui,” sussurrò.

Luca si avvicinò ancora, la voce più bassa, autoritaria. “Lo so. E non ti lascerò mai più dimenticarlo.”

Martina rimase in silenzio per un istante, il viso ancora tra le dita di Luca che la costringevano a tenergli lo sguardo. Poi, con voce più dolce ma sincera, iniziò a parlare.

“Quello che è successo con lui... è stato solo il corpo, Luca. Solo carne, istinto. Mi sono lasciata travolgere, sì, non lo nego. Non avevo mai provato nulla di così... forte, sporco, primitivo. Ma era tutto lì, nel momento. Non c’era altro.”

Si staccò lentamente dalle sue mani, cercando di fargli capire, senza scuse, ma con una verità che lei stessa aveva realizzato solo ora.

“Con te... è diverso. Tu non sei solo un corpo, non sei solo piacere. Sei la mia mente, la mia pelle, la mia casa. Quello che provo per te va oltre l’eccitazione, oltre il sesso. Lui mi ha presa, sì... ma tu mi possiedi ogni giorno, in ogni gesto, in ogni pensiero.”

Luca rimase immobile, gli occhi ancora duri, ma la sua presa si allentò. Martina fece un passo avanti, avvicinandosi al suo petto.

“Tu sei l’unico uomo che può davvero avermi, Luca. L’unico che può farmi sua. Quello di ieri sera... era solo un gioco. Con te è vita.”

Lui la guardò, il respiro profondo, sentendo la tensione mutare in qualcosa di più sottile ma altrettanto potente. Non aveva bisogno di altre parole: la verità era nei suoi occhi.

Luca serrò la mascella, lo sguardo duro, il tono che lasciava trasparire un misto di rabbia trattenuta e mascolina pretesa di verità.

“Quindi... è stato davvero così bello farsi prendere da quell’arnese, eh? Era proprio come immaginavi, Martina? Dimmi la verità, senza filtri. Era quello che volevi?”

Martina rimase in silenzio per un istante, il cuore accelerato, lo sentiva: Luca non voleva bugie, voleva sentirglielo dire, voleva la cruda realtà, anche se avrebbe bruciato. E lei gliela diede, senza nascondersi.

“Sì, Luca. È stato... devastante. Non voglio mentirti. Quando lui mi ha presa... era come se ogni mio pensiero fosse svanito. Non c’era spazio per niente, solo per lui. Era grosso, duro, così profondo da farmi quasi male, ma io quel dolore... l’ho cercato, l’ho voluto. Ogni volta che affondava dentro di me, era come se il mio corpo si spezzasse e si ricomponesse, in un ciclo continuo di godimento che non riuscivo a fermare.”

Si passò una mano tra i capelli, mentre abbassava lo sguardo, poi lo rialzò verso di lui, occhi lucidi ma fermi.

“Mi sentivo una cosa sola con quel piacere, Luca. Il mio corpo tremava, le gambe molli, il fiato spezzato. Non riuscivo nemmeno più a gemere come volevo, mi uscivano solo versi sporchi, istintivi, come se non fossi più padrona di me stessa. Ogni colpo, ogni spinta era più forte della precedente, più profonda, più violenta... ed era come se il mondo sparisse.”

Si avvicinò, sfiorandogli il petto con la punta delle dita.

“Mi ha fatta sentire come se non esistesse nient’altro che il suo cazzo, Luca. Era troppo, eppure ne volevo ancora. Non riuscivo a fermarmi, non volevo fermarmi. Sentivo di esplodere dentro, mille volte, senza tregua. Era... come sprofondare nell’abisso, e non voler più risalire.”

Fece un respiro profondo, poi la voce si fece più morbida, quasi supplichevole.

“Ma quando tutto è finito, quando lui se n’è andato, sai cosa ho capito? Che il mio corpo era svuotato, sì... ma il mio cuore era rimasto vuoto. Perché tu non eri lì, Luca. Tu sei la parte che completa tutto. Sei l’uomo che mi accende, che mi possiede, che decide per me. Quello era solo godimento fisico, bestiale, ma tu sei l’unico che riesce a prendermi davvero... anima e corpo.”

Lo guardò negli occhi, sentendo la tensione, quasi sfidandolo, pronta a lasciargli riprendere il suo posto.

