Una gita "speciale" - parte 1
di
sesso&samba
genere
etero
Era l’ultima sera della gita scolastica a Roma, e Chiara sentiva un misto di emozione e nostalgia. La settimana era stata intensa, tra escursioni e risate con le amiche, ma ora che stava per tornare a casa, qualcosa le impediva di godersi completamente il momento. La sua stanza, una piccola singola in una residenza religiosa alla periferia della città, sembrava così lontana dalla frenesia della città che aveva esplorato durante il giorno. Voleva passare l’ultima sera con la sua amica Martina, ma la sorte le aveva riservato la solitudine di una camera tutta per sé.
Chiara aveva pensato che forse sarebbe riuscita a scappare un po' dalle regole della gita, come alcuni dei suoi compagni che, con discrezione, si erano organizzati per trascorrere la serata fuori dai limiti imposti dai professori. Sapeva che alcuni di loro avevano portato dell’alcol e che c'era la possibilità di continuare a divertirsi fino a tardi. Così, dopo aver passato parte della serata con le amiche, Chiara aveva deciso di tornare nella sua stanza, un po' più tardi del solito, quasi le due del mattino. Nonostante fosse stanca, il caldo della stanza l’aveva convinta a non cambiarsi subito. Indossò una canottiera leggera e dei pantaloncini, poi si mise davanti allo specchio, distratta dalla sensazione di essere finalmente sola, in pace.
Non passò molto tempo, però, prima che sentisse un bussare alla porta. Era leggera, quasi incerta, ma Chiara si alzò comunque, assonnata, e andò ad aprire. Non si aspettava nessuno. Quando girò la maniglia e vide chi c'era dall'altra parte, rimase un attimo sorpresa.
Era Marco, un compagno di classe che, a dirla tutta, non aveva mai avuto un rapporto troppo stretto con lei. Chiara lo conosceva, lo vedeva a scuola, ma mai in modo così vicino. Ora, però, Marco sembrava completamente diverso: il suo volto arrossato, gli occhi persi e l'aria di chi aveva bevuto un po' troppo non lasciavano dubbi.
"Marco?" disse Chiara, un po’ confusa. "Che ci fai qui?"
Lui non rispose subito. Fece qualche passo avanti, entrando nella stanza senza una parola, e chiuse la porta dietro di sé con un movimento rapido, come se fosse un’azione automatica, naturale per lui in quel momento. Chiara, ancora più sorpresa, non capiva bene cosa stesse succedendo. Non riusciva a immaginare quale fosse la sua intenzione.
"Marco, cosa stai facendo?" chiese di nuovo, la voce tremante, non tanto per paura, ma più per disorientamento. Non capiva se lui fosse davvero consapevole di quello che stava facendo.
Marco, però, non sembrava sentire le sue parole. Aveva gli occhi fissi su di lei, ma non c’era lucidità nel suo sguardo. Le sue mani si mossero lentamente verso di lei, come se fossero guidate da un impulso incontrollabile. Chiara, ancora sorpresissima, cercò di fare un passo indietro. Marco, però, si avvicinò sempre di più, e con un gesto improvviso, la baciò.
Per un attimo, Chiara rimase immobile, come paralizzata. Non voleva quel bacio, non con lui. La sua mente urlava di fermarsi, di allontanarlo, ma qualcosa dentro di lei cominciò a cambiare. La vicinanza di Marco, il calore del suo corpo, l'intensità del momento, quel poco alcol che aveva bevuto inibiva i suoi sensi, la confusione di quelle emozioni sconosciute la fecero vacillare. Si sentiva vulnerabile.
Con uno scatto improvviso, Chiara spostò le mani e lo spinse via da sé. "No, Marco!" disse, cercando di respingerlo, ma la sua voce suonò più incerta di quanto avrebbe voluto.
Marco si fermò, sorpreso, guardandola negli occhi con un’espressione mista di vergogna e desiderio. Per un istante Chiara rimase lì, a fissarlo, cercando di capire cosa stesse succedendo. Il silenzio nella stanza sembrava farsi sempre più pesante, sentiva ancora l’alito pieno d’alcol di Marco in gola.
