E diventai così la sua troietta
di
Mirko542
genere
gay
Quella che sto per raccontare è una storia vera, successa a me, il mio nome è Mirko e solo i nomi degli altri personaggi di questa storia sono di fantasia, ma tutto, proprio tutto … è vero.
Ormai avevo quasi diciotto anni, da un po’ avevo capito quale fosse il mio indirizzo sessuale, ma non potevo esternarlo in quanto vivevo in una piccola cittadina sul mare dove tutti conoscevano tutti e dove essere “diversi” equivaleva ad essere emarginati, boicottati in ogni impresa, trattati come appestati. Le mie prime pulsioni sessuali in cui mi immaginavo con alcuni dei miei compagni di giochi impegnato a baciarli e toccarli, potei solo sfogarle in continue masturbazioni solitarie, sognando i cazzi dei miei amici che di nascosto spiavo quando facevamo la doccia, tutti insieme nel locale messo a disposizione dal parroco, dopo i bagni in mare o le partite a calcetto. Tutto questo finché un giorno venne ad abitare nella casetta a fianco la nostra il signor Diego, un simpatico signore di settanta anni di bell’aspetto, fisico asciutto perennemente abbronzato (aveva navigato per quaranta anni come ufficiale mercantile), capelli bianchissimi come il suo splendido sorriso. Facemmo presto a fare amicizia e passavo volentieri le serate in giardino con lui ad ascoltare storie di mare e dei posti da lui visitati. Successe che un giorno per un banale incidente, fu costretto a stare a letto per alcuni giorni e così chiese ai miei se potevo prestargli un minimo di assistenza visto che ero nelle vacanze scolastiche estive. Io accettai ben volentieri, mi piaceva la sua compagnia e i suoi racconti. Andavo da lui alla mattina, gli preparavo il caffè e i biscotti, guardavo se aveva bisogno di qualche cosa, andavo a fargli la spesa e poi andavo a divertirmi, tornavo da lui verso le 12, gli preparavo da mangiare, e poi tornavo verso le 5 del pomeriggio. Una mattina andai a trovarlo vestito con solamente un paio di pantaloncini per la ginnastica atletica e una canotta, perché avrei partecipato ad una corsa a squadre tra residenti e villeggianti. Appena entrato in casa (avevo le chiavi) mi vide dalla camera da letto e mi disse “perbacco che abbigliamento atletico!”, gli spiegai della corsa e mentre andavo in cucina lui con fare malizioso espresse a voce alta “ Mirko lo sai che hai un bel culo, che lo farebbe rizzare anche a un morto!” mi voltai e risposi “dici?” e lui “Guarda cosa succede a me che sono ancora vivo!” e così dicendo scostò le lenzuola (dormiva nudo) mostrandomi 16 cm. di cazzo duro e diritto, un meraviglioso monumento al sesso. Rimasi un attimo in imbarazzo, ma lui subito “Non temere, avevo già capito da tempo che cosa ti piace, a te piace il cazzo e a me i maschietti come te, possiamo divertirci insieme … se vuoi?” –certo che lo voglio- pensai e lui come se mi avesse letto nel pensiero “Vieni, prendilo in mano”. Come in trance e senza togliere lo sguardo dal suo cazzo mi avvicinai e glielo presi in mano. Dio che sensazione meravigliosa, tenevo in mano un cazzo che non era mio ed era un sensazione bellissima, la sua pelle sembrava seta sotto le mie dita, lui mi cinse il fianco con un braccio e mi tirò a sé, mi diede un primo bacio sulle labbra poi vedendo il mio abbandono spinse la sua lingua nella mia bocca e cominciò una danza con la mia che rispondeva con passione ad ogni suo guizzo ed invasione. Mentre mi baciava cominciai a masturbarlo lentamente, la sua mano si intrufolò dalla sgambata dentro i pantaloncini artigliando letteralmente una natica e con il medio andò a cercare il mio buchetto. Quando lo trovò, iniziò a titillarlo e a provare a penetrarlo, io non capivo più niente e lui staccandosi dalla mia bocca mi disse “bacialo, leccalo, succhialo” cominciai a baciargli il collo poi il petto, gli succhiai i capezzoli come avevo sognato tante volte di farlo a Carlo o a