La mia prima volta
di
jerry2
genere
prime esperienze
Prenotai quel viaggio, tanto agognato, con discreto anticipo. Era un viaggio organizzato di non più di 15 persone e pertanto non noioso. All'arrivo all'aeroporto ci incontrammo, facendo reciproca conoscenza, e mi accorsi che ero il più giovane del gruppo. C'erano coppie anziane e di mezza età e altri singoli tra cui io e alcune donne amiche fra di loro. Io ero vestito in maniera casual mentre alcuni di loro si presentarono vestiti di tutto punto come si trattasse di andare ad una festa di gala. Pensai tra me. “Ma dove credono di andare questi qua?”. Tra di loro vi era anche Mirella, una signora di circa 40 anni o forse più, che mi appariva abbastanza superficiale dentro il suo tailleur grigio e le calze a rete. Dovevamo raggiungere una destinazione a quasi 8 ore di aereo ed il tempo per fare ulteriore conoscenza ce n'era abbastanza. Dopo l'arrivo e la sistemazione in albergo, ci venne concessa qualche ora di riposo prima di iniziare una delle varie visite in programma. Dovevamo attraversare un largo viale di quella città in presenza di un traffico caotico, disordinato ma soprattutto indisciplinato e quindi pericoloso. Mentre attendavamo il nostro turno per attraversare, mi accorsi di alcuni motociclisti che, dalla loro traiettoria e dal loro modo di condurre il mezzo, stavano per finirci addosso, in particolare nei confronti di Mirella, che si era un po' troppo sporta in avanti. Con un gesto rapido la presi per un braccio e la strattonai indietro con decisione, cosa che le evitò un investimento. Non essendosi accorta del pericolo che aveva corso, Mirella ebbe un sussulto e, girandosi verso di me, sembrava volesse rimproverarmi. Le spiegai perché mi ero comportato in quel modo, capii e mi ringraziò. La sera a cena, disposti su diversi tavoli, notai che Mirella, accomodata, con le sue amiche, nel tavolo di fronte, tendeva molte volte a guardare verso di me. La cosa mi dava un po' fastidio, sinceramente, ma non diedi molto peso alla faccenda e continuai a conversare con gli altri commensale.
Nei giorni seguenti, quando non vi erano visite guidate e ognuno era libero di fare ciò che voleva, io ne approfittavo per uscire dall'albergo e andare a spasso per le strade delle città dove ci eravamo fermati alla scoperta delle vera vita della gente del posto. Ad una di queste escursioni Mirella mi chiese se poteva aggregarsi. L'iniziale impressione che mi fece all'aeroporto venne subito fugata da una più approfondita conoscenza che mi rese Mirella anche simpatica. Come me, era una persona curiosa e con una buona sete di conoscenza della realtà locale, nonché buona camminatrice. La sua compagnia si fece via via più piacevole man mano che trascorrevano le ore e i giorni e le nostre escursioni erano diventate una routine.
