Per favore, guardami - Parte 2 - Circolo vizioso
di
E. Guardami
genere
esibizionismo
Parte 0 - Prologo
Parte 1 - La seconda volta non si scorda mai
Parte 2 - Circolo vizioso
2
Circolo vizioso
Funziona così ed è molto semplice: un vero uomo mi guarda e io mi eccito, l'eccitazione fa salire la mia voglia di mostrarmi; mi mostro un po' di più e mi eccito un po' di più. Ancora oggi niente al mondo è più bello di questo inarrestabile circolo vizioso che mi consente di fare azioni altrimenti impensabili.
L'ascensore saliva lento e rumoroso verso il centro commerciale, probabilmente l'uomo elegante si stava ancora sistemando in auto mentre io avevo ben poco da sistemare considerando che avevo lasciato le mie mutandine sporche sul suo tappetino. Mi sfiorai appena la fessura sotto la gonna provocandomi l'ennesimo brivido di piacere e feci appena in tempo a farlo una seconda volta prima che le porte dell'ascensore si aprissero. L'intenzione era quella di raggiungere il mio scooter per tornare a casa, ma capì ben presto che non sarebbe andata così.
Un magrebino su una panchina sembrò scoparmi con gli occhi, un vigilante impostò la sua ronda seguendo i miei passi, un marito mano nella mano con la moglie approfittò della distrazione di lei per lanciarmi occhiate infuocate.
Dovevo cambiarmi e dovevo farlo subito, nella mia borsa c'era ancora la tuta e il bagno era molto vicino. Finsi di guardare una vetrina di scarpe e vidi il vigilante poco distante rallentare la sua andatura. Altri venti passi ed entrai nel lungo corridoio che portava ai servizi. La porta del bagno delle donne era la prima e prima di entrarci guardai furtivamente dietro le spalle. Nessuno. Per poco non andai addosso ad una donna mentre varcavo la soglia. Sulla destra le tre cabine per i bisogni, sulla sinistra tre grossi specchi sopra i lavabo. Mi guardai ancora una volta e mi piacqui nonostante mi sentissi appiccicata dal caldo e dal sudore e i miei capelli sembravo aver deciso di fare ciò che volevano. Tentai di sistemarmi fino a quando un movimento oltre la porta non mi fece voltare. Il vigilante passò lentamente davanti alla porta approfittando di quel poco spazio per gustarmi con gli occhi. “Ora entra nel bagno degli uomini”, pensai, ma mi stavo sbagliando. Tornò indietro con le braccia incrociate guardando nervosamente lungo il corridoio.
In pochi attimi mi passò davanti agli occhi quello che era successo alla fermata del bus e poi ancora nel parcheggio tre piani più sotto. Non sapevo cosa fare, ma sapevo quello che volevo. Il bagno più lontano aveva la porta spalancata, guardai l'uomo ed entrai senza chiudermi dentro. Respirando come uno sbuffo di treno dall'agitazione guardai gli specchi in cerca dell'uomo cercando di non farmi notare. Lui era ancora lì quasi come fosse una statua in attesa di vedermi passare di nuovo. In quella posizione potevo vedere lui e se solo lui avesse guardato lo specchio anziché la porta nella quale mi ero rintanata...
L'ennesima fitta di piacere mi colse e mi dissi che non avrei fatto quello che mi era appena venuto in mente.
Invece lo feci. Un solo gesto e la gonna fu alle caviglie, dallo specchio niente di nuovo. Le raccolsi trovandomi nuda dall'ombelico in giù, poi diedi un singolo forte colpo alla parete del bagno. Il vigilante mosse di scatto la testa per guardare prima la zona di provenienza del tonfo e poi lo specchio dove vide riflesso il mio corpo nudo. Guardai verso il basso e con la mano libera accarezzai appena sotto i pochi peli pubici provocandomi una scossa mista ad imbarazzo e piacere. Ero aperta, viscida, desiderosa, estremamente scossa.
“Tutto a posto?” Così stranita e sconcertata da ciò che facevo mi ero dimenticata del vigilante. Se ne stava con le mani sugli stipiti indeciso se entrare, guardare me o il corridoio per non farsi beccare.
Le mie parole uscirono immediate, quasi come se avessi studiato un copione e lo stessi ripetendo ora:
“Arriva qualcuno?”, chiesi con tono giusto sufficiente per arrivare a lui. Non appena l'uomo disse di no feci due passi in avanti e ruotai il corpo verso di lui. “Controlla”, gli ordinai.
Il bollore che emanava il mio corpo mi stava sciogliendo, la mia mano prese a giocare con l'interno delle cosce, con il ciuffetto di peli, con tutta la mia figa ormai spalancata. Lui disse qualcosa e sembrò volersi avvicinare, ma cambiò idea. La verità era che aveva più paura di me. Fui io ad avvicinarmi a lui ripetendogli di controllare, controllare, controllare. Nel frattempo avevo preso a masturbarmi con decisione sentendo il medio scivolare dentro e fuori come ricoperto d'olio.
