Daniela e l'amico di suo padre
di
VViktor
genere
tradimenti
Mancavano meno di tre mesi al matrimonio di Daniela. Si sarebbe sposata con Gabriele, suo fidanzato da tre anni.
Daniela aveva ventisette anni, capelli neri molto corti, una seconda di seno e un bel culo sodo allenato da anni di atletica. Il suo fisico tonico era frutto della adolescenza passata da brava ragazza. Ottimi voti a scuola, proficua frequentazione della squadra di atletica della sua città. A diciotto anni iniziò a frequentare un giro di amiche dedite più alla notte che al giorno, e finì per andare male a scuola, pur riuscendo a diplomarsi, ma soprattutto smise di praticare sport, impossibilitata a coniugare l'attività agonistica con la vita dissoluta e sicuramente più divertente della notte.
Come spesso succede a quell'età e in alcuni giri, droga e alcol sostituirono la divisa sportiva e i libri, e così Daniela si trovò senza mestiere e senza istruzione universitaria, finendo per farsi mantenere prima dai genitori e poi dal suo fidanzato dell'epoca, uno spacciatore magrebino. Quest'ultimo quando si stancò di lei non esitò a proporle di prostituirsi, finendo per cacciarla al rifiuto di lei. Daniela per un periodo cedette poi a quella richiesta, perché aveva bisogno di roba, non sapeva dove andare, e perché era soggiogata dall'uomo. Per fortuna si ravvide, e pian piano uscì da quella situazione angosciante, grazie a Gabriele.
Era un bravo ragazzo, lavoratore, con la testa sulle spalle. Lo incontrò per caso, ma non troppo. Gabriele era infatti un poliziotto. Durante un'irruzione in casa del fidanzato magrebino lei si trovava sul terrazzo, insieme ad altre due ragazze, tutte facenti parte del piccolo harem dello spacciatore.
Gabriele vide negli occhi di Daniela una richiesta di aiuto, e riuscì a scambiare due parole con lei, prima che arrivassero i colleghi. Quell'irruzione non ebbe per fortuna nessuna conseguenza legale per lei, ma fece in modo di far conoscere i due.
Gabriele si prese cura della ragazza, la tolse dalla droga e la fece ripulire in un centro specializzato. La aiutò a riprendere gli studi, e la spinse ad andare in palestra.
Il matrimonio era il compimento di quel percorso di riabilitazione. I due stavano bene, e le ombre nel passato di Daniela sembravano essere sparite.
Persino i genitori si riavvicinarono a lei, dopo anni in cui erano stati trattati male e allontanati.
Il matrimonio era fissato per metà settembre, e davanti avrebbero avuto un'estate lunga e calda, in cui Gabriele sarebbe stato in servizio continuamente, avendo poi preso tre settimane di ferie per il viaggio di nozze. Daniela non aveva lavoro, e fu grazie al padre che ricevette un'offerta per fare la barista nel bar di un vecchio amico sulla riviera romagnola.
Lei e Gabriele ne parlarono, lui temeva che stare in mezzo alla movida e alle tentazioni l'avrebbe potuta scuotere, lei disse che invece sarebbe stata la prova definitiva del suo cambiamento. Inoltre, ci sarebbe stato Fabio, l'amico di infanzia di suo padre, a vegliare su di lei.
Questi era un cinquantenne sposato, con due figli che studiavano all'estero grazie ai soldi che provenivano dalle attività del padre: tre locali sulla riviera che fruttavano molto bene. Per l'estate aveva sempre bisogno di lavoratori, e venne volentieri incontro alla richiesta del padre di Daniela, che si era confidato con lui sulla necessità per lei di lavorare un po'.
Venne a sapere del passato difficile della ragazza.
I primi giorni di lavoro Daniela si comportò con rigore, sempre puntuale e disponibile, anche a fermarsi qualche ora in più. Il lavoro era frenetico, ma consentiva anche dei vuoti di un paio di ore dove Fabio non esitava a concedere delle pause alle proprie cameriere e bariste. Si perché il personale, dentro i suoi locali, era interamente composto da ragazze giovani, e di bella presenza.
Daniela si accorse anche dell'estrema confidenza che le ragazze concedevano al proprietario, confidenza fatta anche di strusciamenti, carezze più o meno caste, battutine sconce. Un paio di volte aveva visto Fabio posare le proprie mani sul culo di qualcuna di loro. Ma Daniela si disse di farsi i fatti propri. Doveva rimanere lì tre mesi, e il suo compito non era certo quello di vegliare sulla fedeltà coniugale dell'uomo.
Fino a quando non si accorse che anche lei stessa era oggetto di quelle attenzioni. Puramente sguardi, occhiate lascive, e un paio di strusciamenti equivoci avvenuti dietro al bancone.
Fino a quando una sera dovette scendere nella cantina a prendere delle casse di red bull, per ricaricare i frigoriferi, e trovò in un angolo Fabio intento a farsi succhiare il cazzo da una bionda. Non era una delle cameriere, era una turista straniera che poco prima aveva visto al bancone. Daniela rimase alcuni secondi a fissare la scena, venendo sconvolta. Non fu abbastanza brava a non farsi scoprire, perché Fabio la vide e le sorrise beffardo, mentre continuava ad accompagnare i movimenti della ragazza con la sua mano.
