Sorpresa fratellino

di
genere
incesti

Abbracciato a te Adele, accarezzato dal tuo sospiro ritmato dal sonno, ripenso alla notte appena trascorsa. Mi avevi chiesto tante volte dei miei amici ed io avevo glissato, inventando ogni scusa per sfuggire alla promessa e al nostro patto. Certamente non sei tu quella che si fa fregare dal fratellino minore. Prima di addormentarti mi hai detto che lo avresti voluto rifare, magari il prossimo anno, sempre insieme con me: “Adesso tutto assume la giusta dimensione, le cose importanti e quelle stupide, dovresti provarlo Marcello. Tra pochi giorni partirò per Bologna, devo impegnarmi all'Università, però una volta all'anno insieme con te essere ancora una grande troia” Ti sei addormentata. Io spero che tutto questo sia stato sufficiente anche se devo ammettere è stato fantastico. L'adrenalina mi scorre ancora nelle vene, non ho sonno, silenziosamente ti lascio dormire e torno nella mia camera, prima che si svegli mamma. Accendo il PC. Vi racconto cosa è successo. Doveva essere uno splendido e orgiastico addio al celibato, la villa di Matteo era libera, tutta per noi e la nostra folle festa. Due giorni prima delle nozze di Mario con Marcella. Volevamo festeggiare alla grande il primo del nostro gruppo di scapestrati che si decideva al grande passo, al salto nel buio della maturità. Io no, non mi sentivo cresciuto affatto, continuavo la mia grande fuga dalle responsabilità affettive, dal mondo degli adulti. Alla villa eravamo solo noi cinque, io e il padrone di casa Matteo, Beppe, il più folle di tutti e Giangi, il triste poeta dell'eros, sempre pronto ai racconti e alle avventure, e naturalmente Mario, il festeggiato. Matteo ed io ci siamo occupati della cena, Beppe ha cercato i regali e ha curato gli addobbi, davvero divertenti. Per trovarli aveva visitato, con suo grande diletto, tutti i negozi di accessori erotici della provincia. Giangi doveva trovare il vero regalo, il cuore della festa. Una splendida ragazza per Mario, l'ultima follia prima di mettere la testa a posto, e per tutti noi, che la testa a posto non avevamo nessuna intenzione di mettere. “Ci penso io, non preoccupatevi” aveva detto, e purtroppo mi sono fidato. Avevamo un po' protestato per la spesa ma Giangi ci aveva convinti. Ci aveva giurato che era il meglio che potessimo sperare “È al di là di ogni vostro più spinto desiderio” Altro non ci aveva detto “Sarà una splendida sorpresa” Per rallegrarci abbiamo cominciato la serata ingurgitando tartine e aperitivi, olive e Muller Thurgau profumato. Frementi e nervosi aspettavamo la sorpresa vera, mentre Mario continuava a invitarci a cominciare la cena, del tutto ignaro del piatto migliore che era stato preparato. Quando finalmente è suonato il campanello Giangi è corso ad aprire ed è ritornato con te, sorellina mia, bella e seducente come solo tu sai essere. Gli amici si sono guardati l'un l'altro facendo cenni di stupore rivolti a Giangi, che sorrideva imbarazzato, io non sapevo cosa fare, mi ero annichilito vedendoti entrare, proprio tu Adele, adorata e pazza. Mi sono avvicinato a Giangi chiedendo incazzato “Cosa ci fa mia sorella qui, non dovevamo festeggiare tra uomini?” È lui un poco imbarazzato “Lei è il regalo. Me l’ha chiesto lei, non vedo perché avrei dovuto rifiutare, è splendida” “Non dire cazzate Giangi, è mia sorella. Io me ne vado!” gli ho sibilato nell'orecchio deciso a prendere Adele per mano e a uscire in fretta da lì. Sono venuto vicino a te e tu non mi hai dato il tempo di parlare, sorridendo hai detto “Sorpresa fratellino!” poi mi hai abbracciato “Ho bisogno di te Marcello, ti prego, rispetta il nostro patto” Come sempre, Adele, il mio amore infinito per te mi ha fatto accettare, fedele come un buon cane, come il pastore tedesco Rin Tin Tin, pronto anche a morire per te “Cazzo Adele, va bene, ma non esagerare questa sera” Speravo ancora che fosse tutto uno scherzo di Adele e Giangi, a uno a uno ho promesso sottovoce agli amici di restituire il denaro speso, e che mi scusavo ma non ne sapevo nulla, loro, imbarazzati mi rispondevano gentilmente di non preoccuparmi. Ci siamo seduti a tavola, tu Adele tra Mario e Giangi, ed io