Licenziamento
di
st4rry
genere
etero
Le cosce di Emanuela erano nude in bella mostra. Accavallate sotto una gonna larga e lunga. Era difficile notare prima la sua chiomma castano scuro dello spacco che raggiungeva l'anca. Le sue labbra erano sottili e ben curate: forse l'unica parte del suo corpo leggermente discreta. Gli occhi marron (quasi neri) erano profondi e vivaci. Seduta sulla scrivania era un chiaro ogetto sessuale per i colleghi, ma lei ignorava completamente la loro presenza. Scrutava con fare professionale le schede tecniche degli immobili in vendita per vedere se esisteva qualche "vendita facile" da proporre al nuovo arrivato. Fabio, un ragazzo di 23 anni al primo impiego, fissava di nascosto la poderosa scollatura di Emanuela e soprattutto i piedi inguainati negli splendidi sandali coturnati; certo non immaginava che la titolare in quel momento stava pensando proprio a lui.
«Fabio!»
Chiamò Emanuela rompendo il silenzio
«Andiamo in centro. Abbiamo appuntamento con l'avvocato che ha necessità di comprare entro la fine del mese.»
Fabio si era svegliato di colpo dalle sue fantasie che ormai lo perseguitavano giorno e notte.
«Si... Arrivo...»
Rispose.
In auto Emanuela guidava in maniera decisa: il movimento delle cosce che strusciavano l'un l'altra non era sfuggito a Fabio che le fissava spudoratamente protetto dagli occhiali da sole. Emanuela lo sapeva, lo aveva capito da qualche settimana che Fabio la desiderava. Le piaceva credere che il suo giovane dipendente si fosse fatto qualche sega pensando a lei. Lei non era certo un donna pudìca e un po' la fece sorridere che un ragazzino di 20 anni più giovane la trovasse sexy.
Fabio immaginava di poggiare il palmo della mano sinistra sul ginocchio di Emanuela, accarezzarla fino su in mezzo alle cosce, sentire col mignolo le mutande fradice... sentirla ansimare. Aveva il pisello in tiro quando Emanuela parcheggiò proprio davanti all'ingresso del palazzo. Scesi dall'auto incontrarono il cliente: un uomo distinto, molto cordiale e di poche parole. Insieme si recano all'interno dell'appartamento: un ultimo piano con vista mare, molto bello e ad un prezzo accessibile. Fabio si destreggiò bene col cliente e riuscì a convincerlo a tornare a visitare l'immobile. Mentre l'avvocato faceva un ultimo giro della casa Emanuela si rivolse sottovoce a Fabio:
«chiudi la casa, io ti aspetto giù in macchina».
Il ragazzo, molto formalmente, strinse la mano al cliente, si salutarono e si accordarono per un prossimo appuntamento.
Fabio non aspettava altro: rimasto solo si diresse in bagno, si sedette sulla tazza e, con i calzoni alle caviglie, diede vita ad una monumentale sega in onore di Emanuela. Se la immaginava mezzo svestita, a pecorina con le mani sul muro e lui che la pompava come un trapano. Le tette che sbattevano l'un l'altra, lei che godeva; improvvisamente tutto si annebbiò.
Fabio si risvegliò con Emanuela che gli faceva la respirazione bocca a bocca; era in una situazione paradossale: era svenuto nel cesso con il cazzo in mano e il suo capo lo stava rianimando. Istintivamente infilò la lingua in bocca a Emanuela e con la mano sinistra le palpò il culo sodo.
«Fabio!!! Ma che fai?»
«Mi licenzio signora F*******»
rispose prontamente, poi continuò a baciarla.
"Maiale" pensò Emanuela mentre gli afferrava il pisello. La donna iniziò una sega lenta ed efficace. Fabio liberò i popponi e cominciò a palarli avidamente. Era in estasi. Si scopava la mano della signora F*******, sentiva il rumore dei bracciali che ornavano il polso di Emanuela.
«Hum, Hum, Hum, si continua bella, dai, non smettere che mi fai venire...»
Emanuela spostò le mani di Fabio dalle tette alla passera
«Dai toccamela, fammi godere!»
Fabio cominciò a masturbarla con indice e anulare; poi afferrò le chiappe con entrambe le mani e si portò alla bocca la figa di Emanuela.
«Ahh, aahh, bravo! Siii, fammi godere... così così cooooosì!!! dahi!»
Dopo poco Emanuela si mise a sessantanove e inglobò nella bocca tutto il pisellone di Fabio. Era grosso: le piaceva parecchio e mugugnava come una vacca. "dai porco lecca... leccamela bene... cazzo questo me lo scopo subito" pensava mentre succhiava. Si staccò dal cazzo, si girò, guardò Fabio negli occhi... voleva mangiarselo.
