Emma:il mio sapore
di
Thalassa
genere
prime esperienze
*Questo è il seguito di: Emma:L'iniziazione di Don Giacomo,buona lettura...*
Da quel giorno cominciai ad andare in parrocchia mezz'ora prima dell'appuntamento con i miei amici in modo che Don Giacomo potesse farmi godere con la lingua.
Quando arrivavo mi offriva sempre del tè freddo e iniziavamo a chiacchierare della scuola e delle nostre giornate fino a quando non mi avvicinavo e gli chiedevo di leccarmi la figa,e allora lui con pazienza e senza mai protestare mi accontentava.
Ormai lo vedevo più in ginocchio in mezzo alle mie gambe che davanti all'altare ed avevo anche imparato a controllare l'orgasmo quando,bravo com'era,ci metteva troppo poco a portarmi sull'orlo.
Mi piaceva tenerlo lì per un quarto d'ora buono anche se mi sarebbero bastati sì e no cinque minuti per godere,ma era bello sentire la lingua calda intorno al clitoride e mi piaceva anche quando mentre mi leccava giocava con il buchino della figa,senza mai spingersi troppo in là per non rischiare di sverginarmi.
Il nostro appuntamento quotidiano era diventato immancabile,eppure un giorno non mi presentai perché,dopo aver litigato con mio padre ci misi più del dovuto a liberarmi dai compiti ed ottenere il permesso di uscire. A dire il vero arrivai tardi anche all'appuntamento con gli amici tanto che il cortile dell'oratorio era semi deserto quando mi presentai.
Don Giacomo però era lì e controllava i ragazzi con la Bibbia in mano.
Quando mi vide spostò lo sguardo,impassibile. Mi sentii mortificata e lo avvicinai subito chiedendo qualcosa da bere perché avevo sete,sapendo che sarebbe stato un chiaro segnale.
Senza parlare lasciò i due ragazzi che ancora facevano passaggi con la palla nonstante fosse quasi notte e si avviò dentro,al nostro solito posto. Quando la porta fu chiusa cominciai a scusarmi e a raccontargli l'accaduto ma anche se non pareva arrabbiato e la conversazione scorreva tranquillamente non sembrava intenzionato a fare quello che faceva di solito. Fu allora che mi resi conto che forse voleva punirmi e se non avessi escogitato qualcosa quel giorno non avrei goduto.
Dopo un momento di silenzio mi avvicinai e gli sfiorai la spalla.
“Mi dispiace tanto...”
Pigolai bagnandomi le labbra,mentre la sua indifferenza mi faceva allo stesso tempo arrabbiare ed eccitare in modo inverosimile. Il fatto che colui che pareva adorare la mia figa più del Signore quel giorno non mi degnasse di attenzione mi sconvolgeva.
Mi avvicinai ancora,strofinando le tette coperte solo da una maglietta leggera contro la sua tonaca,i capezzoli si fecero turgidi e lui lo vide,decisi che dovevo tentare il tutto per tutto e allora gli presi la mano e me la infilai sotto la gonna,in mezzo alle gambe dove non avevo indossato alcuna biancheria intima essendo già partita da casa con il proposito,quanto mai opportuno,di farmi perdonare.
Don Giacomo non parlò,mi guardò a quel punto e mosse due dita in mezzo alla mia peluria per trovare il clitoride prima di strizzarlo.
“Non so se te lo meriti oggi.”
Mi alitò in faccia,solcando la passera già fradicia.
Dopo un paio di minuti di suppliche mi prese di peso e mi mise a sedere sopra un leggio senza troppi complimenti. Afferrai i bordi per non cadere,eccitata da pazzi,finalmente stavo per ottenere il mio premio.
Si mise in ginocchio e con decisione mi spalancò le gambe e cominciò a leccarmi come a volermi mangiare,facendomi mordere l'interno delle guance per non gridare. Ci misi meno di tre minuti a venire e quella volta proprio non potei trattenermi. Lo vidi sorridere soddisfatto, ma quando si rialzò non potei resistere e lo tirai verso di me per asciugargli il mento fradicio dei miei umori...a modo mio.
Il pensiero di assaggiarmi mi inebriava,vidi la sua espressione perplessa quando poggiai le labbra sull'angolo delle sue e cominciai a leccare leggermente e succhiare. Ora lo sapevo,ero salata,il sapore della mia fighetta era buono,ora capivo perché Don Giacomo ne fosse diventato dipendente. Continuai ad asciugarlo e alla fine,quasi con timore,lo baciai. Lui mi lasciò fare assecondando la mia lingua e fu a quel punto,trovandomelo ancora più vicino,che per la prima volta sentii il suo cazzo premere contro l'interno della mia coscia destra.
