Vacanze Italiane
di
MistyFairy
genere
incesti
Ciao, il mio nome è Chloè e sono nata e cresciuta in Francia. Tutto questo cominciò qualche anno fa: come ogni anno avremmo passato l'intera estate a casa della sorella di mia madre in Italia e io, al solo pensiero, cominciai ad essere di cattivo umore. Non sopportavo né i miei zii né tantomeno i miei cugini, che ritenevo essere volgari e noiosi. Probabilmente il peggiore di tutti era l'uomo che mia zia aveva sposato: mio zio era grasso, stempiato e così volgare, sboccato e rude da mettermi sempre un po' in agitazione.
Ma, nonostante le mie polemiche, i "tre mesi italiani" erano una tortura che mia madre non mi avrebbe mai fatto evitare ed infatti sembravano volersi dimostrare un disastro sin dal primo giorno: mia madre, mia zia e i miei cugini avevano organizzato una sorta di strampalata gita e io, pur di non andare, mi inventai un finto malanno pur di restarmene a casa da sola, ad aspettare il ritorno a casa da lavoro di mio zio.
Appena rimasta sola a casa, andai nella stanza che dividevo con i miei cugini, lasciandomi cadere sul letto di Antonio, che era decisamente più comodo del mio e dopo aver provato a passare del tempo con il cellulare, mi addormentai. Non so dire quando mi svegliai, ma dal silenzio in casa era evidente che ero ancora da sola decisi beh... di approfittarne.
Non ve lo nego, avevo voglia e quindi feci l'unica cosa possibile: mi tolsi i pantaloni della tuta, e gli slip, lasciandoli cadere ai piedi del letto e cominciai a sfiorarmi delicamente in mezzo alle gambe con un dito; chiusi gli occhi e cominciai lentamente a masturbarmi mentre nella mia mente si formavano le mie fantasie più sfrenate che mi accompagnavano sempre in quei momenti e, come sempre, dopo un po' persi il controllo e le lente carezze con cui avevo cominciato si trasformarono presto in una frenetica ricerca del piacere che mi isolò completamente dal mondo. Praticamente mi stavo scopando con le mie dita, fremendo e mugulando di piacere, a occhi chiusi e schiena inarcata.
- Ma che cazz.. - Una voce mi fece tornare alla realtà. Evidentemente non ero sola e infatti mio zio, dallo stipite della porta mi stava guardando con aria interrogativa e una sorta di sorriso lascivo sul volto. Normalmente mi sarei coperta e arrabbiata per quell'intrusione ma ero troppo eccitata, avevo troppa voglia e quindi non reagii come avrei fatto normalmente.
Non mi scomposi, non mi coprii, ma osservai quell'uomo che normalmente trovavo ripugnante per qualche secondo e solo dopo risposi
- Beh o entri e mi dai una mano o esci, chiudi la porta e mi lasci finire - dissi con un filo di voce.
Lui non se lo fece ripetere ed entrò, chiudendo la porta alle sue spalle e avvicinandosi al letto.
- Una mano? - disse sistemandosi il pacco da sopra i pantaloni - Ti darò ben altro, puttanella -
Nessuno mi aveva mai chiamata così ma non potei dire nulla perchè lui, ormai accanto al letto, tolse la mia mano e cominciò a toccarmi in mezzo alle gambe con fermezza: la strinse con forza nella sua mano, strappandomi un fremito di piacere e subito dopo infilo prima un dito e poi due cominciando a masturbarmi con forza, mentre con l'altra mano si infilò sotto la mia maglietta, stringendomi con forza un seno, fino a farmi male e strappandomi un gemito.
- Ti piace eh? - ma non potevo rispondere a causa del piacere che le dita che entravano e uscivano da me mi stavano provocando.
Continuò a toccarmi fino a quando si senti soddisfatto, quindi si alzò e venne accanto a me
- Fa divertire anche a me, puttanella... - disse calandosi prima i pantaloni e poi i suoi slip bianchi, lasciandomi senza parole.
Il suo pene, pur se non era ancora completamente eretto, era il più grande che avessi mai visto: pendeva semi eretto davanti al mio viso e rimasi un secondo ad osservarlo prima di sollevarmi e avvicinarmi: lo strinsi con una mano e me lo portai alla bocca assaporando la sua cappella tra le labbra. Aveva un odore acre ma non mi importava e lo feci entrare dentro la mia bocca: mi scivolò sulle labbra e sulla lingua fino a scendermi nella gola. Chiusi gli occhi e cominciai muovere la testa e a succhiare quella grossa asta ma mio zio mi lasciò "giocare" per poco tempo: lasciò che i miei movimenti lo facesse diventare completamente duro nella mia bocca e solo allora mi prese per i capelli, stringendoli e tenendomi ferma la testa e cominciò a dare colpi secchi di bacino.