«Adesso ti scopo per bene»
le disse lui
«Non vedo l'ora»
rispose lei mentre si infilava quel palo di carne nella fregna. Iniziò a cavalcare come un'amazzone, le tette rimbalzavano davanti alla faccia di Fabio che le teneva saldamente le chiappe.
«Dai, dai, cavalca bella... così, così...»
Lei si muoveva bene, con ritmo. Sentiva tutto il membro scivolere dentro la figa fradicia "ahhh... che meraviglia" pensava. Aumentava e diminuiva i colpi con un'arte che Fabio non conosceva. La donna mise entrambi i palmi delle mani sui pettorali del partner, si alzò sulle ginocchia e mosse solo il bacino con un movimento rotatorio. Tutto il culone di Emanuela descriveva ellissi attorno al cazzo di Fabio che accompagnava il movimento con le mani sulle chiappe. La donna non si controllava più e l'orgasmo arrivò: sconquassante.
«Vengo, mi fai venire come una... ahhh, ahhh, siiii... godooo!»
Emanuela continuò a muoversi per qualche secondo ancora poi si alzò in piedi. Fabio non aveva intenzione di finirla lì: si mise seduto con la schiena poggiata al muro e fece accovacciare Emanuela sul suo cazzo.
«Vieni qui, dai... che non abbiamo mica finito...»
«Che foga»
Il ragazzo la teneva ferma e con il bacino sferrava affondi bestiali, si sentiva un toro. Il respiro si faceva più intenso e nel bagno echeggiava il rumore della figa di Emanuela torturata dai colpi di Fabio.
«Dai chiavami... più veloce... si così!... ahhh che bello!»
«ti piace?! Dimmi che ti piace... dimmi che godi!»
«da morire Fabiooo... continua continua... mi fai godere... ahhh»
Fabio le teneva le chiappe e continuava
«Vengo! Emanuela mi fai venire... eccomiiii...»
La donna si stappò la figa e continuò con una sega velocissima ma Fabio le allontanò la mano, si alzò velocemente in piedi e infilò tutto il cazzo in bocca ad Emanuela
«Aaahhhh... che baocca che hai! adesso bevi...»
«mmmh... mmmmh»
mugugnava Emanuela che si mise la cappella sotto la lingua appena un attimo prima di ricevere tre potenti schizzi. Un rivolo di sborra le colava dall'angolo della bocca; con tutta calma lo raccolse con l'anulare della mano sinistra e se lo riportò tra le labbra.
«Fabio!!! Ma che fai li dentro»
Gridò Emanuela mentre bussava forte alla porta del bagno.
«Ti senti bene??»
Fabio si svegliò di colpo... si era addormentato nel cesso e aveva tutte le mutande impiastricciate di sborra.
«Si, sto bene»
disse
«Arrivo subito!»
«Fabio!»
Chiamò Emanuela rompendo il silenzio
«Andiamo in centro. Abbiamo appuntamento con l'avvocato che ha necessità di comprare entro la fine del mese.»
Fabio si era svegliato di colpo dalle sue fantasie che ormai lo perseguitavano giorno e notte.
«Si... Arrivo...»
Rispose.
In auto Emanuela guidava in maniera decisa: il movimento delle cosce che strusciavano l'un l'altra non era sfuggito a Fabio che le fissava spudoratamente protetto dagli occhiali da sole. Emanuela lo sapeva, lo aveva capito da qualche settimana che Fabio la desiderava. Le piaceva credere che il suo giovane dipendente si fosse fatto qualche sega pensando a lei. Lei non era certo un donna pudìca e un po' la fece sorridere che un ragazzino di 20 anni più giovane la trovasse sexy.
Fabio immaginava di poggiare il palmo della mano sinistra sul ginocchio di Emanuela, accarezzarla fino su in mezzo alle cosce, sentire col mignolo le mutande fradice... sentirla ansimare. Aveva il pisello in tiro quando Emanuela parcheggiò proprio davanti all'ingresso del palazzo. Scesi dall'auto incontrarono il cliente: un uomo distinto, molto cordiale e di poche parole. Insieme si recano all'interno dell'appartamento: un ultimo piano con vista mare, molto bello e ad un prezzo accessibile. Fabio si destreggiò bene col cliente e riuscì a convincerlo a tornare a visitare l'immobile. Mentre l'avvocato faceva un ultimo giro della casa Emanuela si rivolse sottovoce a Fabio:
«chiudi la casa, io ti aspetto giù in macchina».
Il ragazzo, molto formalmente, strinse la mano al cliente, si salutarono e si accordarono per un prossimo appuntamento.
