Il master

di
genere
dominazione

Il Master

Sono nato in un castello dell’Austria, molto grande con personale che lavorava campi e accudiva al vario bestiame in nostro possesso, la mia vita è sempre stata molto agevolata dall’essere molto ricco e poter fare e gestire tutto, all’età di venti anni ho conosciuto una giovane e bella ragazza, era alta almeno 170 cm biondissima con capelli che le cascavano sulle spalle, occhi di un azzurro splendente, un paio di gambe perfette e un culo che era una cosa da far girare la testa a tutti, lei sapeva di essere bellissima e ne approfittava per poter fare tutto quello che gli diceva la testa, era consapevole che mettendosi con me si sarebbe arricchita potendo anche fare una vita agiata senza problemi, l’amavo alla follia ne ero invaghito tanto da sgridare tutti quelli che si voltavano a guardarla mentre passava.
La vita scorreva felice facevamo sesso senza problemi anche perché era tutto mio, poi accadde qualcosa che mi fece turbare.
Mentre rientravo da uno dei miei viaggi all’estero per poter gestire i miei affari mi accorsi che la mia futura sposa che si chiama Elisabetta non era in casa ad attendermi pur sapendo che sarei arrivato in quel momento, non ci feci tanto caso pensando a qualche servizio che doveva fare, (molte volte si assentava per comperare il meglio del meglio), e mi dedicai a vedere come andava nel castello, avevo fatto costruire anche delle segrete, dove c’era tutto quello che si poteva desiderare in fatto di bdsm, perché ne ero un cultore, anche se non avevo mai sperimentato niente vista anche la mia giovane età.
Continuando nel giro mi accorsi che era rientrata Elisabetta, però non mi dava l’idea che fosse uscita anzi sembrava che non si fosse neanche lavata, la faccia era sporca e i capelli sembravano bagnati, lei non mi vide subito, riuscivo io a vederla perché ero posizionato dietro a uno specchio riflettente quindi io potevo vedere mentre lei si poteva solo specchiare, si guardò e sembrava stanca come se avesse fatto qualcosa, subito dopo dietro a lei entrò il guardiano degli animali che possedevo, gli andò vicino e le strinse le tette con forza, lei si divincolò dicendogli che sarei potuto arrivare da un momento all’altro e lo mandò via dicendogli che appena sarei ripartito lo cercava lei.
Capitolo 2
Tornai al cancello senza farmi vedere e rientrai come se ero appena arrivato lei mi corse incontro, si era lavata e profumata, era bellissima non riuscivo a non guardarla mi tuffavo nei suoi occhi, e ne rimanevo stregato, però subito mi distolsi, e ripensai a quello che ero successo, pensando a quello che avrei fatto.
Passarono un paio di giorni e una mattina mi disse che sarebbe andata per un paio di giorni dalla mamma che la aspettava da tempo, l’accompagnai all’aeroporto e la baciai intensamente come se non la rivedessi più, appena partita mi diressi al castello chiamai un elettricista che praticava anche qualcosa di elettronico e gli dissi cosa volevo, ovviamente non badavo a spese.
Mi feci installare delle microcamere invisibili alla vista su tutto il perimetro del castello delle scuderie e dove riposavano tutti gli animali, qualche mio lavorante notò quel signore che si aggirava nel castello ma non ci fece caso sapendo che non erano fatti suoi, le microcamere le feci installare anche all’interno, praticamente avevano installato 30 microcamere dove avevo sotto controllo tutto il castello interno e esterno, tutto collegato al pc, sia portatile che fisso con registrazione 24 su 24.
Soddisfatto della cosa entrai nel mio studio segreto e mi collegai, praticamente guardavo tutto il castello e potevo anche ascoltare quello che si diceva mano a mano che selezionavo la telecamere interessata.