Luca la fissava in silenzio, le mani chiuse a pugno sulle cosce, il petto che si alzava e abbassava in modo lento ma teso, come se stesse dosando ogni parola per non esplodere. Poi la voce ruppe l’aria, tagliente e carica di rancore.

“E sai qual è la parte migliore, Martina?” fece una pausa, guardandola negli occhi. “Quell’uomo, prima di andarsene, mi ha guardato dritto in faccia e mi ha detto che la prossima volta sarebbe tornato... per prendersi anche il tuo culo.”

Martina sbiancò. Rimase immobile, come se quelle parole le avessero tagliato il fiato. Non sapeva nulla. Lo capì Luca dal modo in cui sgranò gli occhi, sorpresa, quasi turbata.

“Non... non me l’ha detto,” mormorò lei, abbassando lo sguardo. “Non mi ha detto nulla di tutto questo.”

“Certo che non te l’ha detto. Ha pensato bastasse la promessa a me, visto che ieri sera eri troppo impegnata a farti usare per ascoltare qualsiasi altra cosa.” La voce di Luca era dura, aspra, con quella nota che sembrava volerla umiliare, ma sotto covava altro: la rabbia di un uomo che si era sentito scavalcato, e che ora reclamava ciò che era suo.

Martina alzò di nuovo lo sguardo verso di lui, cercando di trovare spazio tra la sua durezza.

“Non avevo idea che avesse detto questo, Luca. Non l’avrei mai permesso senza di te. Io non voglio rivederlo... a meno che non sia tu a deciderlo. Non voglio niente che tu non voglia per me.”

Lui la osservava, gli occhi ancora stretti, il respiro greve.

“Ti ha presa come una cosa, Martina. Ti ha usata fino a lasciarti svuotata e stordita. E adesso viene fuori che non ti bastava? Che magari, se fossi rimasta sola, glielo avresti lasciato fare anche quello?”

Lei scosse la testa con forza, la voce carica di un’emozione difficile da domare.

“No. Non con lui. Non senza di te. Non l’avrei cercato, non gli avrei scritto. Quello che è successo ieri sera... sì, mi ha travolto. Ho perso il controllo. Il suo corpo, il suo cazzo... erano troppo. Mi ha riempita, mi ha spezzata. E in quel momento non pensavo a nulla, solo a farmi prendere, a godere come non avevo mai fatto.”

Abbassò la voce, avvicinandosi lentamente a Luca, cercando la sua presenza, cercando di rientrare nel suo spazio.

“Ma quando lui ha finito, quando tu mi hai portato via e mi hai lasciata sotto la doccia... ho capito. Ho capito che quella era solo carne, istinto, e niente di più. Con te è diverso. Tu sei il mio legame, sei quello che mi tiene davvero. Sei l’unico che può decidere cosa farmi, con chi, come... e se.”

Luca non disse nulla, la sua espressione rimase dura, ma le mani si mossero lentamente verso di lei, accarezzandole il viso, quasi come se stesse pesando ogni singola parola detta.

Martina chiuse gli occhi per un istante, poi tornò a guardarli dentro, con calma, con onestà.

“Se un giorno sentirò di volerlo rifare... non sarà più una mia scelta. Sarà nostra. Solo vostra. Sarai tu a scegliere il partner, il modo, le regole. E io mi lascerò prendere, non per lui, non per me... ma per noi.”

Un silenzio carico di tensione calò tra loro, mentre Luca rimaneva lì, immobile, a osservare la donna che aveva saputo andare oltre la vergogna, oltre l’imbarazzo, offrendogli di nuovo il ruolo che gli spettava. Quello dell’unico, vero, padrone della loro storia.
Luca non disse altro. Si alzò dal tavolo con una lentezza misurata, come se ogni gesto fosse calcolato per non perdere l’ultimo frammento di autocontrollo che gli rimaneva. Senza rivolgere più uno sguardo a Martina, si diresse verso la camera da letto, chiudendo la porta dietro di sé con un tonfo secco.

Martina rimase seduta, in silenzio, fissando quella porta chiusa come fosse un muro invalicabile. Aveva capito. Aveva capito che quella notte non era stata solo una fantasia realizzata, ma una ferita che Luca portava ancora viva, impressa negli occhi e nel cuore. Non bastavano le parole, non bastava la promessa: avrebbe dovuto lasciargli spazio, lasciargli tempo. Il tempo di digerire, di ricomporre il suo orgoglio di uomo, di ritrovare il posto che le spettava accanto a lui.