Ci divertivamo e scoprimmo diverse cose in comune nonostante la differenza di età e di provenienza. Lei era una dirigente di un ente statale, separata da qualche anno ed in attesa di divorzio (non vedeva l'ora che tutto si concludesse). Si rammaricava del fatto che non aveva potuto avere figli e forse per questo, giunsi alla conclusione, amava vestirsi in maniera giovanile e preferiva la mia compagnia a quella degli altri componenti del gruppo, comprese le sue amiche. Ci fu anche qualche momento di screzio che si appianò immediatamente attraverso ben dosate battute scherzose. Verso il finire del viaggio vi fu un grosso problema legato agli spostamenti, in quanto il pullman che doveva riportarci alla tappa finale, si ruppe durante il tragitto e dovemmo fare sosta in una cittadina non contemplata nel programma ed adeguarci alla sistemazione che ci veniva data. Nel gruppo vi fu chi imprecò, chi gridava alla disorganizzazione, chi protestava vantando conoscenze in loco che avrebbe fatto intervenire e via dicendo. Cercai di stemperare la tensione dicendo che non valeva la pena prendersela, che, dopotutto, non era accaduto nulla di grave e che dovevamo solo attendere che ci venisse messo a disposizione un altro mezzo. Mirella, che era una delle più nervose, si voltò verso di me e in malo modo mi mandò a quel paese. Ci rimasi molto male, non me lo aspettavo, dopotutto aveva solo espresso una mia opinione. Mi ritirai in camera mia senza nemmeno scendere per cena. In quel momento il rapporto col resto del gruppo non era proprio idilliaco e non volevo creare ulteriori tensioni. Mi feci una salutare doccia, rimanendo sotto il getto caldo per diverso tempo che non riuscii a quantificare, tanta era la voglia di rilassarmi e farmi una bella dormita in attesa che, il giorno dopo, si fosse ripreso il viaggio. Una volta uscito dalla doccia e con indosso l'accappatoio, mi distesi nel letto ed inizia a leggere un libro. Dopo qualche minuto sentii bussare alla porta. Mi alzai e andai a vedere chi era. “Chi è?” chiesi e dall'altro lato mi rispose Mirella “Sono io, Mirella. Posso entrare?”. Aprii la porta e la feci entrare. “Qual buon vento ti reca in codesto luogo?” le chiesi con fare da presa in giro. “Volevo scusarmi per prima, non volevo risponderti in quel modo. Ero nervosa per quello che era successo e ho reagito senza pensare.”. Le rispose che potevo comprendere il nervosismo ma che ci sono rimasto male per come mi aveva trattato. Dopo qualche spiegazione Mirella mi fece quasi capire che riteneva il mio intervento mosso a difesa dell'accompagnatrice. Quindi le dissi: “Fammi capire. Pensi che avessi voluto difendere la signora Teresa (l'accompagnatrice)?” “Si, certo. Sembrava proprio così”. “Ammesso e non concesso che sia come dici tu, ma a te che te ne viene?” “Sai, ti sei messo a difendere un'altra donna e non era il caso!”. “Innanzitutto, sono intervenuto unicamente per cercare di stemperare la tensione e non per difendere chicchessia, tanto meno la signora. E poi, ripeto, perché te la sei presa tanto? Non è che sotto sotto hai provato un po', come dire, invidia? O, parola grossa, gelosia?”. Colpii nel segno. Mirella si sentì a disagio, arrossii un po' e si voltò verso la finestra. “Ti posso offrire qualcosa da bere?”. “Si grazie”. Tirai fuori dal frigobar una birra e ce la dividemmo. Le porsi il bicchiere con un sorriso “Alla nostra salute!” e bevemmo guardandoci negli occhi. “Sei un bravo ragazzo e non voglio rovinare queste ultime ore del viaggio con una litigata”. Si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia. “Ormai siamo giunti alla fine del viaggio e molto probabilmente non ci rivedremo più. Allora volevo dirti che fin dal primo momento, da quando mi hai preso con forza per il braccio tirandomi via dalla strada, ho provato qualcosa per te. La forza, e il modo che hai usato quel giorno, mi hanno colpito. Poi anche la sera. Ti guardavo spesso dal mio tavolo e questi tuoi occhioni marroni mi hanno fatto provare un brivido che mi sono portata dietro tutti i giorni, specialmente quando uscivamo a fare le escursioni. Non so, ma credo di provare qualcosa per te, che va oltre alla semplice amicizia. Ed ora siamo alla fine del viaggio e volevo dirti questo”. Io la ascoltavo senza parlare anche se la stavo vedendo sotto un altro aspetto. Poi mi disse ancora una cosa, mentre mi stava abbracciando: “Faresti l'amore con me?”