Luisella la manager

di
genere
bondage

Bendata. Con le mani legate dietro la schiena con un nastro di seta. In ginocchio. La bocca spalancata da una pallina di gomma tenuta da un elastico. Scarpe lucide nere tacco 12, calze autoreggenti nere con la riga. Niente mutandine. Reggiseno di pizzo nero che sostiene i miei seni senza coprirli. I capezzoli esposti e duri. Trucco pesante, rossetto rosso con contorno labbra, mascara, matita intorno agli occhi. Il culo cosparso di vaselina. Sono finita così di mia spontanea volontà. E sono eccitata all’estremo. Sono pronta. Sono nella sala principale di una grande villa padronale di proprietà dell’assessore regionale alla sanità. Stanotte sarò la sua schiava con mio marito presente, solo a guardare.
Facciamo un balzo indietro nel tempo e vediamo come tutto ciò sia iniziato. Un anno dopo l’inizio della crisi, nel 2009, gli affari del laboratorio di analisi cliniche cominciarono ad andare male. Il nostro bel tenore di vita era a rischio. Crociere, cene eleganti, abiti firmati, gioielli. Ed avremmo anche dovuto licenziare qualche dipendente. Mio marito però, cominciò a pensare che era il momento di entrare in qualche giro grosso di appalti e forniture pubbliche, e per fare questo avevamo bisogno di appoggi ai piani alti della politica. La mia innata troiaggine avrebbe sicuramente aiutato. Fu così che iniziammo ad avvicinarci a degli esponenti del PD che governava la mia regione in quel periodo facendo piccoli regalini, aiutandoli a raccogliere voti e via dicendo. La grande occasione però arrivò durante la campagna elettorale quando fummo invitati ad una cena del partito dove avremmo trovato tutti i pezzi grossi. L’evento era organizzato in una elegante sala ricevimenti alle porte della città. Mio marito si presentò in smoking, mentre io ero fasciata in uno splendido abito blu notte, scarpe col tacco 12, scollatura generosa, capelli raccolti verso l’alto acconciati dal mio parrucchiere con una miriade di ferrettini e un giro di perle alla gola. Appena entrati, mi ritrovai puntati addosso gli occhi di tutti i presenti. “Perfetto” pensai, “stasera si svolta”. Dopo la cena ed i discorsi di rito, ci ritrovammo in piedi in una sala adiacente per fare conversazione, con flute di champagne (pagati coi rimborsi elettorali a carico dei contribuenti, pensai) che venivano continuamente serviti dai camerieri fra i presenti. L’atmosfera si era fatta cordiale e frizzantina. Ad un certo punto riconobbi l’assessore alla sanità, che era la mia preda, e lo avvicinai da sola. Questi era un uomo un po’ attempato, ma distinto, sulla sessantina, alto e magro, abbastanza atletico per la sua età. Cominciammo a parlare del più e del meno, con suoi occhi che finivano sempre sulla mia scollatura. Fingendo di essere più brilla di quello che ero lo presi sottobraccio e lo portai fuori continuando a chiacchierare. Mantenendo un tono allegro, cominciai a parlare di crisi, di poveri dipendenti, potenziali elettori, che dovevano essere licenziati. Che con un suo piccolo aiuto, magari un appaltino di forniture alle ASL regionali ci saremmo risollevati. Che per i miei dipendenti e mio marito sarei stata disposta a fare anche qualche piccola pazzia. A questo punto lui capì l’antifona e comincio a farsi più serio. Mi disse che sarebbe stato per lui un piacere darmi una mano, lui così generoso e sempre pronto ad aiutare il prossimo. E che avrebbe molto gradito la mia compagnia e disponibilità per quella notte. Ormai era fatta. Lui diede disposizione di far accompagnare me e mio marito dal suo autista presso la sua abitazione, una villa padronale sulle colline. Arrivati a destinazione ci fecero accomodare in una bella saletta col camino acceso e dei domestici in livrea in