Una tentazione di nome Martina - Capitolo I
di
LoScrittoreMascherato
genere
tradimenti
Capitolo I
Accellero, sorpasso, me ne frego dei limiti di velocità imposti sul grande racordo anulare di Roma. Mi godo la mia nuova Audi, ritirata dal concessionario giusto una settimana fa.
Rallento soltanto per prendere l’uscita Eur.
Sto andando a prendere la sorella della mia ragazza ad una festa, dopo che mi hanno incastrato a cena. Alessia e i genitori domani devono svegliarsi presto così hanno chiesto il favore a me.
Non potevo rifiutare. Avrei litigato con lei, tralasciando ovviamente un’eventuale brutta figura.
Con Martina non ho mai avuto un rapporto stretto nonostante io stia con sua sorella da ben sei anni. Qualche chiacchera ma nulla di più. Inizialmente, forse per via della giovane età, evitava ogni tipo di sguardo. Negli ultimi tempi, in particolare quest’anno, ho notato un atteggiamento diverso nei miei confronti.
A volte mi capita di trovare messaggi su facebook in cui chiede come sto. Un chiaro tentativo per attaccare bottone a cui io non ho dato corda. Più sono distaccato, più lei si fa avanti.
Una volta è stato proprio palese. Una battuta che lasciava poco all’immaginazione. Per fortuna che Alessia non l’ha sentita.
Lei non sa di questa situazione e per quanto mi riguarda meglio che farla rimanere all’oscuro di tutto. Si crerebbero dei litigi, delle spaccature fra sorelle. Magari è solo una cotta passeggera di una ragazzina di diciasette anni.
Osservo un pezzo di Roma dal finestrino. Anche di notte c’è caos, incredibile. Prostitute sul ciglio della strada, autobus che fanno avanti e indietro senza sosta, polizia. Sembra di stare in un film polizesco. Vedo un signore che porta il cane a spasso ma impiego qualche secondo per accostarlo a quel contesto sociale.
Imbocco una stradina, per logica dovrebbe essere qui la festa.
“ Civico 41 “ ricordo ancora le ultime parole di Alessia.
Parcheggio qualche metro prima del cancello, sperando che non mi faccia aspettare un eternità. Per sicurezza spengo l’auto.
C’è una bella canzone, alzo leggermente il volume della radio.
“Fix you” dei Coldplay per la precisione. E’ una delle mie preferite dato che ogni volta che la sento mi ricorda una serata speciale passata con Alessia. Una notte di sesso epico. Forse per questo l’amo da impazzire. Non vivrei senza di lei.
Fra un paio di anni al massimo andremo a vivere insieme. Infondo abbiamo entrambi 25 anni e un lavoro che ci garantisce una certa stabilità economica. Senza contare che siamo una coppia fantastica. Non esagero, è così. Posso fidarmi di lei ciecamente.
Non l’ho mai tradita e sono sicuro che ho ricevuto lo stesso trattamento dall’altra parte. Non sono il tipo che butta una storia seria per la prima scopata buona che capita a tiro.
Si, mi ritengo di essere una persona con ottimi valori.
Vedo uscire una ragazza dal cancello e rimango folgorato.
E’ Martina, ma giuro che non l‘ho mai vista così.
Chiude il cancello alle sue spalle e subito mi cerca con lo sguardo. Appena mi vede sorride, i suoi occhi brillano.
Me la gusto mentre si avvicina alla mia splendida Audi.
Capelli biondi, lunghi, che le scorrono gentilmente dietro la schiena. Indossa un vestitino nero talmente corto che riesce a coprire soltanto il sedere e qualche centimetro di gambe. L’ha scelto attilattissimo, così da mettere in spicco il sedere.
Per finire l’opera, perchè lo è, un paio di tacchi a spillo.
E’ bellissima, per non dire favolosa. Come ho gia detto è la prima volta che la vedo vestita così. Nonostante abbia solo diciasette anni devo ammettere che è decisamente più sexy di Alessia. Non posso non guardala, non fantasticare sul quel corpo ancora acerbo ma già stuzzicante.
Le piace farsi guardare per questo ha scelto un vestito così corto. Sa benissimo di piacere, di essere capace di far impazzire qualsiasi ragazzo. Compreso me, il bel ragazzo della sorella.
Voglio scacciare pensieri cattivi, quasi assurdi. La guardo ancora, rendendomi conto che è una vera e propria sventola.
