Una gita "speciale - parte 2

di
genere
etero


Tornati a casa, quello che è successo durante l’ultima notte della gita sembrava solo un brutto ricordo e quel bastardo del suo compagno di classe non ha più avuto il coraggio di rivolgerle la parola.

Chiara stava camminando lungo il corridoio della scuola, il suono dei suoi passi che riecheggiava sulle piastrelle fredde, quando improvvisamente una mano le si posò sulla spalla. Si voltò di scatto, incontrando lo sguardo serio del professore di matematica, il volto contratto in un'espressione che non lasciava dubbi.
"Chiara, possiamo parlare un momento?" disse lui, fermandola con un gesto della mano. La sua voce era seria, e il volto impenetrabile.
"Professore, cosa succede?" chiese lei, cercando di mascherare il panico che cominciava a crescere dentro di lei. La sua mente era certa che il motivo fosse quello successo in gita.
"Quello che è successo in gita" disse lui, e il suo tono non lasciava spazio a equivoci. "È una cosa seria, Chiara. Mi dispiace dirlo, ma penso che dovrei avvisare i tuoi genitori. Dobbiamo prendere dei provvedimenti."
Le parole del professore le colpirono come una scossa elettrica. I suoi genitori… non voleva assolutamente che loro venissero a sapere di quella situazione. Il suo respiro si fece più corto e il panico la travolse.
"Vi prego, professore, non dite nulla ai miei genitori, " implorò, guardandolo negli occhi con una disperazione che non riusciva a nascondere. "Vi giuro che non è stata colpa mia, ma ha fatto tutto lui. Non voglio che tutto questo si sappia."
Il professore la osservò per un momento, come se stesse ponderando le sue parole. Poi, con un sospiro, abbassò lo sguardo e disse: "C'è un altro modo per risolvere la cosa, Chiara. Un modo che non coinvolga i tuoi genitori e che non faccia diffondere la voce in giro. Ma dipende solo da te."
Chiara lo guardò, incredula. "Cosa intende dire, professore?"
"Salta il rientro oggi pomeriggio," disse lui, e il suo tono sembrava più tranquillo, quasi sussurrato. "Fatti trovare alle 13.15 lungo la strada principale, vicino al vecchio parco. Io passerò a prenderti, e ti porterò da me. Lì potremo parlare in privato, senza paura che la notizia si diffonda. Potremo chiarire tutto e risolvere questa situazione imbarazzante."
Le parole del professore la turbavano. C'era qualcosa di strano, di poco chiaro in quella proposta. Perché voleva incontrarla da sola, lontano dalla scuola? L’idea di trovarsi da sola con lui in un posto lontano da occhi indiscreti le dava un brivido di disagio. Ma, d’altro canto, non voleva che la situazione sfuggisse di mano. Se i suoi genitori venivano a sapere di tutto, sarebbe stato un disastro. La preoccupazione di perdere il controllo della situazione era troppo forte.
Chiara sentiva il peso della decisione sul cuore. Doveva scegliere in fretta, il tempo stringeva. Se rifiutava, sarebbe stato troppo tardi per fermare tutto. Ma se accettava, c’era una parte di lei che non riusciva a togliersi dalla testa quel pensiero inquietante… cosa sarebbe successo, davvero, se si fosse trovata da sola con lui?
Si guardò intorno, come se cercasse una via di uscita, ma il corridoio della scuola era deserto. Il volto del professore, serio e comprensivo, la stava aspettando. COn un filo di coraggio osò dire: “Vuole approfittare di me, di questa situazione, è uguale al mio compagno che mi voleva stuprare!”
"Decidi tu," aggiunse, con tono fermo ma gentile, con un mezzo sorrisetto che non dava alito a dubbi. "Non voglio forzarti, ma ti darò questa opportunità per risolvere tutto."
Chiara sentiva la testa farsi pesante, ma alla fine, dopo aver riflettuto per qualche istante che le sembrò eterno, decise di fare quello che sembrava l’unico modo per sistemare la situazione senza che tutto crollasse. Non voleva che i suoi genitori sapessero nulla, e non voleva che nessuno scoprisse quello che era successo.
"Va bene," disse, la voce tremante. "Mi troverò lì alle 13.15. è un bastardo!"
Il professore annuì, e un piccolo sorriso si disegnò sul suo volto, ma senza apparire troppo soddisfatto.
"Ci vediamo più tardi, allora, - sussurrando - tranquilla ci so fare e la farò divertire assai" disse, prima di allontanarsi.
Chiara rimase immobile, il cuore che batteva forte nel petto. Non sapeva se avesse fatto la scelta giusta, ma ormai non c’era più tempo per tirarsi indietro. Avrebbe dovuto affrontare la situazione.
scritto il
2025-04-07
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