Non possiamo rischiare di perderci
di
speranza
genere
etero
Lei lo amava tantissimo; si votava a lui; era un punto di riferimento importante. Anche per lui lei era molto importante. Le era stata accanto in tanti momenti particolari della sua vita, alcuni positivi e tanti negativi e sempre con la giusta parola, il giusto consiglio, lo aveva alleviato dal momento di pena. Era importante ma ancora non come la voleva lui. Ricerca impossibile. Avrebbe voluto plasmarla a suo volere ma si rendeva conto che lei, con tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti, era una persona, una persona con la sua testa, la sua intelligenza, il suo modo di agire e di pensare. Proprio questo lo aveva colpito: la sua apertura mentale, la sua sfrontatezza, il suo libertinaggio, il suo amore per il rischio e per l’improvvisazione. Sapeva nascondere bene il suo amore per lui i primi tempi dei loro incontri clandestini. A casa di lei nell’assenza dei genitori e nei momenti di lavoro per lui.
Piano piano sapevano entrambi di avere problemi nel loro rapporto.
La colpa non era solo di uno; erano coscienti che la colpa erano le incomprensioni.
Ambedue, con i propri fantasmi, vivevano male il rapporto e riuscivano a passare tranquilli quei pochi momenti a disposizione quando, con lo sguardo complice che avevano entrambi, si accordavano di non parlare del loro rapporto e di divertirsi.
Erano i momenti di sesso in cui si trovavano meglio, anzi i soli. Avevano sempre avuto molta intimità reciproca. Avrebbero fatto sesso in qualunque posto; non era un problema per loro, anzi. Erano abbastanza trasgressivi ma nessuno dei due riusciva a superare la difficoltà di riconoscerlo.Sapevano che era così per quei casi che li avevano trovati coinvolti ma non se lo erano mai confessati apertamente ma solo scherzando tra loro.
Fu così che entrambi, ad insaputa dell’altro, pensarono che un buon modo per superare la loro crisi era usare il sesso, anche quello più intimo.
E fu così che in un giorno di pioggia, nella sua stanza, dietro il televisore, lei si distrasse da quelle solite immagini e cominciasse a fantasticare. Aveva conosciuto un gruppo di colleghi all’università e tra i tanti era rimasta colpita da uno in particolare: snello, con gli addominali classici di chi è palestrato, capelli in ordine, pulito. Proprio quello che, con lo spirito materno che le era tipico, le sarebbe piaciuto coccolare per farlo addormentare sulle sue gambe.
Fu così che, senza accorgersene, iniziò a toccarsi sopra le mutandine, chiudendo gli occhi. La sua mano era sempre delicata quando si masturbava ed ormai era diventata brava. Era per lei una necessità quasi giornaliera. Sotto le coperte, nel silenzio della sua stanza, si toccava spesso e fantasticava con ciò che le era successo nella giornata; quando sentiva la sua amichetta abbastanza bagnata tanto da non soddisfarsi con quel va e vieni delle dita prendeva il vibratore che le aveva lasciato il suo lui. Le piaceva, le piaceva guardarsi con la fica ben allargata, umida, avrebbe voluto in quei momenti essere sopra un palco con tanti spettatori che la guardavano, ognuno con il proprio membro ben teso a masturbarsi e lei che, con il suo sorrisetto ironico, usciva la lingua e bagnava le proprie labbra, labbra che avrebbero voluto leccare uno per uno tutti quei cazzi, anche due per volta……. Ma il suo pensiero tornò a quel ragazzino e, nella foga della masturbazione, lo pensò lì, accanto a lei, nudo, con un bel membro teso. Lui era bello, con i muscoli ben tesi, che le leccava la fica, bravo come il suo lui che quando voleva stuzzicarla nella sua falsa indifferenza guardando il televisore, iniziava a leccarla e riusciva a sentire i suoi gemiti dopo pochi minuti. Per il suo uomo leccarla bene e farla godere era reciproco piacere. Lui godeva come il pazzo a vedere e leccare quella fica i cui sapori dolciastri erano fortemente afrodisiaci e lei godeva nel sentire la lingua su e giù e quei morsettini nella clitoride.
Si ritrovò bagnata nei suoi pensieri ma non riusciva a fermare la mano ed aumentò le vibrazioni di quel cazzo di metallo che la faceva uscire fuori da ogni più umana ragione. Non le bastava più nemmeno quello e pensò di infilarsi un dito nell’ano. Da un po’ di tempo aveva apprezzato quelle sensazioni e aveva capito che avrebbe potuto godere come e forse di più di come godeva quando la sbattevano nella fica. Doveva decidersi prima o poi a concedersi e doveva superare quella paura del piccolo dolore prima del grande piacere. Era stata tentata più volte ma si era sempre bloccata. Forse il suo uomo non era stato molto bravo a portarla fino a tanto oppure……..chissà.
Nella sua immaginazione quel ragazzo la stava lavorando per bene. Si sentiva in un lago di umori e non si era accorta che ansimava talmente tanto che la sua collega della stanza accanto era appoggiata alle pareti e si masturbava
freneticamente pensando che anche quel pomeriggio era arrivato l’uomo della sua vicina ed avevano iniziato le “grandi danze”.