Lo sentivo grugnire mentre muoveva il bacino scopandomi la bocca e colpo dopo colpo i suoi versi si facevano sempre più animaleschi e in un crescendo di eccitazione alla fine mi bloccò la testa con la sua asta interamente dentro la mia bocca, la sua cappella che lambiva la mia gola e venne copiosamente dentro di me: un getto, due, tre... smisi di contarli e ingoiai fin quando riuscii ma quell'uomo sembrava averne troppo e tossendo mi allontanai e il suo mi scivolo dalla bocca, lungo il mento, gocciolando lungo e sporcandomi la maglia.
Avevamo entrambi il fiato corto ma lui era ben lungi dall'essere soddisfatto: mi alzò con un gesto secco, mi tolse la maglia e il reggiseno e mi fece girare, "gettandomi" praticamente sulla scrivania di mio cugino e avvicinandosi dietro di me.
Io mi voltai e vidi nel suo volto un sorriso cattivo mentre si massaggiava la sua grossa asta e guardava il mio sedere voglioso e vi appoggiò sopra il suo pene. Ero spaventata: non poteva, non volevo!
Aprii la bocca per parlare ma lui mi prese per i fianchi, facendomi sporgere di più verso il bordo della scrivania.
- Zitta puttanella - disse strusciando la sua asta tra le mie natiche - ... Decido io cosa voglio...-
Mi prese la testa e mi fece girare, per impedire di guardarlo
- Ti divertiva provocarmi vero? - mi chiese con tono sarcastico mentre continuava a strusciare la sua asta, dura ancora più di prima
Io non riuscivo a rispondere. Lo sentivo strusciarsi su di me, avevo il suo sapore in bocca e sebbene fosse spaventata da quello che avrebbe potuto farmi... ne volevo ancora, volevo essere posseduta da quell'asta, volevo che mio zio mi usasse e mi facesse sua come voleva. Volevo quel cazzo duro dentro di me... e stavo per dirglielo, ma lui mi riappoggio una mano sulla testa, di nuovo tirandomi i capelli e facendomi scappre un urlo.
In quel momento, con l'altra mano mi sollevo il bacino, con un calcio mi apri meglio le gambe e appoggio la sua grossa e gonfia cappella alla mia vagina, e senza ulteriore preavviso mi penetrò con violenza, cominciando a menare violenti colpi contro di me.
Io cominciai a urlare ad ogni suo colpo: sentivo la sua asta farsi strada fino in fondo al mio utero, scoparmi con forza e ne volevo ancora; ero senza fiato, i suoi colpi mi facevano tremare e anche la sensazione dei miei capezzoli induriti schiacciati contro la scrivania contribuiva a farmi eccitare ancora di più.
Quell'uomo mi stava facendo impazzire con i suoi violenti colpi di bacino e lo sentivo ansimare di piacere tanto quanto stava facendo urlare me; mi penetrava con forza, entrando e uscendo da me con sempre più forza, con tanta di quella forza da procurarmi un orgasmo dietro l'altro e di colpo, grugnendo con un verso strozzato e un ultimo, violento, colpo, venne anche lui, inondandomi con il suo sperma, e crollando su di me senza fiato.
Rimasi schiacciata qualche secondo sotto di lui e la sua puzza di sudore mentre lui sfilava incurante il suo pene da me
- Minchia che scopata... sei una proprio una vera troia... - disse sospirando di piace mentre si metteva in piedi; io lo imitai, ancora sconvolta dal piacere: avevo urlato, mi ero eccitata e avevo goduto come mai prima di ora e guardandolo non potei che annuire, dolorante ed eccitante.
- Si... hai ragione zio... lo sono per davvero...-
Quindi mi misi in ginocchio, di fronte al suo pene sporco che si stava ammosciando e cominciai a leccarlo, assaporando i nostri sapori mischati, baciando e succhianda l'asta e i testicoli, guardandolo vogliosa dal basso.
- Lo faremo ancora... vero? - dissi
Lui non mi rispose, si lasciò leccare ancora per un po', quindi, sbattendomi il pene in faccia, si rivestì e se andò senza dire una parola.
