La mia nuova vicina di casa
di
LightNight
genere
tradimenti
Sono arrivato nella mia nuova casa da tre settimane e sono single da un mese. Se penso che avremmo dovuto essere in due qui dentro mi spacco la testa con un martello. Che vada a farsi fottere, la maledetta zoccola. Meno male che l’ho colta sul fatto o avrei perso altro tempo con lei. Sono un maiale con il botto eppure alla vacca non bastava. Si faceva scopare anche dal postino. Roba da non credere. La sodomizzavo quasi tutte le sere, aveva un culo che avrebbe potuto ospitare un treno, ormai.
Mi sto facendo una sigaretta e controllo se la vicina di casa si mette il pigiamino pure stasera. Mi faccio belle seghe nascosto qui dietro. La cosa che mi entusiasma di più è che solo io, da questa finestra, posso curiosare nella sua villa. A volte penso che lo show sia proprio per me.
Sta stirando in perizoma e senza reggiseno. Ha una tavola bassa, tanto che deve chinarsi. Ah, no, ora che ci faccio caso non è la tavola ad essere sproporzionata, è lei che oltre a essere alta ha anche i tacchi a spillo.
Si è appena voltata. Non so se mi sta guardando: non riesco a percepire se dalla sua angolazione può vedermi bene. Tiro fuori l’uccello duro, mi trastullo un po’ guardandole le poppe. Mi alzo sulle punte per mostrarlo, per capire se effettivamente i suoi occhi arrivano fin quassù. Lei apre la bocca, tira fuori la lingua e fa un movimento per simulare una pompa. La tipa mi vede, altroché se mi vede. Il mio cazzo diventa ancora più turgido.
Senza pensarci un solo minuto mi fiondo giù per le scale con l’erezione che mi fa male, schiacciata nelle mutande. Suono il campanello della signora Vallecchi. Lei sa benissimo che sono io, dopo avermi invitato in quel modo. Mi apre, corro sul selciato e in un attimo mi trovo in mezzo ai gatti sul portico. Mi lascia entrare.
“Ciao” mi dice arrapata.
Io non la saluto neppure, rimango a fissarle le tette nude. Lei mi guarda spudoratamente il cazzo. Mi fa pensare a quella troia della mia ex, che probabilmente faceva proprio come questa maiala della porta accanto. Mi sale una rabbia da capogiro che intendo sfogare sulla vicina con brutalità. Le chiedo, per sicurezza:
“Dov’è tuo marito?”
“Mi spii tutti giorni, dovresti sapere quando torna.”
“E invece no, ti guardo perché mi provochi, e ho immaginato di scoparti, tutto qui.”
“Hai immaginato di scoparmi? Allora scopami il culo.”
La vicina lancia i tacchi muovendo le caviglie sinuose come due fruste. Le sue cosce sottili mi fanno venir voglia di amarla con gentilezza, ma quando toglie il perizoma, si mette con i gomiti sul tavolo e spalanca la fica tra le chiappe strette, le corro incontro con il cazzo solido come uno sfollagente. La penetro senza remore, subito veloce e profondo. Le faccio male nella fica, ma se vuole che glielo metta nell’altro buco sono pronto a dare in escandescenze. Lo tiro fuori: è fradicio, è pronto per essere ficcato nel suo culo. Con la rozzezza più turpe glielo infilo nell’ano e inizio a riempirla con ardore. E’ strettissimo e la cappella deve incunearsi con prepotenza facendo spazio all’asta più sottile. La scopo, la scopo forte e lei mi dice:
“Sei un animale!”
Strilla, gode, si lamenta:
“Perché mio marito non è come te?”
La sua domanda mi fa innervosire: penso alla mia ex e aumento il ritmo. Ma voglio farle più male di così: la prendo su e la tiro letteralmente su un divano. Le apro le cosce, mi inginocchio a terra e glielo metto di nuovo in culo. La sbatto spingendo con veemenza tale da alzare il divano che non arretra solo perché è bloccato dal muro. Mentre le sfondo il didietro, inizio a scavarle la fica con l’indice e il medio, premendo sul punto G. Vedo che dalla vulva inondata cominciano a scendere gocce grosse e dense come sperma. Lei grida:
“Sì, sì, continua!”
Le sto facendo un servizietto che non le avevano fatto mai. Scosso, cieco, persevero finché lei non si contorce, si piega in due schizzandomi addosso, sulla pancia, uno zampillo che mi scola sino alle palle. Io resto incredulo, l’effetto straordinario di quella masturbazione mi eccita da morire e ho l’uccello tanto gonfio che è dolente e, inspiegabilmente, non vuole saperne di sborrare.
Riprendo fiato per qualche istante, zuppo di sudore, ma lei è insaziabile:
“Fallo ancora, ti prego, non ho mai goduto tanto”.
Io ricomincio e in pochi secondi la tensione sale di nuovo: sta succedendo un’altra volta. Lei ansima, si dimena, e parte un urlo accompagnato da uno tsunami vaginale: un flutto di eiaculazione che mi travolge.
A questo punto non ne può più, ma io la voglio punire: mi trattengo un attimo e ricomincio, ma devo desistere, ansante, sborrandole sul seno.
Soddisfatto e ancora su di giri per la scopata incredibile, penso a quel povero disgraziato del marito e affermo:
“Sai perché il tuo uomo non è come me? Perché non ti fai trovare in casa vestita da troia”.
