La mia "prima volta"
di
nero65
genere
tradimenti
LA MIA “PRIMA VOLTA”
--- racconto di fatti reali, …....... raccontati da lei ---
Ciao, mi chiami Anna, vivo a Forlì, ho 21 anni, sono alta 1 metro e 70 circa, formosa, capelli lunghi castani e occhi verdi, una terza di seno.
Sono sposata da circa 3 anni con Massimo, di circa 2 anni più grande di me.
La nostra vita di coppia va bene; definirei il nostro rapporto, intimo e famigliare.
Ci siamo conosciuti molto giovani, io 14 anni, lui 16; praticamente siamo cresciuti assieme.
A motivo della nostra educazione religiosa molto rigida, non abbiamo mai avuto rapporti intimi prima del matrimonio, solo qualche toccatina frettolosa, ma niente più e senza mai raggiungere il piacere.
Massimo comunque, nonostante la sua educazione rigida, essendosene andato da casa presto, è un ragazzo aperto, indipendente, sempre prono a prendere in considerazione le idee altrui e a sperimentare cose nuove, non lo definirei una persona dalla mentalità rigida, anzi!
Pur attenendosi alla regola”niente sesso prima del matrimonio”, per lui il sesso non è un tabù (almeno quello virtuale e teorico), benchè anche lui, come me, sia arrivato al matrimonio vergine, senza aver fatto alcuna esperienza sessuale se non quella “solitaria”.
Spesso, durante il periodo del corteggiamento mi proponeva argomenti di carattere sessuale, chiedendomi ad esempio cosa ne pensassi del sesso orale, qual'era il mio pensiero circa lo sperimentare varie posizioni ed esperienze, ecc....
Io però, venendo da un'educazione ben più rigida della sua, benchè provassi interesse, cercavo di evitare quel tipo di discorsi, tagliando corto appena possibile e negando ogni possibilità di fare esperienze diverse dal sesso tradizionale, canonico (per capirci io sotto, lui sopra).
Per darvi l'idea del mio modo di pensare, vi dico che anche la masturbazione per me era un tabù, un peccato, e che quindi molto raramente ho sperimentato il “piacere solitario” giocando con la mia passerotta, poiché quelle poche volte che ho ceduto, mi sono ritrovata a fare i conti con una coscienza che mi rimproverava duramente facendomi sentire sporca e indegna.
Posso quindi affermare, che durante gli anni del fidanzamento, io e Massimo siamo praticamente cresciuti assieme, tuttavia, più come amici e compagni di gioco che come innamorati; anche se l'amore tra noi c'era e c'è per davvero!
Comunque sia, gli ormoni sono ormoni e la carne è pur sempre carne.
Trascorso il lungo periodo del fidanzamento, appena compiuti i 18 anni mi sono sposata con Massimo che all'epoca di anni ne aveva 20.
Entrambi desiderosi di fare sesso, ma inesperti e pieni di tabù, ci siamo ritrovati a fare il sesso canonico, rigorosamente a luce spenta.
Facile immaginare, il flop, e la delusione che ne è seguita.
Io talmente rigida ed impacciata, da eccitarmi a fatica e a non riuscire a provare alcun piacere con la penetrazione.
L'unica fonte di piacere erano le carezze che Massimo mi faceva alla passerotta, badate bene senza però esagerare e limitatamente alle carezze sulla clitoride, ma niente più, nemmeno l'introduzione di un dito nella fica, non perchè lui non volesse, ma perchè io non credevo fosse giusto farlo in quel modo.
E anche in questo caso, in queste poche occasioni, tutte le volte mi sentivo sporca, peccaminosa.
Lui all'inizio veniva penetrandomi, ma poi a causa del fatto che io non provavo alcun piacere ma solamente fastidio e spesso anche dolore, la penetrazione è divenuta sempre più rara, perciò ci accontentavamo di masturbarci reciprocamente.
Io lo facevo venire prendendoglielo in mano e segandolo, stando bene attenta a non venire in contatto col suo sperma (in quanto per me disgustoso e ripugnante), lui mi sgrillettava, con mio imbarazzo e vergogna.
E' capitato alcune volte, che Massimo mi abbia leccato la patata; la cosa mi metteva in forte imbarazzo o mi irrigidiva, tanto che lo lasciavo fare più per accontentarlo che per mio piacere o desiderio personale.
Mi ha anche più volte chiesto di fargli un pompino, ma mi sono sempre limitata a leccare con la punta della lingua il frenulo fino a farlo godere (e anche in questo caso badando di rimanere lontana dallo sperma), ma niente più e anche in questo caso solo per accontentarlo, senza provare desiderio o piacere personale.