. A questa richiesta rimasi veramente stupito. La nostra differenza di età mi aveva impedito di coltivare qualsiasi interesse nei suoi confronti, se non la piacevolezza della sua compagnia e non riuscii a rispondere. Lei, a questo punto, avvolgendomi in un abbraccio, mi baciò ed io, non feci altro che assecondarla, ricambiando sia l'uno che l'altro. “Senti Mirella. Per me è stato bello passare il mio tempo conte e questo nulla toglie a quello che stiamo facendo ora. Ma capisci bene che siamo persone molto diverse e non potrà esserci nulla tra me e te.”.”Lo so, tesoro. Ma non voglio perdere questo momento. Ed anche se domani non ci sarà più nulla, voglio passare quest'ora con te e basta!”. Detto questo mi slacciò la cintura dell'accappatoio e rimasi con i soli boxer addosso, dentro i quali si stava rinvigorendo la mia mascolinità. Ci abbracciammo nuovamente e le tolsi il maglioncino che portava e le sfilai la gonna che aveva indossato per quella sera. Nonostante l'età aveva un corpo molto ben tenuto e, una volta slacciato il reggiseno, mi accorsi che anche il seno aveva mantenuto il suo aspetto sodo e pieno. Non era magra, aveva tutto al posto giusto. La pelle era morbida e setosa, i capelli neri corvini si libravano sulle sue spalle in maniera molto sensuale. I suoi stupendi occhi neri affondavano nei miei e, per qualche istanti, non vi furono che baci ed abbracci, fino a che cademmo sul letto. “Ti devo dire una cosa Mirella. Io non sono mai stato con una donna, non ho mai fatto l'amore prima di adesso”. “Non ti preoccupare tesoro. Devi solo stare tranquillo e rilassarti e vedrai che tutto andrà bene”. Continuammo a baciarci cercandoci reciprocamente con le mani. Mi alzai dal letto e lei si tirò a sedere. Mi abbraccio e, con estrema dolcezza, fece calare i miei boxer. Il mio sesso era rigido e duro e si ergeva come un obelisco. “Complimenti, tesoro” disse Mirella osservando e prendendo in mano quell'asta gonfia e turgida. Mise in atto tutte le tecniche di cui era a conoscenza per dare piacere ad un uomo e forse con me, trattandosi della prima volta, usò molta delicatezza e dolcezza per non farmi sentire a disagio. Le sue mani cingevano il mio sesso dall'alto in basso, se lo portava alla bocca e lo baciava, e dopo averlo ancora accarezzato se lo metteva in bocca. Ed io lo vedevo scomparire dentro quelle labbra carnose e insaziabili. Durò qualche minuto questa piacevole tortura. “Ora tocca a te ricambiare il piacere”. Mi abbassai per baciarla e la stesi nel letto. La mia bocca la sommergeva di baci sul viso, sul collo, sui seni dove mi soffermavo maggiormente ed intanto con le mani le accarezzavo il basso ventre ancora riparato dalle mutandine. Lei accompagnava questi miei gesti con appassionate carezze e gemiti. Baciandola nel ventre, con le mani iniziai a far scendere le sue mutandine, facendo apparire una dolce peluria dal delicato odore di miele. “Sei bagnata fradicia” le dissi mentre con le dita le sfioravo l'apertura della sua femminilità. “Ho una gran voglia del tuo sesso!”. Iniziai un lungo massaggio con la lingua sul suo clitoride. Gemeva come mai avrei pensato. Era tutta aperta. “Chissà quanti cazzi avrà avuto” pensai mentre continuavo a darle piacere. Mi ridistesi accanto a lei, mentre ancora ansimava. “Per non aver mai scopato, per il momento te la cavi bene, tesoro” mi disse, alzandosi sui gomiti e spostandosi ancora in direzione del mio sesso. Si mise a succhiarlo nuovamente mentre i miei occhi si gustavano lo spettacolo del suo culo sodo. Mentre ingoiava la mia verga io le trastullavo il clitoride con le dita, ed entrambi stavamo delirando dal piacere. Ero eccitatissimo, lei si girò e disse: “Ora vediamo cosa è in grado di fare questo bel cazzone”. Si mise a cavalcioni e guardandomi negli occhi mi chiese se ero pronto per esse sverginato. Io le risposi, scherzando, che fosse dolce e cercasse di non farmi male. Prese in mano il mio sesso e lo indirizzò all'entrata della vagina. Per un pò se lo strofinò addosso e poi cominciò a calarsi. Fu un'emozione pazzesca sentire, e vedere, il mio cazzo entrare per la prima volta nella passera di una donna. Avevo sempre pensato che fosse come indossare un guanto ed in effetti sentivo il mio sesso avanzare completamente avvolto dalla morbidezza della vagina di Mirella. “Oh, mio Dio” esclamò Mirella estasiata da ciò che le stava succedendo. “Ma ti rendi conto di cosa hai tra le gambe?” “Perché?” “Perché è stupendo, hai un sesso bellissimo. E' pazzesco sentirselo dentro. Invidierò tutte le altre donne che verranno scopate da un simile arnese!”