La moglie del fascista-Parte 1°

di
genere
etero

Campagna trevigiana, giugno 1944

Piombò nella sua vita come una cometa che improvvisamente si accende nel cielo e riverbera la notte della sua luce sfolgorante. Piombò nella sua vita e la travolse con l’impeto invincibile della giovinezza. Piombò nella sua vita con la pretesa dell’immortalità. E l’immortalità non era forse la pretesa più assurda in un momento in cui il continente e l’intera umanità parevano sgretolarsi innanzi alla follia bellica ? Ma tutto ciò non la spaventava, ne tantomeno atterriva lui, abituato com’era a farsi beffe della morte sin da quando essa si era presentata sotto le spoglie anche troppo esplicite di una squadriglia di bombardieri inglesi che avevano devastato il quartiere in cui era nato e cresciuto. Suo fratello se l’ero preso, sua madre anche e addirittura il suo migliore amico si era preso quella puttana che risponde al nome di morte. Ma lui no. Lui era sopravvissuto e da quel momento non era più stato lo stesso.
Lei invece era cresciuta nell’agiatezza borghese e nel clima perbenista di una famiglia modello, l’archetipo della perfetta società fascista. Un padre notaio di integra ed incorruttibile reputazione. Una madre che era il risultato di un’ascendenza plurisecolare di militari che avevano partecipato a tutte le principali guerre fino a quel momento combattute in Italia e dall’Italia,partendo almeno da quella di successione spagnola. Un fratello più piccolo di tre anni che in quel maledetto periodo era tenente nella X della RSI. E a fare da contrappeso a questo perfetto quadretto di coincidenza con il catechismo mussoliniano, eccoci nella condizione di dover descrivere lei, Giulia, la protagonista della storia. Aveva 34 anni quando conobbe quel soggetto che si è tratteggiato poco sopra. Una conoscenza clandestina, dato che all’epoca lei era sposata da 8 anni con un ricco gerarca più vecchio di lei di 19 anni. Il più grande errore della sua vita, e la cosa più brutta era che non era riuscita ad impedire che la sua famiglia perpetrasse un simile scempio nei suoi confronti. Doveva essere una vendetta verso quella figlia ribelle che a 17 anni fumava e beveva alcolici, che a 19 aveva già un paio di amanti accreditati e che a 23 per poco non finiva in galera per essersi fatta beccare dall’OVRA in compagnia di un latitante anarco-socialista.
La collisione tra questi due universi che la vita aveva severamente punito, ma che continuavano imperterriti a venerare come una dottrina ubriacante, avvenne casualmente in un giorno di giugno del 1944, nei pressi del ricco podere di campagna in cui lei abitava, costrettavi alla segregazione dal feroce marito.

Il sole riscaldava la terra fertile e troneggiava in un cielo scevro di nubi, quasi che la natura fosse ignara o forse non curante dell’ignobile abisso in cui l’uomo del XX secolo era sprofondato. I raggi di luce illuminarono un corpo avvolto tra le lenzuola. Una donna dai lunghi capelli biondi e dalle membra modellate con maestria stava lentamente emergendo dall’oblio della notte. La sua vista, turbata dalla brillantezza del giorno, rimase per un attimo spenta, per poi accendersi e mostrarle la desolazione del letto matrimoniale in cui giaceva. Non c’era nessuno li con lei. Era sola, come spesso capitava da ormai 8 anni. Giulia si alzò in piedi e raggiunse il bagno, poi come un automa si diresse in cucina. Appena giunta sulla soglia trasalì. Suo marito era seduto su una sedia, l’uniforme sbottonata e una sigaretta fumante in mano.
:” Buongiorno amore. Hai passato una notte tranquilla? “ Sibilò l’uomo con voce bassa e quasi sprezzante.
:” Grazie, ho dormito benissimo.” Detto questo Giulia si voltò per uscire ma l’uomo, con un gesto agile, si alzò in piedi e la raggiunse, afferrandola con forza per un polso.