di fronte a te. Hai accettato volentieri un paio di aperitivi che hai versato nella gola come una medicina. In breve hanno fatto effetto perché la tua risata è salita allegra, le battute sono diventate subito piccanti, e i tuoi dolci occhi continuavano a passare da uno all'altro saggiandoci, apprezzando quello che vedevano. Sei riuscita con la tua allegria a farci dimenticare l'imbarazzo iniziale e abbiamo cominciato a divertirci come sempre, come sapevamo fare. Finita la cena trascorsa tra molte risate e battute è arrivato il momento di scartare i regali, e quando Mario ha scartato il grosso fallo di lattice tutti abbiamo voluto toccarlo, era davvero grande. “Questo è più un regalo per Marcella che per me” Si lamentava Mario, fingendosi offeso. Alla fine del giro è arrivato nelle tue mani, l'hai preso accarezzandolo “È davvero un GRANDE regalo” hai detto sorniona avvicinandolo a una guancia e annusandolo “È profumato, morbido. Chissà che sapore avrà?” Dai Adele assaggialo, ridevamo, e anch’io mi divertivo e mi godevo la tua simpatia. Prima l'hai assaggiato con la punta della lingua, poi lo hai leccato dal basso in alto “Puah ragazzi, sa solo un po' di gomma, che delusione!” “Scommetto che non riusciresti a metterlo tutto in bocca” ha detto provocatorio Mario. Tu rispondevi che certamente saresti riuscita, ma non dovevi certo dimostrarlo a un branco di ragazzetti eccitati “Dai Adele, fagli vedere che sei la sorellina più tosta del mondo. Non farmi fare brutta figura” Anch’io mi ero lasciato coinvolgere dall'euforia generale, vederti lì, adorata da tutti i miei amici, mi riempiva di orgoglio. Lentamente l'hai ingoiato quasi tutto e ti sei vantata della tua abilità “Vedi Mario, ti ho dimostrato che questo è un regalo per te, non solo per Marcella” Mario non riusciva a capire. Non ti si poteva provocare impunemente, gli hai chiesto di alzarsi, e appoggiandogli una mano sui pantaloni hai verificato l'effetto del tuo armeggiare col vibratore, ridendo. Tutti abbiamo cominciato a prenderlo in giro, vendicandoti. Il tuo amore per la giustizia, però, ti ha fatto alzare e hai fatto lo stesso controllo con gli altri, costatando che l'effetto prodotto era stato generale “Ragazzini, siete tutti eccitati come delle scimmiette” Hai scherzato “vi basta davvero poco per andare su di giri” Tra le risate sei venuta anche da me “Oddio fratellino, mm, tu sei il migliore, mi fai mancare” Hai poi voluto vedere i preservativi colorati e profumati, dicendo che sicuramente ci sarebbero stati larghissimi. Non hai assolutamente creduto alle nostre proteste. La vagina di gomma non la volevi assolutamente assaggiare, dicevi che eri una brava ragazza e che non avresti mai fatto una cosa simile, e quella roba ti faceva orrore “Ma poi, come si fa a chiamare questa cosa orribile fica non riesco a capirlo. Solo chi non ne ha mai vista e assaggiata una vera può chiamarla così” Questa volta è stato Beppe a farsi avanti “Io ti dimostro che il preservativo non mi è largo, se ho ragione tu la lecchi” “Ma che schifo Beppe, non lo farei mai ti ho detto” hai risposto piccata “al limite una vera ma questa cosa orribile mai!” “Ma sei tu che dici che mi è largo, se vinci non la lecchi mica” Ha risposto spavaldo Beppe. Ma chi controllava il preservativo infilato nel cazzo di Beppe? Tutti in coro “Marcello” i vigliacchi, mi sono assolutamente rifiutato. Lo controlla Adele allora, abbiamo tutti concordato “Bella scommessa” hai detto “Beppe vince anche se perde la scommessa, esibizionista com'è” Ma poi, di fronte alle nostre calorose insistenze, hai accettato “Senza toccarlo però, e davanti a tutti, non si può mai sapere” Beppe non si è fatto pregare, ha calato i pantaloni e le mutande e ha infilato il preservativo sul suo arnese duro, eccitato dal desiderio di mostrarlo ad Adele, di farselo guardare e magari sfiorare. Conosco quel lampo che ho visto passare nei tuoi occhi, Adele, è un segno inequivocabile di sensualità, eccitazione, desiderio di provocare. “Se ti vengo vicino per controllare non è che scoppia tutto, vero piccino?” Ti sei avvicinata lentamente, fissando lo sguardo sul considerevole membro di Beppe, notando con sicura soddisfazione