Troietta trova casa e non solo quella Capitolo 2

di
genere
gay

Troietta trova casa e non solo quella
Capitolo 2

Fui risvegliato da Don Lele con un tenero bacio, “ Vieni mi disse, ci hanno portato la colazione” “ Chi ci ha portato la colazione?” domandai, preoccupato che ci avessero scoperti a letto, “ Calmati, è la ragazza di servizio, ha lasciato la colazione per due nell’ingresso, ha saputo da Orazio che avevo un ospite”. Mi alzai dal letto per andarmi a sedere al tavolino da colazione ai piedi del letto. Don Lele arrivò con il carrello, eravamo entrambi nudi e la cosa mi eccitava. La colazione consisteva in un uovo alla coque a testa, caffè , latte, tea, fette di pane tostate, burro e confetture di frutta. Dopo le performance della notte, quella colazione era l’ideale. Mentre mangiavamo Don Lele mi chiese da dove venivo e come ero finito sul marciapiede, gli raccontai tutta la mia vita compresa la storia con Diego, la mia fuga da casa, gli raccontai anche della violenza subita sul treno e di come fui aiutato da Lucio ed Yvonne per arrivare infine al nostro incontro, mi ascoltò con molta attenzione ma senza mai darmi l’impressione che mi stesse giudicando. Quando ebbi terminato, lui senza commentare cambiò discorso e mi spiegò come funzionava il complesso della casa. Al piano interrato opposte al garage vi erano le cucine, al piano terra la cappella dove si celebrava la Messa ed il dormitorio per i senzatetto che poteva ospitare venti persone a notte, al primo piano la mensa che offriva ai poveri quaranta pasti a mezzogiorno e venti alla sera. Al secondo piano il magazzino e la dispensa, al terzo gli uffici della direzione, al quarto sei monolocali affittabili, di cui quattro già occupati da studenti universitari e due ancora liberi ed al quinto ed ultimo piano il suo appartamento e quello del tesoriere, entrambi gli appartamenti erano di 120mq.
Se la cosa mi interessava potevo prendere in affitto uno dei due monolocali liberi al prezzo di 300€ al mese, e considerando che non ero di certo portato per il marciapiede mi disse che un lavoro per me ci sarebbe pure stato, se mi andava. Gli chiesi di cosa si trattasse e lui mi rispose “ Un mio caro amico è il proprietario di un gay club di altissimo livello con tanto di sauna, privè, gloryhole, dark room bar e discoteca, sta cercando un ragazzo giovane di bella presenza, dichiaratamente gay per servire ai tavoli o nei vari spazi, vestito solo di un perizoma con una finta foglia di fico ed un papillon, il locale si chiama “Adamo e Adamo” ecco spiegata la foglia di fico, se la cosa ti interessa, stamane lo chiamo e questa sera andiamo a trovarlo. Con il lavoro potresti pagarti il monolocale ed essere quindi indipendente, anche perché l’ingresso ai monolocali è posto sul retro e se qualche volta ti dovessi incontrare con qualcuno (purché non faccia casino) nessuno lo saprebbe, allora che ne dici?” “ Dico di sì!” esclamai felice. Finimmo la colazione poi lui mi indicò il bagno di servizio (uguale al suo ma con la doccia ad un posto solo) e così ci ritirammo ognuno ad espletare le faccende che tutti facciamo ogni mattina.
