Il calzolaio, da Condor, Chi è la misteriosa visitatrice del calzolaio?
di
Condor7
genere
feticismo
Il Calzolaio
Una storia di Condor7
in esclusiva per Feettribune
e Celebrity Elite Feet
Da sempre Max ricercava quella gioia cieca che ti infiamma all’improvviso l’animo, e ti porta lontano, oltre l’immaginazione, tra le braccia di un atteso sogno…
Mille rivoli, mille sensazioni, mille sapori, mille odori…dove trovarli? Visti ma sfuggiti subito. Assaporati. Giusto il tempo per non gustarli veramente. Sentiti per davvero….per mille motivi svaniti.
Cercarsi e non trovarsi. Lavorare, vivere, i soliti compromessi accettati dalla stragrande maggioranza.
Da piccolo la madre lo portava spesso con lei nei giri per spese e negozi…..Spesso si trovava ad aspettare che il calzolaio finisse di riparale le scarpe. A Max piaceva fermarsi in quel posto per ancora a lui ignoti motivi…Era un gene che tremolava timido già senza conoscerne la malizia, il mondo della vita…Era un gene magicamente ambivalente: innocente, innocuo, ma anche tremendamente forte, infiammabile, rivoluzionario, capace di smuovere tutto.
Vedeva diverse signore giovani e soprattutto meno giovani che ora trepidanti, ora apatiche, sedevano sugli sgabelli del calzolaio, appoggiando le loro multiformi estremità sul ferro che circondava l’asse, senza che i collant toccassero il pavimento.
Faceva uno strano effetto. Il piede, così misteriosamente affascinante delle signore, avvolto nella sua nudità da un elemento artificiale che, ancora misteriosamente, generava ulteriore fascino, coprendolo, ma facendolo vedere; mascherandolo,ma senza caricature….
E che dire poi dell’odore delle scarpe irradiato ovunque, quando si entrava in quel genere di esercizio….Dei diversi materiali, delle loro diverse gradazioni….Un’odore che si mescolava anche a quello della colla usata dal calzolaio, di una colla artigianale che spesso non disgustava, ma anzi si sposava perfettamente con il complesso delle flagranze nell’esercizio.Per chi pian piano diveniva avvezzo e in un certo modo sensibile a certe atmosfere, sarebbe stato agevole poi saper distinguere l’odore proveniente dall’esterno da quello interno di quelle calzature di ogni genere, colore…..Tutte evocative e magicamente armonizzabili con le estremità delle signore che aspettavano.
Poi Max osservava l’umiltà e il senso di abnegazione di quelle persone, quasi sempre uomini, che lavoravano come api industriose dall’altra parte del bancone….Non facevano trasparire però nessun genere di emozione, anzi gli sembravano cordiali, ma molto grigi, spenti nel loro animo….apparenza ed essenza, intricata matassa da sbrogliare.
Max li invidiava però…..anche senza fino in fondo sapere il perché. E si stupiva nel loro essere, o almeno apparire, così apatici nella loro attività….
Per fortuna c’era sempre qualcuna di quelle signore, di solito avanzata negli anni, che scambiava lei per prima qualche parola con l’omino dietro il bancone….E nel frattempo accavallava anche le gambe come se si sentisse a suo agio seduta a piedi nudi, con tanto di collant in mostra, a parlare con quell’uomo forse il più innocuo del mondo….Era come se si sentissero in riconoscenza con il calzolaio, poichè stava loro rendendo un servigio molto a cuore, forse per la loro parte più intimamente e spiritualmente femminile. E quasi per ricambiarlo, gli elargivano sorrisi, chiacchere, risate, ma anche tante domande e richieste su operazioni lavorative che comunque non necessitavano poi di tanta scienza, anche se la componente “artistica” c’era in fondo.….Ma costituiva un’arte pure quella, con tanta di “rilevanza sociale”. Soprattutto femminile. Se poi la signora di turno indossava un altro paio di scarpe, spesso succedeva che all’improvviso si togliesse anche quelle o per farsele guardare giusto un attimo come se fosse tutto compreso nel prezzo della lavorazione, oppure se le sfilava avidamente,in preda a uno strano ed intimo sussulto di piacere, in genere proprio nel momento in cui l’omino riconsegnava loro quelle rilucenti di lavorazione. Oppure ancora se le sfilavano buttando a terra quelle rifatte come per un bisogno di comparazione con le altre, e giusto per vedere se il calzolaio, al di là dei tacchi, magari non ne avesse limato anche il numero accorciandolo o allungandolo…..Rimanevano misteri per Max, osservabili di sicuro nella loro ampia casistica, ma misteri. Piacevoli situazioni di femminilità spontanea.