Fabio non aspettava altro: rimasto solo si diresse in bagno, si sedette sulla tazza e, con i calzoni alle caviglie, diede vita ad una monumentale sega in onore di Emanuela. Se la immaginava mezzo svestita, a pecorina con le mani sul muro e lui che la pompava come un trapano. Le tette che sbattevano l'un l'altra, lei che godeva; improvvisamente tutto si annebbiò.
Fabio si risvegliò con Emanuela che gli faceva la respirazione bocca a bocca; era in una situazione paradossale: era svenuto nel cesso con il cazzo in mano e il suo capo lo stava rianimando. Istintivamente infilò la lingua in bocca a Emanuela e con la mano sinistra le palpò il culo sodo.
«Fabio!!! Ma che fai?»
«Mi licenzio signora F*******»
rispose prontamente, poi continuò a baciarla.
"Maiale" pensò Emanuela mentre gli afferrava il pisello. La donna iniziò una sega lenta ed efficace. Fabio liberò i popponi e cominciò a palarli avidamente. Era in estasi. Si scopava la mano della signora F*******, sentiva il rumore dei bracciali che ornavano il polso di Emanuela.
«Hum, Hum, Hum, si continua bella, dai, non smettere che mi fai venire...»
Emanuela spostò le mani di Fabio dalle tette alla passera
«Dai toccamela, fammi godere!»
Fabio cominciò a masturbarla con indice e anulare; poi afferrò le chiappe con entrambe le mani e si portò alla bocca la figa di Emanuela.
«Ahh, aahh, bravo! Siii, fammi godere... così così cooooosì!!! dahi!»
Dopo poco Emanuela si mise a sessantanove e inglobò nella bocca tutto il pisellone di Fabio. Era grosso: le piaceva parecchio e mugugnava come una vacca. "dai porco lecca... leccamela bene... cazzo questo me lo scopo subito" pensava mentre succhiava. Si staccò dal cazzo, si girò, guardò Fabio negli occhi... voleva mangiarselo.
«Adesso ti scopo per bene»
le disse lui
«Non vedo l'ora»
rispose lei mentre si infilava quel palo di carne nella fregna. Iniziò a cavalcare come un'amazzone, le tette rimbalzavano davanti alla faccia di Fabio che le teneva saldamente le chiappe.
«Dai, dai, cavalca bella... così, così...»
Lei si muoveva bene, con ritmo. Sentiva tutto il membro scivolere dentro la figa fradicia "ahhh... che meraviglia" pensava. Aumentava e diminuiva i colpi con un'arte che Fabio non conosceva. La donna mise entrambi i palmi delle mani sui pettorali del partner, si alzò sulle ginocchia e mosse solo il bacino con un movimento rotatorio. Tutto il culone di Emanuela descriveva ellissi attorno al cazzo di Fabio che accompagnava il movimento con le mani sulle chiappe. La donna non si controllava più e l'orgasmo arrivò: sconquassante.
«Vengo, mi fai venire come una... ahhh, ahhh, siiii... godooo!»
Emanuela continuò a muoversi per qualche secondo ancora poi si alzò in piedi. Fabio non aveva intenzione di finirla lì: si mise seduto con la schiena poggiata al muro e fece accovacciare Emanuela sul suo cazzo.
«Vieni qui, dai... che non abbiamo mica finito...»
«Che foga»
Il ragazzo la teneva ferma e con il bacino sferrava affondi bestiali, si sentiva un toro. Il respiro si faceva più intenso e nel bagno echeggiava il rumore della figa di Emanuela torturata dai colpi di Fabio.
«Dai chiavami... più veloce... si così!... ahhh che bello!»
«ti piace?! Dimmi che ti piace... dimmi che godi!»
«da morire Fabiooo... continua continua... mi fai godere... ahhh»
Fabio le teneva le chiappe e continuava
«Vengo! Emanuela mi fai venire... eccomiiii...»
La donna si stappò la figa e continuò con una sega velocissima ma Fabio le allontanò la mano, si alzò velocemente in piedi e infilò tutto il cazzo in bocca ad Emanuela
«Aaahhhh... che baocca che hai! adesso bevi...»
«mmmh... mmmmh»
mugugnava Emanuela che si mise la cappella sotto la lingua appena un attimo prima di ricevere tre potenti schizzi. Un rivolo di sborra le colava dall'angolo della bocca; con tutta calma lo raccolse con l'anulare della mano sinistra e se lo riportò tra le labbra.
«Fabio!!! Ma che fai li dentro»
Gridò Emanuela mentre bussava forte alla porta del bagno.
«Ti senti bene??»
Fabio si svegliò di colpo... si era addormentato nel cesso e aveva tutte le mutande impiastricciate di sborra.
«Si, sto bene»
disse
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