. Dopo di che iniziò a muoversi su e giù cercando di ingoiare a più non posso quel “simile arnese”. Anche per me fu una sensazione pazzesca, sentivo crescere sempre più l'eccitazione. Lei era sicuramente molto esperta e questo mi dava tranquillità e sicurezza. Diede un affondo pazzesco e sentii il mio sesso colpire il fondo della vagina e si distese su di me. Mi baciò e mi disse “Ti amo, bambino mio, tesoro mio. Ed ora vediamo cosa sai fare tu.” L'abbracciai ed, istintivamente, ripiegai le gambe ed alzai il bacino per far rimanere dentro il mio cazzo. Feci questi movimenti alcune volte e Mirella apprezzava la cosa. Il suo seno sodo e turgido premeva sul mio petto ed il suo corpo emanava un sensuale profumo. Rimanemmo alcuni istanti in quella posizione fino a che, sempre tenendola abbracciata e impalata, la voltai, dolcemente, sotto di me. Cercai una posizione per continuare a sentirla al meglio, dopodiché iniziai la mia cavalcata. All'inizio Mirella mi dovette chiedere di rallentare e fare con più calma, ma poi, preso il ritmo giusto, tutto diventò più facile. Ci scambiavamo, sussurrando, parole dolci e tenere mentre andavo su e giù dentro di lei. “Ti dispiace esserti fatto sverginare da me?” mi chiese ad un tratto. “No, è bello averlo fatto con te la prima volta” risposi, cercando di non sembrare ancora teso. Lei allargava e stringeva le gambe, alzava ed abbassava il bacino, il tutto per sentire sempre meglio il mio bastone. “Vedrai quanto sarà bello venire dentro una donna” e dicendo così cominciò ad accarezzarmi la schiena e i glutei. Aumentai notevolmente il ritmo, sembravo ossessionato nel raggiungere il risultato finale. Mirella mi fece capire che stavo sbagliando qualcosa: “Fai piano, tesoro. Cerca di restare rilassato, non è importante la fora fisica, ma quella mentale. Anche scopare, scopare bene soprattutto, è una questione di testa.” Mi fece rallentare e, con il cazzo ancora dentro, prese ad accarezzarmi le palle fino alla radice del cazzo. Che cosa sublime. Ci sapeva fare la single inconsolabile, dopotutto il matrimonio fallito, e forse qualcos'altro, le sarà stato utile. Sentivo il cazzo indurirsi ancor di più ma, soprattutto, sentivo che mi stavo rilassando, che ero meno teso di prima. “Va tutto bene, tesoro? Ora puoi ricominciare e, ricordati, è una questione di testa. Non essere teso con il corpo, a parte il tuo bel cazzone, s'intende” e rise. Ripresi la monta di quella splendida insegnante e fu, decisamente, più facile. “Oh mio Dio, tesoro. Non ti fermare, ti prego. Più forte, più forte. E' pazzesco!” disse, in preda ad una eccitazione sempre più violenta. “Non ci posso credere che non ha mai scopato prima d'ora. Non è possibile, scopi da Dio. Sei fantastico, tesoro. Maledette quelle donne che ti avranno dopo di me, è troppo bello!!”. La stavo montando furiosamente, sempre più forte e cominciavo a sentire quella sensazione che provavo quando mi facevo qualche sega, quel brivido elettrico che scende lungo la schiena e che si scarica in un orgasmo. “Sento che sto per venire Mirella”. “Non ti preoccupare tesoro, non ti preoccupare. Prendimi tutta, fammi tua con tutta la sborra che vuoi, ohhhh!!!” Non fece in tempo a finire la frase che le venni dentro in maniera indescrivibile e continuai, e continuai a spingere fino a che non rimase che un'ultima goccia di sperma. Ero esausto e privo di ogni forza. Mirella mi aveva completamente prosciugato, ma ero felice di essere entrato nel mondo degli scopatori. Restammo abbracciati per tutta la notte e rifacemmo l'amore ancora per tre volte prima che giungesse l'alba non senza che Mirella mi insegnasse ancora tante cose del mondo femminile.