che lo riempiva bene. Ti sei chinata lentamente avvicinando il viso per guardarlo meglio, hai avvicinato le mani, sfiorandolo appena come per errore, fingendo di voler capire se il preservativo era ben teso e pieno, poi lo hai appena toccato qua e là “Duro è duro complimenti” non ti sei potuta trattenere dal commentare, e Beppe ha davvero rischiato di venire, rosso come un peperone. Sono certo che avresti voluto andare oltre, la tensione si percepiva come la musica nell'aria, ma ti sei rialzata allontanandoti “Calmati Beppe, forza toglitelo e rivestiti, non lo riempi tutto” Hai mentito “Sentilo meglio, controlla bene, lo riempio tutto ti dico” ha insistito quel bastardo “Se solo lo sfioro ancora te lo dico io come lo riempi vestiti prima che sia troppo tardi, hai perso” Ma non resisti alla tentazione e torni sui tuoi passi, dai un'ultima controllata saggiandolo con la mano, facendo strabuzzare gli occhi a quel poveretto “mm va bene va bene. Rivestiti adesso” Io ho assistito alla scena scisso tra il piacere di vederti provocare Beppe, l'eccitazione dell'immaginare cosa provava mentre la tua mano si richiudeva sul suo membro muovendosi appena, e la sensazione che tutto stava sfuggendo completamente dal mio controllo. Ma in verità a volte sono capace di essere onesto con me stesso, non ho mai controllato nulla di te Adele. Sono il fratello minore, ho accettato il mio ruolo e ho deciso di lasciarmi andare al tuo gioco e godermi la situazione. Alla fine hai accettato onestamente di aver perso la sfida e la tua linguetta è passata sulla passera gommosa facendo smorfie di disgusto davvero spassose, raccogliendo i nostri applausi convinti. Vederti leccare quel coso è stato troppo per Beppe che si è alzato deciso e si è incamminato verso la porta “Dove stai andando, piccolino?” L'hai richiamato con dolcezza “Devo andare in bagno, Adele. Vuoi venire con me?” ha risposto strafottente “A fare cosa?” “A pisciare! O forse gradiresti provarlo?” Ti sei messa a ridere di gusto “Se non ce la racconti” è intervenuto Marco “vai a farti una sega in onore di Adele, altro che a pisciare! Rimani con noi scemo che ci si diverte di più” L'abbiamo catturato e riportato tra noi, alla fine si è rassegnato quando tu gli hai sussurrato maliziosa “Magari dopo, Beppe, se te lo meriti. Adesso stiamo in compagnia” L'atmosfera tra gli scherzi e le battute si è rilassata. Dopo l'ennesimo brindisi alla felicità di Mario, Giangi ha cominciato a ripetere, ritmando con il battito delle mani, come un bimbo scemo: “Adesso Mario deve scartare il regalo migliore” a ruota tutti gli altri, compreso Mario “Adesso Mario deve scartare il regalo migliore” solo io non partecipavo al coro, avevo ricominciato a preoccuparmi un po', l'atmosfera si surriscaldava in fretta e ti vedevo disinibita e provocante come non ti avevo vista mai. Battevi le mani divertita, fingendo di non capire, mi ha strizzato l'occhio facendo un po' il broncio, come dire non fare il rompiballe, e alla fine anch’io mi sono unito al coro. Poi hai sussurrato finta ingenua “Ma dov'è il regalo migliore?” Tutti ti hanno guardato, direi che ti avevano già scartato da un po' nei loro pensieri “Ma sei tu Adele!” ha detto Matteo. “Io? Non scherziamo eh? Se solo mi si solleva un po' la gonna, arrapati come siete, mi sbranate! Guardate cosa è successo al povero Beppe. Non se ne parla neppure” È ridendo hai nascosto la faccia tra le mani fingendo di essere terrorizzata. Alle nostre insistenze hai continuato a negare fingendo di arrabbiarti. Allora Matteo ha detto “Abbiamo pagato, non puoi rifiutarti!” A Matteo è sempre riuscito molto naturale essere coglione e dire la cosa sbagliata al momento sbagliato. È calato un silenzio imbarazzato. Tu l'hai guardato sorpresa, allibita, poi hai guardato me. Io stupito ti ho fatto cenno di si con la testa, stupito a mia volta per il tuo stupore, e ho guardato Giangi, rosso e imbarazzato “È quanto mi avreste pagato?” hai domandato seria, rivolgendoti a Giangi, che ti aveva invitato “4.000” ha farfugliato lui. “Cosa 4.000 euro! Così dovrei essere la vostra puttana, di lusso, ma sempre puttana! Ma andate tutti a fare in culo!” È ti sei alzata per andartene, avviandoti alla porta senza salutare. Giangi ti ha inseguito, implorando perdono, chiedendoti di tornare, che era tutta colpa sua, non trovava nessuno se non le solite degli annunci, ma lui voleva te, ti aveva sempre desiderato “Giangi sei un grande stronzo” gli hai detto “come ho sempre pensato. Ma loro non hanno colpa e mi sono simpatici. Non voglio rovinare la festa che tra l'altro mi diverte molto. Restituisci, di fronte a me, i soldi dei ragazzi, adesso. 