Tra un gemito ed un altro sentiva adesso la necessità di un cazzo da spompinare; anche i pompini erano una recente scoperta per lei; era iniziato per soddisfare il suo uomo e provando provando si era accorta che con un cazzo in bocca riusciva anche ad avere un orgasmo. Le sue amiche, con le loro confidenze da troiette, le avevano fatto scoprire che era abbastanza brava anche se doveva perfezionare il metodo; ma era solo la parte finale della “lezione sul pompino” prima dell’esame finale. Doveva conoscere quelle particolarità che l’avrebbero promossa REGINA DEL POMPINO PER L’ANNO.
Il suo uomo aveva cercato più volte di specializzarla ma lei, presa dal piacere del cazzo in bocca, non faceva caso a quelle particolarità: insalivare bene il membro per fargli sentire meglio la lingua, mordicchiare il glande con delicatezza e masturbare l’asta un po’ piano e un po’ forte, con i ritmi che, nel silenzio del luogo, chiuso o aperto, si percepiscono.
E così, con quei pensieri in testa, continuava nelle sue fantasie. Il cazzo di gomma in bocca in un pompino da favola; il vibratore nella fica che, a massima velocità, le arrossiva le carni; un piccolo cetriolo nel culo, che, facendola godere, le permetteva di allargarsi giorno dopo giorno il buchino per poterlo concedere a chi lo avrebbe chiesto per prima.
Era in preda agli orgasmi: nel suo immaginario la faccia di quel ragazzo, dalle linee indefinite perché per lei in quel momento era tutto annebbiato, saliva e scendeva con la lingua dalle sue gambe ai suoi seni, quei bei seni di grossa taglia che le piaceva fare intravedere a suoi colleghi universitari durante le lezioni. Sapeva che soprattutto uno di questi spesso si masturbava pensando a lei. Lo aveva capito da tante mezze parole, sguardi ed occasioni. Lo sapeva soprattutto perché c’era stato un periodo in cui lei si era intrippata di lui, o meglio, del suo cazzo e del suo sedere. Si proprio così, del suo sedere, perché lei nel sesso ne aveva un po’ anche di uomo. Le sarebbe piaciuto scopare lei il ragazzo, avere lei un bel cazzo e sfondare il primo di turno. Raggiungeva l’orgasmo in pochi secondi quando faceva mettere a pancia in giù il suo uomo e lei di sopra simulava la sodomizzazione.
Non capiva più niente, la mente era lontana, la razionalizzazione pure, continuava ad avere orgasmi ed i suoi umori scendevano giù per le cosce. Era tutta bagnata. Un richiamo dietro la porta la destò da quelle passioni: “ehi, al telefono”. Si grazie; non capiva quello che doveva fare, dove era; ebbe un attimo di confusione, alzò la cornetta con la mano sinistra mentre la mano destra raccoglieva gli umori che copiosi le scendevano dalla fica; “ah ciao amore, ………..si è vero il telefono è spento perché stavo riposando…….no no possiamo parlare sono già sveglia e poi è tardi…………..” ,ma la sua mente era rimasta altrove e si accorse che il piccolo cetriolo era ancora dentro di lei; il solo pensiero le fece raggiungere un altro orgasmo che simulò con uno sbadiglio. Era tutto un calore ed il sapere che più tardi si sarebbero visti la eccitò maggiormente. “ si amore, ma non arrivare tardi, sai che mi preoccupo quando viaggi di notte”.
Riposata la cornetta si ripoggiò sul letto e decise che doveva organizzare la serata. Quello dell’organizzazione era il suo forte. Pensava tutto e programmava tutto come era tipico per lei. Tutta la sua vita era programmata al minuto e molte volte litigava con il suo uomo per la sua non programmazione. Pensò cosa fare da lì alle ventidue, ora prevista di arrivo ma il suo pensiero era solo al sesso. Un bel film porno per iniziare e sciogliere le tensioni. Si rivestì in un attimo ma solo con una gonna ampia. Non aveva voglia di rimettersi le mutandine e soprattutto non aveva voglia di lavarsi: Immaginava che le persone accanto avrebbero così sentito i suoi odori. Era eccitatissima. Uscì senza dare spiegazioni. All’impiegato della cineteca riuscì a convincerlo che dovevano organizzare uno scherzo ad una amica molto bacchettona ed era necessario un bel film porno di serie A, uno di quelli con cazzi veri, grossi e lunghi..
L’impiegato entrò nel camerino, seguito da lei, per sceglierne uno tra le tante proposte. Lei, alle spalle, immaginò che voltandosi l’impiegato estraesse il suo cazzo e le dicesse” un pompino potrebbe essere un giusto compenso per la scelta del film, vero bella vacca?” le piaceva sentirsi insultata quando era eccitata e la fantasia in quel momento era elevatissima. Lo avrebbe spompinato, nell’immaginario, dietro quella tenda rossa, ed avrebbe bevuto tutto il suo seme, ripulendo ben bene il cazzo. “Signorina, ehi, ecco per lei,
farà un ottima figura e……buon divertimento” si risvegliò da quel sogno ad occhi aperti con le guance rosse e le labbra umide. “Grazie…..a domani”.
Era scombussolata, camminando tornando a casa sentiva gli umori che uscivano dalla fica e non vedeva l’ora di essere di nuovo a casa, nella sua stanza, sul suo letto.