Ma sapevo che non era finita, glielo avevo letto nella sua lussuria con cui mi aveva guardato.
Ed infatti...
Fu la sera, ero al telefono quando mi arrivò un messaggio. Era mio zio: lo aprii ed era una foto del suo pene duro con il messaggio "La prossima volta vedrai".
Continua...
Ma, nonostante le mie polemiche, i "tre mesi italiani" erano una tortura che mia madre non mi avrebbe mai fatto evitare ed infatti sembravano volersi dimostrare un disastro sin dal primo giorno: mia madre, mia zia e i miei cugini avevano organizzato una sorta di strampalata gita e io, pur di non andare, mi inventai un finto malanno pur di restarmene a casa da sola, ad aspettare il ritorno a casa da lavoro di mio zio.
Appena rimasta sola a casa, andai nella stanza che dividevo con i miei cugini, lasciandomi cadere sul letto di Antonio, che era decisamente più comodo del mio e dopo aver provato a passare del tempo con il cellulare, mi addormentai. Non so dire quando mi svegliai, ma dal silenzio in casa era evidente che ero ancora da sola decisi beh... di approfittarne.
Non ve lo nego, avevo voglia e quindi feci l'unica cosa possibile: mi tolsi i pantaloni della tuta, e gli slip, lasciandoli cadere ai piedi del letto e cominciai a sfiorarmi delicamente in mezzo alle gambe con un dito; chiusi gli occhi e cominciai lentamente a masturbarmi mentre nella mia mente si formavano le mie fantasie più sfrenate che mi accompagnavano sempre in quei momenti e, come sempre, dopo un po' persi il controllo e le lente carezze con cui avevo cominciato si trasformarono presto in una frenetica ricerca del piacere che mi isolò completamente dal mondo. Praticamente mi stavo scopando con le mie dita, fremendo e mugulando di piacere, a occhi chiusi e schiena inarcata.
- Ma che cazz.. - Una voce mi fece tornare alla realtà. Evidentemente non ero sola e infatti mio zio, dallo stipite della porta mi stava guardando con aria interrogativa e una sorta di sorriso lascivo sul volto. Normalmente mi sarei coperta e arrabbiata per quell'intrusione ma ero troppo eccitata, avevo troppa voglia e quindi non reagii come avrei fatto normalmente.
Non mi scomposi, non mi coprii, ma osservai quell'uomo che normalmente trovavo ripugnante per qualche secondo e solo dopo risposi
- Beh o entri e mi dai una mano o esci, chiudi la porta e mi lasci finire - dissi con un filo di voce.
Lui non se lo fece ripetere ed entrò, chiudendo la porta alle sue spalle e avvicinandosi al letto.
- Una mano? - disse sistemandosi il pacco da sopra i pantaloni - Ti darò ben altro, puttanella -
Nessuno mi aveva mai chiamata così ma non potei dire nulla perchè lui, ormai accanto al letto, tolse la mia mano e cominciò a toccarmi in mezzo alle gambe con fermezza: la strinse con forza nella sua mano, strappandomi un fremito di piacere e subito dopo infilo prima un dito e poi due cominciando a masturbarmi con forza, mentre con l'altra mano si infilò sotto la mia maglietta, stringendomi con forza un seno, fino a farmi male e strappandomi un gemito.
- Ti piace eh? - ma non potevo rispondere a causa del piacere che le dita che entravano e uscivano da me mi stavano provocando.
Continuò a toccarmi fino a quando si senti soddisfatto, quindi si alzò e venne accanto a me
- Fa divertire anche a me, puttanella... - disse calandosi prima i pantaloni e poi i suoi slip bianchi, lasciandomi senza parole.
Il suo pene, pur se non era ancora completamente eretto, era il più grande che avessi mai visto: pendeva semi eretto davanti al mio viso e rimasi un secondo ad osservarlo prima di sollevarmi e avvicinarmi: lo strinsi con una mano e me lo portai alla bocca assaporando la sua cappella tra le labbra. Aveva un odore acre ma non mi importava e lo feci entrare dentro la mia bocca: mi scivolò sulle labbra e sulla lingua fino a scendermi nella gola. Chiusi gli occhi e cominciai muovere la testa e a succhiare quella grossa asta ma mio zio mi lasciò "giocare" per poco tempo: lasciò che i miei movimenti lo facesse diventare completamente duro nella mia bocca e solo allora mi prese per i capelli, stringendoli e tenendomi ferma la testa e cominciò a dare colpi secchi di bacino.