Nei giorni seguenti, quando non vi erano visite guidate e ognuno era libero di fare ciò che voleva, io ne approfittavo per uscire dall'albergo e andare a spasso per le strade delle città dove ci eravamo fermati alla scoperta delle vera vita della gente del posto. Ad una di queste escursioni Mirella mi chiese se poteva aggregarsi. L'iniziale impressione che mi fece all'aeroporto venne subito fugata da una più approfondita conoscenza che mi rese Mirella anche simpatica. Come me, era una persona curiosa e con una buona sete di conoscenza della realtà locale, nonché buona camminatrice. La sua compagnia si fece via via più piacevole man mano che trascorrevano le ore e i giorni e le nostre escursioni erano diventate una routine.
Ci divertivamo e scoprimmo diverse cose in comune nonostante la differenza di età e di provenienza. Lei era una dirigente di un ente statale, separata da qualche anno ed in attesa di divorzio (non vedeva l'ora che tutto si concludesse). Si rammaricava del fatto che non aveva potuto avere figli e forse per questo, giunsi alla conclusione, amava vestirsi in maniera giovanile e preferiva la mia compagnia a quella degli altri componenti del gruppo, comprese le sue amiche. Ci fu anche qualche momento di screzio che si appianò immediatamente attraverso ben dosate battute scherzose. Verso il finire del viaggio vi fu un grosso problema legato agli spostamenti, in quanto il pullman che doveva riportarci alla tappa finale, si ruppe durante il tragitto e dovemmo fare sosta in una cittadina non contemplata nel programma ed adeguarci alla sistemazione che ci veniva data. Nel gruppo vi fu chi imprecò, chi gridava alla disorganizzazione, chi protestava vantando conoscenze in loco che avrebbe fatto intervenire e via dicendo. Cercai di stemperare la tensione dicendo che non valeva la pena prendersela, che, dopotutto, non era accaduto nulla di grave e che dovevamo solo attendere che ci venisse messo a disposizione un altro mezzo. Mirella, che era una delle più nervose, si voltò verso di me e in malo modo mi mandò a quel paese. Ci rimasi molto male, non me lo aspettavo, dopotutto aveva solo espresso una mia opinione. Mi ritirai in camera mia senza nemmeno scendere per cena. In quel momento il rapporto col resto del gruppo non era proprio idilliaco e non volevo creare ulteriori tensioni. Mi feci una salutare doccia, rimanendo sotto il getto caldo per diverso tempo che non riuscii a quantificare, tanta era la voglia di rilassarmi e farmi una bella dormita in attesa che, il giorno dopo, si fosse ripreso il viaggio. Una volta uscito dalla doccia e con indosso l'accappatoio, mi distesi nel letto ed inizia a leggere un libro. Dopo qualche minuto sentii bussare alla porta. Mi alzai e andai a vedere chi era. “Chi è?” chiesi e dall'altro lato mi rispose Mirella “Sono io, Mirella. Posso entrare?”. Aprii la porta e la feci entrare. “Qual buon vento ti reca in codesto luogo?” le chiesi con fare da presa in giro. “Volevo scusarmi per prima, non volevo risponderti in quel modo. Ero nervosa per quello che era successo e ho reagito senza pensare.”. Le rispose che potevo comprendere il nervosismo ma che ci sono rimasto male per come mi aveva trattato. Dopo qualche spiegazione Mirella mi fece quasi capire che riteneva il mio intervento mosso a difesa dell'accompagnatrice. Quindi le dissi: “Fammi capire. Pensi che avessi voluto difendere la signora Teresa (l'accompagnatrice)?” “Si, certo. Sembrava proprio così”. “Ammesso e non concesso che sia come dici tu, ma a te che te ne viene?” “Sai, ti sei messo a difendere un'altra donna e non era il caso!”