Marinare la scuola
di
OdietAmo
genere
etero
Esco di casa frettolosamente, la giornata non promette bene, il cielo delle otto del mattino è grigio e le nuvole sembrano stare per esplodere, il vento improvviso scompiglia i miei lunghi capelli castani e le mie lunghe gambe si devono muovere velocemente, fasciate dal mio nuovo Levi's a vita alta che mi fa un sederino proprio niente male (anche i ragazzi sui motorini, che corrono a scuola, non perdono occasione di bussare il clacson per farmelo notare!) Mentre i tuoni cominciano a riempirmi le orecchie, il cellulare comincia a squillare, strano a quest'ora del mattino …"Piccola! Stai andando a scuola?" la voce dall'altro capo è smaniosa e anche un po' stanca, come se dopo una lunga notte insonne a pensare e a valutare, avesse ceduto alla tentazione di chiamarmi. Quella voce profonda ma pur sempre da ragazzino, è rotta da un'implacabile voglia, implacabile come uno che chiede acqua nel deserto. Vincenzo mi conosce bene e si sente che quasi ha paura di un mio inaspettato rifiuto, che lascerebbe in lui una profonda insoddisfazione. “Mi stavo avviando! Perché? E’ successo qualcosa?” – “ No, tranquilla, io non sono andato stamattina, se ti vengo a prendere, vuoi salire su a casa? Ci guardiamo un film, i miei non ci sono fino ad ora di pranzo.” Il mio passo rallenta ma il battito del mio cuore comincia ad accelerare . Mi corre un brivido lungo la schiena, penso alla sua stanza e a quante volte mi ha già fatto godere sulle sue lenzuola e quanti gemiti ho dovuto soffocare sul suo cuscino per non farci sentire dai suoi genitori nella stanza accanto, e l’idea che adesso possa sfogarmi liberamente mi eccita, sento un impulso provenire dal mio sesso che ha acceso le mie voglie che si sa, a 19 anni, hanno bisogno di essere appagate e subito. Mentre gli rispondevo che avrebbe fatto bene ad arrivare il più in fretta possibile, cominciò a piovigginare e piano, piano la pioggia divenne sempre più fitta, prima che mi potessi riparare, la mia camicetta bianca era oramai zuppa, la stoffa bagnata aderiva al mio corpo come una pellicola che lasciava perfettamente intuire le curve della mia terza di seno, stretta nel pizzo bianco della biancheria. Finalmente lo vedo arrivare , mi sorride dal finestrino, tiene le mani salde sul volante come per contenere la tensione. Amo le sue braccia così possenti, così forti, a volte penso che solo loro siano in grado di possedermi, di stringermi in quella morsa che mi fa tanto eccitare. Stare insieme ed essere scopata dal capitano della squadra di pallanuoto, ha i suoi vantaggi! Mi siedo in macchina e il mio corpo, fra la pioggia e il jeans stretto, è praticamente soffocato, tutto sembra enfatizzare le mie curve generose e tipicamente meridionali. Mi avvicino e gli stampo tanti piccoli e veloci baci sulle labbra, mentre la mia mano è poggiata sul suo petto. Lo sguardo di lui cade nella scollatura della mia camicia che costringe ancora le mie tette che sono sempre più vogliose di essere palpate con vigore, i capezzoli si inturgidiscono al solo pensiero che la sua bocca li possa ciucciare, mordere, leccare … non vedo l’ora di farlo giocare con il mio corpo. Questo pensiero mi accompagna per tutto il tragitto , anche quando lui, come è solito fare in macchina, mi mette una mano fra le cosce e comincia ad accarezzarmi … forse per assicurasi che sia solo sua, o forse per preparare il terreno, chissà … sento che i capezzoli cominciano ad indurirsi quasi fino a bruciarmi per l’eccitazione e sento che comincio a lubrificarmi … se non stesse guidando, probabilmente gli sarei già saltata addosso. Lo desidero, lo voglio dentro di me … Finalmente arriviamo a casa sua, silenziosa e ancora immersa in quell’atmosfera sonnolenta e ovattata del mattino. Non ho il tempo di posare la cartella sul pavimento della sua stanza che Vi mi ha già spinta sul letto ancora disfatto, chissà quanto mi ha desiderata stanotte, mi si getta sopra e affonda il suo viso fra le mie tettone che dopo aver strizzato con foga, libera dal reggiseno di pizzo bianco, lasciando a contatto i miei capezzoli con la stoffa bagnata della camicia, questo deve arraparlo molto, siccome mi succhia e sfrega i miei capezzoli già duri al di sopra della camicia. Frettolosamente mi slaccia i jeans e li butta sul pavimento, si ferma un attimo a guardare me, oramai a cosce aperte, che fremo davanti a lui con gli slip bianchi che già rivelano una macchia umida, segno del mio piacere. Il suo cazzo è eretto sotto il pantalone della tuta che nel movimento frenetico sta strusciando sulle pareti della mia figa che desidera di accogliere tutta la sua virilità, volevo che il suo cazzo mi penetrasse e che lo facesse con forza, dopo una settimana di versioni di greco e latino, avevo bisogno di essere trombata da Vincenzo e non vedevo l’ora di poter essere montata con quella foga animale che lo prendeva quando mi vedeva nuda. Liberata dalla camicia, lui mi afferra per i fianchi e mi trascina verso di lui , strappa via