“Se mi beccano nel bagno delle donne mi mandano a casa”, disse lui sempre più rosso in viso, sempre più voglioso e sempre più nervoso. Volevo rispondergli ma non ci riuscivo sentendomi ormai nel centro del circolo vizioso che mi stava cancellando qualsiasi vergogna ma anche qualsiasi briciolo di lucidità che mi era rimasta.
Altri due passi e fummo uno di fronte all'altro, lui parlava, parlava e parlava sottovoce, ma io non riuscivo a capire quello che mi diceva. Con la mano con la quale reggevo ancora la mia gonna sollevai la maglietta fino a liberare faticosamente un seno mentre con l'altra continuavo ad infilarmi fin dove riuscivo. La mia figa pulsava ed emetteva suoni acquosi, i fianchi mi si muovevano senza ritmo, poi le nostre mani si incontrarono proprio al confine tra la stanza e il corridoio. Le portai entrambe sul seno mezzo nudo e gli ordinai di toccarmi e di controllare, controllare e toccarmi.
E lui toccò. Tutto il mio corpo si incendiò sotto la sua mano e fui a pochi attimi da un orgasmo memorabile mentre mi strizzava con violenza la passerina sensibile.
Poi ci fu una sua spinta, non forte ma decisa, sufficiente a farmi fare due passi indietro. Sgranai gli occhi capendo quello che stava accadendo ancora prima di sentire le sue parole:
“Arriva qualcuno”!
Andai nel bagno e mi chiusi dentro ansimando come per una lunga corsa ad ostacoli. Gli arti mi facevano male per la tensione, il sudore mi ricopriva copiosamente, tra le gambe l'incendio sembrava non volersi spegnere, ma lo stesso riuscì a ricompormi, per quanto possibile e ad uscire dal bagno. Una donna si stava mettendo il rossetto davanti allo specchio e non mi notò nemmeno mentre sgattaiolavo oltre la porta.
Il vigilante, pensai, aveva avuto una gran bella fortuna, ma mi chiesi quanto fosse infine soddisfatto per aver lasciato le cose a metà. Pochi passi oltre i servizi lo incontrai e lo fissai come per volerlo conquistare. Con la voglia che non voleva abbandonarmi raggiunsi l'uscita e la strada. Solo allora mi resi conto di non aver ancora indossato la mia tuta da jogging, quella con la quale sarei rientrata in casa...
Parte 1 - La seconda volta non si scorda mai
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Circolo vizioso
Funziona così ed è molto semplice: un vero uomo mi guarda e io mi eccito, l'eccitazione fa salire la mia voglia di mostrarmi; mi mostro un po' di più e mi eccito un po' di più. Ancora oggi niente al mondo è più bello di questo inarrestabile circolo vizioso che mi consente di fare azioni altrimenti impensabili.
L'ascensore saliva lento e rumoroso verso il centro commerciale, probabilmente l'uomo elegante si stava ancora sistemando in auto mentre io avevo ben poco da sistemare considerando che avevo lasciato le mie mutandine sporche sul suo tappetino. Mi sfiorai appena la fessura sotto la gonna provocandomi l'ennesimo brivido di piacere e feci appena in tempo a farlo una seconda volta prima che le porte dell'ascensore si aprissero. L'intenzione era quella di raggiungere il mio scooter per tornare a casa, ma capì ben presto che non sarebbe andata così.
Un magrebino su una panchina sembrò scoparmi con gli occhi, un vigilante impostò la sua ronda seguendo i miei passi, un marito mano nella mano con la moglie approfittò della distrazione di lei per lanciarmi occhiate infuocate.
Dovevo cambiarmi e dovevo farlo subito, nella mia borsa c'era ancora la tuta e il bagno era molto vicino. Finsi di guardare una vetrina di scarpe e vidi il vigilante poco distante rallentare la sua andatura. Altri venti passi ed entrai nel lungo corridoio che portava ai servizi. La porta del bagno delle donne era la prima e prima di entrarci guardai furtivamente dietro le spalle. Nessuno. Per poco non andai addosso ad una donna mentre varcavo la soglia. Sulla destra le tre cabine per i bisogni, sulla sinistra tre grossi specchi sopra i lavabo. Mi guardai ancora una volta e mi piacqui nonostante mi sentissi appiccicata dal caldo e dal sudore e i miei capelli sembravo aver deciso di fare ciò che volevano. Tentai di sistemarmi fino a quando un movimento oltre la porta non mi fece voltare. Il vigilante passò lentamente davanti alla porta approfittando di quel poco spazio per gustarmi con gli occhi. “Ora entra nel bagno degli uomini”, pensai, ma mi stavo sbagliando. Tornò indietro con le braccia incrociate guardando nervosamente lungo il corridoio.