Fu una sorpresa,non che non me lo aspettassi eccitato ma era la prima volta.
Inebriata dalla situazione allungai la mano e premetti il palmo su di esso strofinando un po'. Don Giacomo si ritrasse di colpo,come avessi fatto qualcosa di sbagliato e mi fece scendere.
Ma proprio quando pensavo che fosse tutto finito e che non mi sarei più azzardata a toccarlo mi disse di girarmi e poggiare i gomiti sul leggio sopra al quale ero seduta fino a pochi secondi prima.
Incerta ma ancora eccitata obbedii. Lo sentii frugarsi i vestiti e tirarmi di nuovo su la gonna. Non sapevo cosa volesse fare,ma non pensai che avesse intenzione di scoparmi perché più e più volte avevamo parlato dell'importanza della verginità.
“Apri le gambe.”
Ancora una volta non feci opposizione e quando lo sentii toccarmi il culo trasalii non poco. Lo accarezzò e poi arrivò con una mano al centro,a toccarmi il buchino che contrassi istintivamente. Guardai in mezzo per capire cosa stesse facendo e vidi che aveva il cazzo in mano e se lo stava menando,un attimo dopo seppi che la sua lingua era proprio lì,sul buco del mio culo,e leccava esattamente come aveva fatto prima con la figa. Protestai debolmente obbiettando che non doveva,era sporco,ma lui leccò con più decisione facendomi tremare le ginocchia ed abbandonare ogni resistenza. Sentirlo lappare dietro era quasi più bello che davanti,era più eccitante se non altro. Lo lasciai fare allargando ancora di più le gambe ed inarcando la schiena in modo osceno,mi sentivo una cagna e vederlo mentre si masturbava mi piaceva. Abbandonando la testa in basso mi godetti la scena,aveva un cazzo grosso e piuttosto lungo,scappellato e turgido,in tiro per me.
Quando lo sentii rantolare qualcosa seppi che stava per sborrare per cui mi focalizzai sulla sua mano e un istante dopo sentii un dito nel buchino del culo e vidi della copiosa,densa sborra schizzare sulla tonaca nera,sporcandola tutta.
Poi smise di toccarsi e la lingua lasciò in pace il mio culetto ormai fradicio. A quel punto mi girai e lo baciai di nuovo,ringraziandolo.
Da quel giorno cominciai ad andare in parrocchia mezz'ora prima dell'appuntamento con i miei amici in modo che Don Giacomo potesse farmi godere con la lingua.
Quando arrivavo mi offriva sempre del tè freddo e iniziavamo a chiacchierare della scuola e delle nostre giornate fino a quando non mi avvicinavo e gli chiedevo di leccarmi la figa,e allora lui con pazienza e senza mai protestare mi accontentava.
Ormai lo vedevo più in ginocchio in mezzo alle mie gambe che davanti all'altare ed avevo anche imparato a controllare l'orgasmo quando,bravo com'era,ci metteva troppo poco a portarmi sull'orlo.
Mi piaceva tenerlo lì per un quarto d'ora buono anche se mi sarebbero bastati sì e no cinque minuti per godere,ma era bello sentire la lingua calda intorno al clitoride e mi piaceva anche quando mentre mi leccava giocava con il buchino della figa,senza mai spingersi troppo in là per non rischiare di sverginarmi.
Il nostro appuntamento quotidiano era diventato immancabile,eppure un giorno non mi presentai perché,dopo aver litigato con mio padre ci misi più del dovuto a liberarmi dai compiti ed ottenere il permesso di uscire. A dire il vero arrivai tardi anche all'appuntamento con gli amici tanto che il cortile dell'oratorio era semi deserto quando mi presentai.
Don Giacomo però era lì e controllava i ragazzi con la Bibbia in mano.
Quando mi vide spostò lo sguardo,impassibile. Mi sentii mortificata e lo avvicinai subito chiedendo qualcosa da bere perché avevo sete,sapendo che sarebbe stato un chiaro segnale.
Senza parlare lasciò i due ragazzi che ancora facevano passaggi con la palla nonstante fosse quasi notte e si avviò dentro,al nostro solito posto. Quando la porta fu chiusa cominciai a scusarmi e a raccontargli l'accaduto ma anche se non pareva arrabbiato e la conversazione scorreva tranquillamente non sembrava intenzionato a fare quello che faceva di solito. Fu allora che mi resi conto che forse voleva punirmi e se non avessi escogitato qualcosa quel giorno non avrei goduto.