Passarono anni. Quella mano che ora stava fissando dei tacchi di nere scarpe da sera, molto femminili, appuntite davanti, ed emananti un odore particolare, di donna che le ha veramente usate, ma mai così tanto da lasciarci un’essenza sgradevole, bè, quella mano era di Max.
Si concentrava con naturale scioltezza nell’esercizio del suo lavoro. Quello di una vita ormai. Perché anche se quel lontano ragazzino, addirittura laureato, aveva scelto di prendere il meglio dalla vita. Certo a modo suo. Aveva visto troppe persone vendersi e dannarsi l’anima per accumulare solo ricchezze e potere. Come ne aveva viste altre costrette a lavorare non in qualcosa che piacesse, solo automi …..Troppi compromessi per una vita che era una sola. Per fortuna lui il destino l’aveva graziato, facendogli intravedere fin da giovane l’accoppiata vincente: ciò che gli avrebbe permesso di lavorare e di vivere al contempo!
Quel giorno però era ombroso, o meglio con la testa protesa in altri pensieri, come se esistesse solo quella e il corpo fosse un lieve bastoncino insensibile che serviva solo a tenerla addosso…..
La signora non smetteva però di riguardarlo. Forse attratta da quel suo taglio di uomo per bene, ma non formale ed etichettato, che lo aveva sempre contraddistinto in vita. Lo riguardava perché, nonostante l’età, appariva come un ragazzo, di quelli seri, che mettono abnegazione in tutto quel che fanno…. Erano queste sue caratteristiche che nel passato lo avevano reso oggetto di corteggiamenti da precedenti donne. Ma nessuna mai riuscì fino in fondo a compenetrare i gusti e le melodie dell’animo di quell’uomo. Ora era solo, ed effettivamente anche questo lo rendeva un pochino grigio proprio come quegli altri calzolai che vedeva nei ricordi di bambino.
La signora, sulla quarantina, lineamenti di donna piacente, ma non appariscente, con quel tantino di carne in più in vita e sui polpacci che rendono solo più desiderosa una donna a quell’età, lo fissava curiosa ed in un certo senso anche felice di poterlo vedere mentre seriamente si impegnava con quelle sue mani a rimetterle a posto il suo cimelio di bellezza……..
Tutte quelle scarpe, apparentemente disposte alla confusa sugli scaffali, aventi però un razionale ordine comprensibile solo per il calzolaio, se avessero potuto parlare, avrebbero fatto riuscire variegatissime narrazioni di tutte le vite delle donne…..Ogni tanto, Max stimolava la sua fervida e concreta fantasia ad immaginare le diverse situazioni e gli usi che quelle calzature avrebbero subito da parte delle loro padrone……
Ora ne aveva un paio nere e accattivanti tra le mani, mentre la signora lo riguardava, e lui si divertiva a capire da quanto tempo le indossava e in quali occasioni……. La signora ebbe come un sussulto, perché si accorse all’improvviso dell’odore che le sue calzature potevano emanare dal di dentro…Ma si tranquillizzò perché vedeva Max apatico, immaginando quanto fosse “professionalmente” normale per lui sentire certe flagranze.
“Signora, se mi consente, le conservi come meglio può queste scarpe, sono eleganti, ma non appariscenti, e riusciranno a darle la comodità necessaria”….Quelle sue parole così professionali, senza invadenza, suscitarono nella signora un sereno compiacimento che la portò, con molta naturalezza, a poggiarsi con le mani sul bancone e a sfilarsi una scarpa dal piede velato di nero che andò a strofinarsi sul polpaccio dell’altra gamba, emettendo un lieve suono stridente di nylon ….Max ne percepì il suono, ma non poteva vedere niente, poiché era dall’altra parte del banco. Continuò a testa bassa a lavorare sulle calzature della donna.