Ma anche questo non soddisfaceva nessuno dei due; Massimo era sempre più frustrato e insoddisfatto, io sempre più rigida e piena di sensi di colpa.
A questo punto ho chiesto consigli a mia madre; non l'avessi mai fatto!
Dovevo immaginare la sua reazione e quali sarebbero stati i suoi consigli, che furono del tipo: “dovete solamente fare sesso con la penetrazione”, “tutto il resto è peccato”, “se non provi piacere pazienza”, e via dicendo.
Passarono i mesi, e le cose tra me e Massimo continuavano ad andare bene in senso affettivo, ma in modo pessimo per quanto riguarda il sesso.
In quel periodo, Massimo era molto impegnato poichè cercava di vincere la frustrazione, rimanendomi fedele sessualmente, impegnandosi a capofitto nel suo lavoro di agente di commercio.
Questo lo portava dedicarsi anima e corpo al lavoro, dal mattino fino la sera, con ben poche interruzioni.
Era talmente preso, che nel fine settimana, quando la ditta per la quale lavorava era chiusa, non vedeva l'ora arrivasse il lunedì per ricominciare il lavoro.
Vuoi per la stanchezza, vuoi per la frustrazione, col tempo benchè continuassimo ad amarci, ci allontanammo emozionalmente.
Trascorrevamo del tempo assieme, parlavamo, ma facevamo fatica a “parlare veramente” e ad ascoltarci.
Mi sentivo delusa, insoddisfatta e trascurata; avevo bisogno di compagnia e di una spalla comprensiva su cui piangere.
Fu in quel periodo, che ebbi occasione di scambiare qualche frase con Edoardo, un importante cliente dello studio legale per il quale lavoravo come segretaria.
Edoardo era un uomo di poco oltre la quarantina, separato, con due figlie poco più piccole di me, e viveva in una città vicina alla mia.
Capitò, che per alcune settimane, Edoardo telefonasse quasi settimanalmente per consultarsi per questioni di lavoro con l'avvocato.
Spesso li mettevo in contatto immediatamente, ma altre volte, quando l'avvocato era impegnato o assente, coglievo l'occasione di scambiare qualche parola con lui.
Lui era molto gentile e disponibile, e piano piano, cominciai a parlargli di me e delle mie cose personali, compreso il mio rapporto con Massimo e la mi frustrazione.
Eravamo diventati intimi, e con lui mi sentivo a mio agio, poiché non mi faceva sentire a disagio e non cercava di darmi consigli; si limitava ad ascoltarmi e ad essere gentile.
Capitò, qualche volta che Edoardo venisse in studio per incontrare l'avvocato, e in qualche occasione mi offrì un caffè al bar, tra una chiacchiera e l'altra.
In un paio di occasioni, volendomi consolare e rassicurare, mi sfiorò la guancia con una piccola carezza, ma niente più.
Le cose andarono avanti così per alcuni mesi, senza che io parlassi di Edoardo a Massimo; consideravo Edoardo un amico speciale con cui confidarmi e da cui ricevere conforto, ma niente più.
Arrivò un giorno in cui, Massimo mi disse che la sera sarebbe rientrato a casa tardi, perchè aveva un impegno di lavoro importante a cui non poteva sottrarsi e che quindi non sarebbe rientrato per cena.
Io, non so perchè, ma mi arrabbiai moltissimo, e dissi a Massimo che mi sentivo trascurata e che lui non faceva altro che pensare al suo lavoro; finimmo per litigare.
Lui se ne andò al lavoro e io in preda allo sconforto comincia a piangere come una fontana.
Nel pomeriggio delle stesso giorno telefonai ad Edoardo, e gli raccontai l'accaduto.
Lui mi disse semplicemente: dove sei? Passo tra un paio d'ore a prenderti a ti porto a mangiare una pizza, così facciamo due chiacchiere; accettai.
Ci incontrammo a qualche centinaia di metri da casa mia, salii in macchina con lui e ci dirigemmo in collina.
Per tutto il tragitto e mentre mangiavamo la pizza, non feci altro che parlare di me, della mia frustrazione, della mia infelicità, del fatto che non mi sentivo apprezzata da Massimo.
Edoardo mi ascoltò con attenzione, e solamente in qualche occasione spese parole di conforto.
Durante la permanenza in pizzeria, mentre raccontavo di come mi sentissi, mi teneva la mano e me la accarezzava dolcemente.
Trascorremmo un paio d'ore così, tra un discorso e l'altro, fino a quando arrivò il momento di rientrare a casa.
Salimmo in auto e imboccammo la strada per il ritorno.
