Una giornata diversa

di
genere
etero

Sono sempre stata una ragazza puntuale e quindi anche quel giorno arrivai in orario a casa della Signora Rossi che mi aveva "assunto" per badare al suo anziano padre. Vivevo e vivo ancora con mia madre e ho sempre cercato di non pesare troppo sulle nostre finanze cercandomi lavori da fare e quello di fare da baby sitter, o meglio badante, era solo uno dei vari modi che avevo per raccimolare qualche soldo senza dover chiedere conto a lei.
Mi chiamo Melissa, ho 18 anni, capelli biondo chiaro, che tengo lisci e che incorniciano due occhi azzurri; sono piccolina di statura e di corporatura, ma per compesare la mia altezza la natura almeno mi ha regato una terza abbondante di seno.
La Signora mi presentò suo padre, un uomo anziano sull'ottantina che mi salutò educatamente e mi istruì velocemente su quelo che avrei dovuto fare nel corso della giornata e non mi sembrò niente di particolarmente pesante: praticamente dovevo solo fare compagnia all'uomo e preparare i pasti visto che aveva, a causa dell'età difficoltà motorie e di spostamento.
Quindi, assicuratasi che io avessi compreso tutto, mi salutò avvisandomi che sarebbe tornata solo in tarda serata ma che per qualsiasi cosa potevo chiamarla e così cominciò la mia giornata con Giovanni, che pur non alzandosi dal divano, si dimostrò un arzillo vecchietto, continuando a parlare e scherzare con me per tutta la mattina e mentre preparavo il pranzo, che consumammo, sempre sul divano, tramite un vassoio.
Subito dopo pranzo notai però un cambiamento nell'uomo seduto accanto a me: divenne più taciturno e fece qualche tentativo di alzarsi dal divano, che ovviamente fallì; solo quando lo vidi chiudere le gambe e battere i piedi cominciai a capire a cosa era dovuto questo suo mutamento d'umore; sorrisi nel vedere il suo imbarazzo e capii che l'uomo aveva bisogno di andare in bagno ma che non si osava a chiedere una mano.
Mi girai verso di lui con il migliore dei sorrisi che riuscissi a fare:
- Giovanni? - eravamo passati al tu quasi subito - Che fai ora ti imbarazzi? - dissi mantenendo il sorriso, ma lui non rispose e quindi continuai, alzandomi e offrendogli una mano - Su, fa parte del mio lavoro, nessuna vergogna o imbarazzo! -
E finalmente parve che riuscii a convincerlo e, accettando la mia mano, finalmente si lasciò condurre al bagno e al gabinetto. Li, stando alle sue spalle, lo aiutai con i pantaloni e gli slip e lo sorressi mentre faceva la pipi. Il suo silenzio mi faceva capire che continuava a sentirsi in imbarazzo per quella situazione mentre io, al contrario, cominciavo a sentirmi sempre più strana.
Quando ebbe finito, mi sporsi per predere due strappi di carta igienica e senza che lui potesse fare nulla, con quelli pulii il suo pene con cura per poi buttarli con calma nella tazza e a quel punto non so ancora adesso cosa mi prese; invece di aiutarlo a rivestirsi, presi la sua ascia moscia con la mano e cominciai ad accarezzarla lentamente, stringendola nella mia mano delicatamente.
Lui rimase in silenzio, o almeno cercò di farlo, poichè sentii chiaramente un sospiro da parte sua mentre la sua asta lentamente, si irrigidiva nella mia mano. Si appoggiò di più a me e io per qualche secondo continuai il mio massaggio, come ad essere sicura che fosse di suo gradimento, quindi lo feci girare verso di me, e per un attimo lo guardai negli occhi: se le mie intenzioni sembravano chiare, non riuscivo a capire lui cosa stesse pensando; in ogni caso, mi chinai, raccogliendo gli slip intorno ai suoi piedi e coprendo la sua erezione, facendo lo stesso con i pantaloni, anche se non li chiusi. Quindi lo presi per mano, ma invece di tornare in cucina lo condussi in camera da letto e lo feci stendere sul suo letto, dove rimasi a guardarlo per qualche secondo.
Solo quando si passò, probabilmente senza neanche accorgersene, la lingua sul labbro inferiore mi mossi e mi misi in ginocchio tra le sue gambe, facendo nuovamente scivolare a terra pantaloni e slip: non aveva un pene di grosse dimensioni, ma la sua erezione era ancora li "dove l'avevo lasciata" e la cappella sembrava fremere dall'attesa; non rimasi a perdere ulteriore tempo e con la mano ripresi la sua asta in mano e ripresi ad accarezzarla con calma, mantenendo il viso vicino alla sua cappella e guardandolo dal basso. Quindi chiusi gli occhi e aprii la mia bocca, facendo entrare la punta del suo pene tra le mie labbra; la sentii sfiorarle e quindi poggiarsi sulla mia lingua e in pochi attimi l'intera sua asta era nella mia bocca. Cominciai a muovere la mia testa in avanti e indietro, lentamente, gustandomi la sensazione di quel vecchio pene sulla mia lingua mentre la mia mano accarezzava con delicatezza i suoi testicoli ricoperti da una lieve peluria grigia e sentivo lui quasi grugnire di piacere.