D’un tratto la donna si rimise il piede a posto, ma presa da un’incosciente attrazione verso quell’uomo, si cacciò di colpo dalla scarpa l’altro, come prima, e stavolta Max udì proprio il tonfo della calzatura staccata sul pavimento, e la continuazione dello “stridere” del nylon…..
A questo punto in lui si riaccesero antiche e sorprendenti pulsioni, una gioia cieca, quella che dopo tanto gli infiammò l’animo portandolo lontano, tra le braccia, o meglio ai piedi, di un lungimirante sogno….quello di una vita. Ma doveva contenersi, anche se la donna lo intuì e, come in un contratto tacito, da sempre scritto, ma mai messo in opera, volle quella sera quell’uomo, di cui apprezzava l’umiltà del lavoro unita ad un certo grado di cultura che lasciava trasparire, tutto per sé.
“Signora, sono spiacente, ma non mi ero accorto dell’ora, e se vuole che le rilasci un lavoro ben fatto, forse è meglio che ripassi domani o appena potrà così da completarlo meglio”.
“Non posso ripassare prima di una settimana, e sinceramente non mi sento di rimanere a lungo proprio senza questo paio di scarpe. Mi accontenterò di quello che riesce a fare adesso, tanto lo vedo che lei è molto bravo. “
“La ringrazio, ma veramente……”
“Devo insistere. E mi permetta di consigliarle di abbassare la saracinesca, così che non vengano magari altre clienti a disturbarla, facendole prolungare il suo orario. Voglio che la colpa del suo ritardo sia imputabile solo a me.”
Il suo modo di interloquiare, la sua avanzata sensualità, il piede velato che muoveva da dietro il bancone, come la siepe leopardiana che suscitava il senso di infinito per il poeta…..Tante emozioni sempre vissute all’interno di Max, e mai potute apertamente mostrare con nessuna, gli fecero compiere quel balzo animoso del cuore e a ripromettersi quanto meno di continuare il suo lavoro, quello di una vita, a contatto delle scarpe di una donna che le bramava……
Max si recò ad abbassare la saracinesca del negozio, furtivamente come mai aveva fatto in vita sua, se non quando era rimasto solo saltuariamente a lavorare fino a tardi e qualche volta, a rimirare, nonché annusarci anche un pochino, sulle calzature lasciategli dalle clienti.
“Certo che lei deve essere proprio bravo e modesto a lavorare con le scarpe di tanta gente….”,gli disse riguardandolo un po’ pietosamente, un po’ maliziosamente.
“Mi definisco un semplice artigiano che mette il cuore in quello che fa” le rispose con il solito tono sicuro e tranquillo.
Max pensava che il discorso sarebbe finito là, invece la donna, usando la stessa normalità e serenità di lui, ribattè “Allora non le dispiacerà, mentre completa il lavoro per me, darmi un piccolo consiglio: vorrei ricevere un suo giudizio sulla qualità di queste scarpe. Mi dica se trasudano, se sono davvero buone per come me le hanno vendute e su come eventualmente potrei deodorarle. Me lo dica sia su queste e se non le dispiace, anche quest’ atra tipologia che indosso adesso…sia gentile”.
Max rimase impietrito. Aveva sempre sognato di trovarsi in una situazione del genere, ma mai sperato di viverla per davvero. O forse sì. E la signora continuò: “Ci metta un attimo il naso vicino e, la prego, sia sincero, mi dica che odore emanano. Forse non le stò adoperando con cura, quando invece dovrei preoccuparmi di conservarle per bene ancora a lungo”.
“Ma signora, davvero non so se posso…..poi io sono un calzolaio, e…..”
“Suvvia, non faccia così, la prego, mi dia un consiglio, parlerò bene di lei, e mi avrà come cliente fissa, e poi lei è un uomo d’esperienza”.
Max ,come se si dovesse buttare dall’orlo di una profondo piscina, ci mise velocemente il naso e barcollò, ma nel suo animo.
