Una gita in montagna
di
Orso
genere
esibizionismo
Quella che leggerete è una storia realmente accaduta.
Per contatti antigone2025@libero.it
Era una calda giornata di fine aprile, la primavera era ormai sbocciata, i colori erano dappertutto.
Ho 43 anni, sono sposato da molto, un matrimonio felice, stabile, sereno. Lei è mia coetanea, una bella donna di poco più di un metro e sessanta, che si porta bene i suoi anni, pelle molto chiara, lunghissimi capelli scuri, un bel culotto tondo e sodo, ma soprattutto due tette spettacolari, una quinta abbondante che ancora sfida la gravità, con i capezzoli rosa da succhiare e mordere.
Qualche sera prima di ciò che vi sto per raccontare scambiavo qualche messaggio con un’amica riguardo i tempi della gioventù in cui non si perdeva occasione per farlo, spesso in macchina o all’aperto, e sul fatto che, nonostante un’ovvia ritrosia iniziale, tutto sommato essere spiati da qualcuno in quel momento faccia sentire una donna desiderata, bella, sexy. Del resto, come si suol dire, un’erezione è sempre un complimento sincero.
Rimuginando su quelle parole pochi giorni dopo ho organizzato una cosa, niente di che, un pomeriggio sui monti seguito da una cena in una trattoria di campagna, cosa che tra l’altro facciamo abbastanza spesso, meteo permettendo. Questa volta però volevo qualcosa di più…
Già prima di partire da casa comincio a stuzzicarla, niente di che, qualche battutina. Lei si prepara con degli anfibi alti, a prova di fango, una gonna più o meno al ginocchio, maglietta e un maglioncino. In macchina ogni tanto la mano cade sulle gambe bianche, una toccatina veloce, a volte solo il ginocchio, a volte un po più su. Non ci fa più di tanto caso, il punto è che sono un porco e non passa giorno in cui non cerchi di scoparla, quindi a certi approcci è abituata.
Arriviamo a destinazione dopo quasi un’ora, un bel lago azzurro immerso tra i monti e i boschi, ancora abbastanza poco frequentato, ma che tra qualche mese si riempirà di turisti ed escursionisti. Ci incamminiamo lentamente lungo il sentiero che lo costeggia per una ventina di chilometri, è un percorso che conosciamo bene e sappiamo già dove fermarci, infatti arrivati ad un certo punto deviamo prendendo un viottolo poco battuto che porta ad una piccola radura assolata, tranquilla e silenziosa. Butto un plaid sull’erba, ci sdraiamo per rilassarci un pochino, si sta bene, fa caldo ma non troppo, l’unico rumore che sentiamo è quello degli uccellini che cinguettano indaffarati nelle loro questioni primaverili.
Naturalmente passa poco che comincio a provocarla, una carezza, una palpata, poi un bacio, lungo, dolce, mi piace sentire la sua lingua che guizza nella mia bocca, giocosa, allegra. Una cosa tira l’altra e poco dopo ho una mano nelle sue mutandine e una nel reggiseno, e vi assicuro che anche dopo tanto tempo mi piace sempre quello che sto toccando. Accarezzo il clitoride, le grandi labbra, disegno cerchi concentrici delicati, poi una pressione più forte nel punto giusto, un accenno di penetrazione e subito di nuovo fuori, sfiorando, ascoltando, mentre soppeso quel seno pesante, sodo, fresco, stringo il capezzolo, lo accarezzo.
Sento che è un lago, allarga istintivamente le gambe, ne approfitto per cambiare posizione alla mano, toccarla meglio, toccarla di più.
Sento un rumore tra gli alberi, un fruscio di foglie e rami, lieve, potrebbe essere una volpe o un capriolo, o magari il motivo per cui sono venuto fin qui, qualcuno che ci guardi, che la ammiri, che la desideri.
La faccio alzare, si appoggia contro un albero, le braccia tese e le mani sulla corteccia, il busto piegato a novanta. Le sollevo la gonna, sposto le mutandine bianche, me lo tiro fuori. Vedere quel suo stupendo culo chiaro, tondo, quella fica fradicia, rasata con solo un ciuffettino di pelo ordinato mi fa uscire di testa, mi eccita da morire. E spero di non esser l’unico e godersi quello spettacolo.
La penetro, la sento calda, accogliente, mi muovo e la sento reagire, gemere. Si era tolta il maglioncino camminado, quindi aveva solo mal maglietta bianca. Sento di nuovo un fruscio tra gli alberi ma non posso girarmi a guardare, ma sperando che sia qualcuno le tiro su la maglietta, fin sopra le tette, palpeggiandole e stimolandole, andiamo avanti così per un po’, finché non la sento avere un orgasmo, sento le pareti della vagina contrarsi, le gambe tremare, è una sensazione travolgente ma resisto per non venire. Appena finisce di di venire la giro, la bacio e le tolgo la maglietta, mi sdraio sulla coperta e la faccio mettere sopra di me. Comincia a cavalcarmi, le slaccio in reggiseno, lasciando quelle stupende tettone nude, esposte, alla vista di chiunque sia qui con noi a guardarle, a desiderarle, a volerle e a masturbarsi aamirandole. Allo stesso modo sollevo la gonna lasciando il culo scoperto, mentre va su e giù e io entro ed esco dalla sua vagina. In breve la sento venire ancora, non resisto oltre e vengo anch’io, una lunga serie di fiotti di sperma caldo che si riversano dentro di lei, nel profondo, riempiendola, allagandola.
Si alza facendomi uscire, prendendo i fazzoletti per pulirsi, ma no la prima di passarsi un dito la sotto, raccogliere un pochino di sperma e metterselo in bocca con un sorriso.