Durante la serata lui non le rivolse la parola, e lei non si sognò nemmeno di fare riferimento a quanto aveva visto.
In chiusura rimasero lei e lo stesso Fabio, molto stranamente le altre ragazze erano andate via. Scoprì poi per volontà stessa di lui.
Erano all'interno del locale, ormai serrato, fuori a breve avrebbe albeggiato. Daniela stava come al solito riempiendo i frigoriferi con il carico per il giorno dopo. Fabio era appoggiato al bancone e la osservava, fumando un sigaro.
-Devi dirmi qualcosa?
-No, Fabio, perché?
-Meglio così. Mi piacciono le persone che si fanno gli affari propri. Tu sei una di quelle?
-Si, lo sono.
-Allora andremo d'accordo.
Daniela era imbarazzata, quella situazione non le piaceva.
La maglietta che indossava le pareva troppo trasparente, gli shorts troppo piccoli, temeva che a ogni piegamento Fabio le vedesse il culo, la schiena, le tette. Si sentiva nuda.
Stava pensando a come reagire a delle eventuali avance di Fabio, ma lui rimase fermo, a osservarla lavorare. Attese che lei finisse il lavoro e poi chiuse definitivamente il locale.
Non le diede nemmeno uno strappo a casa, anche se era vicino. Daniela camminando verso casa si trovò quasi a essere risentita per quelle mancanze. Prima nessun tentativo di farsela, anche se erano soli. E poi, nemmeno la proposta di un passaggio.
Poi si trovò a vergognarsi di quella sensazione. Era fidanzata, e tra due mesi si sarebbe sposata. Dagli altri uomini non doveva aspettarsi nulla, né volerlo.
L'indomani Fabio arrivò presto al locale e la chiamò in disparte.
-Vieni, mi servi per una cosa.
Daniela ebbe di nuovo dei brividi.
-Non ti mangio. Anzi, ti farò fare anche qualche soldino.
A quelle parole lei non si calmò, anzi. L'ultimo uomo che le “aveva fatto fare dei soldini” era quel bastardo di spacciatore, che l'aveva venduta.
Ma Fabio invece la condusse in un ufficio poco distante, e per strada le spiegò tutto.
-Un mio amico fotografo ha bisogno di una modella per alcuni scatti pubblicitari. Gli servono per alcune riviste che girano per la riviera nei locali, nei bar, negli alberghi. Per pubblicizzare prodotti come bibite, o vestiti. Le aziende pagano bene, e ieri mi ha chiesto se conoscessi una modella adatta.
-Ma io non ho mai fatto la modella.
-Però hai tutto al posto giusto per poterlo fare.
Quel complimento la prese in pieno, facendola inorgoglire. Ebbe anche l'effetto di farla rilassare e distendere.
Arrivati allo studio del fotografo trovò due o tre persone, e venne presentata.
-Iniziamo?
Le fecero indossare diversi costumi, con pareo o senza. Un paio di vestiti da sera, e ogni volta doveva tenere in mano delle lattine, dei bicchieri, un casco di una moto, addirittura dei salvagenti.
-Perfetto. Gli scatti per la rivista di luglio son pronti.
-Quindi vuol dire che sarò vista per tutta la riviera?
-Certo, non sei contenta?
-Non so se ne sarebbe contento il mio fidanzato.
-Non credo lo verrà a sapere, se non glielo diciamo.
Fabio le disse questo in un orecchio, sfiorandoglielo. E una volta in auto le diede in mano mille euro in contanti.
-Questi sono per te. Non male per tre ore di lavoro, vero?
Daniela prese in mano il denaro e fece un sorriso. Non male davvero. E si era anche divertita!
-Pensa, per tutto il mese di luglio il tuo viso, e il tuo corpo, saranno visti da milioni di persone. Tutte lì a farselo venire duro per il tuo fisico da sballo.
Daniela rimase zitta, Fabio si accorse del suo imbarazzo.
-Ho esagerato? Ti ho solo detto la verità. Hai un corpo incredibile, e un sorriso bellissimo. Quei prodotti si venderanno facilmente.
-Dici?
-Ho già fatto una scommessa con il mio amico fotografo. Se ci sarà un incremento delle vendite gli ho detto che dovrà darmi altri mille euro. Tutti per te, ovviamente.
Daniela era stordita, sia da quelle cifre che da quelle attenzioni. Era una ragazza fragile, insicura, e il bisogno di attenzioni che nel passato le aveva fatto commettere molti sbagli adesso tornava a galla. Ma si sentiva al sicuro, quell'uomo la stava trattando bene.
Fabio chiamò al locale e disse alle ragazze che quella sera non sarebbe passato.
-Daniela la faccio lavorare a Milano Marittima, stasera, hanno bisogno lì che una barista è malata. Ve la caverete lo stesso.
Una volta chiusa la telefonata si girò verso Daniela.
-Stasera ci meritiamo una serata libera, no?
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni diverse banconote e le diede in mano a Daniela.