La signora, molto soddisfatta, si sedette, e sfilandosela con la mano, gli mise sul banco anche una di quelle che portava. “Anche questa, se non le spiace”. Altro sussulto. Max ci avrebbe passato ore con l’olfatto lì dentro. “Si prenda il tempo che le è necessario” le disse, “voglio che mia dia un parere ben fondato”…….L’odore era aspro e di chiuso istantaneamente, ma poi, ripassandoci bene il naso, diveniva più dolce ed aromatico, con tratti dove si sentiva di più la flagranza del piede e del nylon, e altri in cui si sentiva preponderare quella del cuoio e della suola.
“Le scrivo su un foglietto un paio di prodotti che troverà in negozi specializzati o in farmacia, signora. Per il resto ha fatto acquisti buoni come le hanno prospettato”. Il dilaniarsi dell’animo di Max, senza che mai perdesse la sua abituale compostezza, facevano salire sempre più l’adrenalina della donna. Ella si estrasse anche l’altra scarpa, poggiò entrambi i piedi sul bancone, mettendo bene in mostra il nerissimo rinforzo di nylon della punta e disse: “Scusi se li poggio qui, ma lo sgabello è troppo freddo come il pavimento. Ho deciso di indossare subito le scarpe che mi ridarà non appena termina il suo lavoro. Così le posso dare soddisfazione almeno per il ritardo che le stò facendo accumulare”.
Max tornò a testa bassa a lavorare schernendola sommessamente “Non si preoccupi signora, rimanga a suo agio e faccia tutto ciò che meglio crede” Gli occhi della donna si erano indiavolati. Egli sentiva che si strofinava le punte dei piedi molto sensualmente adesso….ed era anche conscia dell’odore, ampliato da quel movimento, che si espandeva in tutto l’ambiente. E lui continuava a lavorare, come sempre diviso tra il volere che quella situazione smettesse di esistere, e tra il desiderio che rimanesse eterna!........
La donna avvertiva che Max aveva davanti tutti i suoi odori, e, non appena rialzò lo sguardo per chiederle se desiderasse che ci passasse un lucido particolare di cui disponeva, si ritrovò le dita del piede della signora che gli si strofinavano sul naso. “Lei è stato davvero squisito a rimanere questo tempo in più per me”…..L’odore era acre, si sentiva il sudore ed il nylon, il chiuso ma anche il desiderio di liberarlo……
“Spero di non averla messo in imbarazzo nel chiederle quel piccolo consulto, ma sa, era una cosa a cui tenevo…..”. Muoveva il piede sinuosamente, calibrando il tatto e ondulandolo di modo tale che ne sentisse tutte le sfumature dell’odore in ogni sua parte, così come aveva voluto che facesse con le sue scarpe.
Max rimase passivo e serafico ad annusare la naturale ricompensa e incredibile concretizzazione di tanti anni di umile lavoro.
Stava per pronunciarle qualcosa, ma la donna non appena gli vide aprire bocca per parlare, gli infilò dentro tutta la punta marcatamente nera del piede, ondeggiandogli nel palato ciò che per minuti si era strofinata sul suo polpaccio. Con l’altro piede gli accarezzava la testa. Dopodiché lo spinse col viso prima sulle scarpe che si era tolta. E poi su quelle che le aveva rimesso a nuovo. Lo spingeva con una delicata, ma determinata forza come obbligandolo a memorizzare nei neuroni della sua psiche tutto il suo odore di quella magica esperienza.
“Sia gentile, mi faccia mettere le mie scarpe rifatte, sono proprio curiosa di saggiare la sua arte”. Max con delicate carezze sul piede gliele rimise, piano piano una alla volta. La signora di colpo si ricompose e molto fieramente ci camminò per prova dentro al negozio. “Le lascio questo, e si tenga il resto. E’ per averla costretta a chiudere più tardi”.
Con molta naturalezza gli lanciò un’ultima occhiata maliziosa e dolce rialzando da sola la saracinesca per uscire……
“Signora, si stà scordando il foglio su cui le avevo scritto le pomate da acquistare per le scarpe e i piedi”……
“Lo tenga lei, grazie. Avrò cura di non averne bisogno..
