Il consultorio - Puntata 1
di
airone
genere
feticismo
Quando Valeria arrivò a Borsanone non avrebbe mai immaginato quello che le sarebbe aspettato.
Giovane infermiera neolaureata, invitata da un vecchio preside ad aiutare presso il grande plesso scolastico del paese, pensava di dover tuttalpiù curare ginocchia sbucciate e raffreddori.
Invece, fin dal primo colloquio, il preside, che era pure il sindaco del paesino, fu chiaro, voleva formare un consultorio che servisse sì le scuole lì riunite, ma anche l’intero paese.
Valeria si trovò quindi a gestire un ambulatorio neanche tanto piccolo, con tre stanze e una sala d’attesa. L’ambulatorio era posto in fondo ad un giardino prospiciente all’edificio scolastico, dopo i vari campi sportivi, in un luogo appartato, ma facilmente raggiungibile.
Già il plesso serviva tutti i gradi scolastici, poi, con la scusa del consultorio, la donna si era trovata a servire pure l’utenza del vicino centro polisportivo comunale e, di sabato, la comunità tutta.
Inizialmente Valeria pensava di cavarsela con qualche visita, ma quando si sparse la voce che aveva studiato da ostetrica si era trovata un sacco di clienti in qualunque ora. Anzi, saltò subito fuori che la gente, in paese, non amava andare dal medico condotto, sia perché il più vicino era lontano 10 chilometri, ma anche perché, a detta popolare “Il più buono era uno stronzo”.
Valeria, in cuor suo, però non era troppo scontenta. Voleva fare medicina fin da piccola, poi le ristrettezze economiche le avevano fatto seguire la scuola da infermiera. Adesso l’esperienza le apriva nuovi nuovi.
L’ambulatorio che le era stato consegnato, era già stato portato a livello di istituzione paesana dalla sua predecessora: un’infermiera vecchio stampo che aveva operato per quasi 40 anni e che si era poi ritirata in pensione. Certo, il consultorio sarà stato anche conosciuto, ma era un ambiente quasi distrutto con strumenti risalenti agli anni 70.
Valeria aveva quindi costretto il sindaco ad usare una buona quota del budget comunale di due anni nel restauro degli ambienti, nell’acquisto di un ecografo che servisse a donne e uomini e svariati materiali moderni.
E visto che voleva usare lei i nuovi attrezzi, si era fatta pagare corsi e università, adesso era in grado di eseguire varie procedure ed esami, con la collaborazione di una biologa che era anche insegnante. Se poi c’era una vera seria patologia, o se occorrevano esami specifici inviava i pazienti al più vicino ospedale (30 chilometri di distanza). Fortunatamente i paesani erano personaggi schietti, aperti e solidi, quindi le visite all’ospedale erano un’eccezione.
La giornata noiosa.
Sono ormai le 11 di una giornata quasi primaverile. Valeria ha finito di pulire il consultorio e si siede fuori in giardino. Dall’esterno le porte e le finestre aperte permettono di vedere la grande sala d’aspetto che faceva anche da ingresso.
Dalla sala di aspetto, si accedeva ad un corridoio con tre ambulatori: a sinistra quello dedicato alle piccole medicazioni, a destra alle visite mediche generali ed ai prelievi, in centro il piccolo ambulatorio andro-ginecologico.
Nell’ambulatorio delle medicazioni, c’era un piccolo lettino con vicino un armadietto che conteneva garze bende e vari cerotti.
Nell’ambulatorio delle visite mediche c’erano una bilancia con misurazione dell’altezza, due lettini orientabili ed un armadio con i vari strumenti. In quell’ambiente si eseguivano prelievi e si facevano varie visite, comprese le posturali. Quindi presso una parete c’era pure uno schermo millimetrico trasparente.
L’ultimo ambulatorio era il più piccolo, c’erano due ecografi, un lettino ed una sedia ginecologica e poi tutti gli strumenti necessari, sonde, divaricatori, speculum, eccetera.
Valeria oggi si sente annoiata ed un po’ birichina, sono appena arrivate partite di speculum nuovi a quattro valve e muore dalla voglia di provarle.
Ma oggi non sono previste visite e la mattina scorre senza neppure un paziente inaspettato. Così, un po’ indispettita, si alza dalla sedia e va a farsi un giro fino alle vicine palestre.
