Serata di ordinaria follia
di
simonella
genere
saffico
Questa sera ho dovuto trattenermi a scuola oltre l’orario delle lezioni.
Avevo diversi documenti da sistemare e non volevo proprio tornare a casa con un pesante fardello sotto il braccio. Così ho chiesto al bidello di lasciarmi rimanere in classe almeno fino a quando lui non avesse terminato le pulizie.
Ovviamente, quando sono uscita, faceva buio. Dopo avere ringraziato il bidello, mi sono affrettata, non senza qualche timore, verso il parcheggio, abbastanza distante dal mio liceo. è una zona piuttosto tranquilla, quella dove sorge la scuola, ma anche piuttosto pericolosa, durante le ore serali, in quanto non vi sono molte abitazioni, nè negozi e tanto meno dei bar o dei ristoranti. Diciamo che è una zona periferica della città, piuttosto malconcia, poco illuminata e, probabilmente, frequentata da personaggi poco raccomandabili durante la notte.
La mia auto era ancora piuttosto lontana ed ho affrettato il passo, per timore di fare brutti incontri. Ormai intravvedevo il parcheggio semi deserto, ed ho silenziosamente desiderato l’istante in cui sarei salita in macchina per tornare in fretta verso la mia casa accogliente, calda e ben illuminata. D’improvviso ho percepito dei passi alle mie spalle. Affrettando la mia fuga, estremamente preoccupata, ho guardato dietro di me, senza farmi notare, ed ho scorto due paia di gambe femminili. Fortunatamente non si tratta di qualche teppista o di qualche extracomunitario affamato di sesso, credo di aver pensato. Erano solo due ragazze. La cosa che subito mi è sembrata anomala era il fatto che le due ragazze, stranamente, non chiacchierassero tra loro. Sembrava, anzi, che allungassero il loro passo, che ticchettava sul marciapiede grazie a degli stivali dal tacco vertiginoso, per raggiungermi. Ho pensato di essere una visionaria. Ma improvvisamente mi sono sentita raggiunta dalle due, che mi hanno presa ciascuna per un braccio spintonandomi in modo scortese. Stavo per protestare e divincolarmi quando ho riconosciuto, nelle ragazze, le mie allieve del quinto anno, Sara B. ed Alice F.
Senza che mi lasciassero il tempo di protestare e neppure di parlare, mi hanno trascinata verso una struttura che sorge accanto al parcheggio, un vecchio capannone abbandonato, da tempo in disuso. Durante il tragitto brevissimo ho udito le loro voci, come in un incubo.
-Eccola qui la nostra cara prof.
-Adesso ti faremo divertire per benino, sai?
-Credi che non abbiamo notato come ci guardi quando indossiamo la minigonna?
-Ti abbiamo vista quando ci spii dentro la scollatura delle magliette o guardi i nostri capezzoli che spuntano da sotto i vestiti.
-Abbiamo capito che ti piacciono le ragazze belle e giovani come noi due.
-E anche tu sei una bella donna, e stasera ci divertiremo, vero prof ?
Il loro sguardo è lascivo, le parole sono pronunciate con durezza e decisione, le braccia che mi hanno afferrata mi tengono saldamente, senza possibilità di scampo.
