Lussuria
di
Lonely Wolf
genere
etero
Eccola li, incorniciata dal vano della porta della camera da letto e illuminata dalle candele sparse per la stanza. Bellissima. Sensuale. Magnetica. Il mio unico vizio e peccato di lussuria.
Si chiama Amalia ed è mia moglie; mi sono sempre ritenuto fortunato nell’averla sposata: era il partito più ambito del paese. Di famiglia ricca, incredibilmente intelligente, solare e sempre sorridente, ma anche splendida; la prima volta che la vidi rimasi di sasso: indossava un’elegante abito lungo verde smeraldo che la sagomava perfettamente, ma poco scollato sia sul petto che sulla schiena (lasciando all’immaginazione libertà di pensiero) e ballava su dei vertiginosi tacchi a stiletto di vernice nera. Ma la sua qualità migliore la scoprii dopo sposati, e fu questa a non farmi rimpiangere l’astinenza durante il fidanzamento, dovuta al suo pensiero un po’ all’antica. Scoprii con enorme piacere che adorava la lingerie e i le scarpe con i tacchi e non si faceva alcun problema a sfoggiare mise sempre nuove, sorprendendomi quanto più spesso le era possibile.
Questa sera indossa dei tacchi da 10 cm di vernice rosse, calze con la riga dietro la gamba assicurate ad una guepiere di pizzo nera che le sagoma il punto vita come un corsetto; avanza verso il letto su cui sono disteso, facendo una giravolta a metà percorso, per lasciarsi ammirare. Sorride, ammirando la violenta erezione che i lacci della guepiere, intrecciati lungo la schiena, mi avevano causato. È ai piedi del letto, si china e avanza verso di me a gattoni, i suoi enormi occhi verdi da pantera fissi nei miei e un sorriso quasi sadico sulle labbra rosso acceso.
Poggia le mani sulle mie caviglie e risale lungo le gambe e le cosce, sfiorandomi appena con le punte delle lunghe unghie smaltate di rosso… un lento e ipnotico su e giù, che mi fa rabbrividire ed eccitare… poggia le mani sul mio interno coscia e mi divarica le gambe; con un movimento deciso mi divarica di poco le gambe e abbassa la testa sul mio inguine. Sospiro alzando la testa, mentre con le labbra morbide carezza la base della cappella succhiando delicatamente; scivolo delicatamente verso il fondo del letto e lei ne approfitta per sfiorarmi il perineo con un’unghia. Non riesco a reprimere il brivido che mi attraversa la schiena e lei, senza smettere di succhiare, mi afferra le palle e inizia a stringerle delicatamente mentre l’unghia del dito medio continua a stimolare il perineo.
Il piacere è tale che mi rendo conto che si è infilata in bocca tutto il cazzo solo quando la sento tossire; le alzo delicatamente la testa e la ruoto sulla schiena. La bacio sul collo, prima di scivolare con la bocca lungo la guepiere fino a raggiungere il suo inguine; sorrido, notando i nastri che chiudono le mutandine di pizzo. La mia breve esitazione le da il tempo di spingermi e farmi stendere sul fianco destro, riprendendo a succhiare il mio cazzo; sciolgo uno dei nastri, scosto il pizzo e le sfioro le grandi labbra con le dita, sentendola inarcarsi contro di me, prima di iniziare a leccarle la fica. Eccitata, accelera il ritmo della pompa; anch’io aumento il ritmo, cercando di tenere il suo, ma sento l’orgasmo avvicinarsi, lento e inesorabile.
Cosi faccio ciò che lei si aspetta che faccia: le allargo il culo e comincio a leccarglielo, mentre le infilo due dita nella fica. La sua reazione è cosi violenta che interrompe il pompino per riprendere fiato; inarcando la schiena si è seduta sulla mia faccia e continua a sbilanciarsi all’indietro per lasciarmi raggiungere il buco del culo più facilmente.
Resterei a leccarglielo per delle ore, ma lei vuole altro; si alza, porta le mani dietro la schiena e slaccia le coppe della guepiere, liberando le tette, sode e tonde.
Lo spettacolo abbatte ogni mia possibile remora: la afferro per le spalle e la scaravento di schiena sul letto, in un lampo le afferro le caviglie, le allargo le gambe e la penetro con un solo violento colpo di reni. Sussulta e lancia un urlo strozzato per il dolore, ma il suo sguardo da troia mi conferma che ha gradito; le allargo le gambe ancora di più e inizio a scoparla con forza… ad ogni colpo il suo splendido culo si solleva e il suo respiro si mozza, mentre le tette si sollevano verso quella bocca lasciva che fino a poco prima mi stava dando l’estasi… come un avvoltoio mi abbasso e la bacio, senza smettere di pompare; non le ho ancora sfiorato le labbra che mi infila la lingua in bocca e mi afferra alla nuca strattonandomi a se. Il suo movimento improvviso mi fa storcere i polsi e devo lasciarle le caviglie, consentendole di chiudere le gambe dietro la mia schiena e costringermi a rotolare da un lato all’altro del letto, piantandomi le unghie nella schiena e mordendomi le labbra quasi a sangue.