. “Innanzitutto, sono intervenuto unicamente per cercare di stemperare la tensione e non per difendere chicchessia, tanto meno la signora. E poi, ripeto, perché te la sei presa tanto? Non è che sotto sotto hai provato un po', come dire, invidia? O, parola grossa, gelosia?”. Colpii nel segno. Mirella si sentì a disagio, arrossii un po' e si voltò verso la finestra. “Ti posso offrire qualcosa da bere?”. “Si grazie”. Tirai fuori dal frigobar una birra e ce la dividemmo. Le porsi il bicchiere con un sorriso “Alla nostra salute!” e bevemmo guardandoci negli occhi. “Sei un bravo ragazzo e non voglio rovinare queste ultime ore del viaggio con una litigata”. Si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia. “Ormai siamo giunti alla fine del viaggio e molto probabilmente non ci rivedremo più. Allora volevo dirti che fin dal primo momento, da quando mi hai preso con forza per il braccio tirandomi via dalla strada, ho provato qualcosa per te. La forza, e il modo che hai usato quel giorno, mi hanno colpito. Poi anche la sera. Ti guardavo spesso dal mio tavolo e questi tuoi occhioni marroni mi hanno fatto provare un brivido che mi sono portata dietro tutti i giorni, specialmente quando uscivamo a fare le escursioni. Non so, ma credo di provare qualcosa per te, che va oltre alla semplice amicizia. Ed ora siamo alla fine del viaggio e volevo dirti questo”. Io la ascoltavo senza parlare anche se la stavo vedendo sotto un altro aspetto. Poi mi disse ancora una cosa, mentre mi stava abbracciando: “Faresti l'amore con me?”. A questa richiesta rimasi veramente stupito. La nostra differenza di età mi aveva impedito di coltivare qualsiasi interesse nei suoi confronti, se non la piacevolezza della sua compagnia e non riuscii a rispondere. Lei, a questo punto, avvolgendomi in un abbraccio, mi baciò ed io, non feci altro che assecondarla, ricambiando sia l'uno che l'altro. “Senti Mirella. Per me è stato bello passare il mio tempo conte e questo nulla toglie a quello che stiamo facendo ora. Ma capisci bene che siamo persone molto diverse e non potrà esserci nulla tra me e te.”.”Lo so, tesoro. Ma non voglio perdere questo momento. Ed anche se domani non ci sarà più nulla, voglio passare quest'ora con te e basta!”. Detto questo mi slacciò la cintura dell'accappatoio e rimasi con i soli boxer addosso, dentro i quali si stava rinvigorendo la mia mascolinità. Ci abbracciammo nuovamente e le tolsi il maglioncino che portava e le sfilai la gonna che aveva indossato per quella sera. Nonostante l'età aveva un corpo molto ben tenuto e, una volta slacciato il reggiseno, mi accorsi che anche il seno aveva mantenuto il suo aspetto sodo e pieno. Non era magra, aveva tutto al posto giusto. La pelle era morbida e setosa, i capelli neri corvini si libravano sulle sue spalle in maniera molto sensuale. I suoi stupendi occhi neri affondavano nei miei e, per qualche istanti, non vi furono che baci ed abbracci, fino a che cademmo sul letto. “Ti devo dire una cosa Mirella. Io non sono mai stato con una donna, non ho mai fatto l'amore prima di adesso”. “Non ti preoccupare tesoro. Devi solo stare