-Questi sono altri mille euro, quelli che ho guadagnato io per averti portato al servizio fotografico. Questa sera spendiamo tutto quello di cui abbiamo voglia, e il resto lo tieni tu.
-Ma Fabio, sono tantissimi soldi, che intenzioni hai?
-Solo di divertirci.
E così i due andarono a cena in un locale di lusso, dove però Fabio era conosciuto e non li fecero pagare. Fabio si divertiva a farle pagare un gelato, oppure le giostre, ma era sempre pochissimo rispetto a quanto aveva nella borsa.
Verso le due si trovarono a bere un drink vicino al porto, in un locale molto alla moda. Daniela era un po' imbarazzata, perché tutte le ragazze attorno erano ben vestite, e lei invece no. Fabio se ne accorse.
-La più bella qui dentro sei tu.
Lei, un po' brilla e disinibita, si mise a ridere.
-Non dire cazzate.
Dopo un paio di bicchieri lui le disse di dargli duecento euro. Tornò poco dopo e le disse di lasciare la mancia, perché anche lì non li fecero pagare. Si sentiva osservata, perché molte persone conoscevano o riconoscevano Fabio e guardavano anche lei.
Mentre lui si era fermato a parlare con alcuni amici prese il telefono, trovando diverse chiamate da parte del fidanzato. Si era completamente dimenticata di scrivergli anche solo un messaggino.
Erano le quattro. Gli scrisse che quella serata era stata un inferno, aveva lavorato tantissimo, e solo adesso trovava il tempo per farsi sentire. Gli augurava sogni d'oro.
Si sentiva un po' stronza. Però non stava facendo nulla di male, si stava solo divertendo. L'effetto dell'alcol inoltre le dava sicurezza. Una volta in auto Fabio le propose di farsi una botta di coca, e lei dopo un attimo di indecisione accettò. Erano anni che non toccava nulla, e ci cascò in pieno. Ora era al completo.
Fabio le propose un ultimo drink, al locale.
-Ma è chiuso.
-Appunto.
Lei non capì in pieno la risposta. Stava bene, cantava, rideva, Fabio era divertente, quella serata la stava ripagando dei tanti anni di sacrificio. Pensava di meritarsi un po' di svago. Con Gabriele, il suo futuro sposo, serate così non capitavano di certo. Al massimo a cena fuori con qualche coppia, o un aperitivo.
Una volta dentro il locale Fabio accese lo stereo, ma senza alzare troppo il volume, e prese una bottiglia di champagne. Daniela sapeva quanto la facevano pagare, quella bottiglia. Finora, da quando lavorava lì, l'avevano presa solo in pochi.
-Ma sei matto?
-Non lo vuoi nemmeno assaggiare?
-Non so, non vorrei fartelo sprecare.
-Ma cosa dici? Per te nulla può essere sprecato.
Daniela, pur fuori giri, si accorse delle parole ruffiane di Fabio. Ma invece di esserne allertata ne era affascinata. La stava corteggiando. Quell'uomo danaroso e conosciuto stava corteggiando lei, una ragazzina spiantata che faceva la cameriera.
Bevvero un po' di champagne, e ballarono anche un po'.
-Oggi eri proprio uno schianto, sai.
Daniela rideva, e gli diceva di smetterla con quei complimenti.
-Mi hai fatto indurire il cazzo dal primo scatto. Ed è tutta la sera che me lo fai diventare duro.
-Fabio...cosa dici?
-Guarda qui.
Le mostrò il bozzo sui pantaloni. Era bello grosso. Daniela ne aveva visti di cazzi in vita sua, era brava a riconoscerne la dimensione dal bozzo nei pantaloni.
Sapeva a cosa quella situazione stava portando, se non se ne tirava fuori adesso non ne sarebbe più uscita.
-Adesso, visto che quei soldi li hai guadagnati grazie a me, fai la modella per me. Per me solo.
-Cosa vuol dire?
-Spogliati.
Lei smise di ridere.
-Ma Fabio, cosa dici? Smettila, dai.
-Vuoi una scusa per toglierti i vestiti? Adesso te la dò.
Prese un'altra bottiglia di champagne dal frigo e la rovesciò interamente addosso a Daniela.
-Ecco come lo spreco, lo champagne. Adesso devi toglierti tutto.
Daniela era scioccata, ma anche divertita da quella follia. Era ancora indecisa se dargli ascolto, ma il tessuto bagnato la iniziava a infastidire.
-Tanto ti ho già vista in costume. Su, forza.
Forse era una richiesta accettabile. La sbronza e la coca rendevano quella situazione intrigante, o forse la rendeva intrigante la troiaggine di Daniela che tornava a galla.
Fatto sta che iniziò a spogliarsi, ma lentamente, seguendo la musica. Nel togliersi i pantaloncini diede persino le spalle a Fabio, regalandogli uno spettacolo da vera spogliarellista consumata.
-Ecco, così.
Fabio si era appoggiato ad un tavolo, continuando a sorseggiare champagne. Daniela si muoveva a pochi passi da lui con fare sinuoso. Adesso era in mutande e reggiseno.
Aveva un corpo agile e morbido. Riprese anche lei in mano il bicchiere, e facendo la faccia più zozza possibile gli chiese:
-E adesso?
