Trekking con sorpresa
di
glady
genere
gay
Son passati ormai 2o anni ma quel giorno sarà sempre impresso nella mia memoria.
Avevo 16 anni coccolato e viziato dalla mia famiglia.
L’estate era all’inizio, e finita la scuola, decidemmo, con tre amici, di fare un trekking sull’Appennino: ci saremmo fissati una meta e da tre strade diverse l’avremmo raggiunta. Era una sorta di gara di orientamento.
Alla partenza ci salutammo, pronti a quella che a noi sembrava una sfida di coraggio.
Il mio percorso si snodava fra prati e boschi e la giornata era luminosa come può essere in una mattinata di giugno.
Camminavo spedito, nonostante il mio fisico cicciottello. Il sentiero era assolutamente solitario: non avevo ancora incontrato nessuno.
Mi fermai verso mezzogiorno a consumare uno spuntino, nei pressi di un boschetto attraversato da un piccolo ruscello. Espletati le mie funzioni corporali ed essendo il luogo deserto, ne approfittai per lavarmi nel ruscello e rinfrescarmi i piedi. Lasciai lo zainetto con pantaloni e scarpe e scelsi una piccola vasca naturale, creata dal ruscello.
Piacevolmente lavato e rinfrescato ritornai per rivestirmi, ma non trovai le mie cose.
Pieno d’ansia, cercai attorno….ma nulla. Scalzo e nudo dalla cintola in giù non sapevo che fare. All’improvviso due figure mi si fecero incontro: un uomo barbuto e irsuto e un giovane magro dal volto duro. “Li abbiamo noi i tuoi vestiti, ma tu, per riaverli ci darai qualcosa in cambio.” Ghignavano con espressione laida.
Colto da un panico improvviso, fuggii in direzione opposta ai due.
“ Prendilo Tano” disse l’uomo al ragazzo.
La mia fuga fu breve: i miei piedi nudi dolevano a contatto di quel terreo cosparso si sassi e rametti coperti in parte da foglie secche, e mi rallentavano la corsa. Braccia forti mi afferrarono e rovesciarono a terra.”Guarda che bel maialino, adesso sarai la nostra puttana”. Mi legarono con una corda le mani dietro la schiena, costringendomi in ginocchio, il volto schiacciato a terra. Le mie natiche sollevate e allargate lasciavano il mio buco del culo all’aria. Qualcosa, forse olio, mi fu versato fra le chiappe e poi un cazzo fu sulla soglia del mio ano, la oltrepassò e fu dentro. Strillai e piansi mentre venivo penetrato con violenza.
“Strilla come una femminella.”
Nel frattempo Tano, sollevatomi il volto tenendomi per i capelli, mi mise il suo cazzo in bocca: “Fammi un bel lavoro di bocca, lecca e succhia.” Quella cappella non era pulita, aveva un odore e un sapore acre ma dovetti ubbidire.
I due si scambiarono di posto e ripresero a incularmi e a farsi spompinare. I cazzi si facevano strada dentro di me facendomi fremere. Sotto sotto la cosa cominciò a divertirmi…anzi mi resi conto che mi eccitavo e godevo a essere scopato nel culo e in bocca. Sentii il mio culo riempirsi di liquido caldo. La mia bocca assaggiò la sborra e la trovò buona. Ebbi una bella erezione. Allora, il giovane prese in bocca il mio cazzo e lo lavorò fino a farmi venire con l’espulsione di un bel getto di sperma di cui non perse una goccia.
Mi liberarono senza parlare, esausto, ma in fondo felice, e rivestito ripresi il cammino. Ero spaventato e turbato per quel piacere provato, che era in contrasto con la mia morale ma mi eccitava fortemente. Oggi ho una donna con cui ho una vita sessuale piena, ma talvolta penso ancora quel momento con nostalgia, ripromettendomi prima o poi di riviverla.
Avevo 16 anni coccolato e viziato dalla mia famiglia.
L’estate era all’inizio, e finita la scuola, decidemmo, con tre amici, di fare un trekking sull’Appennino: ci saremmo fissati una meta e da tre strade diverse l’avremmo raggiunta. Era una sorta di gara di orientamento.
Alla partenza ci salutammo, pronti a quella che a noi sembrava una sfida di coraggio.
Il mio percorso si snodava fra prati e boschi e la giornata era luminosa come può essere in una mattinata di giugno.
Camminavo spedito, nonostante il mio fisico cicciottello. Il sentiero era assolutamente solitario: non avevo ancora incontrato nessuno.
Mi fermai verso mezzogiorno a consumare uno spuntino, nei pressi di un boschetto attraversato da un piccolo ruscello. Espletati le mie funzioni corporali ed essendo il luogo deserto, ne approfittai per lavarmi nel ruscello e rinfrescarmi i piedi. Lasciai lo zainetto con pantaloni e scarpe e scelsi una piccola vasca naturale, creata dal ruscello.
Piacevolmente lavato e rinfrescato ritornai per rivestirmi, ma non trovai le mie cose.
Pieno d’ansia, cercai attorno….ma nulla. Scalzo e nudo dalla cintola in giù non sapevo che fare. All’improvviso due figure mi si fecero incontro: un uomo barbuto e irsuto e un giovane magro dal volto duro. “Li abbiamo noi i tuoi vestiti, ma tu, per riaverli ci darai qualcosa in cambio.” Ghignavano con espressione laida.
Colto da un panico improvviso, fuggii in direzione opposta ai due.
“ Prendilo Tano” disse l’uomo al ragazzo.
La mia fuga fu breve: i miei piedi nudi dolevano a contatto di quel terreo cosparso si sassi e rametti coperti in parte da foglie secche, e mi rallentavano la corsa. Braccia forti mi afferrarono e rovesciarono a terra.”Guarda che bel maialino, adesso sarai la nostra puttana”. Mi legarono con una corda le mani dietro la schiena, costringendomi in ginocchio, il volto schiacciato a terra. Le mie natiche sollevate e allargate lasciavano il mio buco del culo all’aria. Qualcosa, forse olio, mi fu versato fra le chiappe e poi un cazzo fu sulla soglia del mio ano, la oltrepassò e fu dentro. Strillai e piansi mentre venivo penetrato con violenza.
“Strilla come una femminella.”
Nel frattempo Tano, sollevatomi il volto tenendomi per i capelli, mi mise il suo cazzo in bocca: “Fammi un bel lavoro di bocca, lecca e succhia.” Quella cappella non era pulita, aveva un odore e un sapore acre ma dovetti ubbidire.
I due si scambiarono di posto e ripresero a incularmi e a farsi spompinare. I cazzi si facevano strada dentro di me facendomi fremere. Sotto sotto la cosa cominciò a divertirmi…anzi mi resi conto che mi eccitavo e godevo a essere scopato nel culo e in bocca. Sentii il mio culo riempirsi di liquido caldo. La mia bocca assaggiò la sborra e la trovò buona. Ebbi una bella erezione. Allora, il giovane prese in bocca il mio cazzo e lo lavorò fino a farmi venire con l’espulsione di un bel getto di sperma di cui non perse una goccia.
Mi liberarono senza parlare, esausto, ma in fondo felice, e rivestito ripresi il cammino. Ero spaventato e turbato per quel piacere provato, che era in contrasto con la mia morale ma mi eccitava fortemente. Oggi ho una donna con cui ho una vita sessuale piena, ma talvolta penso ancora quel momento con nostalgia, ripromettendomi prima o poi di riviverla.
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