Una storia di Condor7
in esclusiva per Feettribune
e Celebrity Elite Feet
Da sempre Max ricercava quella gioia cieca che ti infiamma all’improvviso l’animo, e ti porta lontano, oltre l’immaginazione, tra le braccia di un atteso sogno…
Mille rivoli, mille sensazioni, mille sapori, mille odori…dove trovarli? Visti ma sfuggiti subito. Assaporati. Giusto il tempo per non gustarli veramente. Sentiti per davvero….per mille motivi svaniti.
Cercarsi e non trovarsi. Lavorare, vivere, i soliti compromessi accettati dalla stragrande maggioranza.
Da piccolo la madre lo portava spesso con lei nei giri per spese e negozi…..Spesso si trovava ad aspettare che il calzolaio finisse di riparale le scarpe. A Max piaceva fermarsi in quel posto per ancora a lui ignoti motivi…Era un gene che tremolava timido già senza conoscerne la malizia, il mondo della vita…Era un gene magicamente ambivalente: innocente, innocuo, ma anche tremendamente forte, infiammabile, rivoluzionario, capace di smuovere tutto.
Vedeva diverse signore giovani e soprattutto meno giovani che ora trepidanti, ora apatiche, sedevano sugli sgabelli del calzolaio, appoggiando le loro multiformi estremità sul ferro che circondava l’asse, senza che i collant toccassero il pavimento.
Faceva uno strano effetto. Il piede, così misteriosamente affascinante delle signore, avvolto nella sua nudità da un elemento artificiale che, ancora misteriosamente, generava ulteriore fascino, coprendolo, ma facendolo vedere; mascherandolo,ma senza caricature….
E che dire poi dell’odore delle scarpe irradiato ovunque, quando si entrava in quel genere di esercizio….Dei diversi materiali, delle loro diverse gradazioni….Un’odore che si mescolava anche a quello della colla usata dal calzolaio, di una colla artigianale che spesso non disgustava, ma anzi si sposava perfettamente con il complesso delle flagranze nell’esercizio.Per chi pian piano diveniva avvezzo e in un certo modo sensibile a certe atmosfere, sarebbe stato agevole poi saper distinguere l’odore proveniente dall’esterno da quello interno di quelle calzature di ogni genere, colore…..Tutte evocative e magicamente armonizzabili con le estremità delle signore che aspettavano.
Poi Max osservava l’umiltà e il senso di abnegazione di quelle persone, quasi sempre uomini, che lavoravano come api industriose dall’altra parte del bancone….Non facevano trasparire però nessun genere di emozione, anzi gli sembravano cordiali, ma molto grigi, spenti nel loro animo….apparenza ed essenza, intricata matassa da sbrogliare.
Max li invidiava però…..anche senza fino in fondo sapere il perché. E si stupiva nel loro essere, o almeno apparire, così apatici nella loro attività….
Per fortuna c’era sempre qualcuna di quelle signore, di solito avanzata negli anni, che scambiava lei per prima qualche parola con l’omino dietro il bancone….E nel frattempo accavallava anche le gambe come se si sentisse a suo agio seduta a piedi nudi, con tanto di collant in mostra, a parlare con quell’uomo forse il più innocuo del mondo….Era come se si sentissero in riconoscenza con il calzolaio, poichè stava loro rendendo un servigio molto a cuore, forse per la loro parte più intimamente e spiritualmente femminile. E quasi per ricambiarlo, gli elargivano sorrisi, chiacchere, risate, ma anche tante domande e richieste su operazioni lavorative che comunque non necessitavano poi di tanta scienza, anche se la componente “artistica” c’era in fondo.….Ma costituiva un’arte pure quella, con tanta di “rilevanza sociale”. Soprattutto femminile. Se poi la signora di turno indossava un altro paio di scarpe, spesso succedeva che all’improvviso si togliesse anche quelle o per farsele guardare giusto un attimo come se fosse tutto compreso nel prezzo della lavorazione, oppure se le sfilava avidamente,in preda a uno strano ed intimo sussulto di piacere, in genere proprio nel momento in cui l’omino riconsegnava loro quelle rilucenti di lavorazione. Oppure ancora se le sfilavano buttando a terra quelle rifatte come per un bisogno di comparazione con le altre, e giusto per vedere se il calzolaio, al di là dei tacchi, magari non ne avesse limato anche il numero accorciandolo o allungandolo…..Rimanevano misteri per Max, osservabili di sicuro nella loro ampia casistica, ma misteri. Piacevoli situazioni di femminilità spontanea.
