La prova dalla sarta (PARTE 2)

di
genere
etero

Dopo quella prima "prova", ce ne furono di molte altre. Quei pantaloni erano complicati da riparare. E spesso mi trovavo a non indossarli nelle mie frequenti sessioni dalla sarta.
Elena era un'amante spettacolare. A volte le "prove" si effettuavano da lei. A volte in un discreto albergo di periferia. Tutto all'insaputa di Roberto, il mio caro amico e suo figlio, e, soprattutto del marito di Elena, del quale iniziai ad essere geloso. Avrei voluto Elena tutta per me ma l'ipocrisia imperante nel piccolo centro dove vivevamo non ci permetteva di vivere quella relazione come avrei voluto. Lei se ne rammaricava ma non se la sentiva di lasciare il marito.
Ad un certo punto mi ero incaponito di far l'amore con lei nel suo letto coniugale ma rimase un miraggio.
Mi ricordo di quella volta che la portai nel casale che la mia famiglia possedeva in campagna. Lei era molto emozionata: in quella casa vi era stata in varie occasioni conviviali tra la mia e la sua famiglia. Appena entrammo le saltai addosso: solo starle vicino mi faceva impazzire. Le cinsi i fianchi da dietro e la sospinsi verso il letto. Per fortuna lei non indossava mai pantaloni, era una donna piuttosto all'antica e questo era molto apprezzato da me. La volevo prendere alla pecorina, non l'avevamo mai fatto così. Inoltre lei mi confessò che non l'aveva mai fatto, né con me, né con nessuno.
Mi eccitai ancora di più.
- C'è sempre una prima volta... - dissi, emozionato.
- Fai piano, ti prego... - replico lei, sottovoce.
Si sistemò un po' goffamente sul letto in quella posizione. Le sollevai la gonna e le abbassai gli slip. Un culo da favola, bianco e morbido.
Mi sbottonai i pantaloni e il membro schizzò fuori dagli slip, prepotentemente eretto. La sentii fra le gambe e mi accorsi che era già bagnata.
- Non l'hai mai fatto, però ne hai una gran voglia, pensai.
La presi per i fianchi e glielo affondai dentro.
- O mio Dio... svengooo...! - esclamò Elena, quasi cadendo distesa in avanti.
- No, non svenire ma godi, amore mio... - replicai, iniziando a spingere su giù. Il mio bacino sbatteva contro le sue maestose chiappe e poi la presi per seni, scopandola a più non posso.
- Che gran troia che sei, Elena - ormai mi prendevo certe libertà - mentre scopavamo - che lei non disdegnava affatto. La sua liberazione dalle inibizioni la doveva a me.
Aveva anche imparato a manifestare tutto il suo piacere liberamente e a intendere i suoi orgasmi come qualcosa di naturale da non dover nascondere.
Ebbe il suo orgasmo ed io stavo per avere il mio.
Lo tolsi da dentro e venni sulla sua schiena, ansimando.
La spinsi giù e mi sdraiai sopra di lei, spossato. Aveva il potere di succhiarmi tutte le energie, ero pazzo di lei.
- Uno di questi giorni... - dissi piano.
- Cosa? - fece lei, guardandomi fisso negli occhi.
- Quel tuo buchino ancora vergine...
- Tu sei pazzo! Mai!
- Si, pazzo... di te!
Mi diede un cuscino sulla testa e poi mi baciò con passione. Io la strinsi a me. La mia Elena.

CONTINUA
scritto il
2016-03-16
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