Fabio capì che era finito il tempo di scherzare, il suo cazzo pretendeva di più.
-Adesso ti metti in ginocchio e cammini fino a qua sotto. E poi mi fai vedere quanto sei brava a succhiare il cazzo.
Daniela rimase alcuni secondi ferma a fissare l'uomo negli occhi. Poi capì che quello che lui le ordinava di fare era quello che lei aveva voglia di fare. E lo fece.
Si abbassò, camminò a quattro zampe fino al tavolo, liberò il cazzo di Fabio dai pantaloni e dalle mutande, e si mise a succhiarlo.
Succhiava bene, lo sapeva, e i sospiri di Fabio lo confermavano.
-Sei una bella bocchinara, lo sapevo.
Lei ascoltava e continuava a succhiare.
-Basta farti due complimenti che ti fai fare tutto, non è vero?
La teneva per le orecchie, poi le tratteneva il cazzo dentro, facendola soffocare. Quindi la tirò su, e la guardò negli occhi.
-Hai la faccia da puttana, hai un corpo da puttana. Questo sei.
Lei reggeva lo sguardo, perché sapeva di avere davanti un uomo che le piaceva, e che sapeva trattarla.
-Hai voglia di essere chiavata bene, non è vero? Quel coglione del tuo sbirro non ti chiava bene? Hai bisogno di cazzi veri, di cazzi grossi. Togliti tutto.
Lei lo fece, senza dire una parola.
-Ora ti faccio godere. Urla pure, che tanto non ti sente nessuno.
E iniziò a scoparla appoggiata al tavolo. Spinte forti, tenendola per le spalle.
-Tieni puttanella, tieni.
Lei ansimava, non si opponeva, accoglieva il cazzo con piacere.
Lui l'aveva portata fin lì e non si accontentava. Voleva la sua completa sottomissione.
-Questo ti meriti, questo vuoi! Dillo, troia, dillo!
Daniela continuava ad ansimare e basta, trattenendo più cazzo possibile a ogni spinta di Fabio. Si trovò anche ad allargarsi le natiche con le mani, per concedergli più spazio.
-Ti faccio diventare la mia puttana. Ti chiavo sempre. Lo vuoi?
-Si Fabio, chiavami sempre.
-Brava, devi chiedermelo. Ti chiavo sempre e ti farò chiavare sempre da chi voglio io.
-No no, questo no, ti prego.
-Zitta, ti farò chiavare da chi dico io. Il primo sarà il fotografo di oggi. Voleva chiavarti già questo pomeriggio, ma gli ho detto di aspettare, che non eri pronta. La prossima volta mi darà un sacco di soldi, lo sai? Perché mi ha detto che gli fai tirare il cazzo, proprio come a me.
Daniela nel sentire quelle porcate si eccitava e bagnava sempre di più.
-E poi ho già due o tre dei miei migliori clienti che ti vorrebbero fare. Spendono bene, vogliono carne fresca. Non gli bastano le altre cameriere.
Daniela capì del tutto in che posto depravato era finita.
-No Fabio, no, sei un maiale.
-Si che lo sono, e tu una vacca che ti fai scopare. Senti come sei bagnata, senti come godi, questa è la vera Daniela.
Lui la girò e se la mise addosso, facendola cavalcare.
-Ora scopati sul mio cazzo, forza. Prendilo come ti piace.
Lui le leccava i capezzoli, le mordeva la lingua. Daniela iniziò a cavalcare selvaggiamente, godendo sempre di più.
Fabio si portò due dita alla bocca e le insalivò, poi scese fino al suo buco del culo. Glielo massaggiò per bene. Lei godeva, quella cosa le era sempre piaciuta.
-Si Fabio, così, toccami il buco del culo. Dio come sei bravo, come godo.
Una mano di lui le stringeva una tetta, una le massaggiava il culo, con la bocca le succhiava un capezzolo, e il cazzo faceva su e giù. Daniela ebbe due orgasmi ravvicinati, lui continuava a chiavarla come una bestia.
La appoggiò di lato sul tavolo e la scopò anche così, poi volle incularla, e Daniela non fece nessuna rimostranza, anzi.
-Ecco, nel culo sì, è tanto che non lo prendo.
-Quel coglione non ti fa il culo?
-Non vuole, non ci ha mai provato.
-Povero sbirro cornuto. Ci penso io a te.
E la chiavava, e chiavava, sempre più sudati ambedue, sempre più avvinghiati uno dentro l'altra.
Si fecero una doccia nel bagno del locale, e chiavarono anche lì, con lei appoggiata alla parete e lui che le spingeva più cazzo possibile.
L'affetto della cocaina e dell'alcol era ormai svanito, smaltito dal sesso bestiale che avevano svolto. Erano svuotati, appagati, stremati. Per Daniela ci sarebbe stato più avanti il tempo del pentimento. Forse.
Mentre lasciavano il locale per andare a riposarsi dopo quella folle notte, lei si girò verso di lui e gli chiese:
-Prima scherzavi, vero?
-Riguardo a cosa?
-Al farmi scopare da altri.
-Tu farai quello che dico io, anche da sposata.
