Mary, 1001 posti dove fare l'amore - prima parte

di
genere
etero

Conobbi Mary grazie a mia sorella, era una sua collega d'università e l'occasione si presentò quella volta che andai a recuperare la mia sorellina a casa di Mary, e nel momento delle presentazioni notai in lei chiaramente un brillare degli occhi che non lasciava scampo a nessun tipo di dubbio! Anche lei del resto mi piacque immediatamente: altezza media, moderatamente formosa, occhi azzurri, capelli biondi lisci che cadevano soffici sulle sue spalle ed uno sguardo intrigante ma nello stesso tempo dolce.
Chiacchierammo così per un'oretta, mentre mia sorella ci guardava incuriositi per il reciproco interesse che stavamo manifestando.
Proposi quindi di rivederci la sera dopo per provare un pub aperto da poco. Nonostante preferissi di gran lunga uscire solo con lei, chiesi a mia sorella di organizzare una serata con altri amici, per non dare immediatamente troppo nell'occhio.
Ci salutammo quindi molto affettuosamente e iniziai da subito a contare le ore che ci separavano dall'uscita che avevamo programmato.
La sera dopo ci ritrovammo tutti davanti al locale che avevo proposto, io, mia sorella, Mary ed altri loro amici universitari che io conoscevo appena.
“Casualmente” io e Mary capitammo seduti uno davanti l'altra nel tavolo e senza particolare imbarazzo iniziammo a parlare delle nostre cose, tralasciando quindi il resto della compagnia.
Parlando parlando scoprimmo anche che entrambi avevamo fatto il liceo classico e che quindi avevamo studiato il greco, così presi subito la palla al balzo e le scrissi a lettere greche, in modo che gli altri non avrebbero potuto capire, su un sottobicchiere: “sei una ragazza veramente bella e dolce, complimenti”. Lei lesse il mio messaggio e sorrise, poi mi chiese la penna e scrisse qualcosa. Mi porse il sottobicchiere e sorrisi anche io quando trovai scritto anche stavolta con lettere greche: “e tu sei veramente affascinante, credo sia difficile per una ragazza non innamorarsi di te”.
A quanto pare cupido era passato di lì e aveva scoccato la sua freccia, così all'uscita del locale le proposi di accompagnarla a casa in auto, e lei accettò con entusiasmo.
Non andammo subito a casa sua ma la portai su un belvedere che offriva uno spettacolo mozzafiato. Lei non conosceva ancora bene la nostra città perchè ci studiava, si, ma veniva da fuori, infatti la casa dove stava la divideva con altre studentesse.
Beh, per farla breve, un po' la birra, un po' il panorama, ci ritrovammo tra le braccia l'uno dell'altra a limonare con passione.
La sua boccuccia aveva un buon sapore e la sua linguetta morbida accompagnava gradevolemte I movimenti della mia.
Volli subito osare e le mie mani si posarono prima sulle sue tette, per scendere poi abbastanza rapidamente tra le sue cosce. La accarezzai così da sopra i pantaloni procurandole in breve tempo un orgasmo che consumò quasi in silenzio mentre mi baciava.
Mi disse quindi che ero un ragazzo davvero affascinante e che era contentissima di quella serata. La rassicurai dicendole che non sarebbe stata sicuramente l'unica visto che anche io stavo molto bene con lei e così la riaccompagnai a casa promettendole di richiamarla la mattina dopo e di uscire la sera.
Il nostro rapporto andava molto bene, e la cosa che più mi stupì di lei era la forte intesa sessuale che si creò in breve, soprattutto nella scelta dei luoghi e dei tempi scelti per fare l'amore.
Non era passato nenache un mesetto che le proposi di farle vedere un bellissimo panorama da una collina che sovrastava uno dei paesi vicini.
Per salire sulla collina occorreva percorrere circa un chilometro a piedi, in salita, in una stradina sterrata ed impraticabile per qualsiasi mezzo.
Arrivati in cima ammirammo il bellissimo panorama che ci si stagliava davanti e mentre stavamo così abbracciati le chiesi candidamente:”sai, adesso mi farebbe piacere fare l'amore con te, qui con tutto il paese che sta lì sotto e noi qui sopra...”. Mary non si fece ripetere due volte l'invito e mi fece sedere a terra, poi con estrema naturalezza si tolse la camicia ed i pantaloni e li posò a terra. Si sdariò su di essi e mi chiese di fare altrettanto.
Anche io mi spogliai e mi gettai su di lei, baciandola con passione. Le tolsi delicatamente il reggiseno e gli slip e mentre lo facevo mi inondò il buon profumo della sua fica. Mi chinai tra le sue cosce e presi a lapparle il clitoride umido e ingrossato dal desiderio. Ciucciavo quel bottoncino con tanta passione, anche perchè il suo sapore era davvero buono. Anche lei però aveva voglia di prendere in bocca qualcosa e così facendomi sdraiare si mise in bocca il mio cazzo e iniziò a pomparlo con delicatezza. Era piuttosto brava, I suoi movimenti misurati, e la sua lingua calda sapeva solleticare con maestria il mio uccello.
Era davvero curioso pensare che mentre noi facevamo sesso su quella collina, il paese sotto di noi viveva la sua vita normale ignaro di noi due che scopavamo da quella posizione.
Era ora di sentirlo in fica e così sedendosi su di me si infilò brutalmente il mio cazzo dentro e iniziò uno smorzacandela, non tralasciando però di sbattermi ogni tanto in faccia le sue belle tette dalle areole larghe e scure.