4.000 euro, però, una bella sommetta!” Sei tornata sorridendo, chiedendo scusa dell'incomprensione. Giangi ci ha restituito i dieci pezzi da cento che ognuno di noi gli aveva dato, e hai ricominciato a scherzare “Ma davvero pensate che una serata con me valga tanto?” chiedevi, e loro certo, sicuro “Ma per quella cifra mi volevate scopare, vero? Dovevo essere la vostra puttana?” No, falsi e bugiardi, tutti a dire che era solo per il piacere di giocare, di passare una serata allegra “Anche tu Marcello?” ed io a giustificarmi dicendo che non sapevamo che era lei “Lo sapete che siete davvero dei porci maniaci, vero?” Ma già ridevi e avevi ricominciato a divertirti, e tutti loro a dire dai Adele, è solo un gioco, non abbandonarci adesso. Ruffiani “Va bene allora continuiamo a giocare” Ti sei avvicinata a Mario “Forza novello sposo, se vuoi iniziare. Comincia a scartare il tuo regalo. Ma prima passo da tutti voi per farmi pagare, visto che era solo per giocare. Anche se non l'ho mai fatto per mestiere vi garantisco, bambocci, che non vi pentirete dei soldi che state spendendo” Questa cosa del farsi pagare ti aveva acceso una scintilla in più, ti sei avvicinata vicino a ognuno di noi appoggiando un piede sulla sedia, spingendo con la punta della scarpa sui nostri cazzi gonfi e alzando abbondantemente la gonna fino a scoprire l'orlo delle autoreggenti “Infila un bel centone nella calza, bimbetto” Recitare la parte della puttana non solo ti divertiva, ti eccitava davvero. È così hanno, o meglio abbiamo cominciato a infilarti, mentre ti muovevi sensuale al suono della musica, i biglietti da cento. Spesso mi guardavi e sorridevi, forse per tranquillizzarmi, per paura che la mia gelosia si facesse sentire, o forse perché tutto questo lo facevi soprattutto per te e per me. Il secondo giro l'hai fatto mostrando la scollatura, facendoci infilare gli occhi dove infilavamo il secondo centone, con cura e cercando di mantenere il più a lungo possibile il contatto tra le nostre mani e la pelle morbida tra i seni, chinandoti in avanti e sporgendo il sedere per la gioia di chi in quel momento non poteva sfiorarti. Alla fine del giro sei andata da Mario “Sei pronto futuro maritino, puoi cominciare a scartare” e lui ha cominciato a scartarti togliendoti il vestito, tra gli ululati e volgari commenti di apprezzamento a mezza voce. Non ti vedevo ormai più come una sorella, Adele, ti volevo con tutte le mie forze, in competizione con gli altri, ma con il piacere di pensare che tu eri mia, mia sorella, la mia donna speciale, il mio amore. Ti mostravamo un foglio da cento e tu ti avvicinavi ballando, strusciandoti, finché non lo infilavamo nella biancheria. Il più conteso era il filo posteriore del tanga, ormai colmo di rotolini. Quando li abbiamo finiti hai fatto un ultimo giro attorno ad ognuno di noi, facendoti sfiorare, prendendo bacini sui fianchi e sulle natiche, ridendo. Sensuale li hai sfilati uno a uno e li hai contati “Non vorrei che qualcuno facesse il furbo!” e con gesto professionale li hai infilati nella borsetta. Facendoci un inchino tra gli applausi, ti sei rivestita “Vedi Mario che regalo speciale ti hanno fatto i tuoi amici ” Dai Adele, cosa fa adesso il regalo speciale, chiediamo entusiasti. Gli occhi ti brillavano dalla gioia “Io mi sono già spogliata, adesso fatelo voi!” di fronte alle proteste generali hai dovuto cedere “Va bene, allora facciamo un'altra scommessa?” È questa volta tutti sono stati concordi “Scommetto con voi che riconosco Marcello con un bacio, a occhi bendati, se vinco vi togliete la camicia, se perdo mi tolgo il vestito” Entusiasti accettiamo subito, Mario si è occupato di bendarti e di legarti le mani dietro la