:” Lasciami, mi stai facendo male! “ :” E allora saluta tuo marito come ti compete!” L’uomo si chinò sul suo volto e la baciò in bocca, mentre con la mano destra le palpeggiava un fianco. Giulia riuscì a staccarsi da lui e a correre via. Il marito la guardò sogghignando e sussurrò:” Troia.” Poi spense la sigaretta nel posacenere, si abbottonò l’uniforme ed uscì di casa, per andare a svolgere il suo infame ruolo alla corte dello straniero.

Verso le sette della sera si udirono, dal podere, alcuni spari provenire da sud-est. Suo marito non era rincasato e Giulia si precipitò alla finestra del salone.. Nulla di anomalo, come al solito. Quella zona era così tranquilla che addirittura i Tedeschi non si vedevano se non si andava fino al paese più vicino, distante 7 chilometri. Una casa in mezzo ai campi e ai boschi. Una strada dissestata che solo raramente qualche convoglio dell’esercito attraversava. Un paio di torrenti. Come dire un bel niente per un bel po’ di chilometri. Del marito improponibile si è già parlato. Era chiaro che l’anelito di libertà per Giulia poteva assumere la forma inusuale di un intreccio fra lotta politica e rivendicazione personale.
Alle 8 squillò il telefono. Giulia andò a rispondere, sorpresa dall’inusualità di una chiamata, che forse aveva a che fare con il ritardo del padrone di casa. Infatti. Sarebbe tornato solo fra 3 giorni. Doveva andare a Milano. Buon per lei, almeno avrebbe potuto sfogare la sua sessualità repressa con un po’ di masturbazione, dato che concedersi a quell’uomo era così ripugnate per lei, da averlo fatto solo in rare occasioni.

Finito di cenare, Giulia andò in camera. Faceva davvero caldo, perciò si spogliò, sino a restare del tutto nuda. Si guardò alcuni istanti allo specchio. Nonostante andasse verso i 35, era ancora molto attraente, con i seni grossi e sodi, il sedere ben eretto e i fianchi rotondi. Se solo avesse potuto trovare un bel giovanotto che l’amasse e la valorizzasse. Ripensò al ragazzo con cui era stata una volta, a Napoli, oramai 12 anni prima. Era davvero belllo. Cosa avrebbe dato per sentire ancora le sue mani sul suo corpo, le sue labbra sulle sue e poter toccare i suoi pettorali muscolosi e duri. Giulia si rese conto che si stava bagnando, quindi si distese sul letto e si mise una mano in mezzo alle gambe. Si toccò per alcuni minuti, contorcendosi sul materasso ed alla fine venne emettendo un debole urlo. La sua mente rimase nel campo del lascivo, vagando tra immagini riferite ai suoi amplessi giovanili. Stava nuovamente per eccitarsi, quando sobbalzò per via di un rumore sordo proveniente dall’ingresso. Si rizzò in piedi come una scheggia ed indossò la vestaglia, mettendosi in allerta. Udiva dei passi provenire dalla cucina. Terrorizzata, Giulia afferrò un pesante libro e si diresse verso l’origine del rumore, avendo cura che i suoi passi fossero felpati. Quando fu sulla soglia del salone un’ombra le si parò innanzi e la gettò a terra, facendole schizzare il libro di mano. Giulia urlò, ma il suo grido fu stroncato da una mano maschile che le fu apposta sulla bocca.L’ombra parlò:” Se fai rumore ti taglio la gola, donna” Giulia sentiva la pesantezza di un corpo sopra di lei e pensò di stare per morire. Chi era quel bandito? Cosa voleva?
:” Dov’è tuo marito?”