Tornata a casa non trovò di meglio che sistemare il letto. Sollevando la copertina vide le macchie di umori lasciate. Rise compiacendosi di se stessa. “Ah”, pensò, fortunato l’uomo che mi sposa, di sicuro non mi lascerà per il poco sesso, anzi”.
Continuò a sistemare la stanza , ripose i membri artificiali ed il cetriolo nel mobiletto e decise di farsi una bella doccia. Entrò in bagno sopra pensiero e si trovò davanti la sua collega che era appena uscita dalla doccia. Inavvertitamente e senza accorgersene i suoi occhi si fermarono a vedere la fica della collega ben rasata; non tutta. Sul monte di venere una leggera peluria e nient’altro sotto. Le grandi labbra erano completamente rasate, lisce, almeno così pensava. “SCUSA, ero sopra pensiero,” disse, “nulla” rispose la sua collega, “anzi ne approfitto, mi passeresti la crema dietro le spalle, per favore?”
Era giornata, pensò, prima i pensieri su tutti i ragazzi che aveva incontrato nella settimana e non ultimo il giovane della cineteca, ora la sua collega. Prese la crema e iniziò a massaggiare le spalle della collega. Sapeva di essere brava anche in questo, il suo uomo era contento quando si faceva fare i massaggi, si eccitava e sapeva che finiva a sesso da favola.
La collega apprezzò molto le sue mani e piano piano si fece più sfacciata. “sei molto brava, mi piacerebbe che lo stesse facesse il mio ragazzo” le disse “sai, lui va subito al sodo e l’unica crema che mi spalma è il suo seme; mi viene addosso e me lo spalma, è un bell’effetto sai?”
Lei non aveva ancora provato questa “crema” e fece finta di niente, ma quando dalla schiena scese al sedere della ragazza sentì la propria fica fremere e cominciare a gocciolare. Era di nuovo eccitata e lo si vedeva anche da come passava la crema sul sedere della collega. Era molto attenta ad usare le mani e, senza volerlo, si soffermò sulle grandi labbra della collega. Erano morbidissime. Ma ritornò alla ragione e le disse: “ok tutto a posto, ora esci che devo sistemarmi per stasera”. La collega sorrise e, uscendo, le disse:
“non lo sciupare troppo il tuo lui, e, se hai bisogno, bussa alle pareti e ci divertiamo in tre, non essere egoista”.
Non le piacque ciò che sentì perché era molto gelosa del suo lui e non lo avrebbe diviso con nessuna. Le fantasie erano una cosa ma la realtà era ben diversa, molto diversa. Molte volte avevano avuto fantasie su rapporti a tre, lei con due uomini o loro con una amica ma erano rimaste solo fantasie perché sapevano che a quel punto, dopo un rapporto a tre, non si sarebbero mai più visti, per sempre.
Decise che era giunto il momento di accellerare e farsi la doccia, anche per calmare i bollori. Tolse la magliettina e si sedette sul water per fare la pipì; strappò la carta igienica e si asciugò ma il contatto della carta con il clitoride ancora eccitato risvegliò i suoi sensi. Buttò la carta e sostituì con le dita. Si accarezzava intensamente e immaginò che la porta si aprisse di colpo ed entrava uno, chi?, uno qualsiasi, non interessava chi, ma che fosse un grosso cazzo pronto all’uso. Allargò le gambe e chiuse gli occhi. La scena la vedeva spompinare quel giovanotto di prima e farsi prendere alla pecorina appoggiata al water, finalmente. Presa dal momento muoveva i fianchi a ritmo con le spinte del suo lui immaginarioe non ci volle molto che raggiunse l’ennesimo orgasmo. “ma che mi succede oggi?” si chiese.
Sotto la doccia , mentre si insaponava, lo sguardo le cadde sul rasoio che poco prima la sua collega aveva usato per depilarsi la fichetta; non ci pensò un attimo di più (faceva parte del suo carattere essere impulsiva) e poco dopo era ben insaponata con la crema da barba e pronta a depilarsi. Pregustava il piacere che avrebbe dato al suo uomo. Sapeva che la fica completamente depilata era piacevole, poteva anche lei ancor di più godere del contatto della pelle sua con quella del suo uomo. Fece un buon lavoro anche adesso e guardandosi fu contenta.
Immaginava ciò che sarebbe successo da lì a poco ma cambiò umore quando si preoccupò che dopo tutti quei preparativi qualcosa potesse non andare per come aveva previsto. Telefonò subito per avere conferma che il suo lui non avesse cambiato programma ma anche la conferma dell’arrivo non la tranquillizzava.
Passavano le ore e lei aveva tutto in mente. Entra e…………..e poi……………..………e dopo………………..…..e così…………………….
Il citofono suonò a mezzanotte e quarantacinque quando lei già dormiva. Era seccata, molto seccata per quel ritardo che le aveva scombinato i piani e sentire quel “sono stanchissimo, scusa se faccio riposare dieci minuti gli occhi” la fece rodere dentro.