Passò una settimana Elisabetta tornò l’andai a prendere all’aeroporto, arrivati al castello si fece una doccia e uscì ancora bagnata e senza niente addosso mi si avvicinò e facemmo del sesso sfrenato eravamo instancabili, solo una cosa non aveva mai voluto fare, non mi aveva mai dato il suo culo che io bramavo, cosi cominciai a leccarla cosa che la faceva impazzire la penetrai e mentre chiavavo le misi il pollice sul buchetto del culo ma lei subito mi rimproverò che non le piaceva, io lasciai perdere coltivando vendetta, ma dovevo essere più che certo, che mi tradiva.
Dopo una settimana decisi che era il momento di verificare, cosi preparai un viaggio fittizio dove sarei partito ma rientrato in segreto per poter guardare quello che accadeva nel castello.
Così feci, mi accompagnò come sempre all’aeroporto e mi bacio dicendo che mi avrebbe aspettato in trepidante attesa, poi lei andò via ed io senza farmi vedere chiamai in taxi e mi feci portare nuovamente al castello, rientrai in gran segreto, nessuno mi aveva visto e mi rifugia nel mio studio segreto che neanche Elisabetta conosceva, nello studio c’era tutto l’occorrente per poterci vivere, un frigo ben fornito un letto una poltrona, scrivania e computer con monitor da 32 pollici, praticamente ci sarei potuto stare anche più di una settimana.
Mi misi comodo sulla poltrona e mi collegai con le videocamere, tutto normale non si vedeva niente di insolito, solo che non vedevo neanche Elisabetta in nessun posto, pensai….vuoi vedere che non lo fa qui ma vanno in qualche posto?
Poi improvvisamente apparve, era bellissima come sempre, era nelle stalle e si dirigeva verso un posteggio dove era legato un cavallo purosangue, lei lo accarezzò e apparve lo stalliere, era alle sue spalle l’abbracciò e la strinse a lui, lei si sciolse al suo bacio sul collo, si sdraiarono nel fieno e lui cominciò a baciarla tra le gambe poi la denudò e si denudò anche lui, aveva un cazzo che era mostruoso già in erezione sembrava un braccio >Elisabetta lo prese tra le labbra e cominciò a leccare, (poteva solo leccarlo) non riusciva a prenderlo in bocca anche se si sforzava di farlo, lui la giro e la fece mettere a pecorina con calma cominciò a leccarla tutta, io sapevo che questo la faceva letteralmente impazzire, la lubrificò ben bene e poi con un colpo secco la penetrò, Elisabetta dette un grido che assomigliava a quello del cavallo lo stalliere cominciò un avanti e indietro da mozzafiato lei sembrava svenuta dalla penetrazione improvvisa, quando si riprese lo incitava ad andare più forte poi si contorse in un orgasmo bestiale, lo stalliere ancora non era venuto così lo tiro fuori ancora gocciolante dell’orgasmo di lei, lo punto al buchetto del culo, ma Elisabetta si divincolò cercando di scappare sapendo cosa voleva farle, ma lui era molto più forte di lei e molto più grande la prese e l’appoggio allo steccato, lei di divincolava come un serpente ma lo stalliere prese delle redini e la legò, mani e piedi insieme piegata allo steccato, cosi che non gli potesse più sfuggire e contemporaneamente manteneva la posizione, in questo modo e facendo questa specie di lotta si eccitò ancora di più, e senza curare delle grida che lei faceva puntò il suo attrezzo al buchino del culo ed entrò con tutta la potenza che poteva Elisabetta svenne, ma lui senza preoccuparsi troppo di questo cominciò a chiavarla con ferocia e brutalità, dopo quasi un ora venne anche lui nel buchino, che ora era diventato una galleria tanto era dilatato. Sembrava che gli avesse fatto un clistere tanta era la sborra che gocciolava fuori ormai senza fermi.
La sciolse che era ancora svenuta e la adagiò sul fieno cercando di rivestirla, le getto dell’acqua in faccia e quando si riprese la baciò a lungo sulla bocca e lei continuava a partecipare.