Mi raggiunge, salendo in macchina. Ci salutiamo con un classico e innocente bacio sulla guancia. Ha un profumo delizioso, Chanel se non mi sbaglio. Da vicino è ancora più sexy, voglio morire.
Averla vicina, vestita in questo modo, se solo i miei amici sapessero. Bisogna essere gay per non saltarle addosso.
Non penso che abbia un ragazzo. Frequento quasi tutti i giorni la sua casa e me ne sarei accorto immediatamente. Addirittura mi viene da pensare che sia ancora vergine. Infondo diciasette anni sono pochi, la sorella si è messa con me a diciotto.
Comunque beato chi prende questa fortuna.
Parliamo della serata di entrambi, di quanto sia stata bella la festa a cui è stata. Fa battute, mi provoca, io resisto.
Sta filtrando alla grande, non le sembra vero avere Alessia fuori dai piedi. Non manca tanto all’arrivo a casa, questo mi da sollievo. Ha delle gambe perfette, non posso evitare di guardale.
- Ti eccitano le mie gambe per caso? - domanda lei maliziosa.
- Dai Martina, che dici -
- Guarda che non c’è niente di male, lo sappiamo tutti e due che hai scelto la sorella sbagliata -
- Sto con Alessia e devi fartene una ragione -
- Lo so, voglio solo divertirmi un pò -
- Sei incredibile -
- E non sai a letto -
Mi eccita, mi eccita da morire. Quell’ultima frase, detta con un carico di malizia unica, mi è andata a finire dritta fra le gambe.
Me la sono immaginata sopra di me, magari in una fredda serata d’inverno, intenta a farsi scopare in qualche parcheggio di periferia.
Mantengo la calma, cerco di distrarmi. Finalmente riesco a giungere a destinazione. Ci salutiamo, i nostri corpi si sfiorano.
Quel profumo, quella pelle delicata, tutto questo mi manda in estasi. Scende dall’auto per andare ad aprire il portone di casa.
Non riparto. Non prima di averle guardato bene il sedere.
Alessia non si immagina l’effetto che riesce a farmi quella ragazzina. La vede ancora come una bambina, magari anche innocente. Non sa che volendo, potrei prendermi il fiore della sua sorellina in qualsiasi momento. Ah, se solo sapesse.
- Quanto ti manca? - Leggo il messaggio sull’Iphone mentre di corsa scendo le scale di casa. E’ Alessia. Sono stato invitato a pranzo dai genitori e come al solito ho fatto tardi.
Quasi mi ammazzo per arrivare al portone. Una volta fuori comincio a cercare la macchina. Non ricordo bene dove l’ho parcheggiata.
Ho preso una bottiglia di vino, Chianti per essere sicuro di fare bella figura. Ieri, tornando da lavoro, mi sono fermato all’enoteca vicino casa. Conosco il proprietario, un vero esperto.
Dopo mezz’ora di conversazione gli ho lasciato 30 euro convinto di aver fatto un affare. Non vedo l’ora di degustare un bicchiere.
Il padre di Alessia è un un uomo alla buona come si dice da queste parti. Mi ha sempre detto di essere un esperto di vino, così questa volta ho deciso di soddisfarlo. Non abbiamo un gran rapporto ma so che, sia lui che la moglie, hanno stima nei miei confronti. La cosa naturalmente è reciproca.
Salgo sulla mia adorata Audi A4. Sistemo la bottiglia sul sedile, facendo massima attenzione a non rovinare i nuovissimi sedili in pelle. Per mia fortuna non abitano lontanissimo, tanto da ritrovarmi a parcheggiare soltanto dieci minuti dopo.
Prima di scendere, ovviamente, sistemo capelli e camicia.
Percorro il viale fino a fermarmi dinanzi al portone.
Già dall’entrata si nota che è un palazzo di lusso.
Dopo avermi aperto decido per l’ascensore. Non ho mai amato le scale, specialmente quando si tratta di fare cinque piani.
Una volta davanti alla porta di casa suono. Ci siamo, finalmente.
Sono un pò teso. Anzi, molto teso. Nonostante i 6 anni di assidua frequenza in questa casa ancora mi imbarazzano questi pranzi, dove piovono domande a cui io non riesco sempre a trovare una risposta adatta. In più c’è Martina, sorella sfacciata che fa di tutto per sbattersi il ragazzo della sorella.