Ad un certo punto, Edoardo imboccò una stradina giù di mano, la percorse per un tratto, poi entrò in un cortile di una casa abbandonata e parcheggiò l'auto dietro casa.
Capii le intenzioni di Edoardo, ma non feci nulla e non dissi nulla, lo assecondai.
Spento il motore, mi si avvicinò e iniziò ad accarezzarmi i capelli, senza dire una parola.
Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata.
Dolcemente mi scostò i capelli liberandomi il collo, mi si avvicinò e cominciò a baciarmelo dolcemente.
Salì sino all'orecchio sinistro, e continuò a baciarmi con le sole labbra, dolcemente.
Pian piano Edoardo si fece più ardito.
La sua lingua iniziò a stuzzicarmi il lobo dell'orecchio, poi e leccarmi dolcemente il collo e le spalle.
Inizia a sentirmi eccitata come non mai, ansimavo.
Edoardo continuò così per un po', poi sentii la sua mano sinistra sulla mia coscia, mi accarezzava e piano piano saliva.
Comincia a non riuscire a stare ferma, mi ero eccitata, sentivo la mia patatina ribollire.
Edoardo avvicinò la sua bocca alla mia e dopo avermi baciato dolcemente le labbra, insinuò la sua lingua nella mia bocca.
Limonammo con passione e foga, mentre la sua mano destra mi tratteneva e mi attirava a sé, la sua sinistra iniziò ad accarezzarmi il seno.
Mi sentivo mancare, la mia testa non ragionava più, era come se stessi perdendo i sensi e il controllo di me stessa.
Finito quel lungo bacio, Edoardo mi sussurrò solamente: “tutto questo sta accadendo solo perchè tu lo vuoi”.
In realtà io non lo volevo, poiché sapevo che stavo tradendo Massimo e che quel comportamento era sbagliato, peccaminoso, tuttavia, il mio desiderio era enorme e avevo totalmente perso il controllo di me stessa che non risposi nulla e non feci niente per fermarlo.
Edoardo si sentì incoraggiato a proseguire e mentre continuava a baciarmi con passione sul collo, sulle orecchie, nella bocca, le sue mani si insinuavano nei miei vestiti.
Aperta la camicetta e scostato il reggiseno, le sue mani presero a palparmi i seni, facendomi provare brividi e dandomi scariche adrenaliniche.
Scese con la bocca sui mie seni e li leccò.
Prese in bocca i miei capezzoli, stuzzicandomeli col la lingua e mordicchiandoli dolcemente con le labbra.
Intanto la sua mano sinistra scendeva, sbottonava i jeans e vi si insinuava dentro.
Mi scostò le mutandine e iniziò ad accarezzarmi la patatina, prima dolcemente e lentamente, poi con sempre più foga.
La mia fighetta era in fiamme, da quanto ero eccitata ero un lago.
Edoardo colse la mia eccitazione e introdusse un dito nella mia vagina, cominciando a muoverlo avanti e indietro sempre più velocemente.
Stavo godendo come non mai, mi ero abbandonata, avevo perso totalmente il controllo di me stessa.
Senza che me ne accorgessi, Edoardo si era aperto i pantaloni e aveva estratto il suo cazzo.
Mi prese una mano e me la mise sul suo cazzo.
Lo sentii, duro, bollente, inizia a segarlo.
Poi, Edoardo mi mise una mano sul collo e mi attiròe verso di sé, invitandomi così a prenderglielo in bocca; per un attimo esitai, poi, inizia a dare qualche colpetto di lingua.
Edoardo mi disse: “prendilo in bocca”.
Esitai ancora, poi senza pensarci me lo misi in bocca, prima la cappella, poi tutto e comincia a lavorarlo di lingua e bocca.
Edoardo disse: “succhialo”; lo feci.
Continuai a spompinarlo con foga per un po', mentre lui accompagnava il mio movimento tenendomi la mano sulla testa, mentre con l'altra mi stringeva i seni e mi stuzzicava i capezzoli.
Il cazzo divenne ancora più duro e la cappella più grossa, sentivo Edoardo gemere di piacere.
Ad un certo punto mi scostò dal cazzo, mi fece distendere sul sedile e dopo avermi sfilato completamente i jeans e le mutandine si chinò davanti a me, mi allargò le gambe e iniziò a leccarmi la figa, mentre vi introduceva due dita e mi sditalinava.
Godevo come una cagna.
La mia figa era bagnatissima, ed era talmente dilatata che penso avrebbe potuto accogliere un cazzo di qualsiasi dimensione.
Edoardo continuava a leccarmi avidamente la patatina, dedicandosi in modo particolare al grilletto, colpendolo e leccandolo con la lingua.