Per fortuna l’oscurità deve avere nascosto il rossore che si è immediatamente diffuso sul mio viso. Ciò che dicevano quelle due era tutto vero, anzi verissimo. Avevo spesso indugiato ad osservare quanto fossero belle e che aria da porche avessero. Avevo intuito che fra loro due ci fosse un rapporto abbastanza perverso, i loro atteggiamenti erano sempre volutamente provocatori ed una volta le avevo sorprese in bagno mentre si baciavano con la lingua, in modo inequivocabilmente lesbico. Mi davano parecchi problemi, a scuola. Studiare non era esattamente la loro passione ed il comportamento era stato spesso tema di discussione fra noi insegnanti. Indossavano sempre abiti attillati e scollati, gonne cortissime e non facevano che provocare gli insegnanti e gli stessi compagni di classe con atteggiamenti molto lascivi, ai limiti della decenza. Ciò non toglie che, al di là del rendimento scolastico, entrambe mi piacessero un sacco e, da quando le avevo sorprese in bagno, non nego di essermi eccitata moltissimo immaginandole a letto insieme, intente a scambiarsi baci ed effusioni. In pochi istanti eccomi spintonata all’interno del capannone. Le due mi tengono saldamente per le braccia e mi accompagnano ora verso alcuni scatoloni di cartone abbandonati a terra. Mi costringono a sedere su uno degli scatoloni, che evidentemente contiene qualche cosa, altrimenti non reggerebbe il peso. Sono muta ed immobile. Pur temendo ciò che sta per accadere, lo desidero in modo perverso e sento il mio cuore accellerare in modo esagerato. Alice, la biondina tutto pepe, dai lunghissimi capelli biondo cenere, mi aggredisce per prima strappandomi la giacca e la camicia. Afferra poi il mio reggiseno e lo tira verso l’alto, in modo da poter ammirare le mie tette abbondanti, libere e nude, sulle quali si getta con la bocca a succhiare con forza entrambi i capezzoli.
Sento la voce dell’amica Sara che la spinge e la eccita.
-Dai, da brava, succhia per bene le tette a questa troia, falle vedere quanto sei brava e quanto sai far godere una femmina.
Mentre Alice mi prende in bocca i seni, li strizza fra i denti, li succhia e li lecca senza sosta, sento le mani di Sara afferrare la lampo della mia gonna e strattonare con forza. La gonna risale sui miei fianchi ed in breve mi viene strappato lo slip. Mi sento impotente davanti alla frenetica lussuria di queste due giovani vogliose. Sono completamente in balia delle loro pazzie e dei loro vizi, ma non mi ribello poiché anche io obbedisco all’estremo desiderio di essere posseduta dalle due ragazze. Sono in un capannone dismesso, nella semi oscurità, seduta su uno scatolone, ho la camicia e la giacca aperte, il seno nudo, la gonna arrotolata sui fianchi e sono senza slip. Le due si stanno spogliando velocemente ed altrettanto freneticamente. I loro corpi sono statuari, entrambe sono piuttosto alte e snelle, entrambe hanno dei seni magnifici, turgidi e sodi, gambe lunghe e perfette, capelli sciolti sulle spalle. Sto per essere violentata da due giovani donne. Non credevo che ciò avrebbe mai potuto accadermi, eppure sta succedendo proprio a me.
Ora Sara si inginocchia davanti a me e si getta letteralmente fra le mie cosce. Alice si sdraia a faccia in sù sotto l’amica ed immagino, dai gemiti di Sara, che già abbia iniziato ad insinuare la sua lingua dentro la fica dell’amica. Le due non smettono di insultarmi. -Apri bene la tua fica, bella professoressa sporcacciona, e ti farò sentire quanto sono brava a farti godere. Sara lambisce quasi con violenza la mia intimità, mi fruga dentro con la sua lingua esperta e mi strappa subito un gemito sommesso.
- Guarda un pò la nostra prof come gode, come le piace essere leccata. La lingua di Sara è decisamente stratosferica ed io mi lascio andare al piacere, alla lussuria vergognosa che essa scatena in me. Sento mugolare la sua voce dentro la mia intimità violata. Certamente Alice la sta facendo godere, da sotto, con abili colpi di lingua.
