Sperimentare (Capitolo 1)

di
genere
gay

Odiavo le lezioni di scienze, forse più di quanto odiavo le lezioni in palestra. Almeno in palestra potevo guardare i corpi nudi dei miei compagni di scuola. A scienze dovevo sezionare una rana o prendere in mano lombrichi. Era una cosa sporca.
Un giorno siamo arrivati al capitolo sesso, no, volevo dire riproduzione. Mi venne da sbadigliare perché in quello non c’era più niente di nuovo da imparare. I miei genitori erano dottori ed io sapevo tutto dal primo giorno sul “miracolo della vita”. Sono figlio unico ed i miei genitori erano stati sempre candidi, se non clinici, su più cose incluso il sesso.
La nostra classe doveva comunque sopportare un film (eravamo nei primi anni 70) che mostrava le varie forme di riproduzione della vita. Pensai che ero l'unica persona nella stanza che avesse notato che un feto di pollo assomigliava stranamente ad una creatura umana e viceversa. Mi stravaccai sulla sedia del mio banco, queste erano dopo tutto vecchie notizie.
Il giorno seguente, quando tutte le donne erano state allontanate dalla classe, capii cosa sarebbe successo; si sarebbe parlato di “sesso”. Certamente l’insegnante si sarebbe messo in piedi dietro la cattedra, si sarebbe schiarito la voce ed avrebbe intonato: “Ragazzi, è ora che sappiate quello che sta accadendo ai vostri corpi.” Spostò a fatica le sue carte mentre il mio compagno ridacchiava vicino a me. Per i novanta minuti seguenti dovevo ascoltare le cazzate da libro di testo del come stavo diventando un uomo, come non mettere incinta la mia ragazza, cosa fare quando avevo l’ “urgenza”.
Merda, io avevo avuto quell’urgenza quando avevo 12 anni, la prima volta che ebbi una grande erezione.