Dopo pochi minuti lui già dormiva profondamente ed a lei invece il sonno era passato. Si girava, rigirava ma non trovava la calma. Decise di accendere la televisione ed inavvertitamente il film porno iniziò a trasmettere le immagini. Un grosso cazzo faceva bella mostra di sé ed una bella ragazza lo lavorava con un bel pompino. Decise di continuare a seguire le immagini e dopo un po’ si ritrovò con la mano sinistra a toccarsi, come aveva fatto tutto il pomeriggio. Ma aveva mai finito? Boh. Rise tra se e se. La voglia le saliva sempre di più ed era seccata di avere un cazzo accanto e non poter fare nulla. Osò presa dalla voglia e mise le dita dentro la fessura degli slip del suo uomo. Come al solito aveva il cazzo in erezione. Era sempre così lui quando era a letto con lei. Forse gli odori che lei incosciamente sprigionava lo eccitavano. Infilò tutta la mano e strinse il cazzo. Con una mano si masturbava e con l’altra stringeva forte il cazzo di lui . Era alle stelle. Decise che aveva bisogno di averlo in bocca e, senza preoccuparsi del suo sonno, lo uscì dagli slip e lo infilò in bocca. Ebbe come un sollievo a tenere quel cazzo in bocca. Si ricordò di insalivarlo bene e gli sputò tutta la saliva che aveva in bocca. Lo sentì fremere ma lui continuava a dormire. Forse pensava di sognare come già tante volte era successo. Ciò la eccitò di più. Lo sentiva in gola, lo mordicchiava e lo smanettava per bene. Era tutta un fuoco. Prese dal comodino il vibratore e se lo infilò nella fica già abbondantemente bagnata. Alla pecorina immaginava di essere con due uomini che la possedevano e che le confermavano quanto fosse brava e quanto fosse porca. Si, era una gran troia, si sentiva una gran troia e le piaceva sentirselo dire; la eccitava essere insultata e riusciva ad eccitare con le sue godurie. Si accorse che lui stava venendo ma decise di prenderlo in bocca, tanto lui dormiva e non se ne sarebbe accorto perché a lui sìi piaceva ma lei non era molto disponibile a confessargli che quelle poche volte in cui l’aveva fatto le era piaciuto molto. Pensava di essere giudicata male. Si fermò a succhiare quando le prime gocce di sperma uscirono dal cazzo del suo lui. Leccò bene e gustò il sapore dello sperma con molto godimento. Poi continuò a menarlo fino a quando quel
cazzo si liberò di tutto lo sperma che aveva accumulato. Lo tenne in bocca un attimo per gustarlo tutto e non lo volle ingoiare; questo non lo aveva provato e sicuramente lo avrebbe fatto ma non ora.
Ma era eccitata e quel cazzo con un po’ di lavoro sarebbe stato ancora duro. Così prese la mano di lui e gliela portò sulla sua fica. Dormiva ancora, o così lei pensava, e impazziva di piacere mescolando i suoi urletti con quelli del film. Anche lui non ce la fece più e dopo un po’ la girò di dietro e le infilò quel bel cazzone nella fica bagnata prendendola dalle spalle. Baciandole il collo e tenendola dai fianchi spingeva fino in fondo e lei non capiva più se era dolore o piacere. “mettimi il dito con la vasellina nel culo, dai, l’ho comprata apposta” Lui, rimanendo attaccati tra cazzo e fica prese la vasellina e se la passò sulle dita. Con movimenti rotatori umettò bene l’ano che, naturalmente, si apriva a quei tocchi. “Prendimi dai” le uscì senza volerlo e lui, anche se restio nel farlo veramente, bagnò di vasellina il cazzo e lo poggiò all’ingresso del culo. Una spinta ed il glande fu dentro . “fermati, mi fai male……..piano piano ……dai spingi ora…..” e fu tutto dentro. Piano piano lui iniziò a montarla ed il piacere era per entrambi elevato. Lui prese il vibratore e glielo infilò nella fica, acceso al minimo. “ sei con due uomini, uno sono io, chi è l’altro, troia che non sei altro”
Lei rideva e godeva ma non parlava. Avrebbe voluto fare qualche nome sotto l’eccitazione del momento ma anche allora per queste cose era lucida. Non poteva confessare le sue fantasie, vere o false che fossero, perché ciò avrebbe avuto un seguito a giochi fatti, pensava.
“dai dimmi se godi troia” lui le diceva e lei rispondeva senza parole ma con lo sguardo. Lo sguardo di lei andava anche al film porno che continuava a girare fino quando un urlo di lui non le riversò dentro altro sperma caldo. Una sensazione piacevolissima ebbe lei ed un brivido di eccitazione le percorse la schiena. Un rumore di bottiglia stappata le indicò che le aveva tirato fuori il cazzo e sentì il piacevole sentore dello sperma che le gocciolava fuori dal culo. Era ancora eccitata e senza pensarci, allargò le gambe e mettendosi sopra di lui, iniziò a masturbarsi con il vibratore. Voleva farlo eccitare di nuovo e le piaceva quel viso rilassato, caratteristica che lui aveva dopo l’orgasmo . Sotto le natiche sentiva il cazzo moscio ed ancora bagnato di lui ed il vibratore faceva il resto. “ti piace la fichetta rasa così?” gli
domandò. “lo sai” rispose lui” e fra un po’ penso di avere voglia di leccartela fino a quando non mi verrai in bocca come l’altra notte, ricordi?”
Era una notte diversa dalle altre pensarono entrambi.