Pochi istanti e dentro il capannone si odono solo gemiti, mugolii, sospiri. Vengo in modo violento dentro la bocca di Sara, ancora non ho finito di godere ed ecco che Alice si alza, prende il posto dell’amica fra le mie cosce. Si china su di me rimanendo in piedi, mi rendo conto che Sara scivola alle sue spalle e prende a leccarle il culetto aperto e scuro. Alice geme, insulta la sua amica e contemporaneamente mi scopa infilandomi completamente, per quanto sia possibile, la sua lingua in fica. Non posso trattenermi e mi lascio andare al nuovo piacere. Ma le due si muovono con foga, quasi con furia. Sono paragonabili a due belve. Presto Alice si stacca dalla mia fica, si mette in piedi al mio fianco e sale a mordere i miei seni, carezzandoli con violenza. Mi strappa urla di piacere e di dolore. Sara, ora seduta davanti a me, succhia con malcelata lussuria le sue dita, poi ne infila tre, forse quattro, violentemente dentro di me. Si muove a scatti, sta simulando un coito e, senza smettere di insultarmi, mi fa ben presto godere di nuovo.
Sono stremata, godo in modo vergognoso e vorrei che questo gioco non finisse mai. Ormai non tento neppure di fingere disagio, mi rendo conto di avere perso ogni pudore e giaccio semi sdraiata di traverso sullo scatolone, con le cosce divaricate e le tette nude, in balia del piacere immenso che mi prende. Una delle due si ferma e si aggira per il capannone, sembra in cerca di qualcosa che non riesce a trovare, intanto Sara continua a chiavarmi con le dita, che ormai sono tremendamente bagnate, a causa dei miei umori. Le sento scivolare dentro con sempre maggiore violenza, sento anche dolore perché ormai credo che la ragazza sia vicina ad introdurre quasi tutta la sua mano dentro di me. Ecco Alice che torna trionfante dalla sua perlustrazione, impugna due attrezzi. Uno è indubbiamente il manico di una grossa mazza, ormai priva di lama e l’altro sembra una vecchia bomboletta di gas, forse usata per ricaricare qualche attrezzo. Alice mostra a Sara i suoi giocattoli con orgoglio. Io temo che le due vogliano infilarmi dentro quelle cose gigantesche, ed ho un brivido. Ma nel contempo percepisco la mia fica che ha un sussulto perché, malgrado la dimensione, lei ha tanta voglia di essere sfondata da quel ben di dio. Non devo attendere molto. Alice mi impone con autorevolezza di poggiare il mio ventre sullo scatolone e di mostrarle il culetto. Obbedisco, ipnotizzata dalla magia di quella piccola, grande troia.
Subito percepisco una mano che mi esplora in profondità la fica e, dopo avere constatato che sono abbondantemente bagnata, sento che mi viene spinta dentro quella specie di bomboletta. Mi apro il più possibile per non sentire dolore ed agevolare la penetrazione. Percepisco per poco il freddo metallo di quel cazzo enorme, poi il mio calore lo riscalda, i miei umori lo bagnano e presto sento l’intera fica dilatata e riempita da quell’oggetto, che ora si muove su e giù, violentandomi.
Poco dopo, mentre già sto godendo per quel movimento violento e forte, sento una lingua leccare il mio buchetto posteriore, sento che esso viene ben insalivato e attendo, con ansia, paura, brama. Presto sento il manico di legno entrare da dietro, farsi strada ruotando un pochino, infine spingersi dentro fino a farmi urlare.
Ora ho due cazzi che mi stanno scopando e la bocca di Alice, china su di me che mi esplora la bocca, i denti, mi fruga tutta in cerca della lingua. Rispondo al bacio con ingordigia, senza trattenere i gemiti di piacere immenso che mi scaturiscono dalla bocca in modo quasi selvaggio. I colpi si fanno più violenti e forti. Le voci sono eccitate, e confuse. –Godi, godi, troia infinita, fatti scopare dalle tue brave studentesse. E vieni, vieni, facci sentire come vieni, coraggio zoccola.