Ad aprirmi è la madre, che come sempre mi accoglie con dolci parole. E’ una bella signora sulla cinquantina; non poteva essere altrimenti con due figlie così. Al marito consegno la bottiglia di vino tenuta con tanta cura. Mentre la esamina con l’attenzione dovuta approfitto per poggiare il cappotto sul divano.
- Un Chianti, riserva addirittura. Grazie Marco, non vedo l’ora di assaggiarlo - afferma Pietro compiaciuto.
- Figurati. Ho avuto un buon consigliere, spero non mi deluda -
- Non penso, si vede subito che è una bottiglia buona -
- Mi fa piacere - gli sorrido.
Si vede che è rimasto felice del pensiero, meglio così.
Meglio avere un suocero amico, può sempre tornare utile.
Sapevo che mi bastavano 30 euro per assicurarmi la sua simpatia. Tra l’altro è una di quelle classiche persone che non capisce nulla di vino. Avrebbe detto quelle cose di qualunque bottiglia.
Ho subito notato l’assenza di Alessia, di solito è lei che mi accoglie alla porta, ansiosa di vedermi. Mi aveva avvertito che sarebbe andata al forno prima di pranzo. Probabilmente è andata con Martina, dato che anche lei manca apparentemente all’appello.
Lo spero, non vorrei trovarmi di nuovo solo con lei.
Lascio i due coniugi per andare al bagno, usando sempre l’educazione che mi contraddistingue. Prendo il corridoio, mi fermo per specchiarmi, riparto. Mi blocco una seconda volta, non voglio credere ai miei occhi. Martina non ha chiuso la porta della sua camera. Mi affaccio, senza farmi beccare.
E’ di spalle, indossa soltanto reggiseno e perizoma. Un sedere perfetto, tondo, sodo. Me la immaginavo più o meno così, vederla però è un’altra cosa. Riesco a scorgere leggemente il profilo del seno. Non pensavo che portasse una terza, è cresciuta molto.
Si abbassa per prendere il telefono, causandomi un quasi infarto.
Mi è diventato duro in mezzo minuto, incredibile. Vuole farsi un selfie, magari per mandarlo a qualche compagno di classe arrapato.
Un’occhiata dietro per vedere che non arrivi nessuno, poi di nuovo a godersi lo spettacolo. Scelta la posa giusta scatta la foto.
Ora posso confermare che Martina è di gran lunga migliore di Alessia. Quel culo la mia fidanzata se lo sogna. Ha solo 17 anni, come fa ad essere già così completa. Quel pezzo di ragazzina ci prova con me, resistere è una sfida persa in partenza.
Mi toglie il fiato, mi fa arrapare da matti.
Non voglio che si accorga di me, così vado al bagno. Ce l’ho così dritto che non riesco nemmeno ad urinare bene. Faccio un casino sul pavimento, assurdo. Pulito il bagno mi do una rinfrescata, devo riprendermi da quella scena fantastica e dolorosa allo stesso tempo. Faccio un gran respiro, devo tornare di là.
Vorrei trovare Alessia, baciarla, calmarmi. Lei mi distrae, mi riporta sulla realtà. E’ solo un pranzo, poi dritto a casa.
Questo mi continuo a ripetermi nella testa. Si sarà vestita, avrà chiuso la porta. Conoscendola lo ha fatto apposta, voleva farmi vedere cosa mi sto perdendo. Che stronza, che puttanella.
Uscendo dal bagno mi accorgo che la porta della camera da letto ora è chiusa. Torno in salotto dove, oltre ai coniugi, trovo Alessia. Ci salutiamo con un caloroso bacio, accompagnato dalle solite smancerie che si addicono ad una coppia ben affiatata come la nostra. Per un attimo non penso a Martina, al suo sedere.
- Amore, mi sei mancato - mi dice, sorridendo.
- Anche tu, c’era fila al forno? -
- Si, pensavo che almeno di Domenica ci fosse meno gente -
- Già. Ho preso un vino per tuo padre -
- Oh, sei un tesoro non dovevi -
- Figurati per così poco -
La guardo, la confronto con la sorella. Bionda, capelli lisci e lunghi, ben curati. Occhi chiari, tratti delicati. E’ leggermente in carne, ma allo stesso tempo non ha molto seno. Una disgrazia assurda. Il sedere è discreto, ma non è paragonabile con quello di Martina. Anche lei, come la sorella, non è altissima.