Restò sveglia a lungo, da sola sul divano, con la mente che rivedeva ogni dettaglio della sera precedente, ma ora con occhi diversi. Aveva voluto quel piacere, si era abbandonata, aveva goduto come mai prima... ma mai avrebbe pensato di ferire così profondamente l’unico uomo che le avesse mai fatto sentire desiderata in ogni senso, non solo come corpo.


Le settimane erano passate lente, quasi sospese, come se l’intimità tra Luca e Martina avesse smesso di esistere. Nessuna discussione, nessuna tensione evidente, solo una calma piatta fatta di gesti quotidiani, di abitudini che si rincorrevano uguali, giorno dopo giorno.

Quella sera, mentre cenavano sul divano, la TV accesa a fare da sottofondo, Luca ruppe il silenzio. Lo fece con tono pacato, ma carico di un pensiero che da giorni gli pesava addosso.

“Ti sei accorta anche tu, vero?” disse, girando il cucchiaio nel bicchiere, come se cercasse le parole in quel vortice.

Martina alzò gli occhi, appoggiando il bicchiere sul tavolino. “Di cosa?”

“Che da quella sera... non siamo più stati davvero noi.” La guardò fisso, senza accuse, ma con quella sincerità che la spogliava più di qualsiasi sguardo.

Martina sospirò, accennando un sorriso amaro. “Sì, l’ho sentito anch’io. Come se qualcosa si fosse spento. O come se avessimo paura di accenderlo di nuovo.”

Luca annuì lentamente, posando il bicchiere. “Ti ricordi com’eravamo prima? Non riuscivamo a stare lontani. Bastava uno sguardo, una parola, e finivamo per spogliarci ovunque: sul divano, in cucina, perfino appoggiati al muro del corridoio. Era un’ossessione.”

Martina abbassò lo sguardo, riflettendo su quelle parole, poi con tono sincero, quasi dolce, rispose: “Forse ci siamo spinti troppo oltre, Luca. Forse quella sera ha lasciato il segno, dentro tutti e due.”

Lui le prese la mano, stringendola con un gesto deciso, ma carico di complicità. “Io non voglio rassegnarmi, Martina. Non voglio diventare una coppia come le altre. Noi non siamo mai stati così.”

Lei gli restituì la stretta, sollevando gli occhi verso di lui. “Allora dobbiamo trovare qualcosa che ci riporti lì. Che ci riaccenda. Ma deve essere diverso. Deve essere nostro.”

Luca sorrise, il primo vero sorriso da giorni. “Hai qualche idea?”

Martina rimase in silenzio un attimo, lasciando che la fantasia prendesse forma, poi parlò, con quella voce morbida che aveva sempre usato quando confessava i suoi desideri. “Forse... potremmo farlo davanti ad altri. Non con qualcuno, non ancora. Solo... essere guardati. Immagina di spogliarmi lentamente, di toccarmi davanti a sconosciuti, sapendo che ci osservano, eccitati... mentre tu sei l’unico a possedermi davvero.”

“Solo parlarne... mi fa venir voglia di prenderti adesso,” mormorò Luca, con la voce che già tradiva quel desiderio che aveva covato per giorni, troppo a lungo. “Martina, vieni qui... fammi sentire che sei ancora mia.”

Lei si avvicinò lentamente, strisciando quasi, come se volesse godersi ogni passo, ogni sguardo che lui le lanciava, assaporando quell’attenzione, quel desiderio che finalmente tornava vivo. Si inginocchiò davanti a lui, con un sorriso lento e sensuale, gli occhi fissi nei suoi.

Luca si lasciò andare sul divano, rilassando le spalle, mentre le sue mani si intrecciavano nei capelli di lei. Sentiva la tensione sciogliersi, il desiderio montare, la complicità rinascere.

Martina si chinò su di lui, sfiorando con le labbra la sua pelle, sussurrandogli parole dolci, eccitanti, carezze appena accennate prima che le sue labbra scivolassero più in basso, trovando il suo desiderio teso, pulsante, pronto.

“Ti farò dimenticare ogni dubbio, amore mio...” sussurrò, prima di avvolgerlo dolcemente tra le sue labbra.