i miei slip e comincia a leccare ogni centimetro della mia fighetta oramai tutta bagnata, velocemente stimola il mio clitoride, le mie gambe sono prese da uno spasmo che istintivamente vorrebbe le serrassi, ma lui sta succhiando così bene la mia vagina che non posso fermarlo adesso. Mi guarda con la sicurezza di conosce bene quello che mi fa impazzire tenendomi in pugno, ed infatti la mia schiena inarcata non lascia spazio a dubbi. Comincia a sgrillettarmi velocemente il clito con una mano, e con l’altra inizia ad inserire un dito nella mia figa, poi due e sembra un trapano, ha la stessa velocità e potenza, mi sta fottendo con le mani ed io sto per avere un orgasmo magnifico ed intenso e posso gemere e godere come una porca, ad alta voce, come piace a lui, gridando il suo nome, ché in casa non c’è nessuno! Inserisce anche il terzo ed il quarto dito, sono così bagnata che potrebbe entrarci tutto il suo pugno, continua a fottermi così, mentre sento le pareti della mia pucchiacca che si allargano mentre io mi stringo alle coperte del suo letto. E’ un mago nel ditalini, l’ho sempre detto! Urlo di piacere e afferro l’altra sua mano che amorevolmente mi aveva poggiato sul ventre, graffiandola … -“ Amo … Amo … ah … Amo sto venendo, sto venendo … ! – “ Hai la figa più bella del mondo Amore mio, è bellissima, proprio come piace a me!” Lo guardo e gli sorrido, mentre lui è ancora inginocchiato ai piedi del letto. Questi erano solo i preliminari, lo conosco bene, non è di certo stanco e nemmeno io! Adesso ho il desiderio di leccargli tutto il pene e di farlo godere come lui ha fatto con me e soprattutto ho ancora voglia che mi scopi tutta e più e più volte stamattina! Si abbassa i pantaloni e mi chiede di succhiarglielo, alzandosi con quell’aria possente davanti a me. Amo il suo membro e la sua cappella così perfetta e così grossa … lo voglio tutto in bocca adesso. Mi inginocchio come una serva con il suo padrone e comincio a fargli una sega portandomi la sua cappella alle labbra, lecco tutta l’asta come un buon gelato e poi lo prendo tutto in bocca e comincio ad andare su e giù velocemente, lui mi tiene per i capelli ed io non posso fare a meno di guardare il suo volto che è in estasi da pompino, la mia lingua si attorciglia alla sua cappella e lui per non venire mi dice di staccarmi … e allora so io come fargli riprendere fiato senza spegnere il desiderio … Lo faccio sdraiare sul letto e mi siedo cavalcioni sul suo ventre, comincio a leccargli il lobo dell’orecchio, a baciarlo dolcemente, il mio fiato caldo si fonde all’odore di mora dei miei capelli , nulla lo eccita di più, infatti prontamente afferra con le mani il mio culetto e comincia a stringerlo con forza. Come un toro davanti al quale si è appena sventolata una bandiera rossa, Vi ribalta la situazione, mi posiziona a 90, ha sempre amato questa posizione, ha sempre desiderato possedermi in tutto e per tutto e quella posizione, a pecora, lo eccita particolarmente … -“ Mi hai provocato, adesso sono fatti tuoi! Ti farò urlare di piacere, voglio sfondarti la figa adesso! Ho voglia di sentire le tue pareti calde stringersi alla mia cappella!” Comincia ad eccitare il mio sesso, grondante di umori, solleticando le grandi labbra con la sua grossa e rosea cappella, esitando, vuole che lo implori di penetrarmi, vuole che gli dica che lo voglio, che lo desidero, che voglio che mi sbatta con forza … -“ Amo … ti prego, sbrigati, ti voglio, ti voglio tutto dentro!!” Con quattro colpi ben assestati mi fa godere come una giumenta in calore, non ho mai avuto tanto piacere di farmi fottere in vita mia! Mentre il movimento si fa più veloce e più intenso appoggio di scatto le mani al muro per farmi forza e sento i miei seni che sbattono sulla parete. Dopo avermi afferrata bene per i fianchi, con una mano mi raccoglie i capelli e tirandomeli leggermente mi fa alzare con la schiena inarcata, il mio volto è rivolto al soffitto con gli occhi serrati, la bocca semiaperta … non ci capisco più nulla, sento il mio corpo ricoperto di mille cristalline gocce di sudore che mi scivolano fra i seni, sulle cosce … Ero impotente, sottomessa alla sua foga, dovevo solo aspettare che mi scopasse per bene e mi facesse avere un secondo orgasmo che arrivò quando dandomi gli ultimi colpi, prima di venire mi strinse tutte e due le braccia dietro la schiena, come se fossi condannata alla prigione, la prigione del suo desiderio e del mio! –“ Sto venendo Piccola … ti inondo … “ Velocemente mi inginocchiai aspettando che mi bagnasse con il suo sperma caldo, non vedevo l’ora di bere fino all’ultima goccia di lui e infatti mi attaccai alla sua cappella per farmi venire direttamente in bocca e bere tutto il suo seme, ingoiai e ripulii la sua verga in cerca di altro nettare, continuai a baciargli il membro in segno di riconoscenza … Ci addormentammo sfiniti fra le lenzuola, abbracciati, nudi e felici … quel giorno valse proprio la pena marinare la scuola!
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