Sessualmente è un fuoco, lo devo ammettere. E’ stata lei a propormi il sesso anale, cosa che ha gradito dal primo giorno fino ad adesso. Sull’orale non si fa problemi, si è abituata ad ingoiare il mio sperma. Tutto questo per me è un fattore importante per la relazione. Si, sono un porco, lo so.
Martina ci raggiunge e così ci si sistemiamo a tavola.
La saluto, cercando di non immaginarla nuda, cosa alquanto difficile. Il padre a capo tavola, alle prese con la bottiglia di vino, io e Alessia vicini, Martina e la madre davanti a noi.
Patrizia, ottima cuoca, ha preparato una lasagna al forno.
E’ la tipica moglie che ha dato tutto per la famiglia, ma sopratutto per il marito, quel tizio che non riesce nemmeno ad aprire una bottiglia di Chianti. Prima o poi esploderà, ne sono certo. Patrizia, una donna che stimo e che mi ha trattato come un figlio dal primo giorno che ho messo piede in questa casa.
Quadri costosi, arredamento di prima scelta, guardandomi intorno noto che lei e il marito non hanno badato a spese.
Del resto Pietro è un noto avvocato romano. Ha seguito cause importanti con ottimi risultati. Quasi tutti i giorni mi ricorda che è stato intervistato un paio di volte da Pomeriggio 5.
Finalmente, dopo goffi tentativi, Pietro riesce ad aprire la bottiglia. Mentre ne versa un bicchiere alla moglie guardo Martina. Senza farsi vedere da Alessia mi fa l’occhiolino, accompagnato da quel suo sorriso, dolce e sexy.
Faccio finta di niente, riprendendo a mangiare la lasagna.
E’ sempre più sfacciata, adesso anche a tavola con la famiglia presente. Mi ha in pugno, lo sa bene. Mi eccito soltanto al suo sguardo, cosa che non è mai successa con Alessia. Ha 8 anni in meno di me, come può pensare di provarci in questo modo.
Ho sbagliato posto, non dovevo sedermi davanti a lei.
Anche io assaggio il vino, ottimo. Giusto un bicchiere, non vorrei esagerare, al contrario di Pietro che sta già al terzo.
Intavola un discorso di lavoro, ci parla di un nuovo cliente che ha preso. Il pranzo procede, arrivando fino al dessert.
Ignoro Martina, mentre mi bacio spesso con Alessia.
E’ annoiata, come del resto anche io. Sentire il padre che parla di lavoro non è il massimo, non vedo l’ora che finisca.
Martina si è chiusa al cellulare, beata lei, io non posso.
Ho seguito i primi due minuti, dopodichè ho cominciato ad annuire come una macchinetta automatica.
Si fanno le 3, finalmente si ferma. Il pranzo termina e io mi preparo per andare via. Mentre mi infilo il cappotto mi passa accanto Martina. Non perde occasione per lanciarmi uno sguardo malizioso. Saluto i genitori di Alessia, ringraziandoli per questo delizioso pranzo domenicale.
Era tempo che non mangiavo così bene, davvero. Lasagna, carne, dolce. Nemmeno al ristorante, complimenti. A dirla tutta, il pezzo forte, è stato il momento in cui ho buttato l’occhio nella camera di Martina. Vederla il perizoma, quel culo così perfetto, non mi ricapiterà mai più. Per fortuna che non ha chiuso la porta.
Ho ancora il dubbio, se l’ha fatto di proposito o no.
Non fa differenza, non cambierebbe nulla. Ormai so di piacerle, l’altra sera è stata molto diretta, sfacciata. Non la frena nulla, nemmeno la famiglia a quanto pare.
- Sei stato bene? Ti ho visto un pò nervoso - mi chiede Alessia.
- Si amore tutto bene, solo stress da lavoro -
- Sicuro? Guarda che se c’è qualche problema puoi dirmelo -
- Tranquilla, sul serio. Ora vado -
- Ok, chiamami quando arrivi -
- Certo, ti amo -
Un bacio, un altro ancora, poi mi chiudo la porta di casa alle spalle. Faccio un gran respiro. Le ho mentito, che altro potevo fare. Premo il bottone dell’ascensore con fare distratto, preoccupato. Un tonfo, eccola. Entro nell’ascensore, voglio tornare a casa. Martina, perchè sei così bella.