Scendeva con la bocca lungo le grandi labbra , leccandole e prendendole in bocca, infilando di tanto in tanto la lingua nella vagina.
Risaliva poi fino al grilletto e riprendeva il suo sapiente lavoro di bocca, succhiando dolcemente di tanto in tanto il grilletto.
Fu così che dopo poco sentii che stavo per godere, Edoardo se ne accorse e aumentò il ritmo; venni nella sua bocca, gridando di piacere.
A qual punto Edoardo mi sollevò e mi mise a carponi sul sedile.
Lui dietro di me mi introdusse il suo cazzo in figa e cominciò a stantuffarmi con sempre più foga, tanto che non ci volle molto che venni nuovamente.
Lui continuò ancora a penetrarmi e dopo poco tempo da che ebbi il secondo orgasmo, prese ad accarezzarmi le natiche, poi piano piano sentii le sue mani avvicinarsi al mio buchino.
Appoggiò il polpastrello di un dito al buchino e cominciò a fare pressione; io dissi: “Edoardo ti prego, no!”, ma lui continuò e disse: “ti fidi di me Anna?”, “non ti preoccupare, vedrai che ti piacerà”.
Introdusse le dita delle sue mani nella mia fighetta, per inumidirle, poi infilò delicatamente il dito nel mio culetto ed iniziò ad entrare ed uscire, lo sentii poi entrare dentro me, con due dita e a continuare il movimento.
Il mio buchetto si stava dilatando, la mia eccitazione era alle stelle, la mia figa grondava.
A quel punto Edoardo, si prese il cazzo in mano, lo appoggiò al mio buco del culo e lo spinse delicatamente dentro.
Entrò subito ed iniziò a stantuffarmi prima delicatamente, poi con sempre maggior foga, spingendomelo dentro tutto fino a farmi sentire le sue palle sbattermi sulle natiche.
Dapprima sentii un po' di dolore, poi bruciore, ma col tempo, comincia a provarci piacere.
Mentre Edoardo di penetrava nel culo, con una mano mi teneva stretta a sé, mentre con l'altra mi sgrillettava la figa.
Venni ancora, tra singhiozzi e grida di piacere.
Fu in quel momento che anche Edoardo raggiunse il culmine.
Lo sentii spingere sempre più a fondo, poi mentre rallentava il movimento, sentii una sensazione di caldo pervadermi l'ano; era il suo sperma che con rapidi getti, mi stava impregnando.
Uscì da dentro me, si sedette sul sedile di guida, ed io feci lo stesso.
Rimanemmo accoccolati in silenzio per un po'.
Poi Edoardo disse: “si stà facendo tardi, forse è meglio che ti riaccompagni a casa, sennò tuo marito potrebbe tornare prima di te”.
Ci rivestimmo in fretta.
Edoardo mise in moto, rientrò sulla carreggiata e percorse i pochi chilometri che ci separavano da casa mia.
Rimanemmo in silenzio per tutto il tragitto.
Io meditavo su quanto era accaduto, sul fatto che avevo commesso adulterio e tradito Massimo.
Pensavo anche a quanto fosse stato fantastico essersi lasciata andare totalmente, ed avere provato piaceri impensati fino a quel momento.
Era stato davvero bello.
Avevo provato un piacere mai provato prima.
Avevo infranto ogni tabù in un colpo solo; mi era fatta sditalinare e leccare la figa, avevo fatto un pompino a bocca piena, mi era fatta fottere alla pecora e mi ero fatta rompere il culo.
Ce n'era abbastanza per passare un'intera ora in confessionale!
Ma che importava ormai.
Ciò che era stato non si poteva cancellare, specialmente le emozioni e i piaceri provati.
C'era da meditare per i prossimi giorni al fine di trarre le dovute conclusioni.
Avrei confessato l'accaduto a Massimo? Se lo avessi fatto, cosa sarebbe accaduto? Non volevo distruggere il nostro matrimonio, in fondo ci amavamo!
Avrei continuato a vedere Edoardo e a scopare con lui? E avrei fatto le stesse cose con Massimo?
Oppure avrei scopato con entrambi?
Si c'era davvero tanto su cui riflettere.
Giunti nei pressi di casa mia, Edoardo accostò al bordo della strada per farmi scendere.
Ci guardiamo negli occhi, lui mi sorride e mi dice: “tutto a posto piccola?” ed io: “si tutto a posto”.
Edoardo aggiunge: “vedrai, ora con Massimo potrà solo andare meglio”.
Ci penso, sorrido e dico: “si forse sarà così”.
Scendo dall'auto, chiudo la portiera saluto con un cenno della mano e mi incammino verso casa ..... Edoardo riparte.