Ed io non mi faccio pregare e vengo, vengo senza freni, mi rendo conto di spruzzare quasi del liquido, che sento colare sulle cosce, grido, ansimo, mi accascio sullo scatolone quando finalmente le due aguzzine sono soddisfatte e mi danno un pò di tregua. Sono semi sdraiata sullo scatolone, i cazzi, ancora in parte dentro di me, ora scivolano a terra con un rumore che mi fa sussultare. La mia fica è dolorante, il mio buchetto è distrutto, ma non ho mai goduto così tanto e così a lungo.
Ma la mia notte di follie è solo all’inizio. Ora le due ragazze vogliono divertirsi in un altro modo. Mentre Sara si masturba con la bomboletta, mi dà ordini ed io devo chinarmi a leccare Alice, che si offre, aperta e caldissima, con la fica depilata e dilatata, ai colpi della mia lingua. Sono esausta quando finalmente la sento venirmi in bocca, mi dolgono le labbra, i muscoli del viso non li sento più, ma ora è Sara che mi si offre, aperta e nuda e devo riprendere a leccare, leccare, leccare. Le sue dita tengono aperte le labbra per fare in modo che io la lecchi come si deve e in profondità. La mano di Sara mi afferra i capelli e mi costringe a leccare su e giù, laddove la sua voglia e la sua mano mi guidino. Sono a pezzi. Sono stravolta dal piacere e dalla lussuria, ma continuo senza tregua a seguire i movimenti della sua mano che mi strappa i capelli. Le succhio il clitoride, quasi facessi un pompino ad un cazzetto, le strappo gemiti di godimento, la scopo con tutta la lingua, come lei ha fatto con me e, finalmente, bevo con avidità il succo che sento riempirmi la bocca. Mi lascio andare, stremata sul pavimento. Non ho la forza di guardarmi intorno, anche se sento le due ragazze muoversi intorno a me. Quando mi rendo conto di essere sola, mi alzo a fatica, mi rassetto in qualche modo e mi avvio verso il parcheggio. Sono senza mutandine. Sono rimaste laggiù, abbandonate fra gli scatoloni, intrise di umori, insieme alla bomboletta ed al manico di legno ancora bagnato dalla mia insaziabile micetta.
Avevo diversi documenti da sistemare e non volevo proprio tornare a casa con un pesante fardello sotto il braccio. Così ho chiesto al bidello di lasciarmi rimanere in classe almeno fino a quando lui non avesse terminato le pulizie.
Ovviamente, quando sono uscita, faceva buio. Dopo avere ringraziato il bidello, mi sono affrettata, non senza qualche timore, verso il parcheggio, abbastanza distante dal mio liceo. è una zona piuttosto tranquilla, quella dove sorge la scuola, ma anche piuttosto pericolosa, durante le ore serali, in quanto non vi sono molte abitazioni, nè negozi e tanto meno dei bar o dei ristoranti. Diciamo che è una zona periferica della città, piuttosto malconcia, poco illuminata e, probabilmente, frequentata da personaggi poco raccomandabili durante la notte.
La mia auto era ancora piuttosto lontana ed ho affrettato il passo, per timore di fare brutti incontri. Ormai intravvedevo il parcheggio semi deserto, ed ho silenziosamente desiderato l’istante in cui sarei salita in macchina per tornare in fretta verso la mia casa accogliente, calda e ben illuminata. D’improvviso ho percepito dei passi alle mie spalle. Affrettando la mia fuga, estremamente preoccupata, ho guardato dietro di me, senza farmi notare, ed ho scorto due paia di gambe femminili. Fortunatamente non si tratta di qualche teppista o di qualche extracomunitario affamato di sesso, credo di aver pensato. Erano solo due ragazze. La cosa che subito mi è sembrata anomala era il fatto che le due ragazze, stranamente, non chiacchierassero tra loro. Sembrava, anzi, che allungassero il loro passo, che ticchettava sul marciapiede grazie a degli stivali dal tacco vertiginoso, per raggiungermi. Ho pensato di essere una visionaria. Ma improvvisamente mi sono sentita raggiunta dalle due, che mi hanno presa ciascuna per un braccio spintonandomi in modo scortese. Stavo per protestare e divincolarmi quando ho riconosciuto, nelle ragazze, le mie allieve del quinto anno, Sara B. ed Alice F.
