Non possiamo rischiare di perderci 2
di
speranza
genere
etero
E così passarono i giorni, i mesi, gli anni….. il tempo. Gli incontri e le complicità andavano avanti ed anzi le fantasie
nei momenti di pausa lavorativa o trasferimenti da una città ad un’altra si trasformavano in realtà. Ma come detto
passavano i giorni…. i mesi… gli anni ma qualcosa in loro stava cambiando. Lo percepivano entrambi ma non avevano
il coraggio di dirselo. L’amore si era tramutato in affetto (con il tempo in abitudine ma ne parleremo a tempo debito) e il
tempo che si passava insieme era soprattutto quello notturno. A tutto una spiegazione: lui percepiva che a distanza lei
era diversa, sempre impegnata, sempre in giro tra, a dir suo, università, colleghe, tesi e tesine e cocktail preserali in quel
locale in cui in quel momento era moda incontrarsi. Più volte aveva cercato di farsi portare in quei luoghi, di
frequentare le stesse persone con cui lei era sempre affaccendata ma il ritornello era sempre quello:” ma sono troppo
giovani per te, ti stancheresti, e poi una sera che posso scoparti come si deve vuoi andare in giro?” E così finiva con il
solito copione: arrivo a casa di lei, cena, film porno in sottofondo, bacetti, pompino, vibratore, scopata. Sempre così e
così in questo ordine. Anzi, per un piccolo periodo, dopo la scopata di rito si usciva per andare a bere qualcosa e poi si
finiva per scopare di nuovo in auto, nel bagno di un locale o nelle scale dell’appartamento di lei. Anzi il più delle volte,
data l’ora tarda, non appena entrava nel portone la gonna o il pantalone andava giù ed iniziava una masturbazione a
volte violenta, a dimostrazione della fame di sesso causata da un bicchiere di troppo e dalle troppe canne fumate nelle
ultime tre ore. E quindi, dentro casa si ricominciava come belve assatanate di sesso. I vestiti gettati a terra in quel breve
tratto che divideva l’ingresso dalla camera da letto ma proprio nel tragitto una affacciata al balcone non per prendere un
momento di aria ma, nudi, per mettersi alla mercè di quei fortunati vicini un po’ guardoni che si masturbavano anche
loro dietro le finestre mentre lei lo spompinava guardandolo negli occhi e lui toccandole il culo ed infilando prima un
dito, poi l’altro, scopandola nel culo come piaceva a lei. Si perché il semplice toccarle il buchino la faceva andare fuori
di testa ed il primo orgasmo era immediato in questo modo. Essere penetrata nel culo era per lei al pari degli insulti che
le facevano fremere la sua fichetta fino a farla venire anche senza penetrazione. Come quella volta che vollero provare e
seduti a mangiare una pizza lei volle scommettere che entro dieci minuti dal ricevere insulti a sfondo sessuale avrebbe
squirtato a più non posso. E fu proprio così, anzi quali dieci minuti, bastarono quattro minuti per inondare e bagnare la
sedia sulla quale era seduta. E così si arrivava all’indomani mattina, senza orari. Ma lui si accorgeva che di quel
rapporto era rimasto solo il sesso e poi…… non sapeva, non capiva….. o forse non voleva capire. Dopo avere fatto la
doccia e rivestitosi era subito pronta una scusa per tornare nella propria città, per allontanarsi da quel luogo che non
sentiva più suo, per ritornare dove….. stava bene. Si proprio così, dove stava bene, perché quello non era più il suo
luogo e lei non era più la donna della sua vita.
Ma una mattina ci fu il classico avvenimento che diede inizio alla fine, seppur lenta, di questo perverso rapporto.