“ci facciamo una canna?” si domandarono contemporaneamente. Una risata li prese entrambi. Succedeva spesso che pensassero le stesse cose contemporaneamente. Anche per questo erano fatti l’uno per l’altra. Lei rullò due belle canne con del fumo che teneva ben nascosto per non fargli fare i film a lui quando era lontano e iniziarono a fare giochi con le boccate. Iniziò lui a buttare il fumo dentro la sua fica che era ancora aperta e bagnata. Continuò lei a prendere in bocca il cazzo con il fumo dentro. Dopo un po’ erano entrambi pronti a scopare e con il cazzo ancora duro iniziò a pompare.
Ti amo amore, non possiamo lasciarci o rischiare di perderci.
Piano piano sapevano entrambi di avere problemi nel loro rapporto.
La colpa non era solo di uno; erano coscienti che la colpa erano le incomprensioni.
Ambedue, con i propri fantasmi, vivevano male il rapporto e riuscivano a passare tranquilli quei pochi momenti a disposizione quando, con lo sguardo complice che avevano entrambi, si accordavano di non parlare del loro rapporto e di divertirsi.
Erano i momenti di sesso in cui si trovavano meglio, anzi i soli. Avevano sempre avuto molta intimità reciproca. Avrebbero fatto sesso in qualunque posto; non era un problema per loro, anzi. Erano abbastanza trasgressivi ma nessuno dei due riusciva a superare la difficoltà di riconoscerlo.Sapevano che era così per quei casi che li avevano trovati coinvolti ma non se lo erano mai confessati apertamente ma solo scherzando tra loro.
Fu così che entrambi, ad insaputa dell’altro, pensarono che un buon modo per superare la loro crisi era usare il sesso, anche quello più intimo.
E fu così che in un giorno di pioggia, nella sua stanza, dietro il televisore, lei si distrasse da quelle solite immagini e cominciasse a fantasticare. Aveva conosciuto un gruppo di colleghi all’università e tra i tanti era rimasta colpita da uno in particolare: snello, con gli addominali classici di chi è palestrato, capelli in ordine, pulito. Proprio quello che, con lo spirito materno che le era tipico, le sarebbe piaciuto coccolare per farlo addormentare sulle sue gambe.
Fu così che, senza accorgersene, iniziò a toccarsi sopra le mutandine, chiudendo gli occhi. La sua mano era sempre delicata quando si masturbava ed ormai era diventata brava. Era per lei una necessità quasi giornaliera. Sotto le coperte, nel silenzio della sua stanza, si toccava spesso e fantasticava con ciò che le era successo nella giornata; quando sentiva la sua amichetta abbastanza bagnata tanto da non soddisfarsi con quel va e vieni delle dita prendeva il vibratore che le aveva lasciato il suo lui. Le piaceva, le piaceva guardarsi con la fica ben allargata, umida, avrebbe voluto in quei momenti essere sopra un palco con tanti spettatori che la guardavano, ognuno con il proprio membro ben teso a masturbarsi e lei che, con il suo sorrisetto ironico, usciva la lingua e bagnava le proprie labbra, labbra che avrebbero voluto leccare uno per uno tutti quei cazzi, anche due per volta……. Ma il suo pensiero tornò a quel ragazzino e, nella foga della masturbazione, lo pensò lì, accanto a lei, nudo, con un bel membro teso. Lui era bello, con i muscoli ben tesi, che le leccava la fica, bravo come il suo lui che quando voleva stuzzicarla nella sua falsa indifferenza guardando il televisore, iniziava a leccarla e riusciva a sentire i suoi gemiti dopo pochi minuti. Per il suo uomo leccarla bene e farla godere era reciproco piacere. Lui godeva come il pazzo a vedere e leccare quella fica i cui sapori dolciastri erano fortemente afrodisiaci e lei godeva nel sentire la lingua su e giù e quei morsettini nella clitoride.
Si ritrovò bagnata nei suoi pensieri ma non riusciva a fermare la mano ed aumentò le vibrazioni di quel cazzo di metallo che la faceva uscire fuori da ogni più umana ragione. Non le bastava più nemmeno quello e pensò di infilarsi un dito nell’ano. Da un po’ di tempo aveva apprezzato quelle sensazioni e aveva capito che avrebbe potuto godere come e forse di più di come godeva quando la sbattevano nella fica. Doveva decidersi prima o poi a concedersi e doveva superare quella paura del piccolo dolore prima del grande piacere. Era stata tentata più volte ma si era sempre bloccata. Forse il suo uomo non era stato molto bravo a portarla fino a tanto oppure……..chissà.
Nella sua immaginazione quel ragazzo la stava lavorando per bene. Si sentiva in un lago di umori e non si era accorta che ansimava talmente tanto che la sua collega della stanza accanto era appoggiata alle pareti e si masturbava
freneticamente pensando che anche quel pomeriggio era arrivato l’uomo della sua vicina ed avevano iniziato le “grandi danze”.
Tra un gemito ed un altro sentiva adesso la necessità di un cazzo da spompinare; anche i pompini erano una recente scoperta per lei; era iniziato per soddisfare il suo uomo e provando provando si era accorta che con un cazzo in bocca riusciva anche ad avere un orgasmo. Le sue amiche, con le loro confidenze da troiette, le avevano fatto scoprire che era abbastanza brava anche se doveva perfezionare il metodo; ma era solo la parte finale della “lezione sul pompino” prima dell’esame finale. Doveva conoscere quelle particolarità che l’avrebbero promossa REGINA DEL POMPINO PER L’ANNO.