Daniela stava per replicare, ma Fabio la interruppe.
-E ti piacerà.
Daniela aveva ventisette anni, capelli neri molto corti, una seconda di seno e un bel culo sodo allenato da anni di atletica. Il suo fisico tonico era frutto della adolescenza passata da brava ragazza. Ottimi voti a scuola, proficua frequentazione della squadra di atletica della sua città. A diciotto anni iniziò a frequentare un giro di amiche dedite più alla notte che al giorno, e finì per andare male a scuola, pur riuscendo a diplomarsi, ma soprattutto smise di praticare sport, impossibilitata a coniugare l'attività agonistica con la vita dissoluta e sicuramente più divertente della notte.
Come spesso succede a quell'età e in alcuni giri, droga e alcol sostituirono la divisa sportiva e i libri, e così Daniela si trovò senza mestiere e senza istruzione universitaria, finendo per farsi mantenere prima dai genitori e poi dal suo fidanzato dell'epoca, uno spacciatore magrebino. Quest'ultimo quando si stancò di lei non esitò a proporle di prostituirsi, finendo per cacciarla al rifiuto di lei. Daniela per un periodo cedette poi a quella richiesta, perché aveva bisogno di roba, non sapeva dove andare, e perché era soggiogata dall'uomo. Per fortuna si ravvide, e pian piano uscì da quella situazione angosciante, grazie a Gabriele.
Era un bravo ragazzo, lavoratore, con la testa sulle spalle. Lo incontrò per caso, ma non troppo. Gabriele era infatti un poliziotto. Durante un'irruzione in casa del fidanzato magrebino lei si trovava sul terrazzo, insieme ad altre due ragazze, tutte facenti parte del piccolo harem dello spacciatore.
Gabriele vide negli occhi di Daniela una richiesta di aiuto, e riuscì a scambiare due parole con lei, prima che arrivassero i colleghi. Quell'irruzione non ebbe per fortuna nessuna conseguenza legale per lei, ma fece in modo di far conoscere i due.
Gabriele si prese cura della ragazza, la tolse dalla droga e la fece ripulire in un centro specializzato. La aiutò a riprendere gli studi, e la spinse ad andare in palestra.
Il matrimonio era il compimento di quel percorso di riabilitazione. I due stavano bene, e le ombre nel passato di Daniela sembravano essere sparite.
Persino i genitori si riavvicinarono a lei, dopo anni in cui erano stati trattati male e allontanati.
Il matrimonio era fissato per metà settembre, e davanti avrebbero avuto un'estate lunga e calda, in cui Gabriele sarebbe stato in servizio continuamente, avendo poi preso tre settimane di ferie per il viaggio di nozze. Daniela non aveva lavoro, e fu grazie al padre che ricevette un'offerta per fare la barista nel bar di un vecchio amico sulla riviera romagnola.
Lei e Gabriele ne parlarono, lui temeva che stare in mezzo alla movida e alle tentazioni l'avrebbe potuta scuotere, lei disse che invece sarebbe stata la prova definitiva del suo cambiamento. Inoltre, ci sarebbe stato Fabio, l'amico di infanzia di suo padre, a vegliare su di lei.
Questi era un cinquantenne sposato, con due figli che studiavano all'estero grazie ai soldi che provenivano dalle attività del padre: tre locali sulla riviera che fruttavano molto bene. Per l'estate aveva sempre bisogno di lavoratori, e venne volentieri incontro alla richiesta del padre di Daniela, che si era confidato con lui sulla necessità per lei di lavorare un po'.
Venne a sapere del passato difficile della ragazza.
I primi giorni di lavoro Daniela si comportò con rigore, sempre puntuale e disponibile, anche a fermarsi qualche ora in più. Il lavoro era frenetico, ma consentiva anche dei vuoti di un paio di ore dove Fabio non esitava a concedere delle pause alle proprie cameriere e bariste. Si perché il personale, dentro i suoi locali, era interamente composto da ragazze giovani, e di bella presenza.
Daniela si accorse anche dell'estrema confidenza che le ragazze concedevano al proprietario, confidenza fatta anche di strusciamenti, carezze più o meno caste, battutine sconce. Un paio di volte aveva visto Fabio posare le proprie mani sul culo di qualcuna di loro. Ma Daniela si disse di farsi i fatti propri. Doveva rimanere lì tre mesi, e il suo compito non era certo quello di vegliare sulla fedeltà coniugale dell'uomo.
Fino a quando non si accorse che anche lei stessa era oggetto di quelle attenzioni. Puramente sguardi, occhiate lascive, e un paio di strusciamenti equivoci avvenuti dietro al bancone.
Fino a quando una sera dovette scendere nella cantina a prendere delle casse di red bull, per ricaricare i frigoriferi, e trovò in un angolo Fabio intento a farsi succhiare il cazzo da una bionda. Non era una delle cameriere, era una turista straniera che poco prima aveva visto al bancone. Daniela rimase alcuni secondi a fissare la scena, venendo sconvolta. Non fu abbastanza brava a non farsi scoprire, perché Fabio la vide e le sorrise beffardo, mentre continuava ad accompagnare i movimenti della ragazza con la sua mano.