Mentre lui era al lavoro squilla il telefonino…… numero non conosciuto….. mah, non rispondo. Dopo un po’ di nuovo
e poi di nuovo ancora. Lui non era propenso a rispondere alle telefonate anonime. Dopo un po’ il bip del sms ricevuto lo
colpì…… toccò il display del telefonino e lesse: “ amore sono io chiamami subito a questo numero, ho perso il
telefonino”. Dopo un profondo sospiro fece quel numero e dall’altra parte la voce di lei tra l’affannato ed il confuso a
ripetere che in moto aveva perso il telefonino e bisognava bloccare il numero ed essendo il numero facente parte del
contratto di lui solo lui poteva farlo. Ok ok disse lui, vai a casa e chiamami quando arrivi, adesso ci penso io. Ma un non
so che gli diceva che il cerchio non quadrava. Era dalle nove, ora del suo arrivo in ufficio, che cercava di chiamarla ma
senza mai risposta ed ora erano già le 12. Come mai trovando le telefonate non lo aveva richiamato? Il telefonino lo
aveva appena perso ma non poteva non avere visto le chiamate. Boh, qualcosa non quadrava ma tuttavia, chiamò
l’operatore e bloccò la scheda, prenotandone una nuova. Dopo un po’ lei lo chiamò e la prima domanda fu: “hai
bloccato la scheda?” Buongiornooo disse lui, a voler sdrammatizzare, è questo il tuo buongiorno le chiese? La risposta
fu evasiva: “ si scusa buongiorno amore, ma sei riuscito a bloccare il telefono?”. La tranquillizzò ma le chiese pure il
perché della insistente domanda….. “ ma amore come perché, non vorrei che chi lo trova inizia a telefonare e chissà
quanto ti arriva di bolletta, mi preoccupo per te”. Risposta scontata ma realtà che venne fuori solo dopo qualche tempo.
Infatti dopo giorno la certezza che qualcosa non quadrava si delineava sempre più. Lo aveva perso andando in moto, ma
da un controllo con l’amico gestore del garage pubblico confermò che da qualche giorno lei non prendeva né la
macchina né la moto. Ed allora perché queste bugie? E perché non aveva risposto alle chiamate ed aveva detto di averlo
appena perso? Di chi era il numero dal quale chiamava? Tanti interrogativi per una sola certezza: stava nascondendo
qualcosa ma cosa? Lui pensò che non aveva risposte in quel momento ma la verità non avrebbe tardato ad arrivare.
Rilesse il messaggio ricevuto con il quale lei gli chiedeva di richiamarlo. Trovato compose il numero. Fece chiamare
dalla segretaria ed rispose la voce di un giovane ragazzo. “ ciao, scusa, ho ricevuto una chiamata da questo numero
l’altro giorno, chi sei?” disse la segretaria. Dall’altro capo il giovane, confuso, si ricordò e disse:” ah ho capito, no era la
mia amica, aveva perso il telefonino forse lasciato nel pub la sera prima e ti avrà chiamato appena sveglia la mattina,
l’ho lasciata che ancora dormiva a casa mia. Lei è….., se vuoi ti faccio richiamare”. …………. Tutto era chiaro, i
sospetti erano certezze. Aspettò un attimo e pensò cosa fosse giusto fare. Si organizzò per l’indomani mattina, per
essere da lei prima che si svegliasse, per verificare se fosse a casa, se aveva passato la notte a casa e…….. una scusa per
finire quella lenta agonia, perché questa era.
L’indomani di buon mattino era già in macchina. A velocità quei 200 chilometri passarono in fretta e dopo meno di due
ore era già sotto casa. La macchina e la moto al parcheggio pubblico, ma ciò non voleva dire nulla. Salì al secondo
piano e da dietro la porta telefonò. Sentiva lo squillare del telefonino……. era a casa……. dopo un po’ rispose….”ehi
cosa è successo? Come mai mi chiami così presto?” e lui: “ ciao, sono dietro la porta, mi apri?” Sentì che lei era
sorpresa ma dopo qualche secondo si aprì la porta. “ che ci fai tu qui così presto?” fu la prima cosa che uscì a lei dalla
bocca. “Ti devo parlare” rispose lui ed entrò direttamente nel soggiorno, su quel divano che più volte aveva visto
“acrobazie”. “dimmi, cosa è successo?” Iniziò lui. “ ti ricordi l’altro giorno?, quando hai perso il telefonino? chi era il
ragazzo dove hai dormito?” Panico negli occhi di lei, le guance rosse ed un’aria di smarrimento. “ho capito, è inutile
nasconderlo tanto vuol dire che hai capito tutto……. È un ragazzo che ho conosciuto ad un aperitivo, mi ha chiesto il
numero di telefono e sapevo che mi avrebbe chiamato…….lo ha fatto la stessa sera, verso mezzanotte e sono andata a
casa sua sapendo che mi sarei fatta scopare…….avevo voglia di lui, dei suoi problemi che mi aveva raccontato al
pub….mi intrigava…….e così è stato………un abbraccio nella sua stanza……i vestiti che vanno a terra…… il suo
membro duro e la sua mano a toccarmi la fica già bagnata…….. non so cosa sia successo ma avevo una gran voglia di
scoparlo e di farmi scopare…… le sue mani, le mie mani…….., in un attimo ho preso il suo cazzo e l’ho infilato in
bocca……. mi toccava e non capivo più nulla………dopo un po’ sul letto e mi ha scopato come una troia……… poi è
venuto dentro di me…..e si è addormentato su di me……..ed io non ho avuto la forza di alzarmi e tornare a casa…..di
mattina appena sveglia mi sono rivestita e sono tornata a casa……..non sapevo come dirtelo e speravo di mantenere il
segreto……..mi dispiace amore mio, mi dispiace……”. Il racconto lo aveva innervosito ed anche parecchio…….ma lo
aveva anche eccitato. La immaginava lì con lui, abbracciati in piedi, in quelle situazioni che lei aveva raccontato con
dovizia di particolari……era come vedere tutto ciò che era successo, oltre l’immaginazione, come se fosse tutto reale.