Quando ebbi finito anche le mattutine abluzioni uscii dal bagno e sentendo che lui era intento a farsi la barba (sentivo il ronzio del rasoio elettrico) bussai alla porta del bagno. “Entra pure rispose”, entrai e lo vidi davanti allo specchio intento a rasarsi e completamente nudo, mi avvicinai alle sue spalle e dal di dietro lo abbracciai, cominciai ad accarezzare il suo petto baciandogli le spalle poi la mia mano scese a prendere il suo membro che già dava segni di eccitamento e gli sussurrai all’orecchio” per completare la colazione mi andrebbe di gustare questo bel cannolo alla crema” “ non deludo mai i miei ospiti” mi rispose girandosi. Iniziai a baciargli il petto, a leccargli i capezzoli, a mordicchiarli, poi lentamente scesi giù in ginocchio e mi dedicai completamente al suo cazzo che era al massimo dell’erezione. Fu un pompino lungo e passionale che terminò con una eiaculazione abbondante che inondò violentemente la mia bocca, ma non persi neppure una goccia. Gli mostrai la bocca piena del suo sperma, lo rigirai con la lingua e sorridendo lo ingoiai. “ Sei proprio una troietta” “ Si, sono una troia, la tua troia, quella alla quale puoi chiedere e fare tutto ciò che vuoi”. Questa frase mi eccitava ogni volta che la pronunciavo perché mi faceva sentire veramente di proprietà del mio amante, ma questo solo con chi davvero mi attraeva e Don Lele mi attraeva tantissimo. Ci vestimmo e poi mi propose di andare a vedere i due minilocali ancora liberi. Si trattava di ambienti veramente confortevoli e ben arredati, l’angolo cottura, i servizi erano perfetti e funzionali un divano e due poltrone con tavolino, il televisore con videoregistratore creavano un salottino molto carino ed intimo, ma quello che più mi piacque fu il letto matrimoniale che scompariva dietro una finta libreria che occupava un’intera parete e che quando lo si usava, appariva ribaltandosi lentamente grazie ad un dispositivo elettromeccanico.
“ Mi piace, è bellissimo ma se non trovo lavoro non me lo posso permettere” “ Non crucciarti, ora vado a telefonare a quel mio amico e vedrai che tutto andrà bene. Per ora tu aspettami nel mio appartamento, io ho da sbrigare parecchie faccende, sarò di ritorno per le 13,00 pranziamo in camera e poi andiamo a comprarti un poco di vestiario, per i soldi non preoccuparti, li anticipo io” “ Ti ringrazio, ma non capisco perché tu faccia tutto questo per me!?” “ Dimentichi che sono un prete, un pastore e ci tengo a non perdere le mie pecorelle. So benissimo di essere un porcellino sessualmente iperattivo ma non dimentico neanche la mia missione e se non riesci a capirmi, non preoccuparti, spesso non mi capisco neppure io!” ridemmo entrambi di gusto, poi mi riaccompagnò nel suo appartamento.
Attesi il suo ritorno con curiosità e timore, poi finalmente alle 13,00 (puntuale come una cambiale) entrò in casa. “ Allora?” chiesi con malcelata ansia e lui (come se non capisse la mia curiosità) “ Allora!? Chiamo la ragazza di servizio e pranziamo, ho molto appetito” così dicendo chiamò all’interfono la cucina, ordinando il pranzo che dopo pochi minuti ci venne portato nell’appartamento da una splendida ragazza di chiare origini est europee. Ad occhi bassi portò il carrello delle vivande in sala da pranzo, poi si ritirò non celando uno sguardo malizioso rivolto a Don Lele. “ Scusa la mia indiscrezione, ma visto che tu stesso mi hai detto che scopi con maschi e femmine indifferentemente, dimmi la verità, questa te la scopi?” “ Mai con i dipendenti, nei loro confronti massimo rispetto e nessun coinvolgimento né sessuale né tantomeno sentimentale, altrimenti questa non sarebbe più una casa di accoglienza, ma una casa di tolleranza!” sorrise in un modo adorabile. Io però non stavo più nella pelle, volevo sapere qualcosa del possibile lavoro e così sbottai “ Vuoi tenermi sulle spine ancora per tanto oppure ti decidi a dirmi se hai chiamato il tuo amico e cosa ti ha risposto?!” e lui con calma serafica” Oggi pomeriggio alle quindici abbiamo appuntamento con il medico che visita i dipendenti del locale, il proprietario vuole essere certo di non aver problemi con malattie che si trasmettono per via sessuale, questa sera andiamo da lui, ci aspetta per le dieci, ti vuol vedere ma sono certo che gli andrai a genio. Comunque lo sapremo con certezza se vorrà … diciamo … provarti!” “ Ho capito sarà una marchetta gratuita.” “ Non stare a crederlo, è una persona che a prima vista non piace, è un nano cicciottello e peloso è affetto da ipertricosi, ma quella brutta figura nasconde una personalità profondamente generosa e disponibile nei confronti dei più deboli. Sappi che una buona parte di sovvenzione alla casa di accoglienza giunge proprio dalle sue tasche ed in maniera silente.” Rimasi in silenzio e pensieroso, mi domandavo dove mi stavo andando a cacciare.