tranquillo e rilassarti e vedrai che tutto andrà bene”. Continuammo a baciarci cercandoci reciprocamente con le mani. Mi alzai dal letto e lei si tirò a sedere. Mi abbraccio e, con estrema dolcezza, fece calare i miei boxer. Il mio sesso era rigido e duro e si ergeva come un obelisco. “Complimenti, tesoro” disse Mirella osservando e prendendo in mano quell'asta gonfia e turgida. Mise in atto tutte le tecniche di cui era a conoscenza per dare piacere ad un uomo e forse con me, trattandosi della prima volta, usò molta delicatezza e dolcezza per non farmi sentire a disagio. Le sue mani cingevano il mio sesso dall'alto in basso, se lo portava alla bocca e lo baciava, e dopo averlo ancora accarezzato se lo metteva in bocca. Ed io lo vedevo scomparire dentro quelle labbra carnose e insaziabili. Durò qualche minuto questa piacevole tortura. “Ora tocca a te ricambiare il piacere”. Mi abbassai per baciarla e la stesi nel letto. La mia bocca la sommergeva di baci sul viso, sul collo, sui seni dove mi soffermavo maggiormente ed intanto con le mani le accarezzavo il basso ventre ancora riparato dalle mutandine. Lei accompagnava questi miei gesti con appassionate carezze e gemiti. Baciandola nel ventre, con le mani iniziai a far scendere le sue mutandine, facendo apparire una dolce peluria dal delicato odore di miele. “Sei bagnata fradicia” le dissi mentre con le dita le sfioravo l'apertura della sua femminilità. “Ho una gran voglia del tuo sesso!”. Iniziai un lungo massaggio con la lingua sul suo clitoride. Gemeva come mai avrei pensato. Era tutta aperta. “Chissà quanti cazzi avrà avuto” pensai mentre continuavo a darle piacere. Mi ridistesi accanto a lei, mentre ancora ansimava. “Per non aver mai scopato, per il momento te la cavi bene, tesoro” mi disse, alzandosi sui gomiti e spostandosi ancora in direzione del mio sesso. Si mise a succhiarlo nuovamente mentre i miei occhi si gustavano lo spettacolo del suo culo sodo. Mentre ingoiava la mia verga io le trastullavo il clitoride con le dita, ed entrambi stavamo delirando dal piacere. Ero eccitatissimo, lei si girò e disse: “Ora vediamo cosa è in grado di fare questo bel cazzone”. Si mise a cavalcioni e guardandomi negli occhi mi chiese se ero pronto per esse sverginato. Io le risposi, scherzando, che fosse dolce e cercasse di non farmi male. Prese in mano il mio sesso e lo indirizzò all'entrata della vagina. Per un pò se lo strofinò addosso e poi cominciò a calarsi. Fu un'emozione pazzesca sentire, e vedere, il mio cazzo entrare per la prima volta nella passera di una donna. Avevo sempre pensato che fosse come indossare un guanto ed in effetti sentivo il mio sesso avanzare completamente avvolto dalla morbidezza della vagina di Mirella. “Oh, mio Dio” esclamò Mirella estasiata da ciò che le stava succedendo. “Ma ti rendi conto di cosa hai tra le gambe?” “Perché?” “Perché è stupendo, hai un sesso bellissimo. E' pazzesco sentirselo dentro. Invidierò tutte le altre donne che verranno scopate da un simile arnese!”