A rompere l’imbarazzo fu Marco: si avvicinò di nuovo, a dargli coraggio fu anche il vedere l’outfit leggero di Chiara che lasciava poco spazio all’immaginazione. La mano decisa va dietro la sua testa tenendola ferma mentre lui si avvicina. Lei cerca di scuoterla per ostacolarlo e fargli capire il suo dissenso, ma siccome non nota nessun miglioramento cerca di dire un no, che muore sulle labbra di lui. Chiara, adesso completamente senza parole, si appoggiò al muro, senza via di fuga, cercando di raccogliere i suoi pensieri. Il cuore le batteva forte, ma non sapeva se fosse per la paura, l’imbarazzo o per una sorta di incredulità. Marco, a sua volta, sembrava aver preso una decisione.
Senza pensarci troppo, la sua mano libera andò a cercare le sue tette. La canottiera che indossava senza nulla sotto non nascondeva i suoi bei seni gonfi con i capezzolini che come chiodi lasciavano i loro segni sulla stoffa leggera. Nel sentire le sue tette sode tra le mani, lo eccita e gli fa salire l’eccitazione a livelli massimi. Chiara si muoveva cercando di ribellarsi e liberarsi, preoccupata dalla situazione che non sapeva come gestire.
Lui la prende a forza e la butta sul letto e si mette sopra di lei immobilizzandola.
“Smettila! Vai via!” cerca di dire lei alzando la voce.
“Shhh non vorrai che ci sentano? Stanotte che tu voglia o no ti pianto il mio cazzo in figa!” lei cerca di opporsi, ma non sa bene come fare. Intanto lui le mette una mano tra le gambe sotto le mutandine. “Ti opponi, ma senti qui sotto come sei bagnata” lei arrossisce e con urletto cerca di esprimere il suo dissenso. Ma aveva ragione si stava eccitando.
Con una mossa rapida le toglie la canottiera e finalmente può vedere le sue belle boccie gonfie. “No, smettila!” quasi urla.
Lui sorridendo, le toglie anche i pantaloncini e le mutandine. Lei grida ancora e in quel momento sentono la porta scattare e aprirsi. Lui in un istante si porta sotto a lei, mentre Chiara si stabilizza senza accorgersi di trovarsi sopra di lui e guarda sollevata verso la porta.
Con voce da cucciolo ferito: “Prof, non è come sembra… è lei che mi vuole scopare, io le ho detto che siamo in gita”
Chiara spaesata non capisce che sta succedendo, ma si risveglia quando sente il professore incazzato: “Ragazzi che fate!! Te rivestiti! - riferendosi a Chiara - faremo i conti quando torniamo a casa, ora subito nella tua stanza” riferendosi ora a Marco.
"Mi dispiace", mormorò, ma il tono era così incerto, quasi come se nemmeno lui capisse cosa fosse successo.
continua...
Come al solito attendo un vostro feedback (min voto 6) per continuare il racconto.
Chiara aveva pensato che forse sarebbe riuscita a scappare un po' dalle regole della gita, come alcuni dei suoi compagni che, con discrezione, si erano organizzati per trascorrere la serata fuori dai limiti imposti dai professori. Sapeva che alcuni di loro avevano portato dell’alcol e che c'era la possibilità di continuare a divertirsi fino a tardi. Così, dopo aver passato parte della serata con le amiche, Chiara aveva deciso di tornare nella sua stanza, un po' più tardi del solito, quasi le due del mattino. Nonostante fosse stanca, il caldo della stanza l’aveva convinta a non cambiarsi subito. Indossò una canottiera leggera e dei pantaloncini, poi si mise davanti allo specchio, distratta dalla sensazione di essere finalmente sola, in pace.
Non passò molto tempo, però, prima che sentisse un bussare alla porta. Era leggera, quasi incerta, ma Chiara si alzò comunque, assonnata, e andò ad aprire. Non si aspettava nessuno. Quando girò la maniglia e vide chi c'era dall'altra parte, rimase un attimo sorpresa.
Era Marco, un compagno di classe che, a dirla tutta, non aveva mai avuto un rapporto troppo stretto con lei. Chiara lo conosceva, lo vedeva a scuola, ma mai in modo così vicino. Ora, però, Marco sembrava completamente diverso: il suo volto arrossato, gli occhi persi e l'aria di chi aveva bevuto un po' troppo non lasciavano dubbi.
"Marco?" disse Chiara, un po’ confusa. "Che ci fai qui?"
Lui non rispose subito. Fece qualche passo avanti, entrando nella stanza senza una parola, e chiuse la porta dietro di sé con un movimento rapido, come se fosse un’azione automatica, naturale per lui in quel momento. Chiara, ancora più sorpresa, non capiva bene cosa stesse succedendo. Non riusciva a immaginare quale fosse la sua intenzione.