Alle quindici entravamo nello studio del medico che ci stava aspettando. “Ciao Don” “ Ciao Maurizio, ti ho portato questo ragazzo perché stasera lo accompagno da Ciro che potrebbe assumerlo” “ Benissimo, vieni, spogliati” mi disse, ubbidii, quindi lui mi visitò accuratamente, mi fece anche il test rapido per il virus HIV. Due ore dopo uscimmo con in tasca i certificati che attestavano che non ero affetto da alcuna malattia trasmissibile sessualmente. Don Lele decise quindi di andare a fare acquisti di abbigliamento presso un negozietto piccolo ma molto ben fornito di jeans e camice di ottima fattura. Finiti gli acquisti, tornammo alla casa per le venti, l’ora di cena. Salimmo nel suo appartamento, poco dopo suonò alla porta la ragazza (che seppi essere ucraina) con il carrello delle vivande e prima di uscire mi lanciò uno sguardo malizioso come a farmi capire che sapeva quello che c’era stato tra me e Don Lele.
Finito di cenare andai a fare una doccia nel bagno degli ospiti, feci anche una profonda lavanda interna (non volevo correre alcun rischio di imbarazzo) e poi cominciai a prepararmi. Indossai un paio di jeans molto attillati che mettevano in risalto il mio culetto, una camicia ed un giubbino di jeans. Quando mi presentai a Don Lele, mi guardò compiaciuto esclamando “Con quei pantaloni mi fai venir voglia di ficcartelo dentro, è come se girassi a culo nudo, sono certo che Ciro apprezzerà molto!”. Scendemmo nel garage e saliti in macchina partimmo, diretti in collina, destinazione “Adamo e Adamo”. Mezz’ora dopo, alle dieci precise eravamo innanzi a una enorme complesso di tipo rurale (seppi poi che era stata una grande fattoria e che Ciro, l’attuale proprietario aveva trasformato in un riservatissimo gay club), nel cortile vi era una dozzina di auto tra Mercedes, Audi, Porsche ed una Jaguar, decisamente i soci di questo club erano benestanti. Giunti all’ingresso un uomo robusto e molto alto salutò Don Lele con deferenza e chiese in cosa poteva esserci utile. Don Lele gli disse che eravamo attesi da Ciro perché voleva conoscermi per una possibile assunzione, Ascanio (questo il nome del buttafuori) mi lanciò un occhiata carica di libidine e poi disse “ Ragazzo, con quel corpicino che ti ritrovi e quel visino malizioso non credo proprio che ci saranno problemi” “ Grazie!” risposi. Entrammo nel grande ingresso circolare dal quale si diramavano sei corridoi che portavano a vari locali, American Bar, Sauna, Dark Room sulla sinistra, American Bar, Gloryhole, BDSM, Gang Bang sulla destra, al centro una doppia scala semicircolare portava al piano di sopra, mentre sotto questa, si apriva un ampio corridoio che portava alla discoteca ed alla piscina.