Senza che mi lasciassero il tempo di protestare e neppure di parlare, mi hanno trascinata verso una struttura che sorge accanto al parcheggio, un vecchio capannone abbandonato, da tempo in disuso. Durante il tragitto brevissimo ho udito le loro voci, come in un incubo.
-Eccola qui la nostra cara prof.
-Adesso ti faremo divertire per benino, sai?
-Credi che non abbiamo notato come ci guardi quando indossiamo la minigonna?
-Ti abbiamo vista quando ci spii dentro la scollatura delle magliette o guardi i nostri capezzoli che spuntano da sotto i vestiti.
-Abbiamo capito che ti piacciono le ragazze belle e giovani come noi due.
-E anche tu sei una bella donna, e stasera ci divertiremo, vero prof ?
Il loro sguardo è lascivo, le parole sono pronunciate con durezza e decisione, le braccia che mi hanno afferrata mi tengono saldamente, senza possibilità di scampo.
Per fortuna l’oscurità deve avere nascosto il rossore che si è immediatamente diffuso sul mio viso. Ciò che dicevano quelle due era tutto vero, anzi verissimo. Avevo spesso indugiato ad osservare quanto fossero belle e che aria da porche avessero. Avevo intuito che fra loro due ci fosse un rapporto abbastanza perverso, i loro atteggiamenti erano sempre volutamente provocatori ed una volta le avevo sorprese in bagno mentre si baciavano con la lingua, in modo inequivocabilmente lesbico. Mi davano parecchi problemi, a scuola. Studiare non era esattamente la loro passione ed il comportamento era stato spesso tema di discussione fra noi insegnanti. Indossavano sempre abiti attillati e scollati, gonne cortissime e non facevano che provocare gli insegnanti e gli stessi compagni di classe con atteggiamenti molto lascivi, ai limiti della decenza. Ciò non toglie che, al di là del rendimento scolastico, entrambe mi piacessero un sacco e, da quando le avevo sorprese in bagno, non nego di essermi eccitata moltissimo immaginandole a letto insieme, intente a scambiarsi baci ed effusioni. In pochi istanti eccomi spintonata all’interno del capannone. Le due mi tengono saldamente per le braccia e mi accompagnano ora verso alcuni scatoloni di cartone abbandonati a terra. Mi costringono a sedere su uno degli scatoloni, che evidentemente contiene qualche cosa, altrimenti non reggerebbe il peso. Sono muta ed immobile. Pur temendo ciò che sta per accadere, lo desidero in modo perverso e sento il mio cuore accellerare in modo esagerato. Alice, la biondina tutto pepe, dai lunghissimi capelli biondo cenere, mi aggredisce per prima strappandomi la giacca e la camicia. Afferra poi il mio reggiseno e lo tira verso l’alto, in modo da poter ammirare le mie tette abbondanti, libere e nude, sulle quali si getta con la bocca a succhiare con forza entrambi i capezzoli.
Sento la voce dell’amica Sara che la spinge e la eccita.
-Dai, da brava, succhia per bene le tette a questa troia, falle vedere quanto sei brava e quanto sai far godere una femmina.