Per contatti antigone2025@libero.it
Era una calda giornata di fine aprile, la primavera era ormai sbocciata, i colori erano dappertutto.
Ho 43 anni, sono sposato da molto, un matrimonio felice, stabile, sereno. Lei è mia coetanea, una bella donna di poco più di un metro e sessanta, che si porta bene i suoi anni, pelle molto chiara, lunghissimi capelli scuri, un bel culotto tondo e sodo, ma soprattutto due tette spettacolari, una quinta abbondante che ancora sfida la gravità, con i capezzoli rosa da succhiare e mordere.
Qualche sera prima di ciò che vi sto per raccontare scambiavo qualche messaggio con un’amica riguardo i tempi della gioventù in cui non si perdeva occasione per farlo, spesso in macchina o all’aperto, e sul fatto che, nonostante un’ovvia ritrosia iniziale, tutto sommato essere spiati da qualcuno in quel momento faccia sentire una donna desiderata, bella, sexy. Del resto, come si suol dire, un’erezione è sempre un complimento sincero.
Rimuginando su quelle parole pochi giorni dopo ho organizzato una cosa, niente di che, un pomeriggio sui monti seguito da una cena in una trattoria di campagna, cosa che tra l’altro facciamo abbastanza spesso, meteo permettendo. Questa volta però volevo qualcosa di più…
Già prima di partire da casa comincio a stuzzicarla, niente di che, qualche battutina. Lei si prepara con degli anfibi alti, a prova di fango, una gonna più o meno al ginocchio, maglietta e un maglioncino. In macchina ogni tanto la mano cade sulle gambe bianche, una toccatina veloce, a volte solo il ginocchio, a volte un po più su. Non ci fa più di tanto caso, il punto è che sono un porco e non passa giorno in cui non cerchi di scoparla, quindi a certi approcci è abituata.
Arriviamo a destinazione dopo quasi un’ora, un bel lago azzurro immerso tra i monti e i boschi, ancora abbastanza poco frequentato, ma che tra qualche mese si riempirà di turisti ed escursionisti. Ci incamminiamo lentamente lungo il sentiero che lo costeggia per una ventina di chilometri, è un percorso che conosciamo bene e sappiamo già dove fermarci, infatti arrivati ad un certo punto deviamo prendendo un viottolo poco battuto che porta ad una piccola radura assolata, tranquilla e silenziosa. Butto un plaid sull’erba, ci sdraiamo per rilassarci un pochino, si sta bene, fa caldo ma non troppo, l’unico rumore che sentiamo è quello degli uccellini che cinguettano indaffarati nelle loro questioni primaverili.
Naturalmente passa poco che comincio a provocarla, una carezza, una palpata, poi un bacio, lungo, dolce, mi piace sentire la sua lingua che guizza nella mia bocca, giocosa, allegra. Una cosa tira l’altra e poco dopo ho una mano nelle sue mutandine e una nel reggiseno, e vi assicuro che anche dopo tanto tempo mi piace sempre quello che sto toccando. Accarezzo il clitoride, le grandi labbra, disegno cerchi concentrici delicati, poi una pressione più forte nel punto giusto, un accenno di penetrazione e subito di nuovo fuori, sfiorando, ascoltando, mentre soppeso quel seno pesante, sodo, fresco, stringo il capezzolo, lo accarezzo.
Sento che è un lago, allarga istintivamente le gambe, ne approfitto per cambiare posizione alla mano, toccarla meglio, toccarla di più.
Sento un rumore tra gli alberi, un fruscio di foglie e rami, lieve, potrebbe essere una volpe o un capriolo, o magari il motivo per cui sono venuto fin qui, qualcuno che ci guardi, che la ammiri, che la desideri.
La faccio alzare, si appoggia contro un albero, le braccia tese e le mani sulla corteccia, il busto piegato a novanta. Le sollevo la gonna, sposto le mutandine bianche, me lo tiro fuori. Vedere quel suo stupendo culo chiaro, tondo, quella fica fradicia, rasata con solo un ciuffettino di pelo ordinato mi fa uscire di testa, mi eccita da morire. E spero di non esser l’unico e godersi quello spettacolo.
La penetro, la sento calda, accogliente, mi muovo e la sento reagire, gemere. Si era tolta il maglioncino camminado, quindi aveva solo mal maglietta bianca. Sento di nuovo un fruscio tra gli alberi ma non posso girarmi a guardare, ma sperando che sia qualcuno le tiro su la maglietta, fin sopra le tette, palpeggiandole e stimolandole, andiamo avanti così per un po’, finché non la sento avere un orgasmo, sento le pareti della vagina contrarsi, le gambe tremare, è una sensazione travolgente ma resisto per non venire. Appena finisce di di venire la giro, la bacio e le tolgo la maglietta, mi sdraio sulla coperta e la faccio mettere sopra di me. Comincia a cavalcarmi, le slaccio in reggiseno, lasciando quelle stupende tettone nude, esposte, alla vista di chiunque sia qui con noi a guardarle, a desiderarle, a volerle e a masturbarsi aamirandole. Allo stesso modo sollevo la gonna lasciando il culo scoperto, mentre va su e giù e io entro ed esco dalla sua vagina. In breve la sento venire ancora, non resisto oltre e vengo anch’io, una lunga serie di fiotti di sperma caldo che si riversano dentro di lei, nel profondo, riempiendola, allagandola.
Si alza facendomi uscire, prendendo i fazzoletti per pulirsi, ma no la prima di passarsi un dito la sotto, raccogliere un pochino di sperma e metterselo in bocca con un sorriso.
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