Dopo un momento di silenzio mi avvicinai e gli sfiorai la spalla.
“Mi dispiace tanto...”
Pigolai bagnandomi le labbra,mentre la sua indifferenza mi faceva allo stesso tempo arrabbiare ed eccitare in modo inverosimile. Il fatto che colui che pareva adorare la mia figa più del Signore quel giorno non mi degnasse di attenzione mi sconvolgeva.
Mi avvicinai ancora,strofinando le tette coperte solo da una maglietta leggera contro la sua tonaca,i capezzoli si fecero turgidi e lui lo vide,decisi che dovevo tentare il tutto per tutto e allora gli presi la mano e me la infilai sotto la gonna,in mezzo alle gambe dove non avevo indossato alcuna biancheria intima essendo già partita da casa con il proposito,quanto mai opportuno,di farmi perdonare.
Don Giacomo non parlò,mi guardò a quel punto e mosse due dita in mezzo alla mia peluria per trovare il clitoride prima di strizzarlo.
“Non so se te lo meriti oggi.”
Mi alitò in faccia,solcando la passera già fradicia.
Dopo un paio di minuti di suppliche mi prese di peso e mi mise a sedere sopra un leggio senza troppi complimenti. Afferrai i bordi per non cadere,eccitata da pazzi,finalmente stavo per ottenere il mio premio.
Si mise in ginocchio e con decisione mi spalancò le gambe e cominciò a leccarmi come a volermi mangiare,facendomi mordere l'interno delle guance per non gridare. Ci misi meno di tre minuti a venire e quella volta proprio non potei trattenermi. Lo vidi sorridere soddisfatto, ma quando si rialzò non potei resistere e lo tirai verso di me per asciugargli il mento fradicio dei miei umori...a modo mio.
Il pensiero di assaggiarmi mi inebriava,vidi la sua espressione perplessa quando poggiai le labbra sull'angolo delle sue e cominciai a leccare leggermente e succhiare. Ora lo sapevo,ero salata,il sapore della mia fighetta era buono,ora capivo perché Don Giacomo ne fosse diventato dipendente. Continuai ad asciugarlo e alla fine,quasi con timore,lo baciai. Lui mi lasciò fare assecondando la mia lingua e fu a quel punto,trovandomelo ancora più vicino,che per la prima volta sentii il suo cazzo premere contro l'interno della mia coscia destra.
Fu una sorpresa,non che non me lo aspettassi eccitato ma era la prima volta.
Inebriata dalla situazione allungai la mano e premetti il palmo su di esso strofinando un po'. Don Giacomo si ritrasse di colpo,come avessi fatto qualcosa di sbagliato e mi fece scendere.
Ma proprio quando pensavo che fosse tutto finito e che non mi sarei più azzardata a toccarlo mi disse di girarmi e poggiare i gomiti sul leggio sopra al quale ero seduta fino a pochi secondi prima.
Incerta ma ancora eccitata obbedii. Lo sentii frugarsi i vestiti e tirarmi di nuovo su la gonna. Non sapevo cosa volesse fare,ma non pensai che avesse intenzione di scoparmi perché più e più volte avevamo parlato dell'importanza della verginità.
“Apri le gambe.”
Ancora una volta non feci opposizione e quando lo sentii toccarmi il culo trasalii non poco. Lo accarezzò e poi arrivò con una mano al centro,a toccarmi il buchino che contrassi istintivamente. Guardai in mezzo per capire cosa stesse facendo e vidi che aveva il cazzo in mano e se lo stava menando,un attimo dopo seppi che la sua lingua era proprio lì,sul buco del mio culo,e leccava esattamente come aveva fatto prima con la figa. Protestai debolmente obbiettando che non doveva,era sporco,ma lui leccò con più decisione facendomi tremare le ginocchia ed abbandonare ogni resistenza. Sentirlo lappare dietro era quasi più bello che davanti,era più eccitante se non altro. Lo lasciai fare allargando ancora di più le gambe ed inarcando la schiena in modo osceno,mi sentivo una cagna e vederlo mentre si masturbava mi piaceva. Abbandonando la testa in basso mi godetti la scena,aveva un cazzo grosso e piuttosto lungo,scappellato e turgido,in tiro per me.
Quando lo sentii rantolare qualcosa seppi che stava per sborrare per cui mi focalizzai sulla sua mano e un istante dopo sentii un dito nel buchino del culo e vidi della copiosa,densa sborra schizzare sulla tonaca nera,sporcandola tutta.
Poi smise di toccarsi e la lingua lasciò in pace il mio culetto ormai fradicio. A quel punto mi girai e lo baciai di nuovo,ringraziandolo.
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