Quella voglia incontenibile

di
genere
etero

Passarono diversi giorni da quella serata (vedi "Chi ritrova un'amica, trova un tesoro" (Pt.1/2/3) e io e Giulia ormai eravamo sempre più affiatati: ci sentivamo regolarmente, uscivamo insieme e cercavamo in tutti i modi di ritagliarci momenti di intimità, magari imboscandoci in luoghi bui e isolati per toccarci a vicenda e sfogare un po' di quella carica erotica che sembrava farci esplodere da un momento all'altro ogni volta che eravamo vicini o i nostri sguardi si incrociavano. Una sera ci ritrovammo ancora al pub, con suo fratello e la sua ragazza, proprio come la prima volta in cui ci incontrammo di nuovo, dopo anni.
Io la guardavo incantato, mentre rubava le patatine dal piatto del fratello, Diego, e le mangiava fissandomi con sguardo provocante, senza farsi notare dagli altri. Si era accesa molto in quei giorni, o meglio, ci eravamo accesi molto. Ci volevamo.
Ad un certo punto si gira e dice: "Fa caldino qua dentro, quasi quasi esco a prendere una boccata d'aria... chi viene con me?" sapendo che l'hamburger appena ordinato dalla fidanzata di Diego ci avrebbe messo molto ad arrivare e che l'avrebbe finito a fatica, viste le dimensioni notevoli della pietanza.
Aspettai un paio di secondi e risposi: "Vengo io con te, effettivamente sto iniziando a sudare! Facciamo così, noi prendiamo un po' d'aria e poi quando avete finito ci mandate un messaggio, così vi raggiungiamo" - continuai rivolgendomi alla coppietta. Raggiunto l'accordo, io e Giulia ci alzammo e uscimmo dal locale.
Fuori si stava ancora bene, nonostante l'estate fosse ormai al capolinea e fossero le 22.30 circa. La presi per mano e andammo subito verso il parchetto, nella ormai nota zona con meno luce. Io mi fermai davanti alla solita panchina, ma lei proseguì verso una zona ancora più isolata e circondata da siepi.
"Dove vai, Giulia?"
"Non fare domande e seguimi"
Mi ritrovai così all'estremità del piccolo parco, dove l'unico modo per arrivare era fare il nostro percorso e oltre quelle piante c'era solo aperta campagna.
La guardai eccitatissimo, per poi farle una battuta: "Siamo venuti fin qui perchè tira più aria?", rise di gusto per qualche secondo, amavo sentirla ridere.
"No, scemo! Dai, non abbiamo molto tempo, vieni qui".
Mi avvicinai a lei ancora di più, le poggiai le mani sui fianchi e iniziammo a baciarci, con molto trasporto. Le nostre lingue raggiungevano ogni centimetro delle nostre bocche, la nostra saliva si mischiava e non volevamo staccarci più.
La mia mano destra scivolò dal fianco verso la sua coscia, volevo farmi strada nei pantaloni e arrivare al suo nettare, ma Giulia mi fermò.
"Aspetta. Dopo dobbiamo tornare dagli altri, non posso presentarmi nelle condizioni in cui eravamo l'altra sera" - disse a bassa voce - "sono entrata in casa con le mutandine completamente zuppe, per fortuna dormivano tutti!"
"Ti ricordo che anche i miei boxer non erano in ottime condizioni...".
"Appunto" - continuò - "questa volta dobbiamo evitare, quindi faremo a modo mio"
"A modo tuo? Cioè?"
"Tu fidati e non te ne pentirai".
Immaginavo dove volesse arrivare o almeno era quello che speravo. Tornò sulla mia bocca per baciarmi, mentre con le mani si impegnava a slacciarmi il bottone e la cerniera dei jeans. Mi abbassai i pantaloni ed era impossibile non notare la mia eccitazione che cercava una via di fuga dai boxer.
Ci mise subito una mano, da sopra il tessuto: "Ops. Guarda cosa abbiamo qui. Il tuo bellissimo cazzo duro tutto per me. Mi è mancato tanto in questi giorni!".
Adoravo quando iniziava a parlare così, con i giorni si lasciò andare prendendo sempre più confidenza e quando cominciava a buttare quei termini nelle frasi, si notava ancora di più quanto fosse vogliosa di avermi. E saperlo mi faceva eccitare da morire.
"Eh sì, tutto per te, cara maialina" - lei infilò subito una mano dentro ai miei boxer e lo impugnò, poi con l'altra me li abbassò completamente, per poi prendermi i testicoli e accarezzarli con dolcezza da sotto.
Mi fissò negli occhi con voglia e iniziò a masturbarmi, scoprendo il glande muovendosi su e giù con la mano. Andò avanti per un paio di minuti, interrompendo il contatto visivo con i miei occhi solo per leccarmi labbra e collo di tanto in tanto, mentre continuava a muovere la mano.