Accellero, sorpasso, me ne frego dei limiti di velocità imposti sul grande racordo anulare di Roma. Mi godo la mia nuova Audi, ritirata dal concessionario giusto una settimana fa.
Rallento soltanto per prendere l’uscita Eur.
Sto andando a prendere la sorella della mia ragazza ad una festa, dopo che mi hanno incastrato a cena. Alessia e i genitori domani devono svegliarsi presto così hanno chiesto il favore a me.
Non potevo rifiutare. Avrei litigato con lei, tralasciando ovviamente un’eventuale brutta figura.
Con Martina non ho mai avuto un rapporto stretto nonostante io stia con sua sorella da ben sei anni. Qualche chiacchera ma nulla di più. Inizialmente, forse per via della giovane età, evitava ogni tipo di sguardo. Negli ultimi tempi, in particolare quest’anno, ho notato un atteggiamento diverso nei miei confronti.
A volte mi capita di trovare messaggi su facebook in cui chiede come sto. Un chiaro tentativo per attaccare bottone a cui io non ho dato corda. Più sono distaccato, più lei si fa avanti.
Una volta è stato proprio palese. Una battuta che lasciava poco all’immaginazione. Per fortuna che Alessia non l’ha sentita.
Lei non sa di questa situazione e per quanto mi riguarda meglio che farla rimanere all’oscuro di tutto. Si crerebbero dei litigi, delle spaccature fra sorelle. Magari è solo una cotta passeggera di una ragazzina di diciasette anni.
Osservo un pezzo di Roma dal finestrino. Anche di notte c’è caos, incredibile. Prostitute sul ciglio della strada, autobus che fanno avanti e indietro senza sosta, polizia. Sembra di stare in un film polizesco. Vedo un signore che porta il cane a spasso ma impiego qualche secondo per accostarlo a quel contesto sociale.
Imbocco una stradina, per logica dovrebbe essere qui la festa.
“ Civico 41 “ ricordo ancora le ultime parole di Alessia.
Parcheggio qualche metro prima del cancello, sperando che non mi faccia aspettare un eternità. Per sicurezza spengo l’auto.
C’è una bella canzone, alzo leggermente il volume della radio.
“Fix you” dei Coldplay per la precisione. E’ una delle mie preferite dato che ogni volta che la sento mi ricorda una serata speciale passata con Alessia. Una notte di sesso epico. Forse per questo l’amo da impazzire. Non vivrei senza di lei.
Fra un paio di anni al massimo andremo a vivere insieme. Infondo abbiamo entrambi 25 anni e un lavoro che ci garantisce una certa stabilità economica. Senza contare che siamo una coppia fantastica. Non esagero, è così. Posso fidarmi di lei ciecamente.
Non l’ho mai tradita e sono sicuro che ho ricevuto lo stesso trattamento dall’altra parte. Non sono il tipo che butta una storia seria per la prima scopata buona che capita a tiro.
Si, mi ritengo di essere una persona con ottimi valori.
Vedo uscire una ragazza dal cancello e rimango folgorato.
E’ Martina, ma giuro che non l‘ho mai vista così.
Chiude il cancello alle sue spalle e subito mi cerca con lo sguardo. Appena mi vede sorride, i suoi occhi brillano.
Me la gusto mentre si avvicina alla mia splendida Audi.
Capelli biondi, lunghi, che le scorrono gentilmente dietro la schiena. Indossa un vestitino nero talmente corto che riesce a coprire soltanto il sedere e qualche centimetro di gambe. L’ha scelto attilattissimo, così da mettere in spicco il sedere.
Per finire l’opera, perchè lo è, un paio di tacchi a spillo.
E’ bellissima, per non dire favolosa. Come ho gia detto è la prima volta che la vedo vestita così. Nonostante abbia solo diciasette anni devo ammettere che è decisamente più sexy di Alessia. Non posso non guardala, non fantasticare sul quel corpo ancora acerbo ma già stuzzicante.
Le piace farsi guardare per questo ha scelto un vestito così corto. Sa benissimo di piacere, di essere capace di far impazzire qualsiasi ragazzo. Compreso me, il bel ragazzo della sorella.
Voglio scacciare pensieri cattivi, quasi assurdi. La guardo ancora, rendendomi conto che è una vera e propria sventola.