Mentre Alice mi prende in bocca i seni, li strizza fra i denti, li succhia e li lecca senza sosta, sento le mani di Sara afferrare la lampo della mia gonna e strattonare con forza. La gonna risale sui miei fianchi ed in breve mi viene strappato lo slip. Mi sento impotente davanti alla frenetica lussuria di queste due giovani vogliose. Sono completamente in balia delle loro pazzie e dei loro vizi, ma non mi ribello poiché anche io obbedisco all’estremo desiderio di essere posseduta dalle due ragazze. Sono in un capannone dismesso, nella semi oscurità, seduta su uno scatolone, ho la camicia e la giacca aperte, il seno nudo, la gonna arrotolata sui fianchi e sono senza slip. Le due si stanno spogliando velocemente ed altrettanto freneticamente. I loro corpi sono statuari, entrambe sono piuttosto alte e snelle, entrambe hanno dei seni magnifici, turgidi e sodi, gambe lunghe e perfette, capelli sciolti sulle spalle. Sto per essere violentata da due giovani donne. Non credevo che ciò avrebbe mai potuto accadermi, eppure sta succedendo proprio a me.
Ora Sara si inginocchia davanti a me e si getta letteralmente fra le mie cosce. Alice si sdraia a faccia in sù sotto l’amica ed immagino, dai gemiti di Sara, che già abbia iniziato ad insinuare la sua lingua dentro la fica dell’amica. Le due non smettono di insultarmi. -Apri bene la tua fica, bella professoressa sporcacciona, e ti farò sentire quanto sono brava a farti godere. Sara lambisce quasi con violenza la mia intimità, mi fruga dentro con la sua lingua esperta e mi strappa subito un gemito sommesso.
- Guarda un pò la nostra prof come gode, come le piace essere leccata. La lingua di Sara è decisamente stratosferica ed io mi lascio andare al piacere, alla lussuria vergognosa che essa scatena in me. Sento mugolare la sua voce dentro la mia intimità violata. Certamente Alice la sta facendo godere, da sotto, con abili colpi di lingua.
Pochi istanti e dentro il capannone si odono solo gemiti, mugolii, sospiri. Vengo in modo violento dentro la bocca di Sara, ancora non ho finito di godere ed ecco che Alice si alza, prende il posto dell’amica fra le mie cosce. Si china su di me rimanendo in piedi, mi rendo conto che Sara scivola alle sue spalle e prende a leccarle il culetto aperto e scuro. Alice geme, insulta la sua amica e contemporaneamente mi scopa infilandomi completamente, per quanto sia possibile, la sua lingua in fica. Non posso trattenermi e mi lascio andare al nuovo piacere. Ma le due si muovono con foga, quasi con furia. Sono paragonabili a due belve. Presto Alice si stacca dalla mia fica, si mette in piedi al mio fianco e sale a mordere i miei seni, carezzandoli con violenza. Mi strappa urla di piacere e di dolore. Sara, ora seduta davanti a me, succhia con malcelata lussuria le sue dita, poi ne infila tre, forse quattro, violentemente dentro di me. Si muove a scatti, sta simulando un coito e, senza smettere di insultarmi, mi fa ben presto godere di nuovo.
Sono stremata, godo in modo vergognoso e vorrei che questo gioco non finisse mai. Ormai non tento neppure di fingere disagio, mi rendo conto di avere perso ogni pudore e giaccio semi sdraiata di traverso sullo scatolone, con le cosce divaricate e le tette nude, in balia del piacere immenso che mi prende. Una delle due si ferma e si aggira per il capannone, sembra in cerca di qualcosa che non riesce a trovare, intanto Sara continua a chiavarmi con le dita, che ormai sono tremendamente bagnate, a causa dei miei umori. Le sento scivolare dentro con sempre maggiore violenza, sento anche dolore perché ormai credo che la ragazza sia vicina ad introdurre quasi tutta la sua mano dentro di me. Ecco Alice che torna trionfante dalla sua perlustrazione, impugna due attrezzi. Uno è indubbiamente il manico di una grossa mazza, ormai priva di lama e l’altro sembra una vecchia bomboletta di gas, forse usata per ricaricare qualche attrezzo. Alice mostra a Sara i suoi giocattoli con orgoglio. Io temo che le due vogliano infilarmi dentro quelle cose gigantesche, ed ho un brivido. Ma nel contempo percepisco la mia fica che ha un sussulto perché, malgrado la dimensione, lei ha tanta voglia di essere sfondata da quel ben di dio. Non devo attendere molto. Alice mi impone con autorevolezza di poggiare il mio ventre sullo scatolone e di mostrarle il culetto. Obbedisco, ipnotizzata dalla magia di quella piccola, grande troia.