Lei ammette che non lo stuzzica da parecchio tempo.
Il giorno dopo sento che la signora Vallecchi ha dei violenti orgasmi. Ho fatto il porco, sono stato immorale, ma forse ho salvato un matrimonio.
Mi sto facendo una sigaretta e controllo se la vicina di casa si mette il pigiamino pure stasera. Mi faccio belle seghe nascosto qui dietro. La cosa che mi entusiasma di più è che solo io, da questa finestra, posso curiosare nella sua villa. A volte penso che lo show sia proprio per me.
Sta stirando in perizoma e senza reggiseno. Ha una tavola bassa, tanto che deve chinarsi. Ah, no, ora che ci faccio caso non è la tavola ad essere sproporzionata, è lei che oltre a essere alta ha anche i tacchi a spillo.
Si è appena voltata. Non so se mi sta guardando: non riesco a percepire se dalla sua angolazione può vedermi bene. Tiro fuori l’uccello duro, mi trastullo un po’ guardandole le poppe. Mi alzo sulle punte per mostrarlo, per capire se effettivamente i suoi occhi arrivano fin quassù. Lei apre la bocca, tira fuori la lingua e fa un movimento per simulare una pompa. La tipa mi vede, altroché se mi vede. Il mio cazzo diventa ancora più turgido.
Senza pensarci un solo minuto mi fiondo giù per le scale con l’erezione che mi fa male, schiacciata nelle mutande. Suono il campanello della signora Vallecchi. Lei sa benissimo che sono io, dopo avermi invitato in quel modo. Mi apre, corro sul selciato e in un attimo mi trovo in mezzo ai gatti sul portico. Mi lascia entrare.
“Ciao” mi dice arrapata.
Io non la saluto neppure, rimango a fissarle le tette nude. Lei mi guarda spudoratamente il cazzo. Mi fa pensare a quella troia della mia ex, che probabilmente faceva proprio come questa maiala della porta accanto. Mi sale una rabbia da capogiro che intendo sfogare sulla vicina con brutalità. Le chiedo, per sicurezza:
“Dov’è tuo marito?”
“Mi spii tutti giorni, dovresti sapere quando torna.”
“E invece no, ti guardo perché mi provochi, e ho immaginato di scoparti, tutto qui.”
“Hai immaginato di scoparmi? Allora scopami il culo.”
La vicina lancia i tacchi muovendo le caviglie sinuose come due fruste. Le sue cosce sottili mi fanno venir voglia di amarla con gentilezza, ma quando toglie il perizoma, si mette con i gomiti sul tavolo e spalanca la fica tra le chiappe strette, le corro incontro con il cazzo solido come uno sfollagente. La penetro senza remore, subito veloce e profondo. Le faccio male nella fica, ma se vuole che glielo metta nell’altro buco sono pronto a dare in escandescenze. Lo tiro fuori: è fradicio, è pronto per essere ficcato nel suo culo. Con la rozzezza più turpe glielo infilo nell’ano e inizio a riempirla con ardore. E’ strettissimo e la cappella deve incunearsi con prepotenza facendo spazio all’asta più sottile. La scopo, la scopo forte e lei mi dice:
“Sei un animale!”
Strilla, gode, si lamenta:
“Perché mio marito non è come te?”
La sua domanda mi fa innervosire: penso alla mia ex e aumento il ritmo. Ma voglio farle più male di così: la prendo su e la tiro letteralmente su un divano. Le apro le cosce, mi inginocchio a terra e glielo metto di nuovo in culo. La sbatto spingendo con veemenza tale da alzare il divano che non arretra solo perché è bloccato dal muro. Mentre le sfondo il didietro, inizio a scavarle la fica con l’indice e il medio, premendo sul punto G. Vedo che dalla vulva inondata cominciano a scendere gocce grosse e dense come sperma. Lei grida:
“Sì, sì, continua!”
Le sto facendo un servizietto che non le avevano fatto mai. Scosso, cieco, persevero finché lei non si contorce, si piega in due schizzandomi addosso, sulla pancia, uno zampillo che mi scola sino alle palle. Io resto incredulo, l’effetto straordinario di quella masturbazione mi eccita da morire e ho l’uccello tanto gonfio che è dolente e, inspiegabilmente, non vuole saperne di sborrare.
Riprendo fiato per qualche istante, zuppo di sudore, ma lei è insaziabile:
“Fallo ancora, ti prego, non ho mai goduto tanto”.
Io ricomincio e in pochi secondi la tensione sale di nuovo: sta succedendo un’altra volta. Lei ansima, si dimena, e parte un urlo accompagnato da uno tsunami vaginale: un flutto di eiaculazione che mi travolge.
A questo punto non ne può più, ma io la voglio punire: mi trattengo un attimo e ricomincio, ma devo desistere, ansante, sborrandole sul seno.
Soddisfatto e ancora su di giri per la scopata incredibile, penso a quel povero disgraziato del marito e affermo:
“Sai perché il tuo uomo non è come me? Perché non ti fai trovare in casa vestita da troia”.
Lei ammette che non lo stuzzica da parecchio tempo.
Il giorno dopo sento che la signora Vallecchi ha dei violenti orgasmi. Ho fatto il porco, sono stato immorale, ma forse ho salvato un matrimonio.
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