Passarono anni. Quella mano che ora stava fissando dei tacchi di nere scarpe da sera, molto femminili, appuntite davanti, ed emananti un odore particolare, di donna che le ha veramente usate, ma mai così tanto da lasciarci un’essenza sgradevole, bè, quella mano era di Max.
Si concentrava con naturale scioltezza nell’esercizio del suo lavoro. Quello di una vita ormai. Perché anche se quel lontano ragazzino, addirittura laureato, aveva scelto di prendere il meglio dalla vita. Certo a modo suo. Aveva visto troppe persone vendersi e dannarsi l’anima per accumulare solo ricchezze e potere. Come ne aveva viste altre costrette a lavorare non in qualcosa che piacesse, solo automi …..Troppi compromessi per una vita che era una sola. Per fortuna lui il destino l’aveva graziato, facendogli intravedere fin da giovane l’accoppiata vincente: ciò che gli avrebbe permesso di lavorare e di vivere al contempo!
Quel giorno però era ombroso, o meglio con la testa protesa in altri pensieri, come se esistesse solo quella e il corpo fosse un lieve bastoncino insensibile che serviva solo a tenerla addosso…..
La signora non smetteva però di riguardarlo. Forse attratta da quel suo taglio di uomo per bene, ma non formale ed etichettato, che lo aveva sempre contraddistinto in vita. Lo riguardava perché, nonostante l’età, appariva come un ragazzo, di quelli seri, che mettono abnegazione in tutto quel che fanno…. Erano queste sue caratteristiche che nel passato lo avevano reso oggetto di corteggiamenti da precedenti donne. Ma nessuna mai riuscì fino in fondo a compenetrare i gusti e le melodie dell’animo di quell’uomo. Ora era solo, ed effettivamente anche questo lo rendeva un pochino grigio proprio come quegli altri calzolai che vedeva nei ricordi di bambino.
La signora, sulla quarantina, lineamenti di donna piacente, ma non appariscente, con quel tantino di carne in più in vita e sui polpacci che rendono solo più desiderosa una donna a quell’età, lo fissava curiosa ed in un certo senso anche felice di poterlo vedere mentre seriamente si impegnava con quelle sue mani a rimetterle a posto il suo cimelio di bellezza……..
Tutte quelle scarpe, apparentemente disposte alla confusa sugli scaffali, aventi però un razionale ordine comprensibile solo per il calzolaio, se avessero potuto parlare, avrebbero fatto riuscire variegatissime narrazioni di tutte le vite delle donne…..Ogni tanto, Max stimolava la sua fervida e concreta fantasia ad immaginare le diverse situazioni e gli usi che quelle calzature avrebbero subito da parte delle loro padrone……
Ora ne aveva un paio nere e accattivanti tra le mani, mentre la signora lo riguardava, e lui si divertiva a capire da quanto tempo le indossava e in quali occasioni……. La signora ebbe come un sussulto, perché si accorse all’improvviso dell’odore che le sue calzature potevano emanare dal di dentro…Ma si tranquillizzò perché vedeva Max apatico, immaginando quanto fosse “professionalmente” normale per lui sentire certe flagranze.
“Signora, se mi consente, le conservi come meglio può queste scarpe, sono eleganti, ma non appariscenti, e riusciranno a darle la comodità necessaria”….Quelle sue parole così professionali, senza invadenza, suscitarono nella signora un sereno compiacimento che la portò, con molta naturalezza, a poggiarsi con le mani sul bancone e a sfilarsi una scarpa dal piede velato di nero che andò a strofinarsi sul polpaccio dell’altra gamba, emettendo un lieve suono stridente di nylon ….Max ne percepì il suono, ma non poteva vedere niente, poiché era dall’altra parte del banco. Continuò a testa bassa a lavorare sulle calzature della donna.
