La mia Africa (in african tours)

di
genere
sentimentali

Ho già descritto del tempo impiegato nella cura del corpo per mantenere quella tonicità fisica capace di poter destare interesse generando ancora ammirati consensi in chi notandomi finisce sovente con il manifestare anche il proprio eloquente riscontro a dispetto della mia età.
Non esiste luogo dove possa del tutto rinunciare a tali pratiche anche quando, lontana dalle quotidiane abitudini, riesco comunque a coniugare simili trattamenti adeguandoli alle circostanze del momento.
In attesa che l'estetista sopraggiungesse per dare decorso ad un massaggio rilassante, adagiata sull'etnico futon in paglia di riso osservavo riflettersi da uno specchio un manifesto pubblicitario locale che, trovandomi posta in quella particolare condizione, finì con lo stimolare recondite fantasie dando origine all'evocazione di altri ben più trasgressivi pensieri.
Mi ero lasciata convincere a quel trattamento ulteriore audacemente incentivata anche dal fatto che a percorrermi l'epidermide sarebbero state le agili mani di una persona del luogo in cui ci trovavamo, accettando di affidarmi integralmente alle sue cure.
Ora che, già predisposta nella nudità più assoluta, attendevo che si compisse un simile rituale, mi era difficile reprimere l'istintiva emozione generata da quel genere di particolare confronto.
In totale abbandono lasciai che il mio corpo venisse cosparso di unguento socchiudendo lo sguardo mentre quelle scurissime mani iniziavano a percorrere magistralmente ogni forma sempre più incline ad incontrollabili fremiti cerebrali.
Percossa energicamente sulle natiche, dopo che la pressione dalla schiena era scesa sino alle reni attraversando con altrettanto vigore la spina dorsale sino all'estrema punta del coccige, senza opporre alcuna resistenza, ruotando il bacino, mi lasciai volgere ancor più vulnerabile in posizione supina esposta del tutto alle manuali intemperanze che mi stava imprimendo.
Impossessandosi delle caviglie riprese l'energica attività con progressiva efficacia, obbligandomi alla totale resa quando, manipolata all'interno delle cosce, avvertii sensazioni oniriche come fossi circondata da quei guerrieri masai delle immagini appese alle pareti che, improvvisamente animati ne uscivano furtivi impadronendosi di una preda ormai inerme sfinita dopo la lunga caccia che l'aveva inesorabilmente condotta nella trappola dalla quale non sarebbe più potuta fuggire.
Deposte le acuminate lance e gli scudi, liberandosi dei perizomi che ne occultavano l'intimità, iniziarono una danza tribale in grado di stordire sino a che l'oblio più assoluto mi avvolse facendomi soggiacere arrendevolmente posta alla mercé dei neri aggressori più che mai determinati a completare quel sortilegio.
La mia candida carne venne degustata avidamente da ognuno di essi che a turno, impadronendosi di ogni mia epidermica nudità, la percorse con dirompente energia facendola propria negli ambiti orifizi, lacerandone ogni inutile resistenza sino allo spasimo.
Inseminata nelle viscere da gelatinose essenze spermatiche rimasi a lungo sensoriale prigioniera sino a nuovo trasferimento oltre quell'oblio per essere nuovamente ricondotta alla realtà.
Dopo essere stata resa schiava, venni obbligatoriamente destata dall'ipnosi in cui ero calata e nella quale l'oscuro stregone aveva saputo per un tempo indefinito segregarmi, facendo nuovamente ritorno in quel medesimo corpo lasciato in totale balia di colui che così abilmente aveva saputo plasmarlo procurandomi le più incontenibili sensazioni emotive.
Con il dono floreale ancora intriso nei capelli, in ricordo delle impronte lasciate sull'epidermide ed indelebilmente impresse ancora nella memoria, rimasi distesa immobile a smaltire le orgiastiche tracce di quella nera passione, attendendo che il mio compagno potesse ritrovarmi, del tutto ignaro di ciò che il particolarissimo trattamento aveva originato.
scritto il
2014-04-21
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