Martina mise in quel pompino tutta la sua arte, non era solo dare picere al proprio uomo, era una svolta, un nuovo inizio alla loro vita di coppia, fece scendere il glande eccitato di luca fino in gola e quando sentì che era al punto di non ritorno si alzò e lo avvolse con i suoi seni, facendolo godere della morbidezza di quell'abbraccio, Luca esplose sul suo viso, sul collo e sul seno, dopo settimane di astinenza produsse un quantitativo impressionante di seme, Martina lo pulì alla perfezione e poi si alzò a baciare il suo uomo, "questo è un nuovo inizio, se saremo insieme ti farò godere di tutte le gioie del sesso". Luca ricambiò il bacio, poi andarono a dormire, vicini e abbracciati.

Era una sera qualunque, di quelle in cui il silenzio tra loro aveva ripreso a riempirsi di complicità. Stavano seduti sul divano, i calici di vino ormai vuoti e la luce soffusa che avvolgeva la stanza in un’atmosfera tiepida. Luca osservava Martina, i suoi gesti lenti, eleganti, quell’aria di donna sicura che, in fondo, non aveva mai smesso di ammaliarlo.

D’un tratto, con voce calma ma carica di decisione, ruppe quel silenzio.

“Ti ricordi cosa mi hai promesso?” chiese, fissandola negli occhi.

Martina sollevò lo sguardo, inclinando appena la testa. “Di cosa parli?”

“Che avrei scelto io come vestirti... e come avremmo vissuto certe serate, d’ora in poi.” Un sorriso appena accennato si disegnò sulle sue labbra, ma lo sguardo era serio.

Lei restò in silenzio, colta a metà tra il ricordo e la curiosità.

“Questa sera usciamo,” aggiunse Luca, alzandosi in piedi e tendendole una mano. “Non un ristorante. Non un locale. Un posto dove ci sono persone che guardano. Solo guardano. Tu ed io... faremo l’amore sotto i loro occhi.”

Martina sentì un brivido scorrere lungo la schiena. L’idea era tanto eccitante quanto destabilizzante. “Così... di punto in bianco?” mormorò, cercando di guadagnare tempo, come se volesse capire se Luca fosse serio.

Ma lui non arretrò di un millimetro. “Sì. E indosserai solo un body. Nero. E le autoreggenti. Nient’altro.”

Lei sgranò leggermente gli occhi, sorpresa dalla precisione con cui lui aveva già immaginato tutto. “Non stai esagerando? Non sarò troppo esposta?” provò a obiettare, più per metterlo alla prova che per reale timore.

Luca si chinò su di lei, le sfiorò il mento con due dita, fissandola da vicino. “Voglio che tu sia esattamente come piace a me. Nuda e vestita allo stesso tempo. E voglio che tutti ti vedano così. Che sappiano quanto sei desiderabile. Ma che sappiano anche che sei mia.”

Martina abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro, sentendo il battito accelerare. La sua mente lottava con il desiderio e con la reticenza, ma sapeva già che avrebbe ceduto.

“D’accordo,” sussurrò infine. “Ma solo perché sei tu a volere tutto questo.”

Luca non aggiunse altro. Le lasciò il tempo di prepararsi. Lei salì di sopra, scegliendo con cura il body richiesto, di un nero lucido, sottile, che abbracciava le sue curve come una seconda pelle. Le autoreggenti si agganciavano perfettamente sulle sue gambe affusolate, aggiungendo quell’aria di peccato che sapeva lui avrebbe apprezzato.

Quando scese le scale, Luca la osservò in silenzio, senza bisogno di parole. Bastava lo sguardo carico di desiderio a confermare che aveva fatto la scelta giusta.

Senza un’altra parola, uscirono di casa. L’aria notturna accarezzava la pelle esposta di Martina, accendendo ancora di più quella sensazione di essere nuda pur restando vestita. Salirono in macchina, il silenzio carico di attese. Luca guidava con la calma di chi pregusta ogni singolo istante, mentre la sua mano, di tanto in tanto, scivolava lenta sulla coscia scoperta di lei, accarezzando la pelle liscia sopra la stoffa delle autoreggenti.