Dopo minuti interminabili di quella lotta, riesce a mettersi sopra di me; solleva la schiena, regalandomi la vista magnifica del suo seno che oscilla avanti e indietro lentamente, insieme al suo bacino. Con un colpo di reni mi metto a sedere, le afferro il culo con la sinistra (infilandoci un dito) e con le destra le strizzo una tetta prima di dedicarmi a mordere e succhiare i capezzoli, duri come turaccioli. Lei getta la testa indietro e ansima, sempre più forte e sempre più veloce, finché con uno strattone mi stacca la testa dalle sue tette e mi fissa con i suoi occhi da cagna.
Si solleva con lentezza esasperante, godendo nel vedermi infastidito dall’interruzione; si gira, mettendo il culo in bella mostra e non me lo faccio chiedere. Mi metto dietro di lei, le afferro le anche e scivolo lentamente dentro quel fantastico culo stretto, facendomi strada in maniera costante fino a quando arrivo alle palle; adesso ho io il controllo e intendo esercitarlo. Resto fermo, mentre faccio scivolare una mano su una tetta e l’altra sulle labbra fradice della fica; inizia a fremere alle mie carezze e geme quando le pizzico il capezzolo, tentando di muoversi avanti e indietro. La blocco, non è il momento di finire, voglio ancora godermi la sensazione di potere e la sensazione piacevole del suo culo che si stringe intorno al mio cazzo.
Sento le sue braccia che cedono per il piacere, allora le afferro i capelli e la strattono indietro iniziando a muovermi; colpi lenti e violenti, che presto diventano rapidi e profondi, sempre di più, finché l’orgasmo non la travolge e la lascio andare sul letto uscendo dal quel meraviglioso anfratto pulsante.
Sta ancora gemendo quando la volto, la spingo supina sul letto e le infilo il cazzo fra le tette; avida, china la testa e apre la bocca. La lingua mi sfiora appena la cappella prima che io le venga su quel corpo da troia…
Si chiama Amalia ed è mia moglie; mi sono sempre ritenuto fortunato nell’averla sposata: era il partito più ambito del paese. Di famiglia ricca, incredibilmente intelligente, solare e sempre sorridente, ma anche splendida; la prima volta che la vidi rimasi di sasso: indossava un’elegante abito lungo verde smeraldo che la sagomava perfettamente, ma poco scollato sia sul petto che sulla schiena (lasciando all’immaginazione libertà di pensiero) e ballava su dei vertiginosi tacchi a stiletto di vernice nera. Ma la sua qualità migliore la scoprii dopo sposati, e fu questa a non farmi rimpiangere l’astinenza durante il fidanzamento, dovuta al suo pensiero un po’ all’antica. Scoprii con enorme piacere che adorava la lingerie e i le scarpe con i tacchi e non si faceva alcun problema a sfoggiare mise sempre nuove, sorprendendomi quanto più spesso le era possibile.
Questa sera indossa dei tacchi da 10 cm di vernice rosse, calze con la riga dietro la gamba assicurate ad una guepiere di pizzo nera che le sagoma il punto vita come un corsetto; avanza verso il letto su cui sono disteso, facendo una giravolta a metà percorso, per lasciarsi ammirare. Sorride, ammirando la violenta erezione che i lacci della guepiere, intrecciati lungo la schiena, mi avevano causato. È ai piedi del letto, si china e avanza verso di me a gattoni, i suoi enormi occhi verdi da pantera fissi nei miei e un sorriso quasi sadico sulle labbra rosso acceso.
Poggia le mani sulle mie caviglie e risale lungo le gambe e le cosce, sfiorandomi appena con le punte delle lunghe unghie smaltate di rosso… un lento e ipnotico su e giù, che mi fa rabbrividire ed eccitare… poggia le mani sul mio interno coscia e mi divarica le gambe; con un movimento deciso mi divarica di poco le gambe e abbassa la testa sul mio inguine. Sospiro alzando la testa, mentre con le labbra morbide carezza la base della cappella succhiando delicatamente; scivolo delicatamente verso il fondo del letto e lei ne approfitta per sfiorarmi il perineo con un’unghia. Non riesco a reprimere il brivido che mi attraversa la schiena e lei, senza smettere di succhiare, mi afferra le palle e inizia a stringerle delicatamente mentre l’unghia del dito medio continua a stimolare il perineo.
