La moglie del fascista-Parte 2°
di
Apogeo
genere
etero
Si svegliarono quando i raggi del sole cominciarono a diffondersi nella stanza ed a risplendere sui corpi nudi e bianchi dei due amanti. Giulia realizzò lentamente di trovarsi avvinghiata al corpo di uno sconosciuto, del tutto nudi nel letto di suo marito. Poi, come dei flash, ecco riemergere dalla notte le immagini del loro selvaggio amplesso, delle posizioni animalesche, dei volti stravolti dal godimento. Voleva farlo di nuovo. Clif alzò la testa di scatto e la guardò negli occhi, poi, dopo averle posato una mano sulla figa, possessivamente, la baciò in bocca.
:” Buongiorno.” Disse lui con un sussurro. Giulia ricambiò con una carezza sul volto e sul petto :” Stanotte è stato…” Clif le mise un dito in bocca e se lo fece succhiare, poi disse :” è stato meraviglioso. Tu sei meravigliosa…” Le si avvicinò ancora di più e le prese un capezzolo in bocca. Lo succhiava come un bambino. Provò a mettersi in bocca tutto il seno, ma ovviamente non ci riuscì : Giulia lo aveva decisamente grosso. La donna rise :” Sei davvero un ingordo !” Poi propose :” Ho un’idea. Laviamoci. “ Clif lasciò il seno e la guardò interrogativamente. Lei aggiunse :” Facciamo un bagno.”
:” D’accordo. Ma lo sai che faremo tutt’altro invece che lavarci ? “
:” è quello che voglio. “ Dicendo questo, Giulia gli lanciò uno sguardo di sfida aperta, al quale Clif rispose affermativamente, anche se non con parole : il suo pene parlava per lui. La donna fissò per alcuni secondi l’ erezione, con sguardo bramoso, poi si alzò in piedi ed andò in bagno. Clif la seguì con gli occhi, apprezzando le sue morbide curve e si lasciò andare ad alcuni pensieri. Prima di quella splendida notte aveva seguito una vita di castità per circa nove mesi, ossia da quando aveva preso le armi nel Settembre dell’anno precedente. L’unico sfizio sessuale che era riuscito a togliersi era stato un veloce pompino fattogli da una ragazza inglese conosciuta a Genova in Aprile, al quale aveva risposto mettendole due dita nella vagina. Poco, decisamente poco, per un uomo abituato ad avere uno sciame di passere intorno a se fin da quando era adolescente. Evidentemente quel dannato dittatore doveva farsi perdonare anche questa. Pensare al rapporto tra eros e guerra, tuttavia, era solo un diversivo per evitare di affrontare, almeno in quelle ore così gradevoli ed inaspettate, la tremenda tassa che la barbarie aveva imposto alla sua famiglia, privandolo in un sol colpo di madre e di fratello. L’impegno nella Resistenza, con tutto il pericolo che esso inevitabilmente comportava, era stata una conseguenza necessaria ed inevitabile, una conseguenza nella quale si era precipitato senza alcun timore di morire. Ma adesso…la riscoperta dell’ebbrezza erotica, delle inaspettate svolte che l’esistenza è in grado di porgere all’uomo fabbro del suo destino ma anche servo di una logica trascendente e meravigliosa, aprivano traumaticamente un nuovo scenario. Forse, nonostante lo sterminio, il fuoco delle città distrutte, l’odio dei popoli belligeranti, nonostante tutti i sussulti sprezzanti del male che entra nella storia, forse, nonostante tutto questo, la vita è ancora in grado di uscire fortificata e di innalzare il suo scettro invitto sulle orde fameliche che affollano le terre emerse. In quella notte si era consumata non solo una ancestrale liturgia materiale, ma anche e forse soprattutto ( lui non dubitava di questo soprattutto ) una riscossa dal vigore tale di riscattare l’umanità sofferente e di sottrarla, un po’, dall’orlo del precipizio.