Lo sentivo grugnire mentre muoveva il bacino scopandomi la bocca e colpo dopo colpo i suoi versi si facevano sempre più animaleschi e in un crescendo di eccitazione alla fine mi bloccò la testa con la sua asta interamente dentro la mia bocca, la sua cappella che lambiva la mia gola e venne copiosamente dentro di me: un getto, due, tre... smisi di contarli e ingoiai fin quando riuscii ma quell'uomo sembrava averne troppo e tossendo mi allontanai e il suo mi scivolo dalla bocca, lungo il mento, gocciolando lungo e sporcandomi la maglia.
Avevamo entrambi il fiato corto ma lui era ben lungi dall'essere soddisfatto: mi alzò con un gesto secco, mi tolse la maglia e il reggiseno e mi fece girare, "gettandomi" praticamente sulla scrivania di mio cugino e avvicinandosi dietro di me.
Io mi voltai e vidi nel suo volto un sorriso cattivo mentre si massaggiava la sua grossa asta e guardava il mio sedere voglioso e vi appoggiò sopra il suo pene. Ero spaventata: non poteva, non volevo!
Aprii la bocca per parlare ma lui mi prese per i fianchi, facendomi sporgere di più verso il bordo della scrivania.
- Zitta puttanella - disse strusciando la sua asta tra le mie natiche - ... Decido io cosa voglio...-
Mi prese la testa e mi fece girare, per impedire di guardarlo
- Ti divertiva provocarmi vero? - mi chiese con tono sarcastico mentre continuava a strusciare la sua asta, dura ancora più di prima
Io non riuscivo a rispondere. Lo sentivo strusciarsi su di me, avevo il suo sapore in bocca e sebbene fosse spaventata da quello che avrebbe potuto farmi... ne volevo ancora, volevo essere posseduta da quell'asta, volevo che mio zio mi usasse e mi facesse sua come voleva. Volevo quel cazzo duro dentro di me... e stavo per dirglielo, ma lui mi riappoggio una mano sulla testa, di nuovo tirandomi i capelli e facendomi scappre un urlo.
In quel momento, con l'altra mano mi sollevo il bacino, con un calcio mi apri meglio le gambe e appoggio la sua grossa e gonfia cappella alla mia vagina, e senza ulteriore preavviso mi penetrò con violenza, cominciando a menare violenti colpi contro di me.
Io cominciai a urlare ad ogni suo colpo: sentivo la sua asta farsi strada fino in fondo al mio utero, scoparmi con forza e ne volevo ancora; ero senza fiato, i suoi colpi mi facevano tremare e anche la sensazione dei miei capezzoli induriti schiacciati contro la scrivania contribuiva a farmi eccitare ancora di più.
Quell'uomo mi stava facendo impazzire con i suoi violenti colpi di bacino e lo sentivo ansimare di piacere tanto quanto stava facendo urlare me; mi penetrava con forza, entrando e uscendo da me con sempre più forza, con tanta di quella forza da procurarmi un orgasmo dietro l'altro e di colpo, grugnendo con un verso strozzato e un ultimo, violento, colpo, venne anche lui, inondandomi con il suo sperma, e crollando su di me senza fiato.
Rimasi schiacciata qualche secondo sotto di lui e la sua puzza di sudore mentre lui sfilava incurante il suo pene da me
- Minchia che scopata... sei una proprio una vera troia... - disse sospirando di piace mentre si metteva in piedi; io lo imitai, ancora sconvolta dal piacere: avevo urlato, mi ero eccitata e avevo goduto come mai prima di ora e guardandolo non potei che annuire, dolorante ed eccitante.
- Si... hai ragione zio... lo sono per davvero...-
Quindi mi misi in ginocchio, di fronte al suo pene sporco che si stava ammosciando e cominciai a leccarlo, assaporando i nostri sapori mischati, baciando e succhianda l'asta e i testicoli, guardandolo vogliosa dal basso.
- Lo faremo ancora... vero? - dissi
Lui non mi rispose, si lasciò leccare ancora per un po', quindi, sbattendomi il pene in faccia, si rivestì e se andò senza dire una parola.
Ma sapevo che non era finita, glielo avevo letto nella sua lussuria con cui mi aveva guardato.
Ed infatti...
Fu la sera, ero al telefono quando mi arrivò un messaggio. Era mio zio: lo aprii ed era una foto del suo pene duro con il messaggio "La prossima volta vedrai".
Continua...
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