Tommy mi si avvicinò sul campo di pallacanestro dopo la scuola e disse: “Che merda, eh?”
“Cosa?”
“Il discorso del professore.”
“Oh, roba inutile.”
“Cosa vuoi dire?” Gli dissi che non avevo imparato niente di nuovo, sapevo già tutto.
Tommy divenne cospiratore; si guardò intorno e poi mi bisbigliò nell’orecchio “Realmente?”
Io accennai col capo e l'invitai a casa mia. Lo portai nella mia camera da letto e gli chiesi se avesse mai fatto sesso. Lui scosse la testa, dicendo di no.
“Vuoi fare un piccolo esperimento con me?” Gli chiesi.
Tommy accennò col capo ma si guardò intorno come se fosse ancora all'aperto a scuola.
“Ok, togliti i vestiti.”
Cominciai col far scivolare via la giacca lanciandola attraverso la stanza. Continuai aprendo i bottoni della camicia. Guardavo Tommy mentre lo facevo, sfidandolo con lo sguardo e fare come me. Non lo fece ma si leccò le labbra. Capii che voleva che qualche cosa accadesse.
Tommy poi mi sorprese; gettò via la giacca e quasi letteralmente si strappò la camicia. Sorrisi mentre guardavo il suo torace pallido sollevarsi, le sue giovani costole spingevano contro il suo torso. Allungai una mano per toccarlo e lui tremò quando le mie dita lo raggiunsero.
“Sto solo sperimentando.” dissi.
Tommy accennò col capo. Prese la mia camicia per il colletto e la strappò via. Poi le sue dita cominciarono a copiare quello che stavo facendo a lui.
Essere toccato da Tommy era magnifico. Io potevo essere piuttosto ben informato, ma tutta la mia cultura era, come ho detto, clinica.
Presi la faccia di Tommy e vi incollai la mia; sì, lo baciai, lo volevo. E lui mi rese il bacio. Tenemmo le labbra chiuse; cosa diavolo dovevamo sapere?
Eravamo due ragazzi eccitati, soli in casa mia a torso nudo. Cosa sarebbe successo?
Naturalmente io presi i pantaloni di Tommy e li aprii, glieli tirai giù insieme alle mutande bianche. La sua graziosa erezione gli schiaffeggiò la pancia. Lo spinsi sopra il letto, immediatamente presi il suo uccello in bocca e lo succhiai. Succhiai con tutta la mia forza e lui mi ricompensò con un boccone di sperma.
Alzai la faccia dal suo inguine e mi asciugai le labbra. “Yum!” Dissi.
Tommy mi fece rotolare sulla schiena, mi tolse pantaloni e mutande e prese il mio cazzo nella sua bocca. Ero così eccitato dall'aver succhiato che mi ci volle solamente un minuto per sparare il mio carico.
Mentre lui si leccava le labbra e si sdraiava accanto a me dissi: “E’ stato un bell’esperimento!”
“Sì, lo è stato.”
Tommy ed io “sperimentammo” regolarmente dopo quella prima volta. Di solito lo facevamo nella mia stanza ma succedeva che avessimo un’“urgenza” improvvisa ed allora dovevamo trovare un luogo appartato. Ci succhiammo una volta nel garage di Tommy, in un angolo dello spogliatoio un paio di volte. Quegli esperimenti resero grande quell’anno scolastico.
La famiglia di Tommy si spostava a nord ogni anno per i mesi estivi. Pensai che avrei dovuto accontentarmi del mio pugno e del mio palmo fino a che, all'inizio di luglio una famiglia nuova si trasferì due porte dopo di noi. Siccome mia madre era abituata a dare il benvenuto ai nuovi vicini, li conoscemmo rapidamente. C'erano tre ragazzi nella loro famiglia ed uno aveva la mia età. Il suo nome era Danny ed avrebbe frequentato lo stesso liceo di Tommy e mio. Siccome Danny non conosceva nessuno, lo presi con me per mostrargli i dintorni. Passammo insieme molto tempo quando lui non aiutava la sua famiglia in negozio.
Un venerdì sera d’agosto andammo al cinema. Comprammo i biglietti per vedere “L’avventura del Poseidon” ma invece scivolammo a vedere “Il Padrino.” Sedemmo nell’ultima fila e ci stupimmo della violenza del film. Durante la scena dove Sonny fotte la donna da dietro mi accorsi che mi veniva duro. Poi notai che Danny si stava contorcendo sul suo sedile. Pensando che stava provando la stessa cosa che provavo io, riuscii a mettere una mano sulla sua coscia.
“Cosa stai facendo?” Bisbigliò.
“Shh, sto facendo un esperimento.” Dissi. Cominciai a strofinare la sua gamba soda lasciando che la mia mano arrivare sempre più vicino alla sua attrezzatura. Lo sentii lamentarsi quando il mio mignolo graffiò le sue palle. Poi mise la sua mano sulla mia gamba e cominciò a copiare le mie azioni. In breve i miei occhi stavano guardando lo schermo ma i miei pensieri erano altrove. Mi feci ardito ed afferrai la sua erezione attraverso i jeans; Danny fece lo stesso a me.
Restammo seduti così per molti minuti prima che mi chinassi vicino al suo orecchio e dicessi: “Cosa ne pensi di andarcene e tornare a casa mia?”
Danny accennò col capo ed in breve stavamo camminando verso casa. “Perché stiamo andando a casa tua?” Chiese.
“È venerdì sera.” Risposi. “I miei genitori sono fuori e non tornano mai prima di mezzanotte. Puoi chiamare i tuoi genitori e dire che stai da me.”
Danny fu silenzioso per alcuni minuti. “Cosa stiamo andando a fare?”
“Qualsiasi cosa tu voglia. Possiamo continuare a sperimentare.”
Lo condussi nella mia camera da letto e mi sedetti sul letto. Danny si attardò sulla porta. “Qualche cosa che non va?” Chiesi.
Lui alzò le spalle e lo guardai mentre faceva girare gli occhi per la stanza. “Non ho mai fatto niente del genere.” Disse.
Io sorrisi e dissi: “Ecco perché possiamo sperimentare.” Mi tolsi la t-shirt e la lanciai sul pavimento. Danny mi fissò, così mi piegai a togliere scarpe e calze. Poi mi appoggiai ai gomiti e lo guardai sfidandolo con gli occhi a raggiungermi. Danny tornò ad alzare e spalle e si tolse lentamente la giacca (era luglio, perché quel ragazzo portava la giacca?). Stava per appenderla al pomello quando lo fermai. “Aspetta; prima chiudi la porta.”
Danny seguì le mie istruzioni. Quando fummo liberi da qualsiasi potenziale osservatore, fece nervosamente alcuni passi nella stanza avvicinandosi. Indossava una camicia a maniche corte che sbottonò lentamente; la lasciò cadere, si abbassò a togliersi scarpe e calze.
“Non aver paura.” Gli dissi. “Vieni qui.” ed accarezzai il materasso vicino a me.
Si sedette accanto a me ed io misi un braccio intorno alle sue spalle. Danny stava rabbrividendo. “Qualcosa che non va?” Chiesi.
”Voglio farlo ma sono spaventato.”
A quel punto per qualche ragione mi sentii vecchio, volevo essere lì con Danny, volevo sperimentare con Danny. Ma in qualche modo mi ero messo nella posizione di un insegnante con uno studente ben disposto. Usai ambedue le braccia per abbracciarlo forte. La sua risposta fu avvolgere le sue braccia intorno alla mia vita. Il suo tremito diminuì e sembrava si stesse squagliando in me. Ci mettemmo sulla schiena ed io gli strofinai la schiena e le braccia; lui fece lo stesso con me.
Danny fece poi la cosa più straordinaria, alzò la faccia verso la mia e mi baciò, mi baciò davvero, era più del bacio della buona notte. Mi piacque. Mi piacque molto. Baciare Tommy era bello ma con Danny era gioia pura e lussuria. La natura prese il controllo e noi cominciammo a far correre le nostre lingue sui denti dell’altro. Imparammo a come respirare col naso mentre le nostre lingue erano occupate.
Mi disimpegnai dal bacio ed ansai: “Togliamoci i pantaloni.” Danny accennò col capo ed in pochi secondi eravamo ambedue nudi, le nostre erezioni puntavano in fuori, il suo cazzo era lungo approssimativamente come il mio ma il mio era un po’ più grosso; i miei peli pubici erano un po’ più spessi ma meno visibili, probabilmente perché io sono biondo.
Non dicemmo una parola ma passammo alla posizione per succhiarci l'un l'altro. (Imparammo più tardi che questo era un 69.) Nessuno di noi lasciò andare il bastone dell'altro finché non ingoiammo lo sperma.
Danny dormì dietro di me quella sera. Ci svegliammo dopo l’alba e ci rinforzammo con un fiotto di proteina. Ci addormentammo di nuovo finché non sentimmo i miei genitori che ci chiamavano per la colazione.
di
scritto il
2013-10-15
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