Luigi o a Matteo, tutti amici di gioco dei quali avevo spesso sognato. Piano piano scendevo verso il suo cazzo ed annusavo con piacere l’odore della sua pelle che sapeva di buono, di fresco e non era colonia o altri profumi ma proprio la sua pelle. Cominciai a baciargli l’uccello quasi con devozione poi lo scappellai completamente scoprendo una cappella violacea e a forma di fragola, cominciai a leccarla partendo dal filetto e seguendo la circonferenza, slinguazzando le papille sotto il glande, insalivai tutta l’asta fino alle palle che erano gonfie, poi risalii e lo presi in bocca, cominciai a pomparlo e a segarlo contemporaneamente mentre lui mi toglieva i pantaloncini e canotta facendola passare da sotto perché non smettessi di spampinarlo, “Continua così, bravo ma togliti quando sto per venire e continua di mano” lo accontentai anche se non capivo il motivo in quel momento. Quando venne non lo fece a schizzi, ma dalla sua cappella sgorgò un flusso abbondante di sperma caldo, denso e bianco perlaceo che mi riempì la mano e scorse lungo tutta la sua asta. “ Ora fatti guardare mentre mi lavi il cazzo con la lingua, lecchi tutta la sborra dalla tua mano e ingoi tutto!”, il tono era decisamente autoritario, ma terribilmente eccitante. Raccolsi la sua sborra lungo tutta l’asta con la lingua, mi ripulii anche la mano allo stesso modo gustando quel seme che aveva un sapore amarognolo ed acidulo al tempo stesso, gli mostrai la mia bocca piena del suo sperma e poi sorridendogli ingoiai tutto. “Non abbiamo finito mio caro Mirko, andiamo in bagno” e così dicendo si alzò rapidamente dal letto, stupito gli dissi “ma che fai? Devi star sdraiato!” ridendo mi rispose “sono due giorni che mi alzo ma volevo esser certo di poter fare tutto quello che oggi faremo insieme” entrammo in bagno e lui mi ordinò di inginocchiarmi nella vasca da bagno, quindi entrò anche lui, si mise davanti a me e mi ordinò “Apri la bocca che te la sciacquo per bene”, ormai totalmente affascinato ed eccitato ubbidii, lui si prese il cazzo non ancora del tutto a riposo, lo indirizzò verso la mia bocca e fece partire un getto di urina calda che mi centrò il viso e poi aggiustata la mira direttamente in bocca “Bevila tranquillamente è sterilizzata” ridendo mi riempiva di piscio ed io ormai in preda ad un piacere quasi isterico lo assecondavo. Quando ebbe finito, mi aiutò a rialzarmi, mi baciò di nuovo con trasporto e passione, mio Dio non capivo più niente, mi disse “ora facciamo una bella doccia insieme poi vedrai” “Tutto ciò che vuoi” risposi. Ci lavammo a vicenda ed io mi soffermai parecchio sul suo cazzo e sulle sue palle insaponando e risciacquando stessa cosa fece lui sul mio culetto. Ci asciugammo e usciti dalla vasca mi disse di appoggiarmi al lavabo e di guardare nel grande specchio a lato cosa mi avrebbe fatto. Ormai ero suo, ubbidii, appoggiai le mani al lavabo mentre lui si inginocchiò dietro di me allargandomi con entrambe le mani le natiche cominciò a leccarmi il buchetto che già da un po’ aveva iniziato a pulsare. Sentivo la sua lingua roteare intorno all’ano e poi dopo averlo per bene insalivato tentare di penetrarlo, “ Ti piace vero?” “Oh sì Diego, continua ti prego” quasi lo imploravo “preparati a toccare il paradiso” mi disse alzandosi. Io guardavo nello specchio come mi aveva detto e lo vidi sputarsi sulla mano e bagnarsi con la saliva tutto il cazzo poi dirigere quella meraviglia verso il mio buchetto, sentii la sua cappella spingere per farsi spazio nel mio corpo.”Rilassati e quando te lo dico spingi come se dovessi fare i tuoi bisogni … Hai capito?” “Sì, come vuoi tu” iniziò a spingere con più forza, sentivo il mio sfintere allargarsi ed il dolore aumentare mentre la sua cappella giungeva sulla soglia del mio retto a quel punto mi disse “Spingi ora!” spinsi e sentii scivolare dentro di me tutti i suoi sedici centimetri di cazzo. Il