Istintivamente si alzò, lei pensava che lui la volesse abbracciare ed invece lui le fu sopra aprendole le gambe e
penetrandola con il suo cazzo bello in tiro, facendole male perché lei non era minimamente bagnata ma lui fu dentro e
iniziò a pompare. E le sue parole che lo pregavano di smettere, che così non le piaceva, non era giusto, che la stava
violentando non arrivavano alle suo orecchie. Era la sua vendetta e si fermò solo dopo essersene venuto sul suo viso, in
un insieme di lacrime e sborra. “ ok, adesso ho finito, abbiamo chiuso, sei una troia e come tale ti ho scopato……torna
da lui……non mi interessi più e d questo momento trovati una casa a tue spese, fatti mantenere da lui o dagli altri che
avrai certamente scopato in questi anni. Il “non possiamo rischiare di perderci” è adesso “dobbiamo perderci”. “Avrai
mie notizie per ritirare le chiavi di tutto ciò che mi appartiene. Addio” …furono le ultime parole che riuscì a dire e
senza voltarsi indietro uscì da quella porta, lasciandola su quel divano che tanti, troppi ricordi aveva. Non stava bene e
tornò indietro in quell’autostrada i cui cartelli lo avevano accompagnato all’andata suggerendogli di stare calmo con
tanta rabbia e chiedendosi se non era vero tutto ciò che aveva sentito e se era tutto frutto della sua immaginazione e del
delirio di saperla tra le braccia di un altro, a spompinare e farsi scopare da un altro mentre lui la guardava, come
avevano insieme immaginato tante volte.
nei momenti di pausa lavorativa o trasferimenti da una città ad un’altra si trasformavano in realtà. Ma come detto
passavano i giorni…. i mesi… gli anni ma qualcosa in loro stava cambiando. Lo percepivano entrambi ma non avevano
il coraggio di dirselo. L’amore si era tramutato in affetto (con il tempo in abitudine ma ne parleremo a tempo debito) e il
tempo che si passava insieme era soprattutto quello notturno. A tutto una spiegazione: lui percepiva che a distanza lei
era diversa, sempre impegnata, sempre in giro tra, a dir suo, università, colleghe, tesi e tesine e cocktail preserali in quel
locale in cui in quel momento era moda incontrarsi. Più volte aveva cercato di farsi portare in quei luoghi, di
frequentare le stesse persone con cui lei era sempre affaccendata ma il ritornello era sempre quello:” ma sono troppo
giovani per te, ti stancheresti, e poi una sera che posso scoparti come si deve vuoi andare in giro?” E così finiva con il
solito copione: arrivo a casa di lei, cena, film porno in sottofondo, bacetti, pompino, vibratore, scopata. Sempre così e
così in questo ordine. Anzi, per un piccolo periodo, dopo la scopata di rito si usciva per andare a bere qualcosa e poi si
finiva per scopare di nuovo in auto, nel bagno di un locale o nelle scale dell’appartamento di lei. Anzi il più delle volte,
data l’ora tarda, non appena entrava nel portone la gonna o il pantalone andava giù ed iniziava una masturbazione a
volte violenta, a dimostrazione della fame di sesso causata da un bicchiere di troppo e dalle troppe canne fumate nelle
ultime tre ore. E quindi, dentro casa si ricominciava come belve assatanate di sesso. I vestiti gettati a terra in quel breve
tratto che divideva l’ingresso dalla camera da letto ma proprio nel tragitto una affacciata al balcone non per prendere un
momento di aria ma, nudi, per mettersi alla mercè di quei fortunati vicini un po’ guardoni che si masturbavano anche
loro dietro le finestre mentre lei lo spompinava guardandolo negli occhi e lui toccandole il culo ed infilando prima un
dito, poi l’altro, scopandola nel culo come piaceva a lei. Si perché il semplice toccarle il buchino la faceva andare fuori
di testa ed il primo orgasmo era immediato in questo modo. Essere penetrata nel culo era per lei al pari degli insulti che
le facevano fremere la sua fichetta fino a farla venire anche senza penetrazione. Come quella volta che vollero provare e
seduti a mangiare una pizza lei volle scommettere che entro dieci minuti dal ricevere insulti a sfondo sessuale avrebbe
squirtato a più non posso. E fu proprio così, anzi quali dieci minuti, bastarono quattro minuti per inondare e bagnare la
sedia sulla quale era seduta. E così si arrivava all’indomani mattina, senza orari. Ma lui si accorgeva che di quel
rapporto era rimasto solo il sesso e poi…… non sapeva, non capiva….. o forse non voleva capire. Dopo avere fatto la
doccia e rivestitosi era subito pronta una scusa per tornare nella propria città, per allontanarsi da quel luogo che non
sentiva più suo, per ritornare dove….. stava bene. Si proprio così, dove stava bene, perché quello non era più il suo
luogo e lei non era più la donna della sua vita.