L’auto imboccò l’ultima curva, i fari illuminarono per un attimo l’ingresso discreto di quel luogo appartato, quasi anonimo, ma ben noto a chi cercava emozioni proibite. Luca spense il motore senza dire nulla, lasciando che il silenzio si posasse su entrambi, mentre intorno a loro iniziavano a intravedersi delle sagome, qualche ombra che si muoveva lenta, curiosa, attirata dalla presenza della loro macchina isolata.

Martina sentiva il cuore battere più forte. L’eccitazione e l’imbarazzo le si mescolavano addosso come una carezza elettrica. Il body aderiva perfettamente al suo corpo, la stoffa sottile non lasciava spazio all’immaginazione, mentre le autoreggenti mettevano in risalto le gambe accavallate con una finta compostezza.

Luca, seduto con una calma glaciale, la guardava di lato. Poi, con voce ferma, profonda, spezzò l’attesa.
“Succhiami.”

Lei si voltò lentamente verso di lui, trattenendo un brivido. Gli occhi di Luca non lasciavano spazio a dubbi: non era una richiesta. Era un ordine. E come se bastasse quello sguardo, Martina slacciò la cintura e si chinò, le ginocchia che scivolavano sul sedile, le mani che si muovevano lente e sicure, liberando la sua erezione. Era già duro, pronto per lei, e la sensazione di essere osservata — gli sguardi invisibili di quegli uomini che si erano avvicinati all’auto — la colpì come un’onda calda.

Quando le sue labbra lo accolsero, fu un gesto carico di desiderio ma anche di sottomissione consapevole. La bocca di Martina si mosse lenta, profonda, succhiando con dolcezza e poi con più decisione, mentre la sua mente si abbandonava al pensiero perverso di quegli sconosciuti che la stavano guardando, immaginando ogni dettaglio.

Dai finestrini appannati, si intravedevano sagome ferme, spettatori silenziosi di quella scena che si faceva sempre più intensa. Luca la teneva per i capelli, guidandola con gesti lenti, controllati, mentre il suo sguardo sfidava quelli altrui, come se volesse marcare il territorio.

“Brava, così…” sussurrò, la voce più roca, la mano che stringeva appena la nuca di lei. “Voglio che sappiano quanto sei brava a succhiarmi.”

Martina gemeva a bocca piena, le guance arrossate, il respiro corto, ma non si fermava. Lo voleva sentire venirle in bocca, voleva offrirsi senza riserve, e farlo davanti agli occhi curiosi la faceva tremare di piacere.

Quando sentì il corpo di Luca tendersi, capì che era questione di secondi. Lui la bloccò con una mano dietro la testa, affondando fino in fondo, lasciando che quel piacere esplodesse dentro di lei, mentre fuori qualcuno si avvicinava ancora di più, cercando di scorgere ogni dettaglio di quella scena proibita.

Martina deglutì piano, restando immobile qualche istante, poi si staccò lentamente, le labbra lucide, gli occhi che cercavano quelli di Luca, ancora ansimante. Ma lui non le concesse nemmeno il tempo di risistemarsi.

Con una presa decisa le afferrò i fianchi, costringendola a rimanere inginocchiata sul sedile, e con un gesto lento ma fermo spinse in avanti il suo busto, fino a schiacciare il petto contro la pelle liscia del sedile, sollevandole il bacino.

Il body sottile si tendeva sulle curve piene e sensuali, lasciando scoperto quasi tutto il sedere, decorato solo dal filo minuscolo che spariva tra le natiche. Le autoreggenti accentuavano la sensualità delle sue gambe piegate in quella posizione umiliante e, al tempo stesso, tremendamente eccitante.

Luca abbassò il finestrino di qualche centimetro, giusto quanto bastava.
Martina rimase inginocchiata, il sedere esposto e coperto solo dal filo sottilissimo del body, sentendo addosso gli sguardi avidi che si erano radunati attorno all’auto. La pelle le vibrava sotto quegli occhi sconosciuti, la mente confusa tra l’imbarazzo e l’eccitazione, e fu lei, con voce appena sussurrata, a rompere il silenzio:
«Quanti sono, Luca?»

Lui, con un sorriso appena accennato, senza distogliere lo sguardo da quei volti curiosi e arrapati, rispose freddamente:
«Almeno tre. E tutti con gli occhi fissi sul tuo culo.»