dolore non c’era più solo una certa strana sensazione nel sentire dentro di me quel corpo estraneo che improvvisamente cominciò a muoversi avanti e indietro dentro a mio culo trasmettendomi sensazioni da sogno “Ti piace, vero troietta?” mi sussurrò nell’orecchio, che poi prese a mordicchiarmi “Sììì è bellissimo continua non ti fermare” “Certo troietta che continuo, voglio sfondarti!” “Sììì Diego sfondami il culo voglio sentire il tuo cazzo arrivarmi in gola” “Bravo Mirko così mi piaci, come una vera troia!” a sentire quelle parole mi eccitavo ancor di più e così risposi” Ma io sono una troia, la tua troia quella alla quale puoi chiedere e fare qualunque cosa.” “Sì ora ti sborro in culo! “ Sì Diego riempimi il culo di sborra, voglio sentirmi riempire l’intestino poi pisciami in culo se vuoi come mi hai pisciato in bocca.” Sentii lui pulsare fortemente dentro di me e poi il calore del suo sperma inondarmi le viscere nello stesso momento schizzai la mia sborra sule piastrelle del pavimento, lui dopo un poco uscì dal mio culo, sentivo il suo seme colarmi fuori e lui mi ordinò di ripulire dalla sua e dalla mia sborra tutto il pavimento … logicamente con la lingua. Logicamente non partecipai alla corsa e mi giustificai con un dolorino al nervo sciatico, per quanto riguarda i miei rapporti con Diego durarono per ben cinque anni nei quali io fui sempre la sua “troia alla quale poteva chiedere e fare tutto ciò che desiderava” facemmo sesso fino alla vigilia della sua morte che avvenne nel sonno. Io non volli vedere la salma, ma chi lo trovò disse che aveva un’espressione rilassata ed un sorriso quasi di compiacimento.
Sono passati tanti anni, ho avuto altre relazioni ed oggi ho un compagno che mi ama e mi rispetta ed è stato proprio lui che conoscendo tutta la storia mi ha spinto a raccontarla, dicendomi che è grazie a Diego se ho poi potuto farmi coraggio, andar via da quei luoghi e vivere finalmente la mia vita.
Spero vi sia piaciuta, ma se così non fosse, non vogliatemene … Ho scritto solo ciò che fu.
Ormai avevo quasi diciotto anni, da un po’ avevo capito quale fosse il mio indirizzo sessuale, ma non potevo esternarlo in quanto vivevo in una piccola cittadina sul mare dove tutti conoscevano tutti e dove essere “diversi” equivaleva ad essere emarginati, boicottati in ogni impresa, trattati come appestati. Le mie prime pulsioni sessuali in cui mi immaginavo con alcuni dei miei compagni di giochi impegnato a baciarli e toccarli, potei solo sfogarle in continue masturbazioni solitarie, sognando i cazzi dei miei amici che di nascosto spiavo quando facevamo la doccia, tutti insieme nel locale messo a disposizione dal parroco, dopo i bagni in mare o le partite a calcetto. Tutto questo finché un giorno venne ad abitare nella casetta a fianco la nostra il signor Diego, un simpatico signore di settanta anni di bell’aspetto, fisico asciutto perennemente abbronzato (aveva navigato per quaranta anni come ufficiale mercantile), capelli bianchissimi come il suo splendido sorriso. Facemmo presto a fare amicizia e passavo volentieri le serate in giardino con lui ad ascoltare storie di mare e dei posti da lui visitati. Successe che un giorno per un banale incidente, fu costretto a stare a letto per alcuni giorni e così chiese ai miei se potevo prestargli un minimo di assistenza visto che ero nelle vacanze scolastiche estive. Io accettai ben volentieri, mi piaceva la sua compagnia e i suoi racconti. Andavo da lui alla mattina, gli preparavo il caffè e i biscotti, guardavo se aveva bisogno di qualche cosa, andavo a fargli la spesa e poi andavo a divertirmi, tornavo da lui verso le 12, gli preparavo da mangiare, e poi tornavo verso le 5 del pomeriggio. Una mattina andai a trovarlo vestito con solamente un paio di pantaloncini per la ginnastica atletica e una canotta, perché avrei partecipato ad una corsa a squadre tra residenti