schiena. In fila ci siamo avvicinati e ti abbiamo baciato, a lungo, in un silenzio carico di seduzione. Vederti legata e impotente mi faceva nascere fantasie pressanti di possesso, e credo che lo stesso effetto facesse agli altri. Ti ho baciato con passione, accarezzandoti la schiena e il culo, pensando di poter approfittare dell'anonimato che mi donavi. Ma con un sorriso ammiccante, dopo che tutti ti avevamo baciato, ti sei tolta la benda e guardandomi dritto negli occhi mi hai fatto capire che avevi apprezzato “Il terzo era Marcello” naturalmente mi conoscevi benissimo. Le camice sono state tolte. Tutti hanno protestato “Così è stato troppo facile” È tu magnanima hai accettato la critica “Devi darci un'altra possibilità” chiedevano speranzosi. Hai riflettuto un poco, quel sorriso nascondeva chissà quali follie che ti sono passate per la testa, poi hai deciso “Rendiamo la cosa più difficile e più simpatica. Tirate a sorte e uno di voi viene e mi accarezza le natiche, sono sicura che da come mi accarezza indovino chi è questa volta, se perdete, saltano i pantaloni” Coro entusiasta di approvazione. Dopo una breve discussione, mentre Beppe ti bendava, non disdegnando di darti qualche bacio sul collo che tu simpaticamente accettavi, abbiamo barato nel sorteggio, e il festeggiato ha avuto l'onore. Se non l'avessimo fatto si sarebbe messo a piangere. Ti sei appoggiata al tavolo sporgendo in fuori il sedere. Mario ti ha sollevato delicatamente il vestito e titubante ti ha fatto una leggera carezza “Così non vale, non sarà mica una carezza questa. Forza, accarezzami per bene, finche non ti dico che basta, devo capire chi sei” Mario non si è fatto pregare, ha palpeggiato a lungo le tue natiche nude, le gambe, e tu fingendo di pensare ti godevi la cosa, muovendo il culo. Quando Mario ha cominciato a palparti le tette e baciarti la schiena ti sei decisa a interromperlo “Ok, non devo approfittarne purtroppo. Non sarebbe leale. Sono sicura che è Matteo!” Il nostro urlo di gioia ti ha fatto capire che avevi sbagliato prima ancora che ti potessi togliere la benda. Ma forse sapevi bene di aver sbagliato e quel vestito addosso, che ti eri già tolta prima, non avevi più voglia di indossare. È stato bello vederti spogliare di nuovo ma ancora più bello vederti con la biancheria addosso, che risalta le tue forme e sottolinea quel tuo corpo slanciato, armonioso e pieno. Venivi vicino a noi strusciandoti contro le nostre gambe, appoggiandoti al nostro petto, lasciando scorrere la mano fino alle nostre patte ”Ragazzi, siete proprio dei gattoni in calore” tra le risate, apprezzavi l'effetto del gioco. Ma l'allegria non smontava minimamente la nostra voglia, ed io, Adele, ti desideravo anche più di loro, e tu lo sapevi, lo constatavi lasciando che quella mano indugiasse e premesse sul mio membro teso. Dai Adele facciamolo ancora, vediamo se questa volta indovini. I porci fremevano dal desiderio di poterti palpeggiare anche loro. Hai delle gambe bellissime, il tuo culo è meraviglioso, dicevano. Si erano scatenati. Non sembravi minimamente preoccupata dell'effetto mucchio selvaggio che stavi scatenando, sentivi di averci completamente in pugno. “Grazie per gli apprezzamenti, mi fate arrossire” scherzavi, anche se il rossore era dovuto a ben altro. “Vi meritate qualcosa di forte, ragazzi, vi stupirò per davvero, volete?” Vi lascio immaginare gli sguardi bavosi di quegli stronzetti, ma onestamente vi devo confessare che io sbavavo quanto loro “Allora bendatemi di nuovo e venite avanti uno per volta” il tuo sguardo non era certamente meno lascivo del nostro “Vi riconoscerò tutti toccandovi si avete capito bene, proprio quello” Per un momento siamo rimasti muti, cercando di comprendere appieno quello che avevamo sentito. Poi sono partiti gli apprezzamenti, “Sei fantastica Adele!” “Non vediamo l'ora di cominciare” e non vi erano dubbi che fossero completamente sinceri “Ma se hai visto solo quello di Beppe, non puoi riuscire” Ha obiettato stupidamente, come sempre, Matteo, subito tacitato da tutti, ma che cazzo dici, cosa te ne frega, se dice che scommette scommettiamo no? Infatti della scommessa ce ne fregava poco, e anche a te non interessava, volevi davvero assaporarci tutti anche se sapevi bene come fare a vincere la scommessa.