Poi, ad un certo punto, si fermò e mi sussurrò all'orecchio: "Mi manca il tuo sapore". Sapevo che a quel punto si riferiva al mio sperma, e infatti si abbassò fino ad inginocchiarsi ritrovandosi il mio pene durissimo e pulsante proprio davanti alla bocca. Pensavo volesse segarmi per poi bere con voglia tutto quello che sarebbe uscito, visto che fino a quel momento non si era mai spinta fino al pompino vero e proprio, ma fui piacevolmente smentito.
Vidi le sue labbra spalancarsi e avvicinarsi al glande, facendolo sparire all'interno della sua bocca, per poi serrarle e succhiare. Lo rilasciò con uno schiocco di labbra e quella cosa, se possibile, mi fece eccitare ancora di più.
Volevo dirle qualcosa, ma rimasi in silenzio a godermi quel bellissimo momento.
Per qualche secondo tornò a masturbarmi, poi lo prese con decisione e lo mise nuovamente nella sua bocca, questa volta mi fece sentire anche la lingua. Dopo un paio di volte non ce la facevo più e avrei già voluto liberarmi, ma cercai di resistere il più possibile. Nel frattempo, mentre continuava, per due volte sentii anche i suoi denti, sentendo di conseguenza un forte dolore, ma non glielo feci notare. Era evidente che non fosse espertissima, non credo di essere stato il primo anche se non ne avevo la certezza, ma sicuramente non l'aveva fatto molte altre volte. Voleva farlo perchè con me aveva raggiunto un livello di intesa oltre ogni immaginazione e quella cosa mi faceva diventare matto.
Il culmine arrivò quando ormai ci prese gusto e iniziò a succhiarmelo con più foga, anche se non si spinse mai oltre la metà del mio pene. Alzò il viso, senza smettere, e mi fissò negli occhi con uno sguardo vogliosissimo. A quel punto sapevo che non sarei durato molto: i suoi occhioni verdi si fondevano con i miei, la sua lingua era impegnata a girare intorno al mio glande, le sue labbra scorrevano sull'asta e la sua saliva mi stava colando fino alle palle. Andò avanti così per altri 30 secondi, senza mai mollare, smise solo quando vide che iniziavo ad irrigidirmi, quindi se lo fece sfilare dalla bocca, me lo fece prendere in mano e iniziai a segarmi per completare l'opera. Lei chiuse gli occhi e spalancò la bocca, era evidente che volesse godersi ogni goccia del mio liquido.
I primi due schizzi furono una cosa incredibile, sia per la quantità, che per la velocità con cui si presentarono, infatti la mancai, ma con gli altri non sbagliai e le riempii la bocca. Aveva il mio sperma anche tutto intorno alle labbra, fino alla base del naso. Aprì gli occhi, mi guardò e chiuse la bocca.
Quando la riaprì era sparito tutto, non ne rimase traccia ed era orgogliosa di mostrarmelo. Si passò la lingua sulle labbra per raccoglierne il più possibile, poi riavvicinò la bocca al glande e lo succhiò con avidità cercando di farne uscire ancora un po' con l'aiuto della sua mano.
Me lo leccò per bene e mi guardò: "Allora? Che ne pensi?".
"E me lo chiedi pure?" - risposi accennando una risata - "sei una meraviglia!"
Lei arrossì, si alzò e mi baciò, senza pensare al fatto che avesse avuto il mio sperma in bocca fino a un minuto prima.
Se ne accorse e si fermò, ma io la volevo e la riportai a me riprendendo a baciarla.
Ci staccammo, mi tirai su boxer e pantaloni, mentre lei si sistemava i capelli e con un fazzolettino si puliva le labbra, per evitare di lasciare indizi.
Finito di sistemarci, ci abbracciammo forte e ci baciammo con passione altre volte, non so nemmeno quante, sicuramente tante.
Non era ancora arrivato nessun messaggio da parte loro, ma erano passati circa 20 minuti, quindi decidemmo di incamminarci verso il pub per ritornare dagli altri e vedere a che punto fossero arrivati con il loro hamburger. Arrivati davanti al locale, mi bloccò e abbracciandomi portò la sua bocca al mio orecchio destro per dirmi: "Ovviamente acqua in bocca con gli altri... io per questa sera in bocca ho già preso qualcos'altro" mi fece un sorriso malizioso dopo avermi dato un bacio a stampo, poi insieme salimmo i gradini e rientrammo. Purtroppo l'indomani mi sarei dovuto alzare presto, quindi rimanemmo lì ancora per poco, giusto il tempo di bere una bibita e far due battute, poi tutti a casa. Una volta steso a letto, parlai con lei, tramite una famosa app per smartphone, per un'ora o poco più, fino a quando non sprofondai in un sonno più simile ad un coma.




scritto il
2016-03-29
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