e villeggianti. Appena entrato in casa (avevo le chiavi) mi vide dalla camera da letto e mi disse “perbacco che abbigliamento atletico!”, gli spiegai della corsa e mentre andavo in cucina lui con fare malizioso espresse a voce alta “ Mirko lo sai che hai un bel culo, che lo farebbe rizzare anche a un morto!” mi voltai e risposi “dici?” e lui “Guarda cosa succede a me che sono ancora vivo!” e così dicendo scostò le lenzuola (dormiva nudo) mostrandomi 16 cm. di cazzo duro e diritto, un meraviglioso monumento al sesso. Rimasi un attimo in imbarazzo, ma lui subito “Non temere, avevo già capito da tempo che cosa ti piace, a te piace il cazzo e a me i maschietti come te, possiamo divertirci insieme … se vuoi?” –certo che lo voglio- pensai e lui come se mi avesse letto nel pensiero “Vieni, prendilo in mano”. Come in trance e senza togliere lo sguardo dal suo cazzo mi avvicinai e glielo presi in mano. Dio che sensazione meravigliosa, tenevo in mano un cazzo che non era mio ed era un sensazione bellissima, la sua pelle sembrava seta sotto le mie dita, lui mi cinse il fianco con un braccio e mi tirò a sé, mi diede un primo bacio sulle labbra poi vedendo il mio abbandono spinse la sua lingua nella mia bocca e cominciò una danza con la mia che rispondeva con passione ad ogni suo guizzo ed invasione. Mentre mi baciava cominciai a masturbarlo lentamente, la sua mano si intrufolò dalla sgambata dentro i pantaloncini artigliando letteralmente una natica e con il medio andò a cercare il mio buchetto. Quando lo trovò, iniziò a titillarlo e a provare a penetrarlo, io non capivo più niente e lui staccandosi dalla mia bocca mi disse “bacialo, leccalo, succhialo” cominciai a baciargli il collo poi il petto, gli succhiai i capezzoli come avevo sognato tante volte di farlo a Carlo o a Luigi o a Matteo, tutti amici di gioco dei quali avevo spesso sognato. Piano piano scendevo verso il suo cazzo ed annusavo con piacere l’odore della sua pelle che sapeva di buono, di fresco e non era colonia o altri profumi ma proprio la sua pelle. Cominciai a baciargli l’uccello quasi con devozione poi lo scappellai completamente scoprendo una cappella violacea e a forma di fragola, cominciai a leccarla partendo dal filetto e seguendo la circonferenza, slinguazzando le papille sotto il glande, insalivai tutta l’asta fino alle palle che erano gonfie, poi risalii e lo presi in bocca, cominciai a pomparlo e a segarlo contemporaneamente mentre lui mi toglieva i pantaloncini e canotta facendola passare da sotto perché non smettessi di spampinarlo, “Continua così, bravo ma togliti quando sto per venire e continua di mano” lo accontentai anche se non capivo il motivo in quel momento. Quando venne non lo fece a schizzi, ma dalla sua cappella sgorgò un flusso abbondante di sperma caldo, denso e bianco perlaceo che mi riempì la mano e scorse lungo tutta la sua asta. “ Ora fatti guardare mentre mi lavi il cazzo con la lingua, lecchi tutta la sborra dalla tua mano e ingoi tutto!”, il tono era decisamente autoritario, ma terribilmente eccitante. Raccolsi la sua sborra lungo tutta l’asta con la lingua, mi ripulii anche la mano allo stesso modo gustando quel seme che aveva un sapore amarognolo ed acidulo al tempo stesso, gli mostrai la mia bocca piena del suo sperma e poi sorridendogli ingoiai tutto. “Non abbiamo finito mio caro Mirko, andiamo in bagno” e così dicendo si alzò rapidamente dal letto, stupito gli dissi “ma che fai? Devi star sdraiato!” ridendo mi rispose “sono due giorni che mi alzo ma volevo esser certo di poter fare tutto quello che oggi faremo insieme” entrammo in bagno e lui mi ordinò di inginocchiarmi nella vasca da bagno, quindi entrò anche lui, si mise davanti a me e mi ordinò “Apri la bocca che te la sciacquo per bene”, ormai totalmente affascinato ed eccitato ubbidii, lui si prese il cazzo non ancora del tutto a riposo, lo indirizzò verso la