Sonia e Gianni - Sul TIR come una puttana

di
genere
orge

Sono Sonia. Mio marito mi ha fatto leggere il racconto di qualche settimana fa. Si. è vero, abbiamo trascorso una bella estate e la crociera è stata entusiasmante, figuratevi che con Tiziana, parlando tra di noi, convenimmo, che se possibile, l'avremmo rifatta la prossima estate. Il colmo della crociera fu che io e Paolo, pur dividendo la stessa cabina, scopammo solo due volte. Già che lui rientrava spompato da quella porca della sposina o dalle troie delle due sorelle, ma anche per me, come pure per Tiziana, la cabina serviva per rilassarci dalle orge. Prima con due ufficiali dell'equipaggio e poi con loro e poi con altre e altri assieme. Se mi fossi trovata a casa sarei intervenuta nel racconto per parlare io della mia avventura con i camionisti perché è stata molto intrigante. Quei due mi hanno trattata come una puttana ed io mi sono sentita puttana a pagamento. Già al bar mi sentivo guardata da mille occhi; presi il caffè e, sperando che mio marito avesse già provveduto a sgonfiare la ruota, mi incamminai. Notai Gianni dentro la sua macchina e quando mi vide mi fece il segno di OK con il pollice. Assunsi l'atteggiamento di chi impreca alla sfortuna e, a braccia conserte, rimasi in attesa. Poi pensai di aprire il cofano posteriore per gli attrezzi e la ruota di scorta. Fortunatamente, proprio in quel momento, vidi arrivare due tizi sperando che, almeno uno dei due, fosse l'autista del TIR adiacente. Lo erano entrambi: un omone tutto muscoli e con le braccia tatuate, sulla quarantina e un, si e no, 25 enne piuttosto mingherlino. Subito l'omone, Carmelo, mi dirà poi che si chiama, mi chiese se fosse successo qualcosa e se avessi bisogno di aiuto. Gli feci notare la gomma sgonfia e disse di non preoccuparmi perché l'avrebbero cambiata loro. Quindi Giuseppe, così si chiama il mingherlino, si mise all'opera. Li ringraziai per la loro gentilezza e parlando Carmelo mi disse che erano calabresi. Nel frattempo notavo gli sguardi di Carmelo sulle mie tette e quelli di Giuseppe, accovacciato, che girandosi mi guardava le cosce. "Fortunatamente ho incontrato due persone gentili come voi altrimenti come avrei dovuto fare?" "Si immagini signora, è un piacere poterle dare una mano"- Poi, cercando di stuzzicarli dissi: "Grazie. non saprei proprio come ringraziarvi"- Carmelo mi guardò. A me veniva pura da ridere; anche perché avrei voluto suggerire, lo feci mentalmente, cosa dire. Che telepatia! "Veramente il modo ci sarebbe" sussurrò. Gli feci capire che avevo inteso perfettamente e sorridendo, cercando di apparire a disagio, dissi di non esagerare. Disse che a loro bastava poco, solo farmi guardare. Praticamente mi fece capire che si volevano tirare una sega guardando le mie cosce e le mie tette. Quando Giuseppe terminò e rimise tutto a posto Carmelo disse che non avremmo fatto nulla di eccezionale e ci saremmo sbrigati in cinque minuti. Feci finta di riflettere tutta mortificata guardando giù. "Se siete di parola e perdiamo solo cinque minuti potrei anche accontentarvi visto che siete stati così gentili"- Dissero di si e Giuseppe salì su. Poi Carmelo mi invitò a salire e per aiutarmi, mentre Giuseppe mi porse la mano da su, lui da giù mi spinse dalle natiche. Non era certo il massimo della comodità, ma quando Carmelo tirò giù le tendine del parabrezza e dei vetri laterali e Giuseppe accese la luce sopra la cuccetta, al solo pensiero di trovarmi alla loro mercé, mi sentii la fica bagnata. Ero seduta sulla cuccetta con le spalle appoggiate e le gambe ripiegate lateralmente, già quasi del tutto scoperte e il bella mostra. Aprirono i pantaloni e lo tirarono fuori menandoselo lentamente e i loro occhi sulle mie cosce. Ammirai i loro cazzi: quello di Giuseppe, sui 18 cm, era dritto e non tanto grosso; quello di Carmelo era alquanto strano: meno lungo, penso sui 16 cm, con una cappella grossa e poi, man mano, più affusolato. Ero abituata a ben altro ma la situazione era strana e intrigante perché mi sentivo oggetto di desiderio. Carmelo mi guardò come per chiedermi il permesso e allungò la mano palpandomi l'esterno della coscia sinistra su fino all'orlo delle mutandine. Guardavo il viso stravolto di Giuseppe e aprii la cerniera della gonna, quindi sollevai la coscia sinistra, che Carmelo continuava a palpare, mettendo in mostra le mutandine nere. Presi la mano di Giuseppe e la portai lì. Non aveva una grande esperienza Giuseppe, possibilmente aveva scopato solo con prostitute. In fondo aveva solo 25 anni ed era tutt'altro che attraente. Probabilmente era la prima fica di una troia non prostituta che toccava. Era tutto rosso e accalorato; mi sa che stava per venire. Mi chinai appoggiandomi sul gomito sinistro e glielo strappai dalla mano. Lo segai piano e poi lo leccai tutto. "Guarda Giusé come te lo tratta bene" disse Carmelo. Forse mi stavo sbilanciando Troppo? Ormai ero presa e lo imboccai succhiandolo. Mentre Giuseppe gemeva Carmelo si sentì autorizzato a sfilarmi le mutandine. Sentii la sua mano ruvida sulla fica e non potei fare a meno di sospirare col cazzo di Giuseppe in bocca. "Minchia sborro" disse Giuseppe tutto paonazzo e, dimenandosi, mi venne in bocca felice. Era la sua prima volta? La bevvi tutta e mentre lui riprese a menarselo con la destra, con la sinistra cercò di sfilarmi la maglietta. Lo aiutai. Nel frattempo Carmelo mi sfilò completamente la gonna, si sistemò dietro di me e mi penetrò nella fica facendomi sobbalzare di piacere. Giuseppe mi sfilò pure il reggiseno e dopo avermele palpate si chinò e prese a leccarmi i capezzoli. Carmelo prese a fottermi con colpi violenti e ben presto non resistetti più. Quando mi sentirono godere si sentirono autorizzati a trattarmi come un oggetto. Diventai la loro cosa e, anche se ebbi diversi orgasmi, cercai di non manifestarli a modo mio, come voi sapete. Il cazzo di Giuseppe era sempre duro e le palle sempre piene. Non so esattamente quanta sborra abbia scaricato dentro di me ma, per quel che ricordo, una volta venne fra le mie tette, due volte nella fica, una volta nel culo e poi un'altra volta in bocca. Da parte sua Carmelo, sicuramente con una vita sessuale più intensa in quanto sposato, sborrò tre volte: in bocca nella fica e nel culo. Mi presero alla pecorina alternandosi sia nella fica che nel culo. Mi sistemarono con la schiena appoggiata e si alternarono a scoparmi in bocca. Avrei voluto pure una doppia penetrazione ma non ci fu. Sfuggì loro di mente? L'inesperienza di Giuseppe? Non so, però continuarono a sfondarmi per due ore e pensai a mi marito che possibilmente si era stancato di aspettarmi. Insomma. Vi posso garantire, comunque, che, una volta rientrati a casa, l'ho ripagato nel migliore dei modi raccontandogli due ore della mia puttanaggine e scopando alla grande.
scritto il
2015-10-29
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