La puttana Cinese
di
Alberto Maietta
genere
etero
La ragazza cinese sorride...mi fa quasi ridere quel suo parlare da pupazzo e un po’ mi fa senso quel colore che tinteggia la sua pelle, nauseante come le note del jazz ma ho voglia di assaggiarla e dopo avere patteggiato 40 euro per un massaggio e di seguito un rapporto normale di figa e di bocca la seguo su per le scale strette dell'orrendo uscio di Porta Romana.
Il soppalco però era pulito, con un bel lettone matrimoniale e qualche comodino, sul materasso c'era un copriletto giallo con rose rosse come motivo, ma quelle rose avevano un chissà che di inquietante, perché quasi vive. Le mura erano spoglie, l'umidità stagnante disegnava origami ammuffiti, che la luce fioca della lanterna rossa rendeva più intricati. Lei cominciò a spogliarsi: non hanno un grande fisico le donne cinesi, sono magre, asciutte, senza grasso, se non fosse per lo sguardo, ma non tutte, che lambisce ma non raggiunge la sensualità delle donne latine, potresti anche fermarti ad un massaggio, in questa arte si insuperabili, e andare via, perché il cazzo poca si affama per questa figa. E comunque, lei cortese, al limite di una serva, e quindi geisha, cominciò a massaggiarmi, con arte ed in ogni passaggio delle sue mani sul mio corpo con l'abilità di chi conosce i gesti ed i punti adatti, per scioglierti, liberandoti dalle tossine che ingolfano la testa ed la carne e di più i pensieri.
Dopo un quarto sentii strusciarsi la sua figa sul mio culo ed i seni piccoli ma sodi sfiorare le mie spalle e il che aizzò il mio cazzo, non molto la mente ancora disturbata da quella femmina assai lontana dai mie gusti, perché se non posso godere di una mediterranea, preferisco una creola o almeno una africana, con quei grandi culi dove trivellare col cazzo il piacere dell'amore. Lei invitò a girarmi su me stesso, e col cazzo al soffitto afferó con forza l'asta del pene mimando il va e il vieni mentre con la lingua sottile ed umida cominciò a farmi carezze, assaporandomi. La sua bocca calda, umida, la lingua morbida che scorreva sul glande mi fecero abbandonare ogni repulsione verso quel tipo di donna e così mi iscrissi a quella tornata di piacere, per farmela. Cominciai a partecipare con tutto il mio desidero che sentivo salire lungo il pene, mentre le mordicchiavo i capezzoli, ma lei mi respingeva, allontanando la mia bocca e quindi i denti che non afferravano la preda.
Contrariato, mentre lei cercava di mettersi in groppa al mio cazzo, diedi un balzo dal letto e l'afferrai per i fianchi, mettendola sulla sponda del letto e allargandole all'unisono le gambe...e glielo misi dentro...dando una botta...lei sentì dolore, si afferrò a me ma il piacere di farle male e leggergli quel dolore negli occhi mi eccitò come non mai. Me la feci di gusto, ero così eccitato che il preservativo scoppiò nella sua figa, con tutto il mio piacere che salvò dentro di lei come una marea improvvisa.
Era arrabbiata, ma, mantenne la sua formale cortesia, si offerse di lavarmi il pene, ma io dopo l'amore ritorno sempre nella mia solitudine.
Il soppalco però era pulito, con un bel lettone matrimoniale e qualche comodino, sul materasso c'era un copriletto giallo con rose rosse come motivo, ma quelle rose avevano un chissà che di inquietante, perché quasi vive. Le mura erano spoglie, l'umidità stagnante disegnava origami ammuffiti, che la luce fioca della lanterna rossa rendeva più intricati. Lei cominciò a spogliarsi: non hanno un grande fisico le donne cinesi, sono magre, asciutte, senza grasso, se non fosse per lo sguardo, ma non tutte, che lambisce ma non raggiunge la sensualità delle donne latine, potresti anche fermarti ad un massaggio, in questa arte si insuperabili, e andare via, perché il cazzo poca si affama per questa figa. E comunque, lei cortese, al limite di una serva, e quindi geisha, cominciò a massaggiarmi, con arte ed in ogni passaggio delle sue mani sul mio corpo con l'abilità di chi conosce i gesti ed i punti adatti, per scioglierti, liberandoti dalle tossine che ingolfano la testa ed la carne e di più i pensieri.
Dopo un quarto sentii strusciarsi la sua figa sul mio culo ed i seni piccoli ma sodi sfiorare le mie spalle e il che aizzò il mio cazzo, non molto la mente ancora disturbata da quella femmina assai lontana dai mie gusti, perché se non posso godere di una mediterranea, preferisco una creola o almeno una africana, con quei grandi culi dove trivellare col cazzo il piacere dell'amore. Lei invitò a girarmi su me stesso, e col cazzo al soffitto afferó con forza l'asta del pene mimando il va e il vieni mentre con la lingua sottile ed umida cominciò a farmi carezze, assaporandomi. La sua bocca calda, umida, la lingua morbida che scorreva sul glande mi fecero abbandonare ogni repulsione verso quel tipo di donna e così mi iscrissi a quella tornata di piacere, per farmela. Cominciai a partecipare con tutto il mio desidero che sentivo salire lungo il pene, mentre le mordicchiavo i capezzoli, ma lei mi respingeva, allontanando la mia bocca e quindi i denti che non afferravano la preda.
Contrariato, mentre lei cercava di mettersi in groppa al mio cazzo, diedi un balzo dal letto e l'afferrai per i fianchi, mettendola sulla sponda del letto e allargandole all'unisono le gambe...e glielo misi dentro...dando una botta...lei sentì dolore, si afferrò a me ma il piacere di farle male e leggergli quel dolore negli occhi mi eccitò come non mai. Me la feci di gusto, ero così eccitato che il preservativo scoppiò nella sua figa, con tutto il mio piacere che salvò dentro di lei come una marea improvvisa.
Era arrabbiata, ma, mantenne la sua formale cortesia, si offerse di lavarmi il pene, ma io dopo l'amore ritorno sempre nella mia solitudine.
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Commenti dei lettori al racconto erotico