Mi raggiunge, salendo in macchina. Ci salutiamo con un classico e innocente bacio sulla guancia. Ha un profumo delizioso, Chanel se non mi sbaglio. Da vicino è ancora più sexy, voglio morire.
Averla vicina, vestita in questo modo, se solo i miei amici sapessero. Bisogna essere gay per non saltarle addosso.
Non penso che abbia un ragazzo. Frequento quasi tutti i giorni la sua casa e me ne sarei accorto immediatamente. Addirittura mi viene da pensare che sia ancora vergine. Infondo diciasette anni sono pochi, la sorella si è messa con me a diciotto.
Comunque beato chi prende questa fortuna.
Parliamo della serata di entrambi, di quanto sia stata bella la festa a cui è stata. Fa battute, mi provoca, io resisto.
Sta filtrando alla grande, non le sembra vero avere Alessia fuori dai piedi. Non manca tanto all’arrivo a casa, questo mi da sollievo. Ha delle gambe perfette, non posso evitare di guardale.
- Ti eccitano le mie gambe per caso? - domanda lei maliziosa.
- Dai Martina, che dici -
- Guarda che non c’è niente di male, lo sappiamo tutti e due che hai scelto la sorella sbagliata -
- Sto con Alessia e devi fartene una ragione -
- Lo so, voglio solo divertirmi un pò -
- Sei incredibile -
- E non sai a letto -
Mi eccita, mi eccita da morire. Quell’ultima frase, detta con un carico di malizia unica, mi è andata a finire dritta fra le gambe.
Me la sono immaginata sopra di me, magari in una fredda serata d’inverno, intenta a farsi scopare in qualche parcheggio di periferia.
Mantengo la calma, cerco di distrarmi. Finalmente riesco a giungere a destinazione. Ci salutiamo, i nostri corpi si sfiorano.
Quel profumo, quella pelle delicata, tutto questo mi manda in estasi. Scende dall’auto per andare ad aprire il portone di casa.
Non riparto. Non prima di averle guardato bene il sedere.
Alessia non si immagina l’effetto che riesce a farmi quella ragazzina. La vede ancora come una bambina, magari anche innocente. Non sa che volendo, potrei prendermi il fiore della sua sorellina in qualsiasi momento. Ah, se solo sapesse.
- Quanto ti manca? - Leggo il messaggio sull’Iphone mentre di corsa scendo le scale di casa. E’ Alessia. Sono stato invitato a pranzo dai genitori e come al solito ho fatto tardi.
Quasi mi ammazzo per arrivare al portone. Una volta fuori comincio a cercare la macchina. Non ricordo bene dove l’ho parcheggiata.
Ho preso una bottiglia di vino, Chianti per essere sicuro di fare bella figura. Ieri, tornando da lavoro, mi sono fermato all’enoteca vicino casa. Conosco il proprietario, un vero esperto.
Dopo mezz’ora di conversazione gli ho lasciato 30 euro convinto di aver fatto un affare. Non vedo l’ora di degustare un bicchiere.
Il padre di Alessia è un un uomo alla buona come si dice da queste parti. Mi ha sempre detto di essere un esperto di vino, così questa volta ho deciso di soddisfarlo. Non abbiamo un gran rapporto ma so che, sia lui che la moglie, hanno stima nei miei confronti. La cosa naturalmente è reciproca.
Salgo sulla mia adorata Audi A4. Sistemo la bottiglia sul sedile, facendo massima attenzione a non rovinare i nuovissimi sedili in pelle. Per mia fortuna non abitano lontanissimo, tanto da ritrovarmi a parcheggiare soltanto dieci minuti dopo.
Prima di scendere, ovviamente, sistemo capelli e camicia.
Percorro il viale fino a fermarmi dinanzi al portone.
Già dall’entrata si nota che è un palazzo di lusso.
Dopo avermi aperto decido per l’ascensore. Non ho mai amato le scale, specialmente quando si tratta di fare cinque piani.
Una volta davanti alla porta di casa suono. Ci siamo, finalmente.
Sono un pò teso. Anzi, molto teso. Nonostante i 6 anni di assidua frequenza in questa casa ancora mi imbarazzano questi pranzi, dove piovono domande a cui io non riesco sempre a trovare una risposta adatta. In più c’è Martina, sorella sfacciata che fa di tutto per sbattersi il ragazzo della sorella.