Ma una mattina ci fu il classico avvenimento che diede inizio alla fine, seppur lenta, di questo perverso rapporto.
Mentre lui era al lavoro squilla il telefonino…… numero non conosciuto….. mah, non rispondo. Dopo un po’ di nuovo
e poi di nuovo ancora. Lui non era propenso a rispondere alle telefonate anonime. Dopo un po’ il bip del sms ricevuto lo
colpì…… toccò il display del telefonino e lesse: “ amore sono io chiamami subito a questo numero, ho perso il
telefonino”. Dopo un profondo sospiro fece quel numero e dall’altra parte la voce di lei tra l’affannato ed il confuso a
ripetere che in moto aveva perso il telefonino e bisognava bloccare il numero ed essendo il numero facente parte del
contratto di lui solo lui poteva farlo. Ok ok disse lui, vai a casa e chiamami quando arrivi, adesso ci penso io. Ma un non
so che gli diceva che il cerchio non quadrava. Era dalle nove, ora del suo arrivo in ufficio, che cercava di chiamarla ma
senza mai risposta ed ora erano già le 12. Come mai trovando le telefonate non lo aveva richiamato? Il telefonino lo
aveva appena perso ma non poteva non avere visto le chiamate. Boh, qualcosa non quadrava ma tuttavia, chiamò
l’operatore e bloccò la scheda, prenotandone una nuova. Dopo un po’ lei lo chiamò e la prima domanda fu: “hai
bloccato la scheda?” Buongiornooo disse lui, a voler sdrammatizzare, è questo il tuo buongiorno le chiese? La risposta
fu evasiva: “ si scusa buongiorno amore, ma sei riuscito a bloccare il telefono?”. La tranquillizzò ma le chiese pure il
perché della insistente domanda….. “ ma amore come perché, non vorrei che chi lo trova inizia a telefonare e chissà
quanto ti arriva di bolletta, mi preoccupo per te”. Risposta scontata ma realtà che venne fuori solo dopo qualche tempo.
Infatti dopo giorno la certezza che qualcosa non quadrava si delineava sempre più. Lo aveva perso andando in moto, ma
da un controllo con l’amico gestore del garage pubblico confermò che da qualche giorno lei non prendeva né la
macchina né la moto. Ed allora perché queste bugie? E perché non aveva risposto alle chiamate ed aveva detto di averlo
appena perso? Di chi era il numero dal quale chiamava? Tanti interrogativi per una sola certezza: stava nascondendo
qualcosa ma cosa? Lui pensò che non aveva risposte in quel momento ma la verità non avrebbe tardato ad arrivare.
Rilesse il messaggio ricevuto con il quale lei gli chiedeva di richiamarlo. Trovato compose il numero. Fece chiamare
dalla segretaria ed rispose la voce di un giovane ragazzo. “ ciao, scusa, ho ricevuto una chiamata da questo numero
l’altro giorno, chi sei?” disse la segretaria. Dall’altro capo il giovane, confuso, si ricordò e disse:” ah ho capito, no era la
mia amica, aveva perso il telefonino forse lasciato nel pub la sera prima e ti avrà chiamato appena sveglia la mattina,
l’ho lasciata che ancora dormiva a casa mia. Lei è….., se vuoi ti faccio richiamare”. …………. Tutto era chiaro, i
sospetti erano certezze. Aspettò un attimo e pensò cosa fosse giusto fare. Si organizzò per l’indomani mattina, per
essere da lei prima che si svegliasse, per verificare se fosse a casa, se aveva passato la notte a casa e…….. una scusa per
finire quella lenta agonia, perché questa era.