In pochi attimi mi passò davanti agli occhi quello che era successo alla fermata del bus e poi ancora nel parcheggio tre piani più sotto. Non sapevo cosa fare, ma sapevo quello che volevo. Il bagno più lontano aveva la porta spalancata, guardai l'uomo ed entrai senza chiudermi dentro. Respirando come uno sbuffo di treno dall'agitazione guardai gli specchi in cerca dell'uomo cercando di non farmi notare. Lui era ancora lì quasi come fosse una statua in attesa di vedermi passare di nuovo. In quella posizione potevo vedere lui e se solo lui avesse guardato lo specchio anziché la porta nella quale mi ero rintanata...
L'ennesima fitta di piacere mi colse e mi dissi che non avrei fatto quello che mi era appena venuto in mente.
Invece lo feci. Un solo gesto e la gonna fu alle caviglie, dallo specchio niente di nuovo. Le raccolsi trovandomi nuda dall'ombelico in giù, poi diedi un singolo forte colpo alla parete del bagno. Il vigilante mosse di scatto la testa per guardare prima la zona di provenienza del tonfo e poi lo specchio dove vide riflesso il mio corpo nudo. Guardai verso il basso e con la mano libera accarezzai appena sotto i pochi peli pubici provocandomi una scossa mista ad imbarazzo e piacere. Ero aperta, viscida, desiderosa, estremamente scossa.
“Tutto a posto?” Così stranita e sconcertata da ciò che facevo mi ero dimenticata del vigilante. Se ne stava con le mani sugli stipiti indeciso se entrare, guardare me o il corridoio per non farsi beccare.
Le mie parole uscirono immediate, quasi come se avessi studiato un copione e lo stessi ripetendo ora:
“Arriva qualcuno?”, chiesi con tono giusto sufficiente per arrivare a lui. Non appena l'uomo disse di no feci due passi in avanti e ruotai il corpo verso di lui. “Controlla”, gli ordinai.
Il bollore che emanava il mio corpo mi stava sciogliendo, la mia mano prese a giocare con l'interno delle cosce, con il ciuffetto di peli, con tutta la mia figa ormai spalancata. Lui disse qualcosa e sembrò volersi avvicinare, ma cambiò idea. La verità era che aveva più paura di me. Fui io ad avvicinarmi a lui ripetendogli di controllare, controllare, controllare. Nel frattempo avevo preso a masturbarmi con decisione sentendo il medio scivolare dentro e fuori come ricoperto d'olio.
“Se mi beccano nel bagno delle donne mi mandano a casa”, disse lui sempre più rosso in viso, sempre più voglioso e sempre più nervoso. Volevo rispondergli ma non ci riuscivo sentendomi ormai nel centro del circolo vizioso che mi stava cancellando qualsiasi vergogna ma anche qualsiasi briciolo di lucidità che mi era rimasta.
Altri due passi e fummo uno di fronte all'altro, lui parlava, parlava e parlava sottovoce, ma io non riuscivo a capire quello che mi diceva. Con la mano con la quale reggevo ancora la mia gonna sollevai la maglietta fino a liberare faticosamente un seno mentre con l'altra continuavo ad infilarmi fin dove riuscivo. La mia figa pulsava ed emetteva suoni acquosi, i fianchi mi si muovevano senza ritmo, poi le nostre mani si incontrarono proprio al confine tra la stanza e il corridoio. Le portai entrambe sul seno mezzo nudo e gli ordinai di toccarmi e di controllare, controllare e toccarmi.
E lui toccò. Tutto il mio corpo si incendiò sotto la sua mano e fui a pochi attimi da un orgasmo memorabile mentre mi strizzava con violenza la passerina sensibile.
Poi ci fu una sua spinta, non forte ma decisa, sufficiente a farmi fare due passi indietro. Sgranai gli occhi capendo quello che stava accadendo ancora prima di sentire le sue parole:
“Arriva qualcuno”!
Andai nel bagno e mi chiusi dentro ansimando come per una lunga corsa ad ostacoli. Gli arti mi facevano male per la tensione, il sudore mi ricopriva copiosamente, tra le gambe l'incendio sembrava non volersi spegnere, ma lo stesso riuscì a ricompormi, per quanto possibile e ad uscire dal bagno. Una donna si stava mettendo il rossetto davanti allo specchio e non mi notò nemmeno mentre sgattaiolavo oltre la porta.
Il vigilante, pensai, aveva avuto una gran bella fortuna, ma mi chiesi quanto fosse infine soddisfatto per aver lasciato le cose a metà. Pochi passi oltre i servizi lo incontrai e lo fissai come per volerlo conquistare. Con la voglia che non voleva abbandonarmi raggiunsi l'uscita e la strada. Solo allora mi resi conto di non aver ancora indossato la mia tuta da jogging, quella con la quale sarei rientrata in casa...
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