Ad aprirmi è la madre, che come sempre mi accoglie con dolci parole. E’ una bella signora sulla cinquantina; non poteva essere altrimenti con due figlie così. Al marito consegno la bottiglia di vino tenuta con tanta cura. Mentre la esamina con l’attenzione dovuta approfitto per poggiare il cappotto sul divano.
- Un Chianti, riserva addirittura. Grazie Marco, non vedo l’ora di assaggiarlo - afferma Pietro compiaciuto.
- Figurati. Ho avuto un buon consigliere, spero non mi deluda -
- Non penso, si vede subito che è una bottiglia buona -
- Mi fa piacere - gli sorrido.
Si vede che è rimasto felice del pensiero, meglio così.
Meglio avere un suocero amico, può sempre tornare utile.
Sapevo che mi bastavano 30 euro per assicurarmi la sua simpatia. Tra l’altro è una di quelle classiche persone che non capisce nulla di vino. Avrebbe detto quelle cose di qualunque bottiglia.
Ho subito notato l’assenza di Alessia, di solito è lei che mi accoglie alla porta, ansiosa di vedermi. Mi aveva avvertito che sarebbe andata al forno prima di pranzo. Probabilmente è andata con Martina, dato che anche lei manca apparentemente all’appello.
Lo spero, non vorrei trovarmi di nuovo solo con lei.
Lascio i due coniugi per andare al bagno, usando sempre l’educazione che mi contraddistingue. Prendo il corridoio, mi fermo per specchiarmi, riparto. Mi blocco una seconda volta, non voglio credere ai miei occhi. Martina non ha chiuso la porta della sua camera. Mi affaccio, senza farmi beccare.
E’ di spalle, indossa soltanto reggiseno e perizoma. Un sedere perfetto, tondo, sodo. Me la immaginavo più o meno così, vederla però è un’altra cosa. Riesco a scorgere leggemente il profilo del seno. Non pensavo che portasse una terza, è cresciuta molto.
Si abbassa per prendere il telefono, causandomi un quasi infarto.
Mi è diventato duro in mezzo minuto, incredibile. Vuole farsi un selfie, magari per mandarlo a qualche compagno di classe arrapato.
Un’occhiata dietro per vedere che non arrivi nessuno, poi di nuovo a godersi lo spettacolo. Scelta la posa giusta scatta la foto.
Ora posso confermare che Martina è di gran lunga migliore di Alessia. Quel culo la mia fidanzata se lo sogna. Ha solo 17 anni, come fa ad essere già così completa. Quel pezzo di ragazzina ci prova con me, resistere è una sfida persa in partenza.
Mi toglie il fiato, mi fa arrapare da matti.
Non voglio che si accorga di me, così vado al bagno. Ce l’ho così dritto che non riesco nemmeno ad urinare bene. Faccio un casino sul pavimento, assurdo. Pulito il bagno mi do una rinfrescata, devo riprendermi da quella scena fantastica e dolorosa allo stesso tempo. Faccio un gran respiro, devo tornare di là.
Vorrei trovare Alessia, baciarla, calmarmi. Lei mi distrae, mi riporta sulla realtà. E’ solo un pranzo, poi dritto a casa.
Questo mi continuo a ripetermi nella testa. Si sarà vestita, avrà chiuso la porta. Conoscendola lo ha fatto apposta, voleva farmi vedere cosa mi sto perdendo. Che stronza, che puttanella.
Uscendo dal bagno mi accorgo che la porta della camera da letto ora è chiusa. Torno in salotto dove, oltre ai coniugi, trovo Alessia. Ci salutiamo con un caloroso bacio, accompagnato dalle solite smancerie che si addicono ad una coppia ben affiatata come la nostra. Per un attimo non penso a Martina, al suo sedere.
- Amore, mi sei mancato - mi dice, sorridendo.
- Anche tu, c’era fila al forno? -
- Si, pensavo che almeno di Domenica ci fosse meno gente -
- Già. Ho preso un vino per tuo padre -
- Oh, sei un tesoro non dovevi -
- Figurati per così poco -
La guardo, la confronto con la sorella. Bionda, capelli lisci e lunghi, ben curati. Occhi chiari, tratti delicati. E’ leggermente in carne, ma allo stesso tempo non ha molto seno. Una disgrazia assurda. Il sedere è discreto, ma non è paragonabile con quello di Martina. Anche lei, come la sorella, non è altissima.