Il suo uomo aveva cercato più volte di specializzarla ma lei, presa dal piacere del cazzo in bocca, non faceva caso a quelle particolarità: insalivare bene il membro per fargli sentire meglio la lingua, mordicchiare il glande con delicatezza e masturbare l’asta un po’ piano e un po’ forte, con i ritmi che, nel silenzio del luogo, chiuso o aperto, si percepiscono.
E così, con quei pensieri in testa, continuava nelle sue fantasie. Il cazzo di gomma in bocca in un pompino da favola; il vibratore nella fica che, a massima velocità, le arrossiva le carni; un piccolo cetriolo nel culo, che, facendola godere, le permetteva di allargarsi giorno dopo giorno il buchino per poterlo concedere a chi lo avrebbe chiesto per prima.
Era in preda agli orgasmi: nel suo immaginario la faccia di quel ragazzo, dalle linee indefinite perché per lei in quel momento era tutto annebbiato, saliva e scendeva con la lingua dalle sue gambe ai suoi seni, quei bei seni di grossa taglia che le piaceva fare intravedere a suoi colleghi universitari durante le lezioni. Sapeva che soprattutto uno di questi spesso si masturbava pensando a lei. Lo aveva capito da tante mezze parole, sguardi ed occasioni. Lo sapeva soprattutto perché c’era stato un periodo in cui lei si era intrippata di lui, o meglio, del suo cazzo e del suo sedere. Si proprio così, del suo sedere, perché lei nel sesso ne aveva un po’ anche di uomo. Le sarebbe piaciuto scopare lei il ragazzo, avere lei un bel cazzo e sfondare il primo di turno. Raggiungeva l’orgasmo in pochi secondi quando faceva mettere a pancia in giù il suo uomo e lei di sopra simulava la sodomizzazione.
Non capiva più niente, la mente era lontana, la razionalizzazione pure, continuava ad avere orgasmi ed i suoi umori scendevano giù per le cosce. Era tutta bagnata. Un richiamo dietro la porta la destò da quelle passioni: “ehi, al telefono”. Si grazie; non capiva quello che doveva fare, dove era; ebbe un attimo di confusione, alzò la cornetta con la mano sinistra mentre la mano destra raccoglieva gli umori che copiosi le scendevano dalla fica; “ah ciao amore, ………..si è vero il telefono è spento perché stavo riposando…….no no possiamo parlare sono già sveglia e poi è tardi…………..” ,ma la sua mente era rimasta altrove e si accorse che il piccolo cetriolo era ancora dentro di lei; il solo pensiero le fece raggiungere un altro orgasmo che simulò con uno sbadiglio. Era tutto un calore ed il sapere che più tardi si sarebbero visti la eccitò maggiormente. “ si amore, ma non arrivare tardi, sai che mi preoccupo quando viaggi di notte”.
Riposata la cornetta si ripoggiò sul letto e decise che doveva organizzare la serata. Quello dell’organizzazione era il suo forte. Pensava tutto e programmava tutto come era tipico per lei. Tutta la sua vita era programmata al minuto e molte volte litigava con il suo uomo per la sua non programmazione. Pensò cosa fare da lì alle ventidue, ora prevista di arrivo ma il suo pensiero era solo al sesso. Un bel film porno per iniziare e sciogliere le tensioni. Si rivestì in un attimo ma solo con una gonna ampia. Non aveva voglia di rimettersi le mutandine e soprattutto non aveva voglia di lavarsi: Immaginava che le persone accanto avrebbero così sentito i suoi odori. Era eccitatissima. Uscì senza dare spiegazioni. All’impiegato della cineteca riuscì a convincerlo che dovevano organizzare uno scherzo ad una amica molto bacchettona ed era necessario un bel film porno di serie A, uno di quelli con cazzi veri, grossi e lunghi..
L’impiegato entrò nel camerino, seguito da lei, per sceglierne uno tra le tante proposte. Lei, alle spalle, immaginò che voltandosi l’impiegato estraesse il suo cazzo e le dicesse” un pompino potrebbe essere un giusto compenso per la scelta del film, vero bella vacca?” le piaceva sentirsi insultata quando era eccitata e la fantasia in quel momento era elevatissima. Lo avrebbe spompinato, nell’immaginario, dietro quella tenda rossa, ed avrebbe bevuto tutto il suo seme, ripulendo ben bene il cazzo. “Signorina, ehi, ecco per lei,
farà un ottima figura e……buon divertimento” si risvegliò da quel sogno ad occhi aperti con le guance rosse e le labbra umide. “Grazie…..a domani”.
Era scombussolata, camminando tornando a casa sentiva gli umori che uscivano dalla fica e non vedeva l’ora di essere di nuovo a casa, nella sua stanza, sul suo letto.
Tornata a casa non trovò di meglio che sistemare il letto. Sollevando la copertina vide le macchie di umori lasciate. Rise compiacendosi di se stessa. “Ah”, pensò, fortunato l’uomo che mi sposa, di sicuro non mi lascerà per il poco sesso, anzi”.