“La posta sono i vostri pantaloni contro il mio reggiseno. Ma le condizioni sono queste: se qualcuno di voi mi fa lo scherzo di venire fa perdere la scommessa a tutti, se si allontana prima che io dia l'ok viene eliminato” Non abbiamo neanche ascoltato le condizioni, evviva, applauso di cuore al miglior regalo che potevamo mai sperare di fare a Mario, ma soprattutto di fare a noi stessi. Ormai anch’io ero entusiasta di come si metteva la serata e abbiamo tirato a sorte i turni mettendoci in fila. Matteo si è presentato per primo. Adele gli ha slacciato i pantaloni e ci ha infilato una mano dentro, saggiandolo ben bene fingendo di aver difficoltà a farlo uscire dai boxer. Con le mani l’ha accarezzato lentamente per tutta la sua lunghezza, con la scusa di annusarlo l’ha strofinato sulle guance e sulle labbra, con la punta della lingua l'ha assaggiato e leccato, poi ha introdotto la punta tra le labbra e infine prendendolo tutto in bocca ha continuato ad accarezzarlo. Matteo ansimava come un cavallo sfiancato e bruscamente si è tirato indietro “Il numero uno si è già eliminato sfortunatamente, cominciavo a capire e cominciava a piacermi” Hai detto fingendoti dispiaciuta e lasciandoti sfuggire un sospiro. Scherzavi ma scommetto che non mentivi “Avanti il prossimo” Certamente eri eccitata, e si vedeva, ma riuscivi a continuare a scherzare. Finalmente avevi a disposizione ben cinque giovani membri, dopo averli tanto fantasticati nelle serate di chiacchiere, e non solo chiacchiere, passate assieme. Noi incitavamo alla resistenza, forza, resisti, non cedere, pensa alla merda, pensa al lavoro, pensa al prof. di statistica. Ma quello stronzo di Giangi ha combinato il disastro, rischiando di inondarti la faccia. Quando lo hai accolto tra le labbra non ha saputo resistere neanche un secondo, ha cominciato a guaire come un cucciolo. Lo hai lasciato appena in tempo, e lui prendendoselo in mano si è scaricato schizzandoti sulle gambe “Avete perso peccato però” hai detto togliendoti la benda. Guardando Giangi mortificato gli hai sorriso “Ero certa che eri tu, sei il solito stronzo, ma sei un tenero cucciolone e ti perdono. Però adesso puliscimi per favore” Si è messo a pulirti le gambe con un fazzolettino, mentre noi che non avevamo potuto partecipare alla sfida lo riempivamo d’improperi, ridendo sì, ma dentro di noi incazzati neri. Ci hai consolato con qualche carezza e bacino mentre ci facevi togliere i pantaloni davanti a te, e simpaticamente facevi qualche tenero complimento a ognuno dei nostri arnesi sempre più in tensione, che per non essere troppo cattiva andavi a cercare infilando la mano sotto i boxer e godendoti i nostri sospiri e le nostre espressioni estasiate. Il più deluso era Marco “Cazzo, il mio regalo è rimasto quasi tutto incartato e noi non abbiamo più nulla addosso” Ma tu volevi essere generosa “Mamma mia quanto ben di dio” ridevi “avete ragione, vi devo fare scartare il regalo, ma avete perso. Peccato” È noi a pregarti e scongiurarti “Ma cosa mi offrite in cambio?” tutto quello che vuoi Adele, chiedici quello che vuoi. I tuoi occhi brillavano “Vi scarterò io il regalo, ma solo se voi farete quello che vi chiedo” Abbiamo sicuramente accettato, ci stavi facendo passare una notte che avremmo ricordato a lungo, forse per sempre. Ubbidienti ti abbiamo chiesto di dirci cosa dovevamo fare “Marcello tu mettiti vicino a me, Giangi e Beppe, prendete due sedie, sedetevi uno a fianco dell'altro, qui a sinistra, Mario e Matteo anche voi, qui davanti sulla destra. Venite più vicino” Eseguiamo obbedienti gli ordini, io mi metto al tuo fianco e tu sorridendomi m’infili una mano sotto i boxer prendendomelo in mano e accarezzandolo un poco. Gli esclusi protestano vivacemente schiamazzando. “Siete proprio dei bambini, volete farvi accarezzare un po'?” Coro entusiasta di sì “Va bene, avete ragione, ognuno di voi merita di essere accarezzato” Gli occhi degli amici si velano immediatamente di puro desiderio “Allora tu Beppe predi in mano quello di Giangi e viceversa, e cominciate ad accarezzarvi lo stesso