Ecco, volevano suo marito. :” Non è in casa, è…” Giulia sentì una lama sfiorarle la gola :” Non prenderti gioco di me…” :” Ti giuro, non è in casa, è dovuto andare a Milano, se non mi credi tagliami la gola, bastardo!” Giulia aveva ripreso il controllo sulla sua paura. L’uomo si alzò, reggendo Giulia per il collo, ed accese la luce. Era il maschio più bello che avesse mai visto. Alto un metro e ottanta, fisico atletico, capelli lisci castani e occhi di un verde intenso. Non doveva avere più di 25-30 anni. Si guardarono negli occhi per un istante, poi lo sconosciuto disse :” Vediamo se hai ragione.” Detto questo la costrinse in camera da letto e li, constatata l’assenza dell’uomo, si rivolse di nuovo alla moglie:” Io faccio il giro il casa, se provi a fuggire ti uccido.” L’individuò uscì dalla stanza.
No, non sarebbe scappata. La situazione la stava cominciando ad eccitare. Quell’uomo era senz’altro un partigiano che voleva uccidere suo marito. Era sola in casa con lui e , dettaglio non trascurabile, lui era sconvolgentemente attraente. Sotto la vestaglia era nuda, avrebbe potuto facilmente sedurlo. Al solo pensiero di quello che avrebbero potuto fare quella notte provò l’impulso di masturbarsi, ma le fu impedito dal ritorno dello sconosciuto.
:” Non c’è nessuno.”
:” Hai visto, bastardo, avevo ragione.” L’uomo le si avvicinò e le puntò nuovamente il coltello alla gola :” Se l’hai nascosto da qualche parte, quel dannato fascista…”
:” Cosa mi fai se l’ho nascosto da qualche parte quel dannato fascista?”
:” Dato che sei molto bella, prima di ucciderti potrei stuprarti…”
:”In merito alla seconda ipotesi, non cerco di meglio.” L’uomo rimase interdetto dalla risposta della donna. Si fissarono negli occhi per alcuni istanti, poi lui accennò un sorriso e la spinse sul letto. In un attimo le fu sopra e la baciò in bocca. Lei rispose al bacio con avidità, stringendo le braccia sulla schiena di lui. Quando si staccarono lui cominciò a spogliarsi. Lei in un attimo rimase completamente nuda e lo aiutò a togliersi i pantaloni e le mutande. Il suo pene era perfettamente eretto. Quando anche lui fu nudo si distesero sul letto e lui la penetrò con ardore. Lui le stava sopra, sferrando poderosi colpi con il suo membro dentro la vagina di lei. Giulia si muoveva sinuosamente sotto di lui, sussurrandogli all’orecchio frasi oscene. Ad un certo punto le penetrazioni divennero più rapide e Giulia si resse con le unghie alla schiena di lui e con le gambe gli cinse i glutei, stringendolo a se. Lo sconosciuto la baciò sulla bocca e sul collo ed un attimo dopo vennero all’unisono, sciogliendosi in un grido di piacere. Rimasero per un po’ in silenzio dopo. Lui le leccava dolcemente il collo, mentre lei gli sfiorava la schiena con le dita. Fu lei a rompere la magia, sussurrando :” Chi sei, tu che vieni a sconvolgermi la vita nel cuore della notte? “
Lo sconosciuto non si mosse, ma parlò :” Il mio comando ha deciso di uccidere tuo marito. Mi dispiace…”
:” Mio marito è un uomo feroce. Tornerà soltanto fra tre giorni, è a Milano.”