CONTINUA..............
--- racconto di fatti reali, …....... raccontati da lei ---
Ciao, mi chiami Anna, vivo a Forlì, ho 21 anni, sono alta 1 metro e 70 circa, formosa, capelli lunghi castani e occhi verdi, una terza di seno.
Sono sposata da circa 3 anni con Massimo, di circa 2 anni più grande di me.
La nostra vita di coppia va bene; definirei il nostro rapporto, intimo e famigliare.
Ci siamo conosciuti molto giovani, io 14 anni, lui 16; praticamente siamo cresciuti assieme.
A motivo della nostra educazione religiosa molto rigida, non abbiamo mai avuto rapporti intimi prima del matrimonio, solo qualche toccatina frettolosa, ma niente più e senza mai raggiungere il piacere.
Massimo comunque, nonostante la sua educazione rigida, essendosene andato da casa presto, è un ragazzo aperto, indipendente, sempre prono a prendere in considerazione le idee altrui e a sperimentare cose nuove, non lo definirei una persona dalla mentalità rigida, anzi!
Pur attenendosi alla regola”niente sesso prima del matrimonio”, per lui il sesso non è un tabù (almeno quello virtuale e teorico), benchè anche lui, come me, sia arrivato al matrimonio vergine, senza aver fatto alcuna esperienza sessuale se non quella “solitaria”.
Spesso, durante il periodo del corteggiamento mi proponeva argomenti di carattere sessuale, chiedendomi ad esempio cosa ne pensassi del sesso orale, qual'era il mio pensiero circa lo sperimentare varie posizioni ed esperienze, ecc....
Io però, venendo da un'educazione ben più rigida della sua, benchè provassi interesse, cercavo di evitare quel tipo di discorsi, tagliando corto appena possibile e negando ogni possibilità di fare esperienze diverse dal sesso tradizionale, canonico (per capirci io sotto, lui sopra).
Per darvi l'idea del mio modo di pensare, vi dico che anche la masturbazione per me era un tabù, un peccato, e che quindi molto raramente ho sperimentato il “piacere solitario” giocando con la mia passerotta, poiché quelle poche volte che ho ceduto, mi sono ritrovata a fare i conti con una coscienza che mi rimproverava duramente facendomi sentire sporca e indegna.
Posso quindi affermare, che durante gli anni del fidanzamento, io e Massimo siamo praticamente cresciuti assieme, tuttavia, più come amici e compagni di gioco che come innamorati; anche se l'amore tra noi c'era e c'è per davvero!
Comunque sia, gli ormoni sono ormoni e la carne è pur sempre carne.
Trascorso il lungo periodo del fidanzamento, appena compiuti i 18 anni mi sono sposata con Massimo che all'epoca di anni ne aveva 20.
Entrambi desiderosi di fare sesso, ma inesperti e pieni di tabù, ci siamo ritrovati a fare il sesso canonico, rigorosamente a luce spenta.
Facile immaginare, il flop, e la delusione che ne è seguita.
Io talmente rigida ed impacciata, da eccitarmi a fatica e a non riuscire a provare alcun piacere con la penetrazione.
L'unica fonte di piacere erano le carezze che Massimo mi faceva alla passerotta, badate bene senza però esagerare e limitatamente alle carezze sulla clitoride, ma niente più, nemmeno l'introduzione di un dito nella fica, non perchè lui non volesse, ma perchè io non credevo fosse giusto farlo in quel modo.
E anche in questo caso, in queste poche occasioni, tutte le volte mi sentivo sporca, peccaminosa.
Lui all'inizio veniva penetrandomi, ma poi a causa del fatto che io non provavo alcun piacere ma solamente fastidio e spesso anche dolore, la penetrazione è divenuta sempre più rara, perciò ci accontentavamo di masturbarci reciprocamente.
Io lo facevo venire prendendoglielo in mano e segandolo, stando bene attenta a non venire in contatto col suo sperma (in quanto per me disgustoso e ripugnante), lui mi sgrillettava, con mio imbarazzo e vergogna.
E' capitato alcune volte, che Massimo mi abbia leccato la patata; la cosa mi metteva in forte imbarazzo o mi irrigidiva, tanto che lo lasciavo fare più per accontentarlo che per mio piacere o desiderio personale.
Mi ha anche più volte chiesto di fargli un pompino, ma mi sono sempre limitata a leccare con la punta della lingua il frenulo fino a farlo godere (e anche in questo caso badando di rimanere lontana dallo sperma), ma niente più e anche in questo caso solo per accontentarlo, senza provare desiderio o piacere personale.