L’indomani di buon mattino era già in macchina. A velocità quei 200 chilometri passarono in fretta e dopo meno di due
ore era già sotto casa. La macchina e la moto al parcheggio pubblico, ma ciò non voleva dire nulla. Salì al secondo
piano e da dietro la porta telefonò. Sentiva lo squillare del telefonino……. era a casa……. dopo un po’ rispose….”ehi
cosa è successo? Come mai mi chiami così presto?” e lui: “ ciao, sono dietro la porta, mi apri?” Sentì che lei era
sorpresa ma dopo qualche secondo si aprì la porta. “ che ci fai tu qui così presto?” fu la prima cosa che uscì a lei dalla
bocca. “Ti devo parlare” rispose lui ed entrò direttamente nel soggiorno, su quel divano che più volte aveva visto
“acrobazie”. “dimmi, cosa è successo?” Iniziò lui. “ ti ricordi l’altro giorno?, quando hai perso il telefonino? chi era il
ragazzo dove hai dormito?” Panico negli occhi di lei, le guance rosse ed un’aria di smarrimento. “ho capito, è inutile
nasconderlo tanto vuol dire che hai capito tutto……. È un ragazzo che ho conosciuto ad un aperitivo, mi ha chiesto il
numero di telefono e sapevo che mi avrebbe chiamato…….lo ha fatto la stessa sera, verso mezzanotte e sono andata a
casa sua sapendo che mi sarei fatta scopare…….avevo voglia di lui, dei suoi problemi che mi aveva raccontato al
pub….mi intrigava…….e così è stato………un abbraccio nella sua stanza……i vestiti che vanno a terra…… il suo
membro duro e la sua mano a toccarmi la fica già bagnata…….. non so cosa sia successo ma avevo una gran voglia di
scoparlo e di farmi scopare…… le sue mani, le mie mani…….., in un attimo ho preso il suo cazzo e l’ho infilato in
bocca……. mi toccava e non capivo più nulla………dopo un po’ sul letto e mi ha scopato come una troia……… poi è
venuto dentro di me…..e si è addormentato su di me……..ed io non ho avuto la forza di alzarmi e tornare a casa…..di
mattina appena sveglia mi sono rivestita e sono tornata a casa……..non sapevo come dirtelo e speravo di mantenere il
segreto……..mi dispiace amore mio, mi dispiace……”. Il racconto lo aveva innervosito ed anche parecchio…….ma lo
aveva anche eccitato. La immaginava lì con lui, abbracciati in piedi, in quelle situazioni che lei aveva raccontato con
dovizia di particolari……era come vedere tutto ciò che era successo, oltre l’immaginazione, come se fosse tutto reale.
Istintivamente si alzò, lei pensava che lui la volesse abbracciare ed invece lui le fu sopra aprendole le gambe e
penetrandola con il suo cazzo bello in tiro, facendole male perché lei non era minimamente bagnata ma lui fu dentro e
iniziò a pompare. E le sue parole che lo pregavano di smettere, che così non le piaceva, non era giusto, che la stava
violentando non arrivavano alle suo orecchie. Era la sua vendetta e si fermò solo dopo essersene venuto sul suo viso, in
un insieme di lacrime e sborra. “ ok, adesso ho finito, abbiamo chiuso, sei una troia e come tale ti ho scopato……torna
da lui……non mi interessi più e d questo momento trovati una casa a tue spese, fatti mantenere da lui o dagli altri che
avrai certamente scopato in questi anni. Il “non possiamo rischiare di perderci” è adesso “dobbiamo perderci”. “Avrai
mie notizie per ritirare le chiavi di tutto ciò che mi appartiene. Addio” …furono le ultime parole che riuscì a dire e
senza voltarsi indietro uscì da quella porta, lasciandola su quel divano che tanti, troppi ricordi aveva. Non stava bene e
tornò indietro in quell’autostrada i cui cartelli lo avevano accompagnato all’andata suggerendogli di stare calmo con
tanta rabbia e chiedendosi se non era vero tutto ciò che aveva sentito e se era tutto frutto della sua immaginazione e del
delirio di saperla tra le braccia di un altro, a spompinare e farsi scopare da un altro mentre lui la guardava, come
avevano insieme immaginato tante volte.
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