Salimmo al piano superiore e Don Lele mi fece strada verso l’ufficio di Ciro, bussò alla porta e una voce roca rispose “Avanti!” entrammo e devo dire che la descrizione che il Don mi aveva fatto di Ciro era stata perfetta. Era alto circa un metro e venti ed essendo in camicia con maniche corte, mostrava braccia tozze e ricoperte da folti peli neri che immaginai prosperassero anche sul resto del corpo rendendolo quindi più simile ad uno scimpanzé il viso paffuto era dominato da un naso a patata e gli occhi neri e grandi sembravano, alla luce del grande lampadario, tizzoni ardenti. Ci venne incontro sorridendo e rivolgendosi a Don Lele gli strinse la mano dicendo “ Carissimo Lele, ti aspettavo con ansia dopo che mi hai elencato le capacità e la potenzialità erotica di questo ragazzo” così dicendo mi squadrò da capo a piedi, quindi mi disse “ Sappi che il lavoro qui è molto delicato, bisogna essere molto riservati e come si dice anche a Las Vegas, Quello CHE SUCCEDE QUI RIMANE QUI! I nostri soci sono persone molto stimate e conosciute e non amano far sapere al mondo intero i loro vizietti e le loro preferenze sessuali, pertanto il personale deve saper essere cieco, sordo e muto ma disponibilissimo a soddisfare ogni volere dei soci. La paga è di 900€ al mese, per ogni prestazione straordinaria che ti dovesse venir richiesta da un socio o da un gruppo di soci, sta al socio o al gruppo pagartela quanto riterrà opportuno. Il personale non stabilisce tariffe per le prestazioni che gli vengono richieste. I soci non possono richiedere prestazioni sadomaso ove il passivo dovesse essere elemento del personale. Ogni Venerdì mattina dalle otto a mezzogiorno viene il medico a visitare il personale per maggior sicurezza anche se confidiamo che fuori di qui ognuno abbia le sue relazioni avendo la testa sul collo, anche perché chi risultasse positivo ad una qualsiasi malattia sessualmente trasmissibile verrebbe immediatamente licenziato. Qui ogni rapporto si consuma senza preservativo ed i soci devono mensilmente sottoporsi a visite di controllo eseguite da nostri medici di fiducia, che poi sono gli stessi che visitano il personale. Detto questo se pensi di poter fare questo lavoro mostrami i certificati medici che ho richiesto e poi indossa questi” così dicendo tirò fuori da un cassetto della scrivania un sacchetto di nylon sigillato, contenente un perizoma con foglia di fico ed un papillon. Mentre Ciro controllava attentamente i certificati, mi spogliai sotto lo sguardo attento di Don Lele ed indossai quella specie di “divisa”. “Wow!” esclamò Ciro “ Sei veramente un bel bocconcino, ora vieni qua e fammi vedere cosa sai fare” così dicendo si sbottonò i pantaloni, calò i boxer, confermando quanto si dice sulle dimensioni del cazzo dei nani mostrando una dotazione fuori dal comune. Era un pene di venti centimetri a riposo, mi avvicinai a lui che nel frattempo si era arrampicato e poi seduto sul divano mi inginocchiai ai suoi piedi, gli sfilai calzoni e boxer e cominciai ad accarezzare quel cazzo enorme con tutte e due le mani, poi lo annusai ( emanava un profumo di erbe selvatiche, di muschio) lo baciai con dolcezza, quindi iniziai a leccarlo partendo dalle palle che erano gonfie e turgide e risalendo lungo tutta l’asta, giunto alla punta lo scappellai e cominciai a leccargli il filetto girando poi tutt’intorno sotto la cappella quindi lo presi in bocca e cominciai a succhiarglielo. I suoi gemiti mi confermavano che apprezzava il mio lavoretto, con la coda dell’occhio vidi Don Lele che aveva tirato fuori il cazzo e si stava masturbando, continuai il mio lavoro di bocca per circa dieci minuti poi Ciro disse “ Basta così, sei fantastico, mi piaci!” rimasi stupito, mi aspettavo ( con un poco di paura, per via delle dimensioni del suo attrezzo) che volesse