mia bocca e fece partire un getto di urina calda che mi centrò il viso e poi aggiustata la mira direttamente in bocca “Bevila tranquillamente è sterilizzata” ridendo mi riempiva di piscio ed io ormai in preda ad un piacere quasi isterico lo assecondavo. Quando ebbe finito, mi aiutò a rialzarmi, mi baciò di nuovo con trasporto e passione, mio Dio non capivo più niente, mi disse “ora facciamo una bella doccia insieme poi vedrai” “Tutto ciò che vuoi” risposi. Ci lavammo a vicenda ed io mi soffermai parecchio sul suo cazzo e sulle sue palle insaponando e risciacquando stessa cosa fece lui sul mio culetto. Ci asciugammo e usciti dalla vasca mi disse di appoggiarmi al lavabo e di guardare nel grande specchio a lato cosa mi avrebbe fatto. Ormai ero suo, ubbidii, appoggiai le mani al lavabo mentre lui si inginocchiò dietro di me allargandomi con entrambe le mani le natiche cominciò a leccarmi il buchetto che già da un po’ aveva iniziato a pulsare. Sentivo la sua lingua roteare intorno all’ano e poi dopo averlo per bene insalivato tentare di penetrarlo, “ Ti piace vero?” “Oh sì Diego, continua ti prego” quasi lo imploravo “preparati a toccare il paradiso” mi disse alzandosi. Io guardavo nello specchio come mi aveva detto e lo vidi sputarsi sulla mano e bagnarsi con la saliva tutto il cazzo poi dirigere quella meraviglia verso il mio buchetto, sentii la sua cappella spingere per farsi spazio nel mio corpo.”Rilassati e quando te lo dico spingi come se dovessi fare i tuoi bisogni … Hai capito?” “Sì, come vuoi tu” iniziò a spingere con più forza, sentivo il mio sfintere allargarsi ed il dolore aumentare mentre la sua cappella giungeva sulla soglia del mio retto a quel punto mi disse “Spingi ora!” spinsi e sentii scivolare dentro di me tutti i suoi sedici centimetri di cazzo. Il dolore non c’era più solo una certa strana sensazione nel sentire dentro di me quel corpo estraneo che improvvisamente cominciò a muoversi avanti e indietro dentro a mio culo trasmettendomi sensazioni da sogno “Ti piace, vero troietta?” mi sussurrò nell’orecchio, che poi prese a mordicchiarmi “Sììì è bellissimo continua non ti fermare” “Certo troietta che continuo, voglio sfondarti!” “Sììì Diego sfondami il culo voglio sentire il tuo cazzo arrivarmi in gola” “Bravo Mirko così mi piaci, come una vera troia!” a sentire quelle parole mi eccitavo ancor di più e così risposi” Ma io sono una troia, la tua troia quella alla quale puoi chiedere e fare qualunque cosa.” “Sì ora ti sborro in culo! “ Sì Diego riempimi il culo di sborra, voglio sentirmi riempire l’intestino poi pisciami in culo se vuoi come mi hai pisciato in bocca.” Sentii lui pulsare fortemente dentro di me e poi il calore del suo sperma inondarmi le viscere nello stesso momento schizzai la mia sborra sule piastrelle del pavimento, lui dopo un poco uscì dal mio culo, sentivo il suo seme colarmi fuori e lui mi ordinò di ripulire dalla sua e dalla mia sborra tutto il pavimento … logicamente con la lingua. Logicamente non partecipai alla corsa e mi giustificai con un dolorino al nervo sciatico, per quanto riguarda i miei rapporti con Diego durarono per ben cinque anni nei quali io fui sempre la sua “troia alla quale poteva chiedere e fare tutto ciò che desiderava” facemmo sesso fino alla vigilia della sua morte che avvenne nel sonno. Io non volli vedere la salma, ma chi lo trovò disse che aveva un’espressione rilassata ed un sorriso quasi di compiacimento.
Sono passati tanti anni, ho avuto altre relazioni ed oggi ho un compagno che mi ama e mi rispetta ed è stato proprio lui che conoscendo tutta la storia mi ha spinto a raccontarla, dicendomi che è grazie a Diego se ho poi potuto farmi coraggio, andar via da quei luoghi e vivere finalmente la mia vita.
Spero vi sia piaciuta, ma se così non fosse, non vogliatemene … Ho scritto solo ciò che fu.
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