Durante la serata lui non le rivolse la parola, e lei non si sognò nemmeno di fare riferimento a quanto aveva visto.
In chiusura rimasero lei e lo stesso Fabio, molto stranamente le altre ragazze erano andate via. Scoprì poi per volontà stessa di lui.
Erano all'interno del locale, ormai serrato, fuori a breve avrebbe albeggiato. Daniela stava come al solito riempiendo i frigoriferi con il carico per il giorno dopo. Fabio era appoggiato al bancone e la osservava, fumando un sigaro.
-Devi dirmi qualcosa?
-No, Fabio, perché?
-Meglio così. Mi piacciono le persone che si fanno gli affari propri. Tu sei una di quelle?
-Si, lo sono.
-Allora andremo d'accordo.
Daniela era imbarazzata, quella situazione non le piaceva.
La maglietta che indossava le pareva troppo trasparente, gli shorts troppo piccoli, temeva che a ogni piegamento Fabio le vedesse il culo, la schiena, le tette. Si sentiva nuda.
Stava pensando a come reagire a delle eventuali avance di Fabio, ma lui rimase fermo, a osservarla lavorare. Attese che lei finisse il lavoro e poi chiuse definitivamente il locale.
Non le diede nemmeno uno strappo a casa, anche se era vicino. Daniela camminando verso casa si trovò quasi a essere risentita per quelle mancanze. Prima nessun tentativo di farsela, anche se erano soli. E poi, nemmeno la proposta di un passaggio.
Poi si trovò a vergognarsi di quella sensazione. Era fidanzata, e tra due mesi si sarebbe sposata. Dagli altri uomini non doveva aspettarsi nulla, né volerlo.
L'indomani Fabio arrivò presto al locale e la chiamò in disparte.
-Vieni, mi servi per una cosa.
Daniela ebbe di nuovo dei brividi.
-Non ti mangio. Anzi, ti farò fare anche qualche soldino.
A quelle parole lei non si calmò, anzi. L'ultimo uomo che le “aveva fatto fare dei soldini” era quel bastardo di spacciatore, che l'aveva venduta.
Ma Fabio invece la condusse in un ufficio poco distante, e per strada le spiegò tutto.
-Un mio amico fotografo ha bisogno di una modella per alcuni scatti pubblicitari. Gli servono per alcune riviste che girano per la riviera nei locali, nei bar, negli alberghi. Per pubblicizzare prodotti come bibite, o vestiti. Le aziende pagano bene, e ieri mi ha chiesto se conoscessi una modella adatta.
-Ma io non ho mai fatto la modella.
-Però hai tutto al posto giusto per poterlo fare.
Quel complimento la prese in pieno, facendola inorgoglire. Ebbe anche l'effetto di farla rilassare e distendere.
Arrivati allo studio del fotografo trovò due o tre persone, e venne presentata.
-Iniziamo?
Le fecero indossare diversi costumi, con pareo o senza. Un paio di vestiti da sera, e ogni volta doveva tenere in mano delle lattine, dei bicchieri, un casco di una moto, addirittura dei salvagenti.
-Perfetto. Gli scatti per la rivista di luglio son pronti.
-Quindi vuol dire che sarò vista per tutta la riviera?
-Certo, non sei contenta?
-Non so se ne sarebbe contento il mio fidanzato.
-Non credo lo verrà a sapere, se non glielo diciamo.
Fabio le disse questo in un orecchio, sfiorandoglielo. E una volta in auto le diede in mano mille euro in contanti.
-Questi sono per te. Non male per tre ore di lavoro, vero?
Daniela prese in mano il denaro e fece un sorriso. Non male davvero. E si era anche divertita!
-Pensa, per tutto il mese di luglio il tuo viso, e il tuo corpo, saranno visti da milioni di persone. Tutte lì a farselo venire duro per il tuo fisico da sballo.
Daniela rimase zitta, Fabio si accorse del suo imbarazzo.
-Ho esagerato? Ti ho solo detto la verità. Hai un corpo incredibile, e un sorriso bellissimo. Quei prodotti si venderanno facilmente.
-Dici?
-Ho già fatto una scommessa con il mio amico fotografo. Se ci sarà un incremento delle vendite gli ho detto che dovrà darmi altri mille euro. Tutti per te, ovviamente.
Daniela era stordita, sia da quelle cifre che da quelle attenzioni. Era una ragazza fragile, insicura, e il bisogno di attenzioni che nel passato le aveva fatto commettere molti sbagli adesso tornava a galla. Ma si sentiva al sicuro, quell'uomo la stava trattando bene.
Fabio chiamò al locale e disse alle ragazze che quella sera non sarebbe passato.
-Daniela la faccio lavorare a Milano Marittima, stasera, hanno bisogno lì che una barista è malata. Ve la caverete lo stesso.
Una volta chiusa la telefonata si girò verso Daniela.
-Stasera ci meritiamo una serata libera, no?
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni diverse banconote e le diede in mano a Daniela.
-Questi sono altri mille euro, quelli che ho guadagnato io per averti portato al servizio fotografico. Questa sera spendiamo tutto quello di cui abbiamo voglia, e il resto lo tieni tu.