La voce di Giulia lo scosse dalle sue riflessioni :” Cosa aspetti ? L’acqua è pronta ! Muoviti ! “ Nel frattempo il suo pene si era ammorbidito, ma non faticò a farlo ritornare durissimo con la mano. Si alzò e si diresse in bagno, una stanza piuttosto piccola e spartana, con un lavandino sovrastato da un grande specchio, un gabinetto, una finestra e una tinozza colma di acqua schiumosa. Giulia era appoggiata sul bordo della tinozza, con le gambe oscenamente divaricate e si masturbava. Le sue dita scorrevano rapide tra le pieghe del pube ed i grandi seni sussultavano. La bocca aperta emetteva deboli lamenti e gli occhi fissavano Clif. Lui si aspettava di trovarla già immersa e rimase per un istante interdetto. Poi, recuperata la cognizione di quanto avveniva, prese il pene in mano e cominciò a masturbarsi a sua volta, guardando intensamente Giulia. Si appoggiò al bordo del lavandino, preda dell’eccitazione più ceca , lanciando rari sguardi alla cappella divenuta decisamente scura. Lei intanto si contorceva su se stessa, mentre i suoi lamenti diventavano via via più prolungati, fino a che rimase travolta dall’orgasmo. Alzò la testa di scattò, fissò Clif per un istante e poi si immerse in acqua. Lui continuava a fare su e giù con la mano sul pene e non smetteva di fissarla. All’improvviso, tra le nebbie dell’eccitazione, alla sua mente si affacciò una domanda logica che fino a quel momento aveva ignorato : dove sarebbe venuto ? Gli sarebbe piaciuto venire sul corpo di Giulia, magari sulle sue mammelle. Invece gli parve inopportuno osare tanto ed allora, con notevole forza di volontà, interruppe la masturbazione ed entrò in acqua. Lei non aveva mai smesso di fissarlo e si domandava, a sua volta, dove avrebbe riversato il suo piacere. Vederlo inappagato la sorprese.
:” Avresti potuto farlo….non c’erano problemi. Forse ho sbagliato io, dovevo offrirmi di prendertelo in bocca.”
:” Non importa, possiamo ancora recuperare…lascia che ti lavi.” Giulia gli porse una spugna intrisa di sapone, che Clif prese in mano, poi lei si girò, dandogli le spalle. L’uomo iniziò a frizionarle il collo, le spalle e la schiena, muovendo la spugna con decisione. Giulia avvertiva la durezza del pene che le sfiorava la parte inferiore della schiena. Poi fu la volta dei fianchi e Clif ne approfittò per cingerle il busto da dietro, afferrandole i seni con le mani e stringendoli. Le mordicchiò un orecchio per alcuni istanti, mentre con la destra scendeva a passargli la spugna in mezzo al pube. Lei ruotò la testa e cercò le sue labbra. Si baciarono con passione sulla bocca e dopo si leccarono i volti l’un l’altra. In particolare lei gli diede un’unica leccata lunga dal mento alla fronte. Clif la fece girare e si trovò di fronte la sua statuaria corporatura. Le lavò accuratamente tutto il tronco, curandosi di palpeggiarle per bene le mammelle. Lei parve gradire molto le sue dita incessanti che le schiacciavano i capezzoli o che le cingevano i seni fino ad avvicinarli l’un l’altro. Fremente di desiderio, la donna reclinò il corpo indietro, in acqua, e alzò il bacino, offrendo all’amante la vista della