Capitolo3
Avevo visto abbastanza, il mio cuore batteva all’impazzata rivedevo la scena registrata e pensavo alla vendetta, io che amavo quella femmina dovevo vederla tra le braccia di una persona viscida e schifosa, sporca e che puzzava di stalla.
Presi una decisione, avrei cominciato ad usare la mia camera di bdsm e avrei cominciato con Elisabetta, che mi amava solo perché ero ricco, ma a lei interessavano cazzi enormi che io purtroppo non possedevo.
Guardai nuovamente il monitor e vidi che Elisabetta si alzava abbracciata allo stalliere e si incamminarono verso l’uscita della stalla, cambiai videocamere e li vidi che entravano nel casolare dello stalliere dove aveva gli attrezzi da lavoro continuando nella visione mi accorsi che c’erano altre persone che non conoscevo, presero Elisabetta tra le braccia e la distesero sul tavolo dove facevano colazione, la spogliarono nuda, la fecero coricare a pancia sotto e la legarono mani e piedi, il suo culo era all’esterno del tavolo, quindi aveva le caviglie legate ai piedi del tavolo con le gambe aperte, poi presero tutti delle fascine, erano almeno in cinque compreso lo stalliere, e cominciarono a frustare Elisabetta, sul culo sulle gambe sulla schiena, le fecero diventare il suo bel corpo bianco latteo in qualcosa di rosso e striato e in qualche punto si vedevano tracce di sangue, lei gemeva e si lamentava, dopo un po’ posarono le fascine, presero delle redini e continuarono con quelle, ma la cosa che più mi impressionava era che non si alternavano uno per volta a frustarla ma tutti insieme senza pausa e senza dare importanza ormai alle grida che emetteva Elisabetta, cercava di contorcersi sul tavolo per evitare le frustate ma invano, poteva solo gridare, dopo più di un’ora che la frustavano si stancarono e posarono le redini che erano servite a frustare, ormai Elisabetta non gridava più, sembrava che stava in un oblio si guardava intorno senza guardare era assente.
Tutti si fermarono per almeno una mezz’ora loro si ristorarono con delle birre che erano nel casolare, mentre Elisabetta era rimasta legata al tavolo, non si muoveva rimaneva in attesa, i cinque cominciarono con calma a spogliarsi, e………avevano tutti dei cazzi enormi, poco più piccoli dello stalliere ma……enormi e larghi erano massicci, uno per volta si avvicinarono e cominciarono a toccarla e lei in ogni contatto delle mani sul suo corpo gridava dal dolore che le arrecavano, uno per volta cominciarono a chiavarla senza pietà, sentii lo stalliere che diceva che il culo dovevano cercare di risparmiarlo perché il padrone sapeva che era ancora vergine e lui si era fatto prendere la mano e lo aveva fatto, e non sapeva come andava a finire quando fossi ritornato e me ne sarei accorto, tutti acconsentirono ma rimasero a guardare lo stalliere e ridevano, dicendo ma il tuo padrone come ha il cazzo? E grande quando il nostro? Lo stalliere non lo sapeva e gli altri risposero se è più piccolo sicuro che dopo il nostro passaggio si accorgerà che anche la figa e slabbrata non ti pare? Lui ci pensò sopra e disse che molto probabilmente era piccolo perché quando l’aveva chiavata lui sembrava vergine, comunque non si preoccupò più di tanto ma salvò il culo, la chiavarono tutti lei era sempre legata e a turno entravano nella figa ormai enorme come una caverna, gemeva e li incitava a farlo più forte, poi girò lo sguardo e chiese, “mentre mi chiavano mi frusti sulla schiena?” ovviamente acconsentirono con piacere.
Guardavo il monitor e nella mia mente pensavo a quello che le avrei fatto, quello che stava subendo era niente in confronto a quello che la mia mente stava escogitando per lei e lo stalliere.
Quando tutti ebbero finito la slegarono non si manteneva neanche sulle gambe, la dovettero prendere in braccio e adagiarla sul pavimento, erano tutti intorno a lei quando quasi tutti insieme si misero a pisciare e la ricoprirono del loro piscio lei apriva la bocca e ingoiava come se fosse la cosa più bella del mondo, quando finirono la alzarono e lo stalliere se la caricò sulle spalle e senza farsi vedere dagli altri lavoranti la portò nella sua stanza, prima l’adagiò sotto la doccia e aprì l’acqua, quel tepore la fece rinascere, si riprese riuscì ad alzarsi e stampò un bacio con la lingua allo stalliere che era rimasto con lei, si asciugò e si distese sul letto addormentandosi subito




scritto il
2016-03-14
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