D’un tratto la donna si rimise il piede a posto, ma presa da un’incosciente attrazione verso quell’uomo, si cacciò di colpo dalla scarpa l’altro, come prima, e stavolta Max udì proprio il tonfo della calzatura staccata sul pavimento, e la continuazione dello “stridere” del nylon…..
A questo punto in lui si riaccesero antiche e sorprendenti pulsioni, una gioia cieca, quella che dopo tanto gli infiammò l’animo portandolo lontano, tra le braccia, o meglio ai piedi, di un lungimirante sogno….quello di una vita. Ma doveva contenersi, anche se la donna lo intuì e, come in un contratto tacito, da sempre scritto, ma mai messo in opera, volle quella sera quell’uomo, di cui apprezzava l’umiltà del lavoro unita ad un certo grado di cultura che lasciava trasparire, tutto per sé.
“Signora, sono spiacente, ma non mi ero accorto dell’ora, e se vuole che le rilasci un lavoro ben fatto, forse è meglio che ripassi domani o appena potrà così da completarlo meglio”.
“Non posso ripassare prima di una settimana, e sinceramente non mi sento di rimanere a lungo proprio senza questo paio di scarpe. Mi accontenterò di quello che riesce a fare adesso, tanto lo vedo che lei è molto bravo. “
“La ringrazio, ma veramente……”
“Devo insistere. E mi permetta di consigliarle di abbassare la saracinesca, così che non vengano magari altre clienti a disturbarla, facendole prolungare il suo orario. Voglio che la colpa del suo ritardo sia imputabile solo a me.”
Il suo modo di interloquiare, la sua avanzata sensualità, il piede velato che muoveva da dietro il bancone, come la siepe leopardiana che suscitava il senso di infinito per il poeta…..Tante emozioni sempre vissute all’interno di Max, e mai potute apertamente mostrare con nessuna, gli fecero compiere quel balzo animoso del cuore e a ripromettersi quanto meno di continuare il suo lavoro, quello di una vita, a contatto delle scarpe di una donna che le bramava……
Max si recò ad abbassare la saracinesca del negozio, furtivamente come mai aveva fatto in vita sua, se non quando era rimasto solo saltuariamente a lavorare fino a tardi e qualche volta, a rimirare, nonché annusarci anche un pochino, sulle calzature lasciategli dalle clienti.
“Certo che lei deve essere proprio bravo e modesto a lavorare con le scarpe di tanta gente….”,gli disse riguardandolo un po’ pietosamente, un po’ maliziosamente.
“Mi definisco un semplice artigiano che mette il cuore in quello che fa” le rispose con il solito tono sicuro e tranquillo.
Max pensava che il discorso sarebbe finito là, invece la donna, usando la stessa normalità e serenità di lui, ribattè “Allora non le dispiacerà, mentre completa il lavoro per me, darmi un piccolo consiglio: vorrei ricevere un suo giudizio sulla qualità di queste scarpe. Mi dica se trasudano, se sono davvero buone per come me le hanno vendute e su come eventualmente potrei deodorarle. Me lo dica sia su queste e se non le dispiace, anche quest’ atra tipologia che indosso adesso…sia gentile”.
Max rimase impietrito. Aveva sempre sognato di trovarsi in una situazione del genere, ma mai sperato di viverla per davvero. O forse sì. E la signora continuò: “Ci metta un attimo il naso vicino e, la prego, sia sincero, mi dica che odore emanano. Forse non le stò adoperando con cura, quando invece dovrei preoccuparmi di conservarle per bene ancora a lungo”.
“Ma signora, davvero non so se posso…..poi io sono un calzolaio, e…..”
“Suvvia, non faccia così, la prego, mi dia un consiglio, parlerò bene di lei, e mi avrà come cliente fissa, e poi lei è un uomo d’esperienza”.
Max ,come se si dovesse buttare dall’orlo di una profondo piscina, ci mise velocemente il naso e barcollò, ma nel suo animo.