Procedetti così per qualche minuto quindi lentamente mi alzai, sfilandomi (e confesso: un po' a malincuore) la sua asta dalla bocca, ma solo per farlo accomodare meglio e spogliarlo del tutto fino a farlo rimanere nudo sul letto; lo guardai un secondo, guardo la sua pancetta e il suo corpo stanco prima di spogliarmi anche io rimanendo quindi ferma per farmi ammirare da lui.
- Ti piaccio? - dissi quindi sottovoce e lui annuì solamente con la testa e vidi che il suo sguardo era ormai fisso in mezzo alle mie gambe e non si alzava più di li.
Sorrisi e quindi salii sul letto posizionandomi a gambe aperte sopra il suo viso guarandolo questa volta dall'alto.
- Erano decenni che... - ma non gli lasciai finire la frase e scesi lentamente verso il suo volto, poggiando la mia apertura pochi millimetri dal suo viso e lui non si lascio sfuggire l'occasione: lo sentii ispirare con il naso, come a voler sentire il mio profumo, quindi apri le labbra e dopo avermela baciata cominciò a leccarmela; all'inizio erano lenti movimenti della lingua poi pian piano divenne più irruente e il suo leccarmi e succhiarmi voracemente mi costrinse ad appoggiarmi alla testiera del letto mentre mi bagnavo sempre di più a causa della sua lingua.
Mi accorsi che avevo anche cominciato ad ondeggiare leggermenteil bacino, come ad offrirmi a lui e alla sua lingua e lui se ne dovette accorgere, perchè cominciai a sentirlo mugulare mentre le sue mani si appoggiavano al mio sedere, tastandolo.
Lasciai che mi leccasse e mi gustasse per un po' e mi godetti ogni singolo momento prima di alzarmi nuovamente e guardarlo nuovamente dall'alto, mentre con un dito mi toccavo dove fino a pochi secondi prima lui mi aveva sconvolto con la sua lingua; lui invece si leccò nuovamente le labbra, come a ripulirsi dal mio sapore, o per gustarne le ultime gocce.
- Mmmh - lo sentii mormorare con il fiato corto - Hai davvero un buon sapore... avevo dimenticato come fosse... -
A sentire quelle parole sorrisi di nuovo e mi venne voglia di fargli ricordare anche altro, mi venne voglia di essere completamente sua e decisi di assecondare quella voglia. Mi spostai fino a trovarmi a cavalcioni sopra il suo pene, ancora duro e appoggiato alla sua pancia; lo presi con una mano fissandolo negli occhi ne appoggiai la cappella alla mia apertura, tenendola ferma li.
Potevo finalmente leggere il desiderio nei suoi occhi, che doveva essere lo stesso che lui poteva vedere nei miei e quindi con delicatezza scesi verso il basso, introducendo con la mano quella calda asta all'interno di me, che ero già calda e bagnata di mio.
Lo sentii cercare di sollevare il bacino, ma gli misi una mano sul petto per fermarlo e in seguito prendendogli entrambe le mani e poggiandole sui miei seni.
- Lascia fare a me - dissi semplicemente e lui annuì stringengomi il seno con delicatezza.
A quel segnale cominciai a muovere sinuosamente il bacino in avanti e indietro e sentivo la sua asta dentro di me cercare di raggiungermi in fondo mentre lui, dai sospiri che emetteva si godeva il mio seno e la mia presenza. Con il passare dei minuti i miei movimenti si fecero più rapidi e i suoi mugolii più forti fino a quando, senza preavviso, con un grugnito quasi animale sentii il suo pene tremare dentro di me e sparare tre o quattro getti di seme mentre lui, si irrigidiva e tremava sotto di me; io rimasi ferma fino a quando non fui sicura che avessi scaricato tutto dentro di me, quindi mi sollevai delicatamente guardando la sua espressione soddsifatta e non potei fare a meno di chinarmi di fronte alla sua erezione e terminare di pulirla con la mia lingua.
Io non ero venuta, ma mi sentivo stranamente soddisfatta e appagata da quell'esperienza e mi sdraiai, nuda e senza dire nulla, accanto a lui, rimanendo sul letto per tutto il pomeriggio: non facemmo più l'amore ma lui ebbe modo di divertirsi a più riprese con il mio seno e, forse per ricompensarmi (non me lo disse) decise anche di farmi un ditalino fino a farmi raggiungere un orgasmo.
Quando la figlia tornò a casa la sera eravamo entrambi in cucina, come quando ci aveva lasciati, ignara del modo in cui io gli avessi tenuto compagnia...
scritto il
2016-04-06
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