:” Lo aspetteremo. Non si merita una donna come te.” Giulia sorrise :” Una donna come me? Mi conosci da neanche un’ora e credi di sapere tutto di me ? “
:” Tutto ancora no, però da adesso a domattina imparerò più cose di quante non ne sappia tuo marito…”
:” In tal caso sono ansiosa di fartele conoscere:”
Lo sconosciuto cambiò posizione, inginocchiandosi sopra il suo seno. Alla vista del membro svettante,Giulia rise:” Quello stronzo di mio marito dopo un orgasmo come quello di prima impiegherebbe un mese prima di riprendersi del tutto.” Detto questo fece per prenderlo in bocca, ma l’uomo la fermò :” No, fallo con il seno.” Giulia annuì, afferrò il pene con le mani,lo posizionò tra le mammelle e cominciò a sfregarle intorno all’asta. Erano anni che non lo faceva. La fortuna di avere un seno abbondante, anche se non eccessivo. L’uomo sovrappose le sue mani a quelle di Giulia, aiutandola nel movimento. Lei lo guardò in faccia: aveva la bocca socchiusa e le palpebre serrate. Le stava sussurrando di non fermarsi. Quando arrivò al punto di perdere il controllo, spalancò gli occhi per guardare e a quel punto Giulia lo fissò come per sfida accelerando i movimenti. Lui le strinse le mani sui seni ed in quell’istante raggiunse l’orgasmo, emettendo un gemito. Fortunatamente si era svuotato prima, dentro di lei, e non emise quasi nulla. Distrutto, si abbandonò disteso a fianco della donna.
:” Come ti chiami?”
:” Il mio nome di battaglia è Clif.”
:” Perché?”
:” è così e basta..”
:” Sei un uomo di poche parole ma di molti fatti.” Ribattè ridendo.
:” Aspetta che mi riprenda e vedrai…”
:” Fai in fretta, voglio seppellire gli ultimi 8 anni sotto una pioggia di orgasmi con un uomo giovane e bello.” Giulia, incredula, lo vide nuovamente tornare duro e si preparò al prossimo attacco. L’uomo le ritornò sopra e le succhiò i capezzoli, poi scese, leccandogli l’ombelico, ed infine raggiunse la sua vulva., circondata da peli rossicci. Giulia lo vide baciare le grandi labbra e poi aprire il varco con le dita per permettere alla lingua di insinuarsi nelle profondità del piacere. Leccava avidamente, tenendo le labbra allargate. Giulia intanto si tirò su, reggendosi sui gomiti per vederlo meglio mentre se la lavorava. Aveva fatto scendere la mano destra per potersi masturbare mentre la leccava. Oramai l’eccitazione stava diventando incontrollabile. Non più in grado di governare i suoi movimenti, Giulia scosse i fianchi in su e giù, strofinando il pube madido di umori sul volto dell’amante. Clif la leccava imperterrito, colpendola spietatamente con le sue linguate.
:” Così, siii, non fermarti ti prego….” L’orgasmo che sopraggiunse fu qualcosa di titanico, un concerto di piacere che pareva voler pervadere di se tutto l’universo. Giulia spalancò la bocca ed urlò..urlò come non aveva mai urlato in vita sua, facendo riecheggiare la sua voce per le stanze vuote della grande casa. Pareva non dovesse finire mai quell’ondata di piacere. Clif smise all’improvviso di dedicarsi alla vagina, cambiò posizione e la penetrò di nuovo con il pene, quasi con violenza. Si muoveva rabbiosamente, pareva volerla trafiggere con il suo corpo, ed intanto la baciava sui seni. Questa volta Clif venne molto presto, ma godette selvaggiamente e riuscì a regalare un ennesimo orgasmo anche a Giulia, seppure meno intenso del precedente. Sfiancati, i due amanti rimasero avvolti nelle reciproche nudità, in silenzio. Clif giocherellava con un capezzolo. Per la seconda volta , fu Giulia ad infrangere il silenzio :” Quasi non mi ricordavo che potesse essere così bello…grazie.”
:” Anche per me lo è stato. E lo sarà anche le prossime volte. Adesso che ti ho trovata non ho nessuna intenzione di farti scappare.” Si baciarono sulla bocca, intensamente. Poi Giulia si lasciò avvolgere dalle sue braccia muscolose, nel tepore del suo corpo, e schiacciò i seni contro la durezza del suo petto. Contemplando la bellezza della loro nudità , si addormentarono.
di
scritto il
2010-07-18
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