. Dopo di che iniziò a muoversi su e giù cercando di ingoiare a più non posso quel “simile arnese”. Anche per me fu una sensazione pazzesca, sentivo crescere sempre più l'eccitazione. Lei era sicuramente molto esperta e questo mi dava tranquillità e sicurezza. Diede un affondo pazzesco e sentii il mio sesso colpire il fondo della vagina e si distese su di me. Mi baciò e mi disse “Ti amo, bambino mio, tesoro mio. Ed ora vediamo cosa sai fare tu.” L'abbracciai ed, istintivamente, ripiegai le gambe ed alzai il bacino per far rimanere dentro il mio cazzo. Feci questi movimenti alcune volte e Mirella apprezzava la cosa. Il suo seno sodo e turgido premeva sul mio petto ed il suo corpo emanava un sensuale profumo. Rimanemmo alcuni istanti in quella posizione fino a che, sempre tenendola abbracciata e impalata, la voltai, dolcemente, sotto di me. Cercai una posizione per continuare a sentirla al meglio, dopodiché iniziai la mia cavalcata. All'inizio Mirella mi dovette chiedere di rallentare e fare con più calma, ma poi, preso il ritmo giusto, tutto diventò più facile. Ci scambiavamo, sussurrando, parole dolci e tenere mentre andavo su e giù dentro di lei. “Ti dispiace esserti fatto sverginare da me?” mi chiese ad un tratto. “No, è bello averlo fatto con te la prima volta” risposi, cercando di non sembrare ancora teso. Lei allargava e stringeva le gambe, alzava ed abbassava il bacino, il tutto per sentire sempre meglio il mio bastone. “Vedrai quanto sarà bello venire dentro una donna” e dicendo così cominciò ad accarezzarmi la schiena e i glutei. Aumentai notevolmente il ritmo, sembravo ossessionato nel raggiungere il risultato finale. Mirella mi fece capire che stavo sbagliando qualcosa: “Fai piano, tesoro. Cerca di restare rilassato, non è importante la fora fisica, ma quella mentale. Anche scopare, scopare bene soprattutto, è una questione di testa.” Mi fece rallentare e, con il cazzo ancora dentro, prese ad accarezzarmi le palle fino alla radice del cazzo. Che cosa sublime. Ci sapeva fare la single inconsolabile, dopotutto il matrimonio fallito, e forse qualcos'altro, le sarà stato utile. Sentivo il cazzo indurirsi ancor di più ma, soprattutto, sentivo che mi stavo rilassando, che ero meno teso di prima. “Va tutto bene, tesoro? Ora puoi ricominciare e, ricordati, è una questione di testa. Non essere teso con il corpo, a parte il tuo bel cazzone, s'intende” e rise. Ripresi la monta di quella splendida insegnante e fu, decisamente, più facile. “Oh mio Dio, tesoro. Non ti fermare, ti prego. Più forte, più forte. E' pazzesco!” disse, in preda ad una eccitazione sempre più violenta. “Non ci posso credere che non ha mai scopato prima d'ora. Non è possibile, scopi da Dio. Sei fantastico, tesoro. Maledette quelle donne che ti avranno dopo di me, è troppo bello!!”. La stavo montando furiosamente, sempre più forte e cominciavo a sentire quella sensazione che provavo quando mi facevo qualche sega, quel brivido elettrico che scende lungo la schiena e che si scarica in un orgasmo. “Sento che sto per venire Mirella”. “Non ti preoccupare tesoro, non ti preoccupare. Prendimi tutta, fammi tua con tutta la sborra che vuoi, ohhhh!!!” Non fece in tempo a finire la frase che le venni dentro in maniera indescrivibile e continuai, e continuai a spingere fino a che non rimase che un'ultima goccia di sperma. Ero esausto e privo di ogni forza. Mirella mi aveva completamente prosciugato, ma ero felice di essere entrato nel mondo degli scopatori. Restammo abbracciati per tutta la notte e rifacemmo l'amore ancora per tre volte prima che giungesse l'alba non senza che Mirella mi insegnasse ancora tante cose del mondo femminile.
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