fate voi due, Mario e Matteo” Non eri solo felice di averci in pugno, volevi un potere assoluto su di noi, sui nostri tabù, sulle nostre insicurezze. Immediato si è alzato il coro di proteste “Neanche morto” “Ma quello di Giangi è pure moscio” “Io dicevo accarezzato da te non da Matteo, che schifo” La vista di quell'esitazione e di quelle proteste, di quei cazzi duri che spingevano sui boxer e che aspettano solo un tuo cenno per esplodere, ti riempiva di evidente e meritato orgoglio. Tutto questo era solo per te “Volete o no che il regalo si scarti?” sapevi che non potevano resistere, che avrebbero fatto tutto per te, ma per essere sicura di vincere ogni ulteriore resistenza hai rincarato la dose “Marcello, prendimi quel grosso giocattolo di gomma. Dopo aver scartato il regalo, se fate i bravi, potrei anche dargli la carica con quel coso e animare veramente il gioco. Vi confesso che non ne ho mai provato uno” pensosa sembrava stessi immaginando cosa avresti potuto provare “ammetto che sono incuriosita ma è molto grosso non credo proprio che entrerebbe” Ti ho portato il grosso vibratore, e hai cominciato passartelo sulle labbra, tra i seni, come per saggiarlo. L'effetto delle tue parole e dei tuoi gesti non si è fatto attendere, Beppe ha guardato Giangi che ha fatto cenno di si con la testa. Si sono sfilati i boxer e titubante Beppe ha preso in mano il cazzo dell'amico che si è subitamente gonfiato, e Giangi, come per ringraziarlo ha stretto nel pugno il cazzo teso di Beppe. Matteo e Marco hanno rapidamente imitato gli amici. “Siete davvero carini così” la tua voce era diventata morbida e suadente “Vi giuro che ve li mangerei, mi state facendo eccitare. Cominciate a muovervi però” Eri contenta del risultato e continuavi ad accarezzare la tua pelle con quel giocattolo, scherzando, ma con la voce sempre più calda. “Bravo Beppe, hai superato la tua maestra guarda come si è ripreso subito Giangi. Dimmi cosa provi a tenerlo in mano Marcello, slacciami il reggiseno aspetta non sento la vostra voce” Per farmi continuare gli amici hanno cominciato a raccontare le loro impressioni, eccitandoti ancora di più “Quello di Giangi è più piccolo del mio” “Matteo preferisce me a chiunque altro” “Beppe, adesso posso dirtelo, avevo sempre sognato di farti una sega” Scherzavano per nascondere l'imbarazzo che non aveva minimamente diminuito il loro desiderio. Quando il reggiseno è caduto mostrando il tuo bel seno, hanno smesso di scherzare, le loro mani hanno cominciato a muoversi, facendosi reciprocamente una succosa sega “Prendi una sedia anche per me Marcello” adesso non scherzavi più neanche tu, quei ragazzi che si masturbavano guardandoti ti facevano impazzire dal desiderio. Io vedevo loro, i loro membri tesi che pulsavano sotto le carezze, i tuoi occhi colmi di desiderio, il tuo corpo che sfioravo, le tue gambe leggermente allargate. Avrei voluto possederti, speravo in un tuo cenno, morivo dal desiderio. Sei riuscita ha sfilarti le mutandine ormai bagnate con gesti lenti, certamente avresti voluto strapparle in un colpo solo. Hai allargato le gambe accarezzandotele con quel grosso cazzo di gomma “Vi piace il regalo coraggio ditemi” Non si sono fatti attendere, prima gentili apprezzamenti “Hai un corpo da favola Adele” “Tra le gambe possiedi uno scrigno colmo di miele” “Non fate i timidi lo metto dentro o no?” hai sussurrato, ormai volevi il mucchio selvaggio, volevi parole forti, desideri roventi. Le sonore porcherie non si sono fatte attendere mentre quei porci dei miei amici si masturbavano a vicenda godendosela un mondo. “Mettitelo tutto dentro Adele” “Dai Adele, guarda com’è bello il mio, prendi questo!” “Dopo la fai provare anche al mio cazzo quella bella fighetta, Adele?” “Sfondati, fai presto perché adesso ti sfondo io!” Mi hai messo in mano il vibratore di gomma dicendo “Forza Marcello mettimelo dentro i ragazzi vogliono vedere come funziona il regalo” La tua voce diventa roca in questi momenti, l'ho accostato gentilmente alla tua fessura bagnatissima, ma tu mi hai preso il polso forzandomi a spingerlo dentro fino alla base, non ne potevi più, volevi essere davvero riempita da quel cazzo “mm entra