figa. Lui si chinò e le dette un bacio sulle grandi labbra, ma si ritrasse quasi subito e disse :” Quanto è che non lo fai con le dita ? “ Lei sorrise e si toccò entrambi i seni. Lui le mise una mano sulla pancia, mentre utilizzava due dita dell’altra per entrare nella sua intimità, spingendosi nelle profondità più remote della vagina. La esplorava nella parte più intima del suo corpo, quella che da qualche ora condivideva con lui. Era così umida, morbida ed accogliente e la avrebbe voluta toccare e visitare per l’eternità. Giulia stava gradualmente rispondendo allo stimolo che l’amante le lanciava. Attraversata da brividi di piacere, mosse convulsamente il bacino, tanto che la figa ( e quindi anche la mano di Clif ) emergeva e sprofondava ritmicamente nell’acqua. Ma lo spettacolo più grandioso era quello dato dai grandi seni, i quali, sincronizzati con tutto il tronco, parevano scossi da ondate bradisismiche e rimescolavano l’acqua intorno. I capezzoli erano torturati senza tregua tanto da Giulia che da Clif. Il volto di lei si stava lentamente trasfigurando. La bocca perennemente aperta emetteva lamenti gutturali ed intermittenti, ora più cupi, ora leggermente più acuti. Lui accelerò la penetrazione ditale, facendosi furioso. Neanche si accorse di aver localizzato un minuscolo punto sensibile, sede di numerose terminazioni nervose, le quali, se stimolate, diffondono un’ estasi sovrumana. Giulia ovviamente se ne accorse. Lui quasi sobbalzò quando lei si drizzò all’improvviso sui gomiti e lanciò un urlo sconvolgente per durata ed intensità. La tinozza tremò e molta acqua tracimò sul pavimento. Giulia si muoveva tutta, scossa come durante un esorcismo, mentre Clif continuava a tenere le dita dentro e nel frattempo si masturbava a sua volta. Dopo qualche istante, lentamente, quel vortice di suoni e movimenti si placò. Giulia si immerse completamente e rimase in apnea per quasi dieci secondi. Quando ritornò su, si gettò su Clif e lo baciò :” Grazie! Non hai idea di quello che hai fatto ! “
:” Un’idea in verità l’avrei. Hai goduto ? “
:” Che domanda retorica. Mi hai fatto godere più adesso con le dita che stanotte con la lingua. Ma tu….” Giulia vide l’erezione dell’amante e continuò :” Non sei ancora venuto. Devi finire il lavoro che hai iniziato prima.”
:” Perché non lo finisci tu ? “ Replicò lui con un ghigno. Lei sorrise, alternando sguardi al volto e al membro di lui. Si chinò e gli dette un bacio sul glande. Poi, lentamente, gli prese il pene in mano e cominciò a masturbarlo…
:” Buongiorno.” Disse lui con un sussurro. Giulia ricambiò con una carezza sul volto e sul petto :” Stanotte è stato…” Clif le mise un dito in bocca e se lo fece succhiare, poi disse :” è stato meraviglioso. Tu sei meravigliosa…” Le si avvicinò ancora di più e le prese un capezzolo in bocca. Lo succhiava come un bambino. Provò a mettersi in bocca tutto il seno, ma ovviamente non ci riuscì : Giulia lo aveva decisamente grosso. La donna rise :” Sei davvero un ingordo !” Poi propose :” Ho un’idea. Laviamoci. “ Clif lasciò il seno e la guardò interrogativamente. Lei aggiunse :” Facciamo un bagno.”