Poi, lentamente, fece scattare la leva del sedile, reclinandolo all’indietro.
«Sdraiati. Voglio che ti tocchi, per il tuo pubblico.»

Martina obbedì, scivolando lungo il sedile, lasciando che le gambe si aprissero senza pudore, il body che ormai sembrava solo un pretesto per nascondere il minimo indispensabile. Le sue dita scivolarono tra le cosce, mentre fuori, dalle ombre, i guardoni si spingevano sempre più vicini, alcuni strofinandosi senza i loro cazzi già duri per l'eccitazione dello spettacolo. Martina si trovò eccitatissima dalla situazione, esibirsi per dei perfetti sconosciuti la stava eccitando come mai avrebbe potuto pensare. Cominciò titillandosi la clitoride, per poi affondare due dita dentro di se, l'altra mano strizzava dolcemente il suo capezzolo teso all'inverosimilie dall'eccitazione del momento, si rese con to che esibirsi la accendeva moltissimo, la parte cerebrale della situazione le faceva esplodere la testa e tutto questo si riversava in forma di abbondantissimi succhi prodotti dalla sua vagina, mugolava mentre si toccava e il suo sguardo passava da Luca che la ammirava e i maschi fuori che le mostravano la loro eccitazione per il suo spettacolo.

Poco dopo, i primi schizzi di sperma cominciarono a sporcare il vetro appannato del finestrino, segnando quel momento di pura lussuria come un trofeo indecente. Martina non distoglieva lo sguardo da quei volti, le sue dita sempre più decise, mentre Luca la guardava da vicino, compiaciuto, stringendo con forza il volante.

Quando la scena raggiunse il suo apice, Luca si chinò verso di lei, il respiro caldo sull’orecchio, la voce carica di malizia e controllo.
«Ti va di succhiare uno di loro?»

Martina chiuse gli occhi un istante, sospirando piano, poi con un filo di voce rispose, senza esitazione:
«Sì... ma voglio sceglierlo io.»

Il suo sguardo si posò subito sul più grosso tra quei tre, l’uomo che aveva mantenuto un’espressione a metà tra l’arroganza e l’impazienza, il membro già pronto, visibile nel buio appena rischiarato. Luca fece un cenno con la testa e, senza aggiungere una parola, quell’uomo si avvicinò, mostrando la sua eccitazione dura e lucida. Luca abbassò tutto il finestrino permettendo allo sconosciuto di avere un posto in prima fila per guardare sua moglie seminuda in macchina, il suo membro eretto e fiero entrò nella macchina e Martina nn perse neanche un istante, una mano lo strinse subito, constatandone l'estrema durezza, lo accolse con la stessa obbedienza che aveva riservato al suo uomo, le labbra avvolsero con avidità quel membro, mentre Luca, senza distogliere lo sguardo, le infilò la mano tra le cosce, muovendola con lentezza e decisione, facendole sentire che, nonostante tutto, era lui a comandare. E mentre la bocca di Martina donava piacere a quel perfetto sconosciuto, il suo corpo tremava, diviso tra il sapore di quell’ospite e le carezze decise di Luca.

Mentre il guardone davanti a lei godeva del piacere che la sua bocca gli stava regalando, Martina lasciò che le mani scivolassero lungo il suo stesso corpo, raggiungendo il bordo sottile del body. Con un gesto lento e naturale, lo abbassò, liberando i seni, turgidi e perfettamente esposti, offrendoli senza dire una parola.

L’uomo capì al volo quell’invito silenzioso, e le sue mani ruvide si posarono subito su quelle curve morbide, stringendole con foga, alternando carezze e pizzichi ai capezzoli che, intanto, si indurivano sotto la sua attenzione.

Martina, con la testa sempre piegata fuori dal finestrino, godendo di quella sensazione di sottomissione e potere allo stesso tempo, si sporse ancora un po’ di più, lasciando che il suo seno fosse completamente offerto all’uomo. Il guardone, eccitato dalla scena, la guidava dolcemente con una mano dietro la nuca, mentre con l’altra non smetteva di stringerle i seni, ormai in balia del desiderio.