-Ma Fabio, sono tantissimi soldi, che intenzioni hai?
-Solo di divertirci.
E così i due andarono a cena in un locale di lusso, dove però Fabio era conosciuto e non li fecero pagare. Fabio si divertiva a farle pagare un gelato, oppure le giostre, ma era sempre pochissimo rispetto a quanto aveva nella borsa.
Verso le due si trovarono a bere un drink vicino al porto, in un locale molto alla moda. Daniela era un po' imbarazzata, perché tutte le ragazze attorno erano ben vestite, e lei invece no. Fabio se ne accorse.
-La più bella qui dentro sei tu.
Lei, un po' brilla e disinibita, si mise a ridere.
-Non dire cazzate.
Dopo un paio di bicchieri lui le disse di dargli duecento euro. Tornò poco dopo e le disse di lasciare la mancia, perché anche lì non li fecero pagare. Si sentiva osservata, perché molte persone conoscevano o riconoscevano Fabio e guardavano anche lei.
Mentre lui si era fermato a parlare con alcuni amici prese il telefono, trovando diverse chiamate da parte del fidanzato. Si era completamente dimenticata di scrivergli anche solo un messaggino.
Erano le quattro. Gli scrisse che quella serata era stata un inferno, aveva lavorato tantissimo, e solo adesso trovava il tempo per farsi sentire. Gli augurava sogni d'oro.
Si sentiva un po' stronza. Però non stava facendo nulla di male, si stava solo divertendo. L'effetto dell'alcol inoltre le dava sicurezza. Una volta in auto Fabio le propose di farsi una botta di coca, e lei dopo un attimo di indecisione accettò. Erano anni che non toccava nulla, e ci cascò in pieno. Ora era al completo.
Fabio le propose un ultimo drink, al locale.
-Ma è chiuso.
-Appunto.
Lei non capì in pieno la risposta. Stava bene, cantava, rideva, Fabio era divertente, quella serata la stava ripagando dei tanti anni di sacrificio. Pensava di meritarsi un po' di svago. Con Gabriele, il suo futuro sposo, serate così non capitavano di certo. Al massimo a cena fuori con qualche coppia, o un aperitivo.
Una volta dentro il locale Fabio accese lo stereo, ma senza alzare troppo il volume, e prese una bottiglia di champagne. Daniela sapeva quanto la facevano pagare, quella bottiglia. Finora, da quando lavorava lì, l'avevano presa solo in pochi.
-Ma sei matto?
-Non lo vuoi nemmeno assaggiare?
-Non so, non vorrei fartelo sprecare.
-Ma cosa dici? Per te nulla può essere sprecato.
Daniela, pur fuori giri, si accorse delle parole ruffiane di Fabio. Ma invece di esserne allertata ne era affascinata. La stava corteggiando. Quell'uomo danaroso e conosciuto stava corteggiando lei, una ragazzina spiantata che faceva la cameriera.
Bevvero un po' di champagne, e ballarono anche un po'.
-Oggi eri proprio uno schianto, sai.
Daniela rideva, e gli diceva di smetterla con quei complimenti.
-Mi hai fatto indurire il cazzo dal primo scatto. Ed è tutta la sera che me lo fai diventare duro.
-Fabio...cosa dici?
-Guarda qui.
Le mostrò il bozzo sui pantaloni. Era bello grosso. Daniela ne aveva visti di cazzi in vita sua, era brava a riconoscerne la dimensione dal bozzo nei pantaloni.
Sapeva a cosa quella situazione stava portando, se non se ne tirava fuori adesso non ne sarebbe più uscita.
-Adesso, visto che quei soldi li hai guadagnati grazie a me, fai la modella per me. Per me solo.
-Cosa vuol dire?
-Spogliati.
Lei smise di ridere.
-Ma Fabio, cosa dici? Smettila, dai.
-Vuoi una scusa per toglierti i vestiti? Adesso te la dò.
Prese un'altra bottiglia di champagne dal frigo e la rovesciò interamente addosso a Daniela.
-Ecco come lo spreco, lo champagne. Adesso devi toglierti tutto.
Daniela era scioccata, ma anche divertita da quella follia. Era ancora indecisa se dargli ascolto, ma il tessuto bagnato la iniziava a infastidire.
-Tanto ti ho già vista in costume. Su, forza.
Forse era una richiesta accettabile. La sbronza e la coca rendevano quella situazione intrigante, o forse la rendeva intrigante la troiaggine di Daniela che tornava a galla.
Fatto sta che iniziò a spogliarsi, ma lentamente, seguendo la musica. Nel togliersi i pantaloncini diede persino le spalle a Fabio, regalandogli uno spettacolo da vera spogliarellista consumata.
-Ecco, così.
Fabio si era appoggiato ad un tavolo, continuando a sorseggiare champagne. Daniela si muoveva a pochi passi da lui con fare sinuoso. Adesso era in mutande e reggiseno.
Aveva un corpo agile e morbido. Riprese anche lei in mano il bicchiere, e facendo la faccia più zozza possibile gli chiese:
-E adesso?
Fabio capì che era finito il tempo di scherzare, il suo cazzo pretendeva di più.