"Marco, cosa stai facendo?" chiese di nuovo, la voce tremante, non tanto per paura, ma più per disorientamento. Non capiva se lui fosse davvero consapevole di quello che stava facendo.
Marco, però, non sembrava sentire le sue parole. Aveva gli occhi fissi su di lei, ma non c’era lucidità nel suo sguardo. Le sue mani si mossero lentamente verso di lei, come se fossero guidate da un impulso incontrollabile. Chiara, ancora sorpresissima, cercò di fare un passo indietro. Marco, però, si avvicinò sempre di più, e con un gesto improvviso, la baciò.
Per un attimo, Chiara rimase immobile, come paralizzata. Non voleva quel bacio, non con lui. La sua mente urlava di fermarsi, di allontanarlo, ma qualcosa dentro di lei cominciò a cambiare. La vicinanza di Marco, il calore del suo corpo, l'intensità del momento, quel poco alcol che aveva bevuto inibiva i suoi sensi, la confusione di quelle emozioni sconosciute la fecero vacillare. Si sentiva vulnerabile.
Con uno scatto improvviso, Chiara spostò le mani e lo spinse via da sé. "No, Marco!" disse, cercando di respingerlo, ma la sua voce suonò più incerta di quanto avrebbe voluto.
Marco si fermò, sorpreso, guardandola negli occhi con un’espressione mista di vergogna e desiderio. Per un istante Chiara rimase lì, a fissarlo, cercando di capire cosa stesse succedendo. Il silenzio nella stanza sembrava farsi sempre più pesante, sentiva ancora l’alito pieno d’alcol di Marco in gola.
A rompere l’imbarazzo fu Marco: si avvicinò di nuovo, a dargli coraggio fu anche il vedere l’outfit leggero di Chiara che lasciava poco spazio all’immaginazione. La mano decisa va dietro la sua testa tenendola ferma mentre lui si avvicina. Lei cerca di scuoterla per ostacolarlo e fargli capire il suo dissenso, ma siccome non nota nessun miglioramento cerca di dire un no, che muore sulle labbra di lui. Chiara, adesso completamente senza parole, si appoggiò al muro, senza via di fuga, cercando di raccogliere i suoi pensieri. Il cuore le batteva forte, ma non sapeva se fosse per la paura, l’imbarazzo o per una sorta di incredulità. Marco, a sua volta, sembrava aver preso una decisione.
Senza pensarci troppo, la sua mano libera andò a cercare le sue tette. La canottiera che indossava senza nulla sotto non nascondeva i suoi bei seni gonfi con i capezzolini che come chiodi lasciavano i loro segni sulla stoffa leggera. Nel sentire le sue tette sode tra le mani, lo eccita e gli fa salire l’eccitazione a livelli massimi. Chiara si muoveva cercando di ribellarsi e liberarsi, preoccupata dalla situazione che non sapeva come gestire.
Lui la prende a forza e la butta sul letto e si mette sopra di lei immobilizzandola.
“Smettila! Vai via!” cerca di dire lei alzando la voce.
“Shhh non vorrai che ci sentano? Stanotte che tu voglia o no ti pianto il mio cazzo in figa!” lei cerca di opporsi, ma non sa bene come fare. Intanto lui le mette una mano tra le gambe sotto le mutandine. “Ti opponi, ma senti qui sotto come sei bagnata” lei arrossisce e con urletto cerca di esprimere il suo dissenso. Ma aveva ragione si stava eccitando.
Con una mossa rapida le toglie la canottiera e finalmente può vedere le sue belle boccie gonfie. “No, smettila!” quasi urla.
Lui sorridendo, le toglie anche i pantaloncini e le mutandine. Lei grida ancora e in quel momento sentono la porta scattare e aprirsi. Lui in un istante si porta sotto a lei, mentre Chiara si stabilizza senza accorgersi di trovarsi sopra di lui e guarda sollevata verso la porta.
Con voce da cucciolo ferito: “Prof, non è come sembra… è lei che mi vuole scopare, io le ho detto che siamo in gita”
Chiara spaesata non capisce che sta succedendo, ma si risveglia quando sente il professore incazzato: “Ragazzi che fate!! Te rivestiti! - riferendosi a Chiara - faremo i conti quando torniamo a casa, ora subito nella tua stanza” riferendosi ora a Marco.
"Mi dispiace", mormorò, ma il tono era così incerto, quasi come se nemmeno lui capisse cosa fosse successo.
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