Entra nella palestra coperta più vicina e guarda la classe che sta facendo lezione, sono tutti stati suoi pazienti e li conosce perfettamente. Dopo un po’ che è lì le si avvicina Elisa, una giovane biondina maggiorenne da pochi mesi. Elisa usa spesso Valeria come confidente molto intima, raccontandole cose che non voleva dire ai genitori, comprese le prime attività sessuali. Valeria, dal canto suo l’aveva visitata con attenzione più volte, insomma tra loro c’è una certa complicità
Elisa la guarda sogghignando e le dice “Dì un po’, hai visto quella nuova?” e col viso indica una ragazza bruna, dal corpo flessuoso che sta giocando a pallavolo.
La ragazza è in pantaloncini corti e canotta. La corta canotta le lascia scoperto l’ombelico, mentre salta il seno, piccolo e grazioso, le ballonzola un po’.
“Sai che sua madre è di colore?” continua Elisa “e scommetto che non hai mai dato uno sguardo ad una di quelle” continua maliziosa. “Sai è molto disinibita, pensa quando è in doccia gira tutta nuda per lo spogliatoio. La conosco da due giorni e so che vuole provare la pillola”
A questo punto Valeria incomincia ad interessarsi e chiede “E tu che vuoi da me?” “Niente, sai che vorrei fare l’infermiera come te….ecco, magari se la convinco a farsi dare un’occhiata, tu lasci che ti dia una mano”
“Ah sì eh? Carina, ti piacerebbe eh?” esclama maliziosa Valeria, “Bhe, tu portamela e vedremo”.
“Ci provo”, dice Elisa contenta, “avevo già appuntamento con lei alle 5 di oggi pomeriggio, aspettaci in ambulatorio, se la convinco arriviamo”.
“Ok ciao”, Valeria esce dalla palestra e torna in ambulatorio.
La giornata passa in modo molto noioso, nessuno si fa vivo in ambulatorio, la scuola chiude, la piscina apre ma nessuno sembra dover andare da Valeria.
Alle 16.30, però, squilla il telefono e Valeria va a rispondere; “Ciao sono Elisa, ho convinto Marie, la ragazza di cui ti parlavo, a farsi visitare da te. La cosa strana è che non ho fatto per niente fatica. Non è per niente spaventata, sembra quasi che sia abituata a queste cose, fra un quarto d’ora siamo lì, ricordati della promessa”.
“Sì sì, va bene” dice Valeria “vuoi che ti prepari il camicie?” chiede divertita. “Perché no” fa la ragazza “anzi, mi aspetto guanti e stetoscopio” e chiude.
--- continua ---
Giovane infermiera neolaureata, invitata da un vecchio preside ad aiutare presso il grande plesso scolastico del paese, pensava di dover tuttalpiù curare ginocchia sbucciate e raffreddori.
Invece, fin dal primo colloquio, il preside, che era pure il sindaco del paesino, fu chiaro, voleva formare un consultorio che servisse sì le scuole lì riunite, ma anche l’intero paese.
Valeria si trovò quindi a gestire un ambulatorio neanche tanto piccolo, con tre stanze e una sala d’attesa. L’ambulatorio era posto in fondo ad un giardino prospiciente all’edificio scolastico, dopo i vari campi sportivi, in un luogo appartato, ma facilmente raggiungibile.
Già il plesso serviva tutti i gradi scolastici, poi, con la scusa del consultorio, la donna si era trovata a servire pure l’utenza del vicino centro polisportivo comunale e, di sabato, la comunità tutta.
Inizialmente Valeria pensava di cavarsela con qualche visita, ma quando si sparse la voce che aveva studiato da ostetrica si era trovata un sacco di clienti in qualunque ora. Anzi, saltò subito fuori che la gente, in paese, non amava andare dal medico condotto, sia perché il più vicino era lontano 10 chilometri, ma anche perché, a detta popolare “Il più buono era uno stronzo”.
Valeria, in cuor suo, però non era troppo scontenta. Voleva fare medicina fin da piccola, poi le ristrettezze economiche le avevano fatto seguire la scuola da infermiera. Adesso l’esperienza le apriva nuovi nuovi.
L’ambulatorio che le era stato consegnato, era già stato portato a livello di istituzione paesana dalla sua predecessora: un’infermiera vecchio stampo che aveva operato per quasi 40 anni e che si era poi ritirata in pensione. Certo, il consultorio sarà stato anche conosciuto, ma era un ambiente quasi distrutto con strumenti risalenti agli anni 70.
Valeria aveva quindi costretto il sindaco ad usare una buona quota del budget comunale di due anni nel restauro degli ambienti, nell’acquisto di un ecografo che servisse a donne e uomini e svariati materiali moderni.