tutto muovilo ti prego muovilo” Ormai parlavi per te, di te, presa nella sensazioni che quel coso ti provocava. Eri stupenda, con la testa reclinata all'indietro mentre immergevo dentro te quell'enorme fallo e lo ritraevo umido agganciato ai tuoi sospiri. Intanto mi masturbavi, guardando i ragazzi, continuando a incitarli “Forza cuccioli adesso potete venire non vorrete farmi venire da sola” Perché ormai non sapevi più resistere al calore che ti straziava dentro. Il primo è stato Giangi che si è avvicinato, inginocchiandosi tra le tue gambe, mi ha tolto l'arnese di mano muovendolo lui, mentre ti leccava come un vero cucciolo adorante. Doveva farsi perdonare. Tu non l'hai certo respinto, accarezzandogli la testa e continuando ossessiva a dire “Cucciolo lecca cucciolo lecca” Marco allora ha rotto gli ultimi indugi, ha deciso che il regalo doveva essere suo, e ti è venuto a porgere il membro teso, che hai accolto nella bocca. Sei venuta mentre lo succhiavi vogliosa, poi hai preso gli schizzi di Marco sul seno. Io guardavo inebetito, non sapevo più cosa fare, cosa volevo. Anzi si sapevo cosa volevo, Adele, volevo te. E tu non mi hai deluso, il primo dovevo essere io e mi hai fatto sedere sulla tua sedia e mi hai guidato dentro di te, mentre con la bocca li assaggiavi uno a uno tutti attorno a te. Poi mi hai fatto alzare e ti sei appoggiata a me, prendendolo in bocca, porgendo il sedere agli amici, le gambe allargate, mentre uno a uno ti penetravano. Tu ti aggrappavi ai miei fianchi ed io ti accarezzavo i capelli, godendomi le tue labbra e la tua bocca rovente. Gli ormeggi erano ormai caduti, la nave si era lanciata fra i flutti tumultuosi della passione dirompente, sfrenata. Ci hai appagato uno per volta, a coppie, tutti assieme, ma soprattutto ti sei appagata. Alla fine, spossati, ci siamo stesi dove capitava, sulle poltrone, sul tavolo, sul tappeto. Quando lentamente mi sono ripreso ho aperto gli occhi e ti ho visto, appisolata sulla poltrona, schizzata di sperma sul viso, sulle gambe, sul corpo. Avevi gli occhi chiusi e due profonde occhiaie li avevano cerchiati. Mi sono rivestito e avvicinato, gentilmente, con i tovagliolini fioriti, ho tolto le tracce della notte dal tuo corpo. Quando ho baciato la tua fronte hai aperto gli occhi e mi hai sorriso. Ti ho abbracciata e mi hai stretto forte, come se la paura della vita ti stesse rincorrendo cattiva, ed io potessi proteggerti, ma volevi solo essere sicura del mio amore. Prendendoti in braccio ti ho portata in bagno, lavata, asciugata con dolcezza, vestita. Ti sei lasciata muovere come una bambina addormentata. Sollevandoti tra le braccia sono uscito, nell'aria fresca del mattino prossimo, l'alba cominciava a stirarsi pigra “Hai la macchina?” ho domandato. Mi hai risposto con un sussurro vicino all'orecchio “No, sono venuta in taxi” “Ti porto a casa” “Si sono esausta mi sento totalmente appagata. Grazie Marcello, è stata un'esperienza travolgente” Adesso i tuoi occhi verdi erano pieni di dolcezza “A chi lo dici! Accidenti, quando vuoi sai essere la più grande” mi sono interrotto per cercare le parole. Hai sorriso “Dillo pure, da te è un complimento” “Va bene Adele, la più grande porca, la più seducente femmina, la più desiderabile donna che abbia mai conosciuto” La bacio teneramente e lei continua “È visto che per godere come una seducente femmina mi sono anche fatta pagare, sono certamente UNA GRANDE TROIA” e le nostre risate sommesse hanno dissipato ogni traccia di tensione. Ormai è mezzogiorno e mi sento stanchissimo, Adele non si è ancora svegliata. Adesso che ho potuto riversare sulla tastiera quello che è accaduto, i pensieri si sono placati, anch’io vedo le cose con una prospettiva che mi appare più corretta, più vera, più giusta. Adele è capace di farmi attraversare le tempeste peggiori, di farmi toccare le mie più temute perversioni, e poi di farmi riemergere sereno, vivo, rigenerato, protetto dal suo amore. Lo stesso credo di fare per lei, adesso comprendo meglio il nostro patto e il suo bisogno di avermi vicino in questi momenti. È ora di dormire. Anche per me.
scritto il
2016-09-19
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