-Adesso ti metti in ginocchio e cammini fino a qua sotto. E poi mi fai vedere quanto sei brava a succhiare il cazzo.
Daniela rimase alcuni secondi ferma a fissare l'uomo negli occhi. Poi capì che quello che lui le ordinava di fare era quello che lei aveva voglia di fare. E lo fece.
Si abbassò, camminò a quattro zampe fino al tavolo, liberò il cazzo di Fabio dai pantaloni e dalle mutande, e si mise a succhiarlo.
Succhiava bene, lo sapeva, e i sospiri di Fabio lo confermavano.
-Sei una bella bocchinara, lo sapevo.
Lei ascoltava e continuava a succhiare.
-Basta farti due complimenti che ti fai fare tutto, non è vero?
La teneva per le orecchie, poi le tratteneva il cazzo dentro, facendola soffocare. Quindi la tirò su, e la guardò negli occhi.
-Hai la faccia da puttana, hai un corpo da puttana. Questo sei.
Lei reggeva lo sguardo, perché sapeva di avere davanti un uomo che le piaceva, e che sapeva trattarla.
-Hai voglia di essere chiavata bene, non è vero? Quel coglione del tuo sbirro non ti chiava bene? Hai bisogno di cazzi veri, di cazzi grossi. Togliti tutto.
Lei lo fece, senza dire una parola.
-Ora ti faccio godere. Urla pure, che tanto non ti sente nessuno.
E iniziò a scoparla appoggiata al tavolo. Spinte forti, tenendola per le spalle.
-Tieni puttanella, tieni.
Lei ansimava, non si opponeva, accoglieva il cazzo con piacere.
Lui l'aveva portata fin lì e non si accontentava. Voleva la sua completa sottomissione.
-Questo ti meriti, questo vuoi! Dillo, troia, dillo!
Daniela continuava ad ansimare e basta, trattenendo più cazzo possibile a ogni spinta di Fabio. Si trovò anche ad allargarsi le natiche con le mani, per concedergli più spazio.
-Ti faccio diventare la mia puttana. Ti chiavo sempre. Lo vuoi?
-Si Fabio, chiavami sempre.
-Brava, devi chiedermelo. Ti chiavo sempre e ti farò chiavare sempre da chi voglio io.
-No no, questo no, ti prego.
-Zitta, ti farò chiavare da chi dico io. Il primo sarà il fotografo di oggi. Voleva chiavarti già questo pomeriggio, ma gli ho detto di aspettare, che non eri pronta. La prossima volta mi darà un sacco di soldi, lo sai? Perché mi ha detto che gli fai tirare il cazzo, proprio come a me.
Daniela nel sentire quelle porcate si eccitava e bagnava sempre di più.
-E poi ho già due o tre dei miei migliori clienti che ti vorrebbero fare. Spendono bene, vogliono carne fresca. Non gli bastano le altre cameriere.
Daniela capì del tutto in che posto depravato era finita.
-No Fabio, no, sei un maiale.
-Si che lo sono, e tu una vacca che ti fai scopare. Senti come sei bagnata, senti come godi, questa è la vera Daniela.
Lui la girò e se la mise addosso, facendola cavalcare.
-Ora scopati sul mio cazzo, forza. Prendilo come ti piace.
Lui le leccava i capezzoli, le mordeva la lingua. Daniela iniziò a cavalcare selvaggiamente, godendo sempre di più.
Fabio si portò due dita alla bocca e le insalivò, poi scese fino al suo buco del culo. Glielo massaggiò per bene. Lei godeva, quella cosa le era sempre piaciuta.
-Si Fabio, così, toccami il buco del culo. Dio come sei bravo, come godo.
Una mano di lui le stringeva una tetta, una le massaggiava il culo, con la bocca le succhiava un capezzolo, e il cazzo faceva su e giù. Daniela ebbe due orgasmi ravvicinati, lui continuava a chiavarla come una bestia.
La appoggiò di lato sul tavolo e la scopò anche così, poi volle incularla, e Daniela non fece nessuna rimostranza, anzi.
-Ecco, nel culo sì, è tanto che non lo prendo.
-Quel coglione non ti fa il culo?
-Non vuole, non ci ha mai provato.
-Povero sbirro cornuto. Ci penso io a te.
E la chiavava, e chiavava, sempre più sudati ambedue, sempre più avvinghiati uno dentro l'altra.
Si fecero una doccia nel bagno del locale, e chiavarono anche lì, con lei appoggiata alla parete e lui che le spingeva più cazzo possibile.
L'affetto della cocaina e dell'alcol era ormai svanito, smaltito dal sesso bestiale che avevano svolto. Erano svuotati, appagati, stremati. Per Daniela ci sarebbe stato più avanti il tempo del pentimento. Forse.
Mentre lasciavano il locale per andare a riposarsi dopo quella folle notte, lei si girò verso di lui e gli chiese:
-Prima scherzavi, vero?
-Riguardo a cosa?
-Al farmi scopare da altri.
-Tu farai quello che dico io, anche da sposata.
Daniela stava per replicare, ma Fabio la interruppe.
-E ti piacerà.
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