scoparmi ed invece rivolgendosi a Lele gli disse “ Dai scopalo, che voglio vedere come si comporta.” La cosa mi elettrizzò, Don Lele mi piaceva da pazzi, mi alzai e andai da lui che ancora se lo stava menando, gli tolsi la mano dal suo cazzo e la sostituii con la mia bocca, dopo due succhiate lunghe e profonde spostai il cordoncino del perizoma, mi misi a cavalcioni sulla sua verga dura come una pietra e la feci sparire lentamente nel buco del mio culo. Era meraviglioso, Lele cominciò a muoversi dentro di me con ardore, i suoi affondi erano magistrali, il mio godimento era, inequivocabilmente, reale. Cominciai a gemere e sospirare, il mio corpo si muoveva all’unisono con il ritmo che Lele aveva dato alla scopata, era una danza di un erotismo stellare. Don Lele si alzò dalla poltrona tenendomi impalato sul suo cazzo, le mie gambe avvinghiate alla sua schiena, mi portò sul divano mettendomi supino e continuando a stantuffarmi il culo, mentre Ciro che era vicino alla mia testa si stava sparando una sega. “ Sborragli in bocca, che io gli riempio il culo a questa troietta” le parole di Lele mi eccitarono ancor di più, aprii la bocca offrendola al cazzo di Ciro, stuzzicandogli la cappella con la punta della lingua, un fiotto abbondante di sborra bianca perlacea sgorgò dalla cappella direttamente nella mia bocca, un sapore fortemente acidulo avvolse le mie papille gustative, nello stesso momento il cazzo di Lele riversava nel mio retto un fiume di sborra che avrei preferito gustare al posto di quella che continuava a sgorgare dal cazzo di Ciro. Lele scivolò fuori dal mio culo e mi offrì il suo cazzo, che stava tornando a riposo, perché lo ripulissi con la lingua dalle tracce di sperma. Lo feci con piacere riuscendo cosi ad aggiustare il sapore che avevo in bocca. Ero decisamente sfinito, Ciro mi indicò il bagno, andai a rinfrescarmi, mi aspettavo che venissero a terminare la serata con una performance di pioggia dorata, ma mi sbagliavo. Quando tornai da loro li trovai comodamente seduti a sorseggiare un whisky.
Mi accolsero sorridendo entrambi poi Ciro mi disse “ Bravo Mirko mi sei piaciuto in tutto, il lavoro è tuo. Ti affiderò all’American Bar della Sauna, dovrai raccogliere le ordinazioni dei soci consegnarle ai barman e poi servirle. Incominci fra tre giorni, esattamente il primo del mese. Il personale si deve presentare alle diciassette nel piazzale alla base della collina dove c’è il capolinea degli autobus li vi aspetta il pulmino del club che vi porta su, vi cambiate indossando il perizoma e il papillon, un breve briefing e poi alle diciotto si apre il Club che chiude alle due del mattino, quando arrivano quelli delle pulizie. Contento?” “ Felicissimo!” risposi, mi chiese se volevo bere qualcosa ed accettai un analcolico, essendo astemio, il che mi fece apprezzare ancor di più da Ciro. Era quasi l’una quando ci congedammo e tornammo alla casa. Durante il viaggio di ritorno continuavo a pensare a quello che era successo, e rivolto a Lele gli dissi “ mi piacerebbe ripetere solo noi due quello che abbiamo fatto con Ciro, perché so già che poi per via del lavoro sarò difficile, io arriverò a casa alle tre del mattino e dormirò gran parte del giorno mentre tu al mattino inizierai la tua giornata. Chissà quando potremo stare un poco assieme ” sentendo la mia voce leggermente incrinata dalla malinconia, fermò la macchina poi mi rispose “ Abbiamo tre giorni, prima che tu inizi a lavorare, in questi tre giorni starai da me, il monolocale lo occuperai dal primo del mese, per il resto sappi che sono socio onorario del club, quindi …” rimasi per un attimo a bocca aperta per lo stupore, poi scoppiai in una risata di gioia. Gli buttai le braccia al collo e lo baciai.
Continua…
scritto il
2020-03-09
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