Ma anche questo non soddisfaceva nessuno dei due; Massimo era sempre più frustrato e insoddisfatto, io sempre più rigida e piena di sensi di colpa.
A questo punto ho chiesto consigli a mia madre; non l'avessi mai fatto!
Dovevo immaginare la sua reazione e quali sarebbero stati i suoi consigli, che furono del tipo: “dovete solamente fare sesso con la penetrazione”, “tutto il resto è peccato”, “se non provi piacere pazienza”, e via dicendo.
Passarono i mesi, e le cose tra me e Massimo continuavano ad andare bene in senso affettivo, ma in modo pessimo per quanto riguarda il sesso.
In quel periodo, Massimo era molto impegnato poichè cercava di vincere la frustrazione, rimanendomi fedele sessualmente, impegnandosi a capofitto nel suo lavoro di agente di commercio.
Questo lo portava dedicarsi anima e corpo al lavoro, dal mattino fino la sera, con ben poche interruzioni.
Era talmente preso, che nel fine settimana, quando la ditta per la quale lavorava era chiusa, non vedeva l'ora arrivasse il lunedì per ricominciare il lavoro.
Vuoi per la stanchezza, vuoi per la frustrazione, col tempo benchè continuassimo ad amarci, ci allontanammo emozionalmente.
Trascorrevamo del tempo assieme, parlavamo, ma facevamo fatica a “parlare veramente” e ad ascoltarci.
Mi sentivo delusa, insoddisfatta e trascurata; avevo bisogno di compagnia e di una spalla comprensiva su cui piangere.
Fu in quel periodo, che ebbi occasione di scambiare qualche frase con Edoardo, un importante cliente dello studio legale per il quale lavoravo come segretaria.
Edoardo era un uomo di poco oltre la quarantina, separato, con due figlie poco più piccole di me, e viveva in una città vicina alla mia.
Capitò, che per alcune settimane, Edoardo telefonasse quasi settimanalmente per consultarsi per questioni di lavoro con l'avvocato.
Spesso li mettevo in contatto immediatamente, ma altre volte, quando l'avvocato era impegnato o assente, coglievo l'occasione di scambiare qualche parola con lui.
Lui era molto gentile e disponibile, e piano piano, cominciai a parlargli di me e delle mie cose personali, compreso il mio rapporto con Massimo e la mi frustrazione.
Eravamo diventati intimi, e con lui mi sentivo a mio agio, poiché non mi faceva sentire a disagio e non cercava di darmi consigli; si limitava ad ascoltarmi e ad essere gentile.
Capitò, qualche volta che Edoardo venisse in studio per incontrare l'avvocato, e in qualche occasione mi offrì un caffè al bar, tra una chiacchiera e l'altra.
In un paio di occasioni, volendomi consolare e rassicurare, mi sfiorò la guancia con una piccola carezza, ma niente più.
Le cose andarono avanti così per alcuni mesi, senza che io parlassi di Edoardo a Massimo; consideravo Edoardo un amico speciale con cui confidarmi e da cui ricevere conforto, ma niente più.
Arrivò un giorno in cui, Massimo mi disse che la sera sarebbe rientrato a casa tardi, perchè aveva un impegno di lavoro importante a cui non poteva sottrarsi e che quindi non sarebbe rientrato per cena.
Io, non so perchè, ma mi arrabbiai moltissimo, e dissi a Massimo che mi sentivo trascurata e che lui non faceva altro che pensare al suo lavoro; finimmo per litigare.
Lui se ne andò al lavoro e io in preda allo sconforto comincia a piangere come una fontana.
Nel pomeriggio delle stesso giorno telefonai ad Edoardo, e gli raccontai l'accaduto.
Lui mi disse semplicemente: dove sei? Passo tra un paio d'ore a prenderti a ti porto a mangiare una pizza, così facciamo due chiacchiere; accettai.
Ci incontrammo a qualche centinaia di metri da casa mia, salii in macchina con lui e ci dirigemmo in collina.
Per tutto il tragitto e mentre mangiavamo la pizza, non feci altro che parlare di me, della mia frustrazione, della mia infelicità, del fatto che non mi sentivo apprezzata da Massimo.
Edoardo mi ascoltò con attenzione, e solamente in qualche occasione spese parole di conforto.
Durante la permanenza in pizzeria, mentre raccontavo di come mi sentissi, mi teneva la mano e me la accarezzava dolcemente.
Trascorremmo un paio d'ore così, tra un discorso e l'altro, fino a quando arrivò il momento di rientrare a casa.
Salimmo in auto e imboccammo la strada per il ritorno.
Ad un certo punto, Edoardo imboccò una stradina giù di mano, la percorse per un tratto, poi entrò in un cortile di una casa abbandonata e parcheggiò l'auto dietro casa.
