Una gita "speciale" - parte 3

di
genere
etero

Chiara si trovò nel punto prestabilito, il cuore che le batteva forte nel petto. Non riusciva a smettere di muoversi da un piede all’altro, cercando di calmarsi, ma la sua mente era in tumulto. Ogni tanto guardava l’orologio, come se il tempo potesse rallentare e darle un po’ più di coraggio.
Il suono di un’auto che si avvicinava la fece sobbalzare. La macchina del professore si fermò davanti a lei. Lui abbassò il finestrino, facendole un cenno con la testa per farla salire.
Chiara esitò un attimo, ma poi si decise. Aprì la porta e si sedette accanto a lui. Un silenzio teso riempì l’abitacolo mentre l’auto ripartiva, sfrecciando lentamente lungo la strada. Il professore la guardò con un angolo di sguardo, notando subito la sua agitazione.
"Sei nervosa, Chiara?" le chiese, con un tono più morbido del solito. "Non ti preoccupare, tutto si sistemerà. Ma so che questa situazione non è facile per te."
Chiara annuì, cercando di sembrare più tranquilla di quanto non fosse realmente. "Mi hai chiesto il mio corpo per mantenere il silenzio," rispose, le mani che si stringevano nervosamente sulla borsa. "Come vuoi che mi senta?"
Il professore le lanciò un rapido sguardo, ma non disse nulla per un momento, continuando a guidare. L'auto percorreva la strada che portava verso la sua casa, un po' più isolata, fuori dal caos della città. Chiara guardava fuori dal finestrino, cercando di non pensare troppo a quello che l’aspettava.
“Tranquilla ti piacerà” disse quando la vide rilassarsi un po’, le prese la mano e la mise tra le sue gambe facendole sentire l’erezione. Fu una frase abbastanza ambigua che poteva far intendere sia il suo cazzo che quello che succederà poi. “Anche lui è agitato ad averti qui a fianco” disse con un mezzo sorrisino. La mano di Chiara al contatto con i jeans sentì subito qualcosa di duro e grosso e rimase quasi stupita, ma fece finta di nulla.
In contemporanea la mano del prof andò dentro i leggins di lei e sentì la sua fighetta umidissima. “Cazzo Chiara! quanto eccitata sei?”
Non rispose arrossendo tantissimo, non voleva avere quella reazione, non voleva essere eccitata, perchè non le piaceva quella situazione, ma qualcosa le faceva quello strano effetto.

Quando arrivarono davanti a casa sua, il professore fermò l’auto e la guardò con serietà. "Siamo arrivati," disse, spegnendo il motore. "Vieni, entra pure. Ci sono alcune cose che dobbiamo discutere."
Chiara scese dall’auto e lo seguì verso la porta. Entrarono in una casa semplice, ma accogliente, con pareti ricoperte da libri e alcune fotografie sparse qua e là. Il professore la fece accomodare in salotto, dove si sedette di fronte a lei con un’espressione pensierosa. “Ma non andiamo a letto?” chiese Chiara con un tono teso.
“Non ti scoperò come un oggetto, siediti - le dice indicando una sedia - prendi qualcosa? Un caffè, un te…?” il prof ha un’aria tranquilla e pacata nel dirlo.
“Smettila con questo siparietto, fottimi e facciamola finita” dice in modo seccato.

"Chiara, lasciami che ti spiego la mia proposta," disse, rompendo il silenzio e porgendole una tazza di te. "Non sei la prima ragazza che trovo in quella situazione e non sarai nemmeno l’ultima, anche se sappiamo che forse tu non volevi trovarti lì, ma ti ho trovata… Ovviamente sei una ragazza intelligente e hai capito cosa voglio da te”
“Non ci vuole un genio, sei un pervertito!”
“Effettivamente qualcuno potrebbe anche pensarla come dici, non sei la prima a cui faccio questa proposta e nemmeno la più scandalizzata… ma i vostri fisici giovani, tonici e focosi sono troppo desiderabili, mi potresti biasimare? - lei scuote la testa - e tu sarai una scopata fantastica: magra, culetto sodo e tette grosse, uno schianto! Quando ti ho vista nuda in quella camera già mi immaginavo come sarebbe stato scoparti”
Chiara non parlava, era quasi pietrificata.
“Ti svelo una cosa, la punizione consiste in una unica scopata, ma sai, nessuna si è mai accontentata di una, vedremo te. Chiara ora sei fidanzata?”
“No”
“Da quanto non lo fai?”
“Saranno 6 mesi”
“Avrai la fighetta con le ragnatele, alla tua età ne hai bisogno di cazzo e sborra. Ti manca un po’ il cazzo? - le lascia un attimo il tempo di rispondere, ma nulla - Sei eccitata di scopare?”
Si rifiutava di rispondere così: “Dai non fare la timida, sarebbe più umiliante se ti metto una mano tra le gambe e sento che sei un lago” dice con un sorrisetto arrogante.
“Sì che sono in astinenza e non sono di marmo, un buon cazzo mi stuzzica - dice in modo un po’ seccato, ma con una nota di cedimento. Allargando le gambe - ma ora vieni a sentire se sono bagnata per te!”
“Ecco brava - e sentendole la fighetta - cazzo sì, sei un lago!”
“So di non avere altra scelta, almeno lascia che mi diverta”
“Brava, se ci metterai il cuore, non dirò nulla”
E con un sorriso beffardo: “E io che pensavo di metterci la fighetta, pazienza ahah”
scritto il
2025-04-21
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