piedi. Notai che alcuni di questi erano neri e stavano messi bene. Dopo circa mezz’ora arrivò l’assessore, in compagnia di altri tre politici, tutti volti noti, e notai che uno era addirittura del PDL. Alla mia espressione di stupore, lui mi sorrise dicendo “Hanno proprio ragione quando dicono che ai piani alti noi politici di destra e sinistra siamo tutti d’accordo. Ma non lo ammetteremo mai! Stasera ti facciamo vedere cosa è una scopata bipartisan. Se sarai stata brava, avrai tutti gli appalti che vorrai. Ma ricordati che per questa notte sei la nostra schiava del cazzo e il cornuto di tuo marito deve assistere ma non intervenire”. Detto questo si rivolse ad un domestico e disse semplicemente “Preparatela per gli appalti.” Evidentemente doveva essere per loro una situazione comune. Io e mio marito ci lanciammo un’occhiata di intesa e fummo d’accordo di andare avanti fino in fondo. Fu così che dopo una mezzoretta fui preparata come avevo descritto all’inizio del racconto. Allora entrò in sala l’assessore accompagnato dai tre. “Bene, bene, la troia di stasera è pronta!”. Si posizionò dietro di me, che ero completamente in balia del suo volere, senza potermi muovere, né parlare. Capii che era già nudo ed in tiro quando mi appoggiò la cappella sul buchetto del culo cosparso di vaselina. Dopo averlo strusciato un po’ per lubrificarselo per bene, mi infilò l’uccello in culo in un colpo solo. Il dolore mi trafisse direttamente il cervello, ma ero anche troppo eccitata. Non potevo urlare per via della palla in bocca, né prendere fiato, così iniziai ad annaspare dalle narici. Mi feci forza durante i primi colpi, poi il dolore cominciò a diminuire ed iniziai a muovermi assecondando le sue spinte. “Brava bambina. Così si fa! Potete toglierli la palla dalla bocca, ma lasciate i polsi legati.” Ero ancora bendata, ma potevo parlare e respirare. “Chi sei tu?”, mi chiese. Subito capii l’antifona e ripsosi correttamente: “Sono la vostra schiava padroni”. “E tuo marito?”. “E’ un gran cornuto” feci di rimando. Mentre lui continuava a pomparmi il culo, sentii un’altra cappella avvicinarsi alle mie labbra. Io aprii la bocca e lo ingoiai tutto. Ero incaprettata davanti e da dietro, e stavo cominciando a godere come una vacca. Cominciai a fargli un pompino a sola bocca senza poter usare le mani e capii da come lo chiamavano gli altri che questi era il consigliere del PDL. Maggioranza in culo ed opposizione in bocca. Pompavo e menavo il culo da vera troia, pensando a tutti i soldi che avremmo guadagnato dal quel momento in poi, ma stavo davvero godendo della situazione. Fare la schiava era proprio nella mia natura. A quel punto mi sbendarono e girandomi di lato vidi mio marito nudo su una poltrona che si menava il cazzo gustandosi la scena e lo vidi molto arrapato, paonazzo in volto. Stava piacendo molto anche a lui vedere la propria moglie sbattuta come una puttana. Mi liberarono anche i polsi, e con le mani libere cominciai a segare gli altri due. Mi trovavo al centro di una piccola gang bang di assessori e consiglieri regionali e mi impegnavo per farli godere il più possibile. Pompavo e segavo come una forsennata, quattro cazzi tutti per me da soddisfare mi stavano facendo sentire una vera maiala! Uno dei due che stavo segando si posizionò sotto di me e mi infilò il cazzo nella figa mentre avevo ancora in culo il cazzo dell’altro. Mi stavano facendo una doppia penetrazione divina e io cominciai a godere come una matta, mentre gli altri due si alternavano nella mia bocca. Ormai avevo tutti i capelli scompigliati, il trucco mi stava colando sulle guance ed ero in piena trance sessuale. Cominciarono ad alternarsi tra i miei buchi, le mie mani e la mia bocca sfinendomi sempre di più. “Ma che brava troiona che sei” “Ti sfondo il culo puttana!” “Sììì dai fatemi un clistere di sborra, fate vedere a mio marito come si monta una vacca così impara anche lui!”