Capii le intenzioni di Edoardo, ma non feci nulla e non dissi nulla, lo assecondai.
Spento il motore, mi si avvicinò e iniziò ad accarezzarmi i capelli, senza dire una parola.
Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata.
Dolcemente mi scostò i capelli liberandomi il collo, mi si avvicinò e cominciò a baciarmelo dolcemente.
Salì sino all'orecchio sinistro, e continuò a baciarmi con le sole labbra, dolcemente.
Pian piano Edoardo si fece più ardito.
La sua lingua iniziò a stuzzicarmi il lobo dell'orecchio, poi e leccarmi dolcemente il collo e le spalle.
Inizia a sentirmi eccitata come non mai, ansimavo.
Edoardo continuò così per un po', poi sentii la sua mano sinistra sulla mia coscia, mi accarezzava e piano piano saliva.
Comincia a non riuscire a stare ferma, mi ero eccitata, sentivo la mia patatina ribollire.
Edoardo avvicinò la sua bocca alla mia e dopo avermi baciato dolcemente le labbra, insinuò la sua lingua nella mia bocca.
Limonammo con passione e foga, mentre la sua mano destra mi tratteneva e mi attirava a sé, la sua sinistra iniziò ad accarezzarmi il seno.
Mi sentivo mancare, la mia testa non ragionava più, era come se stessi perdendo i sensi e il controllo di me stessa.
Finito quel lungo bacio, Edoardo mi sussurrò solamente: “tutto questo sta accadendo solo perchè tu lo vuoi”.
In realtà io non lo volevo, poiché sapevo che stavo tradendo Massimo e che quel comportamento era sbagliato, peccaminoso, tuttavia, il mio desiderio era enorme e avevo totalmente perso il controllo di me stessa che non risposi nulla e non feci niente per fermarlo.
Edoardo si sentì incoraggiato a proseguire e mentre continuava a baciarmi con passione sul collo, sulle orecchie, nella bocca, le sue mani si insinuavano nei miei vestiti.
Aperta la camicetta e scostato il reggiseno, le sue mani presero a palparmi i seni, facendomi provare brividi e dandomi scariche adrenaliniche.
Scese con la bocca sui mie seni e li leccò.
Prese in bocca i miei capezzoli, stuzzicandomeli col la lingua e mordicchiandoli dolcemente con le labbra.
Intanto la sua mano sinistra scendeva, sbottonava i jeans e vi si insinuava dentro.
Mi scostò le mutandine e iniziò ad accarezzarmi la patatina, prima dolcemente e lentamente, poi con sempre più foga.
La mia fighetta era in fiamme, da quanto ero eccitata ero un lago.
Edoardo colse la mia eccitazione e introdusse un dito nella mia vagina, cominciando a muoverlo avanti e indietro sempre più velocemente.
Stavo godendo come non mai, mi ero abbandonata, avevo perso totalmente il controllo di me stessa.
Senza che me ne accorgessi, Edoardo si era aperto i pantaloni e aveva estratto il suo cazzo.
Mi prese una mano e me la mise sul suo cazzo.
Lo sentii, duro, bollente, inizia a segarlo.
Poi, Edoardo mi mise una mano sul collo e mi attiròe verso di sé, invitandomi così a prenderglielo in bocca; per un attimo esitai, poi, inizia a dare qualche colpetto di lingua.
Edoardo mi disse: “prendilo in bocca”.
Esitai ancora, poi senza pensarci me lo misi in bocca, prima la cappella, poi tutto e comincia a lavorarlo di lingua e bocca.
Edoardo disse: “succhialo”; lo feci.
Continuai a spompinarlo con foga per un po', mentre lui accompagnava il mio movimento tenendomi la mano sulla testa, mentre con l'altra mi stringeva i seni e mi stuzzicava i capezzoli.
Il cazzo divenne ancora più duro e la cappella più grossa, sentivo Edoardo gemere di piacere.
Ad un certo punto mi scostò dal cazzo, mi fece distendere sul sedile e dopo avermi sfilato completamente i jeans e le mutandine si chinò davanti a me, mi allargò le gambe e iniziò a leccarmi la figa, mentre vi introduceva due dita e mi sditalinava.
Godevo come una cagna.
La mia figa era bagnatissima, ed era talmente dilatata che penso avrebbe potuto accogliere un cazzo di qualsiasi dimensione.
Edoardo continuava a leccarmi avidamente la patatina, dedicandosi in modo particolare al grilletto, colpendolo e leccandolo con la lingua.