Lappavo con gusto i capezzoli duri, alternandomi tra essi... aveva due belle tette una terza abbondante e a quanto pare era particolarmente sensibile lì se dopo poche leccate iniziò ad invocarmi di mordicchiarle I capezzoli:”si dai.... fammi sentire come me li mordi... che bell'uccello che hai... lo sento tutto dentro... mi fa sentire davvero donna....”
Era proprio brava a coinvolgermi, e continuammo così per una decina di minuti, poi facemmo cambio e la feci mettere sotto.
Le allargai oscenamente le cosce e la infilai con durezza e pompai con un discreto ardore, mentre lei pronunciava frasi confuse:”siiiii lo sento... che bello... lo voglio... fammi gedere.. fammi sentire troia... “
Con le sue cosce appoggiate sulle mie spalle la sentii godere finalmente mentre si prodigava in un urlo liberatorio che fortunatamente nessuno potè sentire. Dopo pochi attimi uscii da lei e venni con abbondanza sulla sua fica riempiendola del mio sperma.
Mi chiese l'uccello in bocca e la accontentai e così lo ripulì ben bene.
Poi fu il mio turno di pulire il suo pancino sporco del mio seme. Le leccai con dolcezza la fica mentre tiravo via anche la mia sborra. Era piacevole il mix dei due sapori. Alla fine restammo un po' a goderci il sole completamente nudi e dopo un'oretta passata a limonare ed ad accarezzarci i sessi, ci rivestimmo e tornammo giù in paese.
Il mio rapporto con Mary andava benissimo e la nostra voglia di fare sesso pure.
Una sera, ad esempio, l'avevo accompagnata in casa e come sempre la lasciavo nell'androne del suo palazzo. Non avevo mai fatto caso all'ascensore visto che abitava al primo piano, ma quella volta un'idea mi aveva stuzzicato alla grande.
Erano circa le due di notte, quindi non si poteva dire che nel palazzo ci sarebbe stato un traffico di gente particolare, per cui le proposi di prendere l'ascensore e di salire fino all'ultimo piano.
Lei inizialmente non capì ma mi assecondò e mi seguì sull'ascensore.
Arrivati all'ultimo piano, spingendola delicatamente contro le pareti di quell'angusto vano, presi a baciarla sul collo con ardore e le dissi che volevo scoparla, proprio lì!
Lei in un prima battuta si oppose a quella scelta strana, d'altronde in quel palazzo ci abitava, ma le mie manovre iniziarono a farle salire una voglia inconfessabile di trasgressione.
Mi lasciò fare, così le sbottonai la camicia e misi a nudo quelle fantastiche tette che subitamente furono oggetto delle attenzioni della mia lingua.
Poi scendendo le aprii la zip dei jeans e glieli abbassai, come pure il perizomino che per quella sera aveva scelto di indossare.
La sua fica profumata mi si parò d'innanzi e fu subito presa d'assalto dai miei baci voluttuosi. Era un piacere lappargliela e l'idea che da un momento all'altro potesse entrare qualcuno e scoprirci ci stuzziacava e spaventava nello stesso tempo.
Dopo una decina di minuti passati a ciucciarle ben bene il grilletto, quando mi convinsi che era sufficiente pronta e sopratutto ben lubrificata, mi rialzai, la feci girare e la feci appoggiare con le mani alle pareti.
Lei capì subito e mi porse ben bene quel culetto a mandolino che si ritrovava, così dopo essermi abbassato i pantaloni, le schiaffai dentro il mio uccello ben duro e iniziai a pompare prendendola da dietro.
Gemeva quella piccola troietta, evidentemente eccitata dalla situazione, e per sentirlo meglio, si chinava e mi porgeva sempre più quel bel culetto morbido.
I miei movimenti facevano vibrare l'ascensore, e la paura che ci scoprissero si mescolava a quella che I rumori potessero svegliare qualcuno, ma non ci curammo della cosa e continuammo così visto che nessuno dei due ovviamente avesse voglia si smettere.
Non c'era modo di cambiare posizione così la scopai in quella posizione finchè non la sentii gemere per l'orgasmo, non prima che un fiotto caldo mi solleticasse l'uccello.
Quella sensazione fu la molla per fare venire me, così uscendo da lei godetti sul suo culetto, sporcandoglielo a dovere. Mi strusciai ben bene il cazzo sulle sue chiappe piene del mio seme e le chiesi di ripulirmelo a dovere. Si voltò quindi e lo prese in bocca per assaporare quell'uccello così luccicante per i nostri umori intimi.Lo tenne in bocca sufficientemente per farmelo rizzare ancora, ma la voglia adesso aveva lasciato il posto alla paura di farci scoprire. Così la aiutai a ripulirsi e la feci rivestire. Anche io mi rivestii anche se a fatica a causa dell'erezione che mi aveva provocato. Anche lei però si era eccitata ulteriormente, così le proposi se avesse voglia di una altra trombata però stavolta in auto.
Non aspettava altro, scendemmo velocemente e ci infilammo in auto. Mi spostai in un angolino semibuio accanto al suo palazzo e mi tuffai su di lei, le feci togliere i pantaloni e la inforcai senza pietà. L'eccitazione era tale che venimmo così ad un tratto entrambi e non riuscii a controllarmi e le venni dentro riempiendola del mio sperma.
Era la prima volta che accadeva e lei mi ringraziò della bella sensazione che le avevo lasciato così non senza rassicurarmi che era in giorni non pericolosi e che quindi non correvamo particolari rischi.
Rimasi quindi dentro di lei per un po' mentre giocavo con la sua lingua e le sue labbra, poi vista l'ora tarda ci ricomponemmo e la riaccompagnai stavolta definitivamente a casa...

Continua...

Per commenti o suggerimenti: sense40@hotmail.it
scritto il
2010-06-18
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