Sessualmente è un fuoco, lo devo ammettere. E’ stata lei a propormi il sesso anale, cosa che ha gradito dal primo giorno fino ad adesso. Sull’orale non si fa problemi, si è abituata ad ingoiare il mio sperma. Tutto questo per me è un fattore importante per la relazione. Si, sono un porco, lo so.
Martina ci raggiunge e così ci si sistemiamo a tavola.
La saluto, cercando di non immaginarla nuda, cosa alquanto difficile. Il padre a capo tavola, alle prese con la bottiglia di vino, io e Alessia vicini, Martina e la madre davanti a noi.
Patrizia, ottima cuoca, ha preparato una lasagna al forno.
E’ la tipica moglie che ha dato tutto per la famiglia, ma sopratutto per il marito, quel tizio che non riesce nemmeno ad aprire una bottiglia di Chianti. Prima o poi esploderà, ne sono certo. Patrizia, una donna che stimo e che mi ha trattato come un figlio dal primo giorno che ho messo piede in questa casa.
Quadri costosi, arredamento di prima scelta, guardandomi intorno noto che lei e il marito non hanno badato a spese.
Del resto Pietro è un noto avvocato romano. Ha seguito cause importanti con ottimi risultati. Quasi tutti i giorni mi ricorda che è stato intervistato un paio di volte da Pomeriggio 5.
Finalmente, dopo goffi tentativi, Pietro riesce ad aprire la bottiglia. Mentre ne versa un bicchiere alla moglie guardo Martina. Senza farsi vedere da Alessia mi fa l’occhiolino, accompagnato da quel suo sorriso, dolce e sexy.
Faccio finta di niente, riprendendo a mangiare la lasagna.
E’ sempre più sfacciata, adesso anche a tavola con la famiglia presente. Mi ha in pugno, lo sa bene. Mi eccito soltanto al suo sguardo, cosa che non è mai successa con Alessia. Ha 8 anni in meno di me, come può pensare di provarci in questo modo.
Ho sbagliato posto, non dovevo sedermi davanti a lei.
Anche io assaggio il vino, ottimo. Giusto un bicchiere, non vorrei esagerare, al contrario di Pietro che sta già al terzo.
Intavola un discorso di lavoro, ci parla di un nuovo cliente che ha preso. Il pranzo procede, arrivando fino al dessert.
Ignoro Martina, mentre mi bacio spesso con Alessia.
E’ annoiata, come del resto anche io. Sentire il padre che parla di lavoro non è il massimo, non vedo l’ora che finisca.
Martina si è chiusa al cellulare, beata lei, io non posso.
Ho seguito i primi due minuti, dopodichè ho cominciato ad annuire come una macchinetta automatica.
Si fanno le 3, finalmente si ferma. Il pranzo termina e io mi preparo per andare via. Mentre mi infilo il cappotto mi passa accanto Martina. Non perde occasione per lanciarmi uno sguardo malizioso. Saluto i genitori di Alessia, ringraziandoli per questo delizioso pranzo domenicale.
Era tempo che non mangiavo così bene, davvero. Lasagna, carne, dolce. Nemmeno al ristorante, complimenti. A dirla tutta, il pezzo forte, è stato il momento in cui ho buttato l’occhio nella camera di Martina. Vederla il perizoma, quel culo così perfetto, non mi ricapiterà mai più. Per fortuna che non ha chiuso la porta.
Ho ancora il dubbio, se l’ha fatto di proposito o no.
Non fa differenza, non cambierebbe nulla. Ormai so di piacerle, l’altra sera è stata molto diretta, sfacciata. Non la frena nulla, nemmeno la famiglia a quanto pare.
- Sei stato bene? Ti ho visto un pò nervoso - mi chiede Alessia.
- Si amore tutto bene, solo stress da lavoro -
- Sicuro? Guarda che se c’è qualche problema puoi dirmelo -
- Tranquilla, sul serio. Ora vado -
- Ok, chiamami quando arrivi -
- Certo, ti amo -
Un bacio, un altro ancora, poi mi chiudo la porta di casa alle spalle. Faccio un gran respiro. Le ho mentito, che altro potevo fare. Premo il bottone dell’ascensore con fare distratto, preoccupato. Un tonfo, eccola. Entro nell’ascensore, voglio tornare a casa. Martina, perchè sei così bella.
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