Scendeva con la bocca lungo le grandi labbra , leccandole e prendendole in bocca, infilando di tanto in tanto la lingua nella vagina.
Risaliva poi fino al grilletto e riprendeva il suo sapiente lavoro di bocca, succhiando dolcemente di tanto in tanto il grilletto.
Fu così che dopo poco sentii che stavo per godere, Edoardo se ne accorse e aumentò il ritmo; venni nella sua bocca, gridando di piacere.
A qual punto Edoardo mi sollevò e mi mise a carponi sul sedile.
Lui dietro di me mi introdusse il suo cazzo in figa e cominciò a stantuffarmi con sempre più foga, tanto che non ci volle molto che venni nuovamente.
Lui continuò ancora a penetrarmi e dopo poco tempo da che ebbi il secondo orgasmo, prese ad accarezzarmi le natiche, poi piano piano sentii le sue mani avvicinarsi al mio buchino.
Appoggiò il polpastrello di un dito al buchino e cominciò a fare pressione; io dissi: “Edoardo ti prego, no!”, ma lui continuò e disse: “ti fidi di me Anna?”, “non ti preoccupare, vedrai che ti piacerà”.
Introdusse le dita delle sue mani nella mia fighetta, per inumidirle, poi infilò delicatamente il dito nel mio culetto ed iniziò ad entrare ed uscire, lo sentii poi entrare dentro me, con due dita e a continuare il movimento.
Il mio buchetto si stava dilatando, la mia eccitazione era alle stelle, la mia figa grondava.
A quel punto Edoardo, si prese il cazzo in mano, lo appoggiò al mio buco del culo e lo spinse delicatamente dentro.
Entrò subito ed iniziò a stantuffarmi prima delicatamente, poi con sempre maggior foga, spingendomelo dentro tutto fino a farmi sentire le sue palle sbattermi sulle natiche.
Dapprima sentii un po' di dolore, poi bruciore, ma col tempo, comincia a provarci piacere.
Mentre Edoardo di penetrava nel culo, con una mano mi teneva stretta a sé, mentre con l'altra mi sgrillettava la figa.
Venni ancora, tra singhiozzi e grida di piacere.
Fu in quel momento che anche Edoardo raggiunse il culmine.
Lo sentii spingere sempre più a fondo, poi mentre rallentava il movimento, sentii una sensazione di caldo pervadermi l'ano; era il suo sperma che con rapidi getti, mi stava impregnando.
Uscì da dentro me, si sedette sul sedile di guida, ed io feci lo stesso.
Rimanemmo accoccolati in silenzio per un po'.
Poi Edoardo disse: “si stà facendo tardi, forse è meglio che ti riaccompagni a casa, sennò tuo marito potrebbe tornare prima di te”.
Ci rivestimmo in fretta.
Edoardo mise in moto, rientrò sulla carreggiata e percorse i pochi chilometri che ci separavano da casa mia.
Rimanemmo in silenzio per tutto il tragitto.
Io meditavo su quanto era accaduto, sul fatto che avevo commesso adulterio e tradito Massimo.
Pensavo anche a quanto fosse stato fantastico essersi lasciata andare totalmente, ed avere provato piaceri impensati fino a quel momento.
Era stato davvero bello.
Avevo provato un piacere mai provato prima.
Avevo infranto ogni tabù in un colpo solo; mi era fatta sditalinare e leccare la figa, avevo fatto un pompino a bocca piena, mi era fatta fottere alla pecora e mi ero fatta rompere il culo.
Ce n'era abbastanza per passare un'intera ora in confessionale!
Ma che importava ormai.
Ciò che era stato non si poteva cancellare, specialmente le emozioni e i piaceri provati.
C'era da meditare per i prossimi giorni al fine di trarre le dovute conclusioni.
Avrei confessato l'accaduto a Massimo? Se lo avessi fatto, cosa sarebbe accaduto? Non volevo distruggere il nostro matrimonio, in fondo ci amavamo!
Avrei continuato a vedere Edoardo e a scopare con lui? E avrei fatto le stesse cose con Massimo?
Oppure avrei scopato con entrambi?
Si c'era davvero tanto su cui riflettere.
Giunti nei pressi di casa mia, Edoardo accostò al bordo della strada per farmi scendere.
Ci guardiamo negli occhi, lui mi sorride e mi dice: “tutto a posto piccola?” ed io: “si tutto a posto”.
Edoardo aggiunge: “vedrai, ora con Massimo potrà solo andare meglio”.
Ci penso, sorrido e dico: “si forse sarà così”.
Scendo dall'auto, chiudo la portiera saluto con un cenno della mano e mi incammino verso casa ..... Edoardo riparte.
CONTINUA..............
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