Il piacere è tale che mi rendo conto che si è infilata in bocca tutto il cazzo solo quando la sento tossire; le alzo delicatamente la testa e la ruoto sulla schiena. La bacio sul collo, prima di scivolare con la bocca lungo la guepiere fino a raggiungere il suo inguine; sorrido, notando i nastri che chiudono le mutandine di pizzo. La mia breve esitazione le da il tempo di spingermi e farmi stendere sul fianco destro, riprendendo a succhiare il mio cazzo; sciolgo uno dei nastri, scosto il pizzo e le sfioro le grandi labbra con le dita, sentendola inarcarsi contro di me, prima di iniziare a leccarle la fica. Eccitata, accelera il ritmo della pompa; anch’io aumento il ritmo, cercando di tenere il suo, ma sento l’orgasmo avvicinarsi, lento e inesorabile.
Cosi faccio ciò che lei si aspetta che faccia: le allargo il culo e comincio a leccarglielo, mentre le infilo due dita nella fica. La sua reazione è cosi violenta che interrompe il pompino per riprendere fiato; inarcando la schiena si è seduta sulla mia faccia e continua a sbilanciarsi all’indietro per lasciarmi raggiungere il buco del culo più facilmente.
Resterei a leccarglielo per delle ore, ma lei vuole altro; si alza, porta le mani dietro la schiena e slaccia le coppe della guepiere, liberando le tette, sode e tonde.
Lo spettacolo abbatte ogni mia possibile remora: la afferro per le spalle e la scaravento di schiena sul letto, in un lampo le afferro le caviglie, le allargo le gambe e la penetro con un solo violento colpo di reni. Sussulta e lancia un urlo strozzato per il dolore, ma il suo sguardo da troia mi conferma che ha gradito; le allargo le gambe ancora di più e inizio a scoparla con forza… ad ogni colpo il suo splendido culo si solleva e il suo respiro si mozza, mentre le tette si sollevano verso quella bocca lasciva che fino a poco prima mi stava dando l’estasi… come un avvoltoio mi abbasso e la bacio, senza smettere di pompare; non le ho ancora sfiorato le labbra che mi infila la lingua in bocca e mi afferra alla nuca strattonandomi a se. Il suo movimento improvviso mi fa storcere i polsi e devo lasciarle le caviglie, consentendole di chiudere le gambe dietro la mia schiena e costringermi a rotolare da un lato all’altro del letto, piantandomi le unghie nella schiena e mordendomi le labbra quasi a sangue.
Dopo minuti interminabili di quella lotta, riesce a mettersi sopra di me; solleva la schiena, regalandomi la vista magnifica del suo seno che oscilla avanti e indietro lentamente, insieme al suo bacino. Con un colpo di reni mi metto a sedere, le afferro il culo con la sinistra (infilandoci un dito) e con le destra le strizzo una tetta prima di dedicarmi a mordere e succhiare i capezzoli, duri come turaccioli. Lei getta la testa indietro e ansima, sempre più forte e sempre più veloce, finché con uno strattone mi stacca la testa dalle sue tette e mi fissa con i suoi occhi da cagna.
Si solleva con lentezza esasperante, godendo nel vedermi infastidito dall’interruzione; si gira, mettendo il culo in bella mostra e non me lo faccio chiedere. Mi metto dietro di lei, le afferro le anche e scivolo lentamente dentro quel fantastico culo stretto, facendomi strada in maniera costante fino a quando arrivo alle palle; adesso ho io il controllo e intendo esercitarlo. Resto fermo, mentre faccio scivolare una mano su una tetta e l’altra sulle labbra fradice della fica; inizia a fremere alle mie carezze e geme quando le pizzico il capezzolo, tentando di muoversi avanti e indietro. La blocco, non è il momento di finire, voglio ancora godermi la sensazione di potere e la sensazione piacevole del suo culo che si stringe intorno al mio cazzo.
Sento le sue braccia che cedono per il piacere, allora le afferro i capelli e la strattono indietro iniziando a muovermi; colpi lenti e violenti, che presto diventano rapidi e profondi, sempre di più, finché l’orgasmo non la travolge e la lascio andare sul letto uscendo dal quel meraviglioso anfratto pulsante.
Sta ancora gemendo quando la volto, la spingo supina sul letto e le infilo il cazzo fra le tette; avida, china la testa e apre la bocca. La lingua mi sfiora appena la cappella prima che io le venga su quel corpo da troia…
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