Continuò a sistemare la stanza , ripose i membri artificiali ed il cetriolo nel mobiletto e decise di farsi una bella doccia. Entrò in bagno sopra pensiero e si trovò davanti la sua collega che era appena uscita dalla doccia. Inavvertitamente e senza accorgersene i suoi occhi si fermarono a vedere la fica della collega ben rasata; non tutta. Sul monte di venere una leggera peluria e nient’altro sotto. Le grandi labbra erano completamente rasate, lisce, almeno così pensava. “SCUSA, ero sopra pensiero,” disse, “nulla” rispose la sua collega, “anzi ne approfitto, mi passeresti la crema dietro le spalle, per favore?”
Era giornata, pensò, prima i pensieri su tutti i ragazzi che aveva incontrato nella settimana e non ultimo il giovane della cineteca, ora la sua collega. Prese la crema e iniziò a massaggiare le spalle della collega. Sapeva di essere brava anche in questo, il suo uomo era contento quando si faceva fare i massaggi, si eccitava e sapeva che finiva a sesso da favola.
La collega apprezzò molto le sue mani e piano piano si fece più sfacciata. “sei molto brava, mi piacerebbe che lo stesse facesse il mio ragazzo” le disse “sai, lui va subito al sodo e l’unica crema che mi spalma è il suo seme; mi viene addosso e me lo spalma, è un bell’effetto sai?”
Lei non aveva ancora provato questa “crema” e fece finta di niente, ma quando dalla schiena scese al sedere della ragazza sentì la propria fica fremere e cominciare a gocciolare. Era di nuovo eccitata e lo si vedeva anche da come passava la crema sul sedere della collega. Era molto attenta ad usare le mani e, senza volerlo, si soffermò sulle grandi labbra della collega. Erano morbidissime. Ma ritornò alla ragione e le disse: “ok tutto a posto, ora esci che devo sistemarmi per stasera”. La collega sorrise e, uscendo, le disse:
“non lo sciupare troppo il tuo lui, e, se hai bisogno, bussa alle pareti e ci divertiamo in tre, non essere egoista”.
Non le piacque ciò che sentì perché era molto gelosa del suo lui e non lo avrebbe diviso con nessuna. Le fantasie erano una cosa ma la realtà era ben diversa, molto diversa. Molte volte avevano avuto fantasie su rapporti a tre, lei con due uomini o loro con una amica ma erano rimaste solo fantasie perché sapevano che a quel punto, dopo un rapporto a tre, non si sarebbero mai più visti, per sempre.
Decise che era giunto il momento di accellerare e farsi la doccia, anche per calmare i bollori. Tolse la magliettina e si sedette sul water per fare la pipì; strappò la carta igienica e si asciugò ma il contatto della carta con il clitoride ancora eccitato risvegliò i suoi sensi. Buttò la carta e sostituì con le dita. Si accarezzava intensamente e immaginò che la porta si aprisse di colpo ed entrava uno, chi?, uno qualsiasi, non interessava chi, ma che fosse un grosso cazzo pronto all’uso. Allargò le gambe e chiuse gli occhi. La scena la vedeva spompinare quel giovanotto di prima e farsi prendere alla pecorina appoggiata al water, finalmente. Presa dal momento muoveva i fianchi a ritmo con le spinte del suo lui immaginarioe non ci volle molto che raggiunse l’ennesimo orgasmo. “ma che mi succede oggi?” si chiese.
Sotto la doccia , mentre si insaponava, lo sguardo le cadde sul rasoio che poco prima la sua collega aveva usato per depilarsi la fichetta; non ci pensò un attimo di più (faceva parte del suo carattere essere impulsiva) e poco dopo era ben insaponata con la crema da barba e pronta a depilarsi. Pregustava il piacere che avrebbe dato al suo uomo. Sapeva che la fica completamente depilata era piacevole, poteva anche lei ancor di più godere del contatto della pelle sua con quella del suo uomo. Fece un buon lavoro anche adesso e guardandosi fu contenta.
Immaginava ciò che sarebbe successo da lì a poco ma cambiò umore quando si preoccupò che dopo tutti quei preparativi qualcosa potesse non andare per come aveva previsto. Telefonò subito per avere conferma che il suo lui non avesse cambiato programma ma anche la conferma dell’arrivo non la tranquillizzava.
Passavano le ore e lei aveva tutto in mente. Entra e…………..e poi……………..………e dopo………………..…..e così…………………….
Il citofono suonò a mezzanotte e quarantacinque quando lei già dormiva. Era seccata, molto seccata per quel ritardo che le aveva scombinato i piani e sentire quel “sono stanchissimo, scusa se faccio riposare dieci minuti gli occhi” la fece rodere dentro.