. Ad un certo punto mi fecero mettere in ginocchio di fronte a mio marito, loro si misero con i cazzi intorno alla mia faccia ed io li spompinavo e li menavo a rotazione come una indemoniata facendomi scopare la bocca ed ingoiandoli fino ai coglioni, sempre lanciando occhiate a mio marito che ormai, segandosi, era venuto più volte. Quando furono prossimi a venire chiamarono un cameriere e gli dissero di portare il “Calice dell’Appalto”. Me lo misero in mano e cominciarono a sborrarci un po’ dentro ed un po’ sulla mia faccia, poi mi dissero di raccogliere tutta la sborra che avevo addosso con le mani e di metterla nel calice. “Adesso bevi così sigilliamo il nostro accordo tra gentiluomini e gentildonne”. Mi portai il calice alle labbra e mi feci scivolare in bocca il liquido viscoso e caldo. Lo trattenni tutto, poi aprii la bocca per farlo vedere bene a tutti i presenti ed infine lo ingoiai finendo di ripulirmi gli angoli della bocca, schioccando le labbra. “Brava puttana, hai quasi finito. Ora però tocca a noi goderci un piccolo spettacolo e poi potrete tornarvene a casa. Domani ripasserete qui per i dettagli sugli appalti che vi affideremo”. Dentro di me esultai guardando anche mio marito che in silenzio approvava tutto da cornuto nato. Poi l’assessore chiamo Ahmed ed Abdul, due dei camerieri neri che avevo visto prima. Solo che ora entrarono già nudi e con due cazzi giganteschi che gli penzolavano tra le gambe. Erano già enormi così, figuriamoci duri. Mi preparai ad essere davvero spaccata in due, ma ormai ero talmente infoiata e soddisfatta che mi sarei fatta anche un toro. I due si avvicinarono a me che stavo sempre in ginocchio e cominciai a lavorargli i cazzoni di bocca e di mano. Pian piano si inturgidivano e facevo fatica a contenerli. In bocca riuscivo solo a tenere parte della cappella di quei bastoni di carne ed anche con la mano le cose non andavano meglio. “Abdul incula!” Disse l’assessore. Ormai ero rotta e sfondata, ma quando Abdul mi entrò in culo con la cappella mi sentii bruciare le viscere, era davvero enorme. Lui si muoveva piano per farmi abituare il mio culo era apertissimo ed io iniziai ad incitarlo “Dai negrone sfondami il culo, vediamo che sai fare!” ma venni zittita dal cazzo di Ahmed che mi si ficcò in bocca per quel tanto che riusciva ad entrare. Completamente sudata, col trucco colante e i capelli sfatti mi facevo cavalcare come una troia. Era stupenda la sensazione di riempimento godevo e godevo come non mai e sicuramente era un bello spettacolo per i cinque che ci guardavano segandosi a loro volta. Poi Abdul mi prese e mi fece impalare con la fica sul suo cazzo e Ahmed mi prese da dietro un una doppia penetrazione che non aveva niente a che fare con quella degli assessori di prima. Questi erano due cazzoni da primato e i proprietari due stalloni di marmo, mi sentivo completamente aperta e piena infoiata come non mai. La cavalcata finale durò ancora qualche minuto coi loro incitamenti: “troia bianca ora ti riempiamo di sborra di cazzi neri!” ed io “siiii riempitemi tutta inondatemi di sperma!!!” e poi vennero quasi contemporaneamente, nel culo a nella fica che ormai avevo rossi e gonfi. Ero completamente esausta ed i due mi lasciarono scivolare di lato, ricadendo sul pavimento nudo. Un applauso si levò nella sala a conclusione della “performance” che mi fece sorridere dentro “sono davvero una troiona da primato…”
Dopo quella volta gli affari della nostra ditta decollarono e non abbiamo più avuto problemi economici!
scritto il
2015-01-12
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