:” D’accordo. Ma lo sai che faremo tutt’altro invece che lavarci ? “
:” è quello che voglio. “ Dicendo questo, Giulia gli lanciò uno sguardo di sfida aperta, al quale Clif rispose affermativamente, anche se non con parole : il suo pene parlava per lui. La donna fissò per alcuni secondi l’ erezione, con sguardo bramoso, poi si alzò in piedi ed andò in bagno. Clif la seguì con gli occhi, apprezzando le sue morbide curve e si lasciò andare ad alcuni pensieri. Prima di quella splendida notte aveva seguito una vita di castità per circa nove mesi, ossia da quando aveva preso le armi nel Settembre dell’anno precedente. L’unico sfizio sessuale che era riuscito a togliersi era stato un veloce pompino fattogli da una ragazza inglese conosciuta a Genova in Aprile, al quale aveva risposto mettendole due dita nella vagina. Poco, decisamente poco, per un uomo abituato ad avere uno sciame di passere intorno a se fin da quando era adolescente. Evidentemente quel dannato dittatore doveva farsi perdonare anche questa. Pensare al rapporto tra eros e guerra, tuttavia, era solo un diversivo per evitare di affrontare, almeno in quelle ore così gradevoli ed inaspettate, la tremenda tassa che la barbarie aveva imposto alla sua famiglia, privandolo in un sol colpo di madre e di fratello. L’impegno nella Resistenza, con tutto il pericolo che esso inevitabilmente comportava, era stata una conseguenza necessaria ed inevitabile, una conseguenza nella quale si era precipitato senza alcun timore di morire. Ma adesso…la riscoperta dell’ebbrezza erotica, delle inaspettate svolte che l’esistenza è in grado di porgere all’uomo fabbro del suo destino ma anche servo di una logica trascendente e meravigliosa, aprivano traumaticamente un nuovo scenario. Forse, nonostante lo sterminio, il fuoco delle città distrutte, l’odio dei popoli belligeranti, nonostante tutti i sussulti sprezzanti del male che entra nella storia, forse, nonostante tutto questo, la vita è ancora in grado di uscire fortificata e di innalzare il suo scettro invitto sulle orde fameliche che affollano le terre emerse. In quella notte si era consumata non solo una ancestrale liturgia materiale, ma anche e forse soprattutto ( lui non dubitava di questo soprattutto ) una riscossa dal vigore tale di riscattare l’umanità sofferente e di sottrarla, un po’, dall’orlo del precipizio.
La voce di Giulia lo scosse dalle sue riflessioni :” Cosa aspetti ? L’acqua è pronta ! Muoviti ! “ Nel frattempo il suo pene si era ammorbidito, ma non faticò a farlo ritornare durissimo con la mano. Si alzò e si diresse in bagno, una stanza piuttosto piccola e spartana, con un lavandino sovrastato da un grande specchio, un gabinetto, una finestra e una tinozza colma di acqua schiumosa. Giulia era appoggiata sul bordo della tinozza, con le gambe oscenamente divaricate e si masturbava. Le sue dita scorrevano rapide tra le pieghe del pube ed i grandi seni sussultavano. La bocca aperta emetteva deboli lamenti e gli occhi fissavano Clif. Lui si aspettava di trovarla già immersa e rimase per un istante interdetto. Poi, recuperata la cognizione di quanto avveniva, prese il pene in mano e cominciò a masturbarsi a sua volta, guardando intensamente Giulia. Si appoggiò al bordo del lavandino, preda dell’eccitazione più ceca , lanciando rari sguardi alla cappella divenuta decisamente scura. Lei intanto si contorceva su se stessa, mentre i suoi lamenti diventavano via via più prolungati, fino a che rimase travolta dall’orgasmo. Alzò la testa di scattò, fissò Clif per un istante e poi si immerse in acqua. Lui continuava a fare su e giù con la mano sul pene e non smetteva di fissarla. All’improvviso, tra le nebbie dell’eccitazione, alla sua mente si affacciò una domanda logica che fino a quel momento aveva ignorato : dove sarebbe venuto ? Gli sarebbe piaciuto venire sul corpo di Giulia, magari sulle sue mammelle. Invece gli parve inopportuno osare tanto ed allora, con notevole forza di volontà, interruppe la masturbazione ed entrò in acqua. Lei non aveva mai smesso di fissarlo e si domandava, a sua volta, dove avrebbe riversato il suo piacere. Vederlo inappagato la sorprese.
:” Avresti potuto farlo….non c’erano problemi. Forse ho sbagliato io, dovevo offrirmi di prendertelo in bocca.”