Dopo pochi minuti lui già dormiva profondamente ed a lei invece il sonno era passato. Si girava, rigirava ma non trovava la calma. Decise di accendere la televisione ed inavvertitamente il film porno iniziò a trasmettere le immagini. Un grosso cazzo faceva bella mostra di sé ed una bella ragazza lo lavorava con un bel pompino. Decise di continuare a seguire le immagini e dopo un po’ si ritrovò con la mano sinistra a toccarsi, come aveva fatto tutto il pomeriggio. Ma aveva mai finito? Boh. Rise tra se e se. La voglia le saliva sempre di più ed era seccata di avere un cazzo accanto e non poter fare nulla. Osò presa dalla voglia e mise le dita dentro la fessura degli slip del suo uomo. Come al solito aveva il cazzo in erezione. Era sempre così lui quando era a letto con lei. Forse gli odori che lei incosciamente sprigionava lo eccitavano. Infilò tutta la mano e strinse il cazzo. Con una mano si masturbava e con l’altra stringeva forte il cazzo di lui . Era alle stelle. Decise che aveva bisogno di averlo in bocca e, senza preoccuparsi del suo sonno, lo uscì dagli slip e lo infilò in bocca. Ebbe come un sollievo a tenere quel cazzo in bocca. Si ricordò di insalivarlo bene e gli sputò tutta la saliva che aveva in bocca. Lo sentì fremere ma lui continuava a dormire. Forse pensava di sognare come già tante volte era successo. Ciò la eccitò di più. Lo sentiva in gola, lo mordicchiava e lo smanettava per bene. Era tutta un fuoco. Prese dal comodino il vibratore e se lo infilò nella fica già abbondantemente bagnata. Alla pecorina immaginava di essere con due uomini che la possedevano e che le confermavano quanto fosse brava e quanto fosse porca. Si, era una gran troia, si sentiva una gran troia e le piaceva sentirselo dire; la eccitava essere insultata e riusciva ad eccitare con le sue godurie. Si accorse che lui stava venendo ma decise di prenderlo in bocca, tanto lui dormiva e non se ne sarebbe accorto perché a lui sìi piaceva ma lei non era molto disponibile a confessargli che quelle poche volte in cui l’aveva fatto le era piaciuto molto. Pensava di essere giudicata male. Si fermò a succhiare quando le prime gocce di sperma uscirono dal cazzo del suo lui. Leccò bene e gustò il sapore dello sperma con molto godimento. Poi continuò a menarlo fino a quando quel
cazzo si liberò di tutto lo sperma che aveva accumulato. Lo tenne in bocca un attimo per gustarlo tutto e non lo volle ingoiare; questo non lo aveva provato e sicuramente lo avrebbe fatto ma non ora.
Ma era eccitata e quel cazzo con un po’ di lavoro sarebbe stato ancora duro. Così prese la mano di lui e gliela portò sulla sua fica. Dormiva ancora, o così lei pensava, e impazziva di piacere mescolando i suoi urletti con quelli del film. Anche lui non ce la fece più e dopo un po’ la girò di dietro e le infilò quel bel cazzone nella fica bagnata prendendola dalle spalle. Baciandole il collo e tenendola dai fianchi spingeva fino in fondo e lei non capiva più se era dolore o piacere. “mettimi il dito con la vasellina nel culo, dai, l’ho comprata apposta” Lui, rimanendo attaccati tra cazzo e fica prese la vasellina e se la passò sulle dita. Con movimenti rotatori umettò bene l’ano che, naturalmente, si apriva a quei tocchi. “Prendimi dai” le uscì senza volerlo e lui, anche se restio nel farlo veramente, bagnò di vasellina il cazzo e lo poggiò all’ingresso del culo. Una spinta ed il glande fu dentro . “fermati, mi fai male……..piano piano ……dai spingi ora…..” e fu tutto dentro. Piano piano lui iniziò a montarla ed il piacere era per entrambi elevato. Lui prese il vibratore e glielo infilò nella fica, acceso al minimo. “ sei con due uomini, uno sono io, chi è l’altro, troia che non sei altro”
Lei rideva e godeva ma non parlava. Avrebbe voluto fare qualche nome sotto l’eccitazione del momento ma anche allora per queste cose era lucida. Non poteva confessare le sue fantasie, vere o false che fossero, perché ciò avrebbe avuto un seguito a giochi fatti, pensava.
“dai dimmi se godi troia” lui le diceva e lei rispondeva senza parole ma con lo sguardo. Lo sguardo di lei andava anche al film porno che continuava a girare fino quando un urlo di lui non le riversò dentro altro sperma caldo. Una sensazione piacevolissima ebbe lei ed un brivido di eccitazione le percorse la schiena. Un rumore di bottiglia stappata le indicò che le aveva tirato fuori il cazzo e sentì il piacevole sentore dello sperma che le gocciolava fuori dal culo. Era ancora eccitata e senza pensarci, allargò le gambe e mettendosi sopra di lui, iniziò a masturbarsi con il vibratore. Voleva farlo eccitare di nuovo e le piaceva quel viso rilassato, caratteristica che lui aveva dopo l’orgasmo . Sotto le natiche sentiva il cazzo moscio ed ancora bagnato di lui ed il vibratore faceva il resto. “ti piace la fichetta rasa così?” gli
domandò. “lo sai” rispose lui” e fra un po’ penso di avere voglia di leccartela fino a quando non mi verrai in bocca come l’altra notte, ricordi?”
Era una notte diversa dalle altre pensarono entrambi.
“ci facciamo una canna?” si domandarono contemporaneamente. Una risata li prese entrambi. Succedeva spesso che pensassero le stesse cose contemporaneamente. Anche per questo erano fatti l’uno per l’altra. Lei rullò due belle canne con del fumo che teneva ben nascosto per non fargli fare i film a lui quando era lontano e iniziarono a fare giochi con le boccate. Iniziò lui a buttare il fumo dentro la sua fica che era ancora aperta e bagnata. Continuò lei a prendere in bocca il cazzo con il fumo dentro. Dopo un po’ erano entrambi pronti a scopare e con il cazzo ancora duro iniziò a pompare.
Ti amo amore, non possiamo lasciarci o rischiare di perderci.
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