Fu in quel momento che sentì Luca avvicinarsi da dietro, il respiro caldo e il corpo che si premé contro il suo. Una mano ferma sui suoi fianchi la posizionò meglio, e poi, con una lentezza studiata, la penetrò. Un movimento profondo ma delicato, preciso, come se sapesse esattamente cosa stesse facendo: regalare a sua moglie quella sensazione che lei stessa aveva fantasticato di provare, senza mai osare confessarlo.

Martina trattenne il fiato, sentendo entrambi gli uomini occupare il suo corpo nello stesso istante, uno tra le labbra e uno tra le cosce. Un brivido lungo la schiena, il piacere che montava violento, mescolato a quell’eccitazione segreta che da tempo si annidava nella sua mente.

La doppia intrusione aveva acceso in Martina un vortice di sensazioni mai provate prima. Il corpo tremava, attraversato da ondate di piacere sempre più forti, quasi insopportabili, come se ogni fibra si fosse risvegliata di colpo in quell'abbandono totale, mentre due uomini la possedevano ognuno a modo proprio.

Il guardone, che da minuti godeva della sua bocca calda e accogliente, accelerava i movimenti, le mani strette sui suoi capelli e sul seno nudo, che stringeva senza più freni. Martina non aveva bisogno di parole, capiva perfettamente che stava raggiungendo il culmine proprio insieme a lei.

E fu proprio in quell’istante, quando Luca le sussurrò all’orecchio poche parole cariche di desiderio e autorità, che il suo corpo fu scosso da un orgasmo profondo, di quelli che tolgono il respiro, che piegano la volontà e lasciano senza forze.

Mentre i suoi gemiti si spegnevano in un respiro affannoso e dolce, il guardone, incapace di resistere oltre, si lasciò andare a sua volta, riempiendo di piacere il suo viso e il suo petto nudo, quasi a marchiarla, mentre Luca, sentendo il corpo di lei vibrare, la strinse ancora più forte e la fece sua fino in fondo, segnando quell’istante in un modo che solo lui poteva concederle.

Martina restò lì, rannicchiata sul sedile, il respiro ancora spezzato, la pelle calda e il cuore colmo di quella strana felicità che solo una donna pienamente appagata può conoscere.

Luca non si curò nemmeno degli sguardi ancora puntati su di loro, afferrò Martina per i fianchi, la rimise seduta sul sedile, la baciò con forza, affondando le labbra nelle sue.

Il tragitto verso casa fu silenzioso, ma carico di una dolce complicità. Le mani di Luca le cercavano la coscia, il fianco, il collo, come se non riuscisse a smettere di volerla sentire, e Martina si lasciava accarezzare con quella quieta arrendevolezza tipica di chi ha vissuto un’esperienza piena e ora vuole solo assaporarne l’eco.

Arrivati a casa, senza dire una parola, si infilarono sotto la doccia. L’acqua calda scivolava sulle loro pelli, lavando via i segni della serata ma non la tensione che li univa ancora. Luca le passava lentamente il sapone lungo la schiena, sulle spalle, fino a scendere tra le curve dei fianchi, trattenendosi un istante di troppo, come se ogni tocco fosse un altro bacio.

Una volta a letto, la luce spenta e il silenzio a riempire la stanza, Luca si avvicinò a Martina.
"Luca, questa sera mi hai regalato un''esperienza sublime, un godimento cerebrale e fisico che non avevo neanche mai sperato, questo dimostra che quando ti ho scelto, ho scelto bene"

Le passò un braccio attorno alla vita e si appoggiò a lei, il petto contro la sua schiena nuda, la sua erezione dura e costante premuta contro di lei, come a volerle ricordare che il desiderio, nonostante la stanchezza, non si era mai spento.

Martina, ancora stremata, si abbandonò a quel contatto, un lieve sorriso sulle labbra, mentre sentiva il respiro profondo di Luca alle sue spalle. Rimase così per tutta la notte, sentendolo vicino, vigile, desideroso, come se il suo corpo fosse una promessa per la notte successiva.


Questo è il mio primo racconto, ho preferito concentrarmi sulla parte cerebrale/emozionale che non sulla componente meramente sessuale, mi piace il gioco, l'intrigo e la complicità più che il mero atto fisico. Spero vi possa piacere. Per pareri idee e suggerimenti potete scrivere a mogliemonella2024@gmail.com
scritto il
2025-04-23
1 K
visite
1 5
voti
valutazione
7.1
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Oltre le apparenze 3^
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.