Subito percepisco una mano che mi esplora in profondità la fica e, dopo avere constatato che sono abbondantemente bagnata, sento che mi viene spinta dentro quella specie di bomboletta. Mi apro il più possibile per non sentire dolore ed agevolare la penetrazione. Percepisco per poco il freddo metallo di quel cazzo enorme, poi il mio calore lo riscalda, i miei umori lo bagnano e presto sento l’intera fica dilatata e riempita da quell’oggetto, che ora si muove su e giù, violentandomi.
Poco dopo, mentre già sto godendo per quel movimento violento e forte, sento una lingua leccare il mio buchetto posteriore, sento che esso viene ben insalivato e attendo, con ansia, paura, brama. Presto sento il manico di legno entrare da dietro, farsi strada ruotando un pochino, infine spingersi dentro fino a farmi urlare.
Ora ho due cazzi che mi stanno scopando e la bocca di Alice, china su di me che mi esplora la bocca, i denti, mi fruga tutta in cerca della lingua. Rispondo al bacio con ingordigia, senza trattenere i gemiti di piacere immenso che mi scaturiscono dalla bocca in modo quasi selvaggio. I colpi si fanno più violenti e forti. Le voci sono eccitate, e confuse. –Godi, godi, troia infinita, fatti scopare dalle tue brave studentesse. E vieni, vieni, facci sentire come vieni, coraggio zoccola.
Ed io non mi faccio pregare e vengo, vengo senza freni, mi rendo conto di spruzzare quasi del liquido, che sento colare sulle cosce, grido, ansimo, mi accascio sullo scatolone quando finalmente le due aguzzine sono soddisfatte e mi danno un pò di tregua. Sono semi sdraiata sullo scatolone, i cazzi, ancora in parte dentro di me, ora scivolano a terra con un rumore che mi fa sussultare. La mia fica è dolorante, il mio buchetto è distrutto, ma non ho mai goduto così tanto e così a lungo.
Ma la mia notte di follie è solo all’inizio. Ora le due ragazze vogliono divertirsi in un altro modo. Mentre Sara si masturba con la bomboletta, mi dà ordini ed io devo chinarmi a leccare Alice, che si offre, aperta e caldissima, con la fica depilata e dilatata, ai colpi della mia lingua. Sono esausta quando finalmente la sento venirmi in bocca, mi dolgono le labbra, i muscoli del viso non li sento più, ma ora è Sara che mi si offre, aperta e nuda e devo riprendere a leccare, leccare, leccare. Le sue dita tengono aperte le labbra per fare in modo che io la lecchi come si deve e in profondità. La mano di Sara mi afferra i capelli e mi costringe a leccare su e giù, laddove la sua voglia e la sua mano mi guidino. Sono a pezzi. Sono stravolta dal piacere e dalla lussuria, ma continuo senza tregua a seguire i movimenti della sua mano che mi strappa i capelli. Le succhio il clitoride, quasi facessi un pompino ad un cazzetto, le strappo gemiti di godimento, la scopo con tutta la lingua, come lei ha fatto con me e, finalmente, bevo con avidità il succo che sento riempirmi la bocca. Mi lascio andare, stremata sul pavimento. Non ho la forza di guardarmi intorno, anche se sento le due ragazze muoversi intorno a me. Quando mi rendo conto di essere sola, mi alzo a fatica, mi rassetto in qualche modo e mi avvio verso il parcheggio. Sono senza mutandine. Sono rimaste laggiù, abbandonate fra gli scatoloni, intrise di umori, insieme alla bomboletta ed al manico di legno ancora bagnato dalla mia insaziabile micetta.
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