E visto che voleva usare lei i nuovi attrezzi, si era fatta pagare corsi e università, adesso era in grado di eseguire varie procedure ed esami, con la collaborazione di una biologa che era anche insegnante. Se poi c’era una vera seria patologia, o se occorrevano esami specifici inviava i pazienti al più vicino ospedale (30 chilometri di distanza). Fortunatamente i paesani erano personaggi schietti, aperti e solidi, quindi le visite all’ospedale erano un’eccezione.
La giornata noiosa.
Sono ormai le 11 di una giornata quasi primaverile. Valeria ha finito di pulire il consultorio e si siede fuori in giardino. Dall’esterno le porte e le finestre aperte permettono di vedere la grande sala d’aspetto che faceva anche da ingresso.
Dalla sala di aspetto, si accedeva ad un corridoio con tre ambulatori: a sinistra quello dedicato alle piccole medicazioni, a destra alle visite mediche generali ed ai prelievi, in centro il piccolo ambulatorio andro-ginecologico.
Nell’ambulatorio delle medicazioni, c’era un piccolo lettino con vicino un armadietto che conteneva garze bende e vari cerotti.
Nell’ambulatorio delle visite mediche c’erano una bilancia con misurazione dell’altezza, due lettini orientabili ed un armadio con i vari strumenti. In quell’ambiente si eseguivano prelievi e si facevano varie visite, comprese le posturali. Quindi presso una parete c’era pure uno schermo millimetrico trasparente.
L’ultimo ambulatorio era il più piccolo, c’erano due ecografi, un lettino ed una sedia ginecologica e poi tutti gli strumenti necessari, sonde, divaricatori, speculum, eccetera.
Valeria oggi si sente annoiata ed un po’ birichina, sono appena arrivate partite di speculum nuovi a quattro valve e muore dalla voglia di provarle.
Ma oggi non sono previste visite e la mattina scorre senza neppure un paziente inaspettato. Così, un po’ indispettita, si alza dalla sedia e va a farsi un giro fino alle vicine palestre.
Entra nella palestra coperta più vicina e guarda la classe che sta facendo lezione, sono tutti stati suoi pazienti e li conosce perfettamente. Dopo un po’ che è lì le si avvicina Elisa, una giovane biondina maggiorenne da pochi mesi. Elisa usa spesso Valeria come confidente molto intima, raccontandole cose che non voleva dire ai genitori, comprese le prime attività sessuali. Valeria, dal canto suo l’aveva visitata con attenzione più volte, insomma tra loro c’è una certa complicità
Elisa la guarda sogghignando e le dice “Dì un po’, hai visto quella nuova?” e col viso indica una ragazza bruna, dal corpo flessuoso che sta giocando a pallavolo.
La ragazza è in pantaloncini corti e canotta. La corta canotta le lascia scoperto l’ombelico, mentre salta il seno, piccolo e grazioso, le ballonzola un po’.
“Sai che sua madre è di colore?” continua Elisa “e scommetto che non hai mai dato uno sguardo ad una di quelle” continua maliziosa. “Sai è molto disinibita, pensa quando è in doccia gira tutta nuda per lo spogliatoio. La conosco da due giorni e so che vuole provare la pillola”
A questo punto Valeria incomincia ad interessarsi e chiede “E tu che vuoi da me?” “Niente, sai che vorrei fare l’infermiera come te….ecco, magari se la convinco a farsi dare un’occhiata, tu lasci che ti dia una mano”
“Ah sì eh? Carina, ti piacerebbe eh?” esclama maliziosa Valeria, “Bhe, tu portamela e vedremo”.
“Ci provo”, dice Elisa contenta, “avevo già appuntamento con lei alle 5 di oggi pomeriggio, aspettaci in ambulatorio, se la convinco arriviamo”.
“Ok ciao”, Valeria esce dalla palestra e torna in ambulatorio.
La giornata passa in modo molto noioso, nessuno si fa vivo in ambulatorio, la scuola chiude, la piscina apre ma nessuno sembra dover andare da Valeria.
Alle 16.30, però, squilla il telefono e Valeria va a rispondere; “Ciao sono Elisa, ho convinto Marie, la ragazza di cui ti parlavo, a farsi visitare da te. La cosa strana è che non ho fatto per niente fatica. Non è per niente spaventata, sembra quasi che sia abituata a queste cose, fra un quarto d’ora siamo lì, ricordati della promessa”.
“Sì sì, va bene” dice Valeria “vuoi che ti prepari il camicie?” chiede divertita. “Perché no” fa la ragazza “anzi, mi aspetto guanti e stetoscopio” e chiude.
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