La signora, molto soddisfatta, si sedette, e sfilandosela con la mano, gli mise sul banco anche una di quelle che portava. “Anche questa, se non le spiace”. Altro sussulto. Max ci avrebbe passato ore con l’olfatto lì dentro. “Si prenda il tempo che le è necessario” le disse, “voglio che mia dia un parere ben fondato”…….L’odore era aspro e di chiuso istantaneamente, ma poi, ripassandoci bene il naso, diveniva più dolce ed aromatico, con tratti dove si sentiva di più la flagranza del piede e del nylon, e altri in cui si sentiva preponderare quella del cuoio e della suola.
“Le scrivo su un foglietto un paio di prodotti che troverà in negozi specializzati o in farmacia, signora. Per il resto ha fatto acquisti buoni come le hanno prospettato”. Il dilaniarsi dell’animo di Max, senza che mai perdesse la sua abituale compostezza, facevano salire sempre più l’adrenalina della donna. Ella si estrasse anche l’altra scarpa, poggiò entrambi i piedi sul bancone, mettendo bene in mostra il nerissimo rinforzo di nylon della punta e disse: “Scusi se li poggio qui, ma lo sgabello è troppo freddo come il pavimento. Ho deciso di indossare subito le scarpe che mi ridarà non appena termina il suo lavoro. Così le posso dare soddisfazione almeno per il ritardo che le stò facendo accumulare”.
Max tornò a testa bassa a lavorare schernendola sommessamente “Non si preoccupi signora, rimanga a suo agio e faccia tutto ciò che meglio crede” Gli occhi della donna si erano indiavolati. Egli sentiva che si strofinava le punte dei piedi molto sensualmente adesso….ed era anche conscia dell’odore, ampliato da quel movimento, che si espandeva in tutto l’ambiente. E lui continuava a lavorare, come sempre diviso tra il volere che quella situazione smettesse di esistere, e tra il desiderio che rimanesse eterna!........
La donna avvertiva che Max aveva davanti tutti i suoi odori, e, non appena rialzò lo sguardo per chiederle se desiderasse che ci passasse un lucido particolare di cui disponeva, si ritrovò le dita del piede della signora che gli si strofinavano sul naso. “Lei è stato davvero squisito a rimanere questo tempo in più per me”…..L’odore era acre, si sentiva il sudore ed il nylon, il chiuso ma anche il desiderio di liberarlo……
“Spero di non averla messo in imbarazzo nel chiederle quel piccolo consulto, ma sa, era una cosa a cui tenevo…..”. Muoveva il piede sinuosamente, calibrando il tatto e ondulandolo di modo tale che ne sentisse tutte le sfumature dell’odore in ogni sua parte, così come aveva voluto che facesse con le sue scarpe.
Max rimase passivo e serafico ad annusare la naturale ricompensa e incredibile concretizzazione di tanti anni di umile lavoro.
Stava per pronunciarle qualcosa, ma la donna non appena gli vide aprire bocca per parlare, gli infilò dentro tutta la punta marcatamente nera del piede, ondeggiandogli nel palato ciò che per minuti si era strofinata sul suo polpaccio. Con l’altro piede gli accarezzava la testa. Dopodiché lo spinse col viso prima sulle scarpe che si era tolta. E poi su quelle che le aveva rimesso a nuovo. Lo spingeva con una delicata, ma determinata forza come obbligandolo a memorizzare nei neuroni della sua psiche tutto il suo odore di quella magica esperienza.
“Sia gentile, mi faccia mettere le mie scarpe rifatte, sono proprio curiosa di saggiare la sua arte”. Max con delicate carezze sul piede gliele rimise, piano piano una alla volta. La signora di colpo si ricompose e molto fieramente ci camminò per prova dentro al negozio. “Le lascio questo, e si tenga il resto. E’ per averla costretta a chiudere più tardi”.
Con molta naturalezza gli lanciò un’ultima occhiata maliziosa e dolce rialzando da sola la saracinesca per uscire……
“Signora, si stà scordando il foglio su cui le avevo scritto le pomate da acquistare per le scarpe e i piedi”……
“Lo tenga lei, grazie. Avrò cura di non averne bisogno..
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