:” Non importa, possiamo ancora recuperare…lascia che ti lavi.” Giulia gli porse una spugna intrisa di sapone, che Clif prese in mano, poi lei si girò, dandogli le spalle. L’uomo iniziò a frizionarle il collo, le spalle e la schiena, muovendo la spugna con decisione. Giulia avvertiva la durezza del pene che le sfiorava la parte inferiore della schiena. Poi fu la volta dei fianchi e Clif ne approfittò per cingerle il busto da dietro, afferrandole i seni con le mani e stringendoli. Le mordicchiò un orecchio per alcuni istanti, mentre con la destra scendeva a passargli la spugna in mezzo al pube. Lei ruotò la testa e cercò le sue labbra. Si baciarono con passione sulla bocca e dopo si leccarono i volti l’un l’altra. In particolare lei gli diede un’unica leccata lunga dal mento alla fronte. Clif la fece girare e si trovò di fronte la sua statuaria corporatura. Le lavò accuratamente tutto il tronco, curandosi di palpeggiarle per bene le mammelle. Lei parve gradire molto le sue dita incessanti che le schiacciavano i capezzoli o che le cingevano i seni fino ad avvicinarli l’un l’altro. Fremente di desiderio, la donna reclinò il corpo indietro, in acqua, e alzò il bacino, offrendo all’amante la vista della figa. Lui si chinò e le dette un bacio sulle grandi labbra, ma si ritrasse quasi subito e disse :” Quanto è che non lo fai con le dita ? “ Lei sorrise e si toccò entrambi i seni. Lui le mise una mano sulla pancia, mentre utilizzava due dita dell’altra per entrare nella sua intimità, spingendosi nelle profondità più remote della vagina. La esplorava nella parte più intima del suo corpo, quella che da qualche ora condivideva con lui. Era così umida, morbida ed accogliente e la avrebbe voluta toccare e visitare per l’eternità. Giulia stava gradualmente rispondendo allo stimolo che l’amante le lanciava. Attraversata da brividi di piacere, mosse convulsamente il bacino, tanto che la figa ( e quindi anche la mano di Clif ) emergeva e sprofondava ritmicamente nell’acqua. Ma lo spettacolo più grandioso era quello dato dai grandi seni, i quali, sincronizzati con tutto il tronco, parevano scossi da ondate bradisismiche e rimescolavano l’acqua intorno. I capezzoli erano torturati senza tregua tanto da Giulia che da Clif. Il volto di lei si stava lentamente trasfigurando. La bocca perennemente aperta emetteva lamenti gutturali ed intermittenti, ora più cupi, ora leggermente più acuti. Lui accelerò la penetrazione ditale, facendosi furioso. Neanche si accorse di aver localizzato un minuscolo punto sensibile, sede di numerose terminazioni nervose, le quali, se stimolate, diffondono un’ estasi sovrumana. Giulia ovviamente se ne accorse. Lui quasi sobbalzò quando lei si drizzò all’improvviso sui gomiti e lanciò un urlo sconvolgente per durata ed intensità. La tinozza tremò e molta acqua tracimò sul pavimento. Giulia si muoveva tutta, scossa come durante un esorcismo, mentre Clif continuava a tenere le dita dentro e nel frattempo si masturbava a sua volta. Dopo qualche istante, lentamente, quel vortice di suoni e movimenti si placò. Giulia si immerse completamente e rimase in apnea per quasi dieci secondi. Quando ritornò su, si gettò su Clif e lo baciò :” Grazie! Non hai idea di quello che hai fatto ! “
:” Un’idea in verità l’avrei. Hai goduto ? “
:” Che domanda retorica. Mi hai fatto godere più adesso con le dita che stanotte con la lingua. Ma tu….” Giulia vide l’erezione dell’amante e continuò :” Non sei ancora venuto. Devi finire il lavoro che hai iniziato prima.”
:” Perché non lo finisci tu ? “ Replicò lui con un ghigno. Lei sorrise, alternando sguardi al volto e al membro di lui. Si chinò e gli dette un bacio sul glande. Poi, lentamente, gli prese il pene in mano e cominciò a masturbarlo…
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