Il camioncino arancione: Rapimento 1
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È una calda giornata d’estate, cammino tranquilla lungo la strada di casa auricolari nelle orecchie e passo svelto. Sono gli ultimi giorni di scuola e mi sento sempre più stanca, non vedo l’ora che inizino le vacanze! Per stare un po’ tranquilla e lontana da banchi e preoccupazioni. Le auto sfrecciano a fianco a me, facendomi, ogni tanto sobbalzare. Alzo al massimo il volume della musica per non sentire tutto il baccano dei loro motori. Un furgoncino arancione di colpo rallenta un po’ mentre mi passa affianco ma non ci faccio troppo caso pensando che, probabilmente, temeva che io fossi un po’ instabile sul marciapiede o che volessi attraversare. Qualche canzone dopo il furgoncino ripassa lentamente provenendo dal senso opposto, tra me e me sorrisi: quel poveretto probabilmente si era perso! Fa sempre più caldo diamine, è una maledizione abitare in mezzo al nulla, anche i servizi pubblici sono difficili da utilizzare… Procedo veloce mentre i piedi iniziano a farmi male, concentrandomi sempre di più sulla musica fissando per terra. Mi estranio dal mondo, da tutto e da tutti… Le macchine le sento più, sono solo concentrata sull’ombra dei miei passi e sulla musica.
Di colpo l’ombra dei miei piedi non c’è più qualcosa copre il sole dietro di me.. perplessa provo a voltarmi quando qualcosa mi afferra per il collo e una mano mi copre la bocca. Scalcio inutilmente mentre ancora non sento nulla a parte la musica sulla quale ero così tanto concentrata fino a qualche attimo. Vengo sollevata per la gola dal robusto braccio sotto al collo che mi trascina indietro. E prima di rendermene conto vengo trascinata nel retro di un furgone arancione. Sento la morsa sul mio collo sciogliersi. Provo a voltarmi verso la luce la portiera ancora aperta, ma prima di riuscire a fare qualsiasi cosa l’ombra della persona che mi ha trascinata lì l’ha richiusa ed è buio totale. La musica risuona ancora nelle mie orecchie… Sembra quasi ridicolo come non si sia fermata nonostante tutto, provo a parlare, a urlare per qualche secondo ma nemmeno io non mi sento. Faccio per togliere le cuffie quando delle mani forti mi afferrano per i polsi e me li lega dietro la schiena, mi ficca qualcosa in bocca che mi impedisce di parlare per poi legarmi anche i piedi. Nella mia testa sconvolta frullano domande confuse che si infittiscono mentre quelle mani nel buio fitto continuano a comparire qui e lì… non riesco a capire dov’è, troppo buio, e non riesco a sentirlo a causa della musica! Sento una mano dare un buffetto a una mia tetta e mi viene la pelle d’oca dal terrore. La porta si riapre accecandomi, lasciandomi vedere solo un ombra scura uscire dal camioncino. Poco dopo percepisco che siamo in movimento, ci stiamo spostando! Mi sembra sia passata un eternità quando l’ombra rientra nel camioncino. È buio totale… e ancora non riesco a sentire nulla, incredibile che la batteria del mio mp3 non si sia ancora consumata! Sento una mano delicata che mi accarezza il viso dolcemente per poi scendere e… palparmi il seno! Il mio terrore cresce! Sento che da un piccolo schiaffo tetta che sta palpando… vorrei strisciare via ma non riesco nemmeno a capire dov’è! Poi finalmente mi strappa via gli auricolari… per un attimo sento dolo fischi, il volume era veramente troppo alto! _Bene bene bene cosa abbiamo qui, non potevo mica lasciarti lungo strada!_ Sobbalzo nel sentire quella voce maschile bassa e dolce sussurrare a pochi centimetri dal mio orecchio. La mano sul mio seno sta ancora lavorando, era scivolata sotto il mio vestino estivo, aveva abbassato un po’ il reggiseno e gioca dolcemente col mio capezzolo. Mi fa sedere, lo sento sedersi dietro di me posizionandomi fra le sue gambe aperte per poi farmi appoggiare la schiena sul suo petto. Anche l’altra mano raggiunge la prima in modo che entrambi i capezzoli siano nelle sue mani. Ci gioca delicato mentre ogni tanto da dietro mi bacia il collo e le spalle. Sono percorsa da brividi in tutto il colpo e tremo come una foglia di paura. _hmmm che belle tettone che hai, se potessi le strizzerei tutte, ahn no scusa! Posso farlo!_ di colpo le mani non sono più delicate ma stringono e i miei seni con rudezza premendo il mio coro al suo. Mi fa male, nonostante io non possa parlare emetto qualche verso soffocato di dolore. _Ahn sì ti piace? Se vuoi che io smetta basta dirlo!_ l’intensità del suo stritolare i miei seni aumenta facendomi sempre più male. Una mano smette il suo perverso gioco per correre alle mie di mani ancora legate tra me e lui dietro la mia schiena. Le afferra e le muove su quello che poi capisco essere il suo pacco coperto dai jeans, per farmi sentire il suo membro sempre più duro. Mentre mi stritola il seno con una mano e si fa toccare attraverso i pantaloni dall’altra, i miei versi strozzati diventano sempre più forti e ormai piango di paura. Di colpo si alza, e io ricado sul pavimento tremante sperando sia finita, volevo dirgli che non l’avevo visto in faccia, che poteva lasciarmi andare e non avrei detto nulla a nessuno. Traffica con qualcosa affianco a me, si riavvicina e mi lega una benda intorno agli occhi, e mi toglie la stoffa che avevo in bocca per sostituirla subito con una palla che mi lega dietro la testa. Si allontana un altro attimo e mi lega qualcosa attorno al collo… Ora si che ho paura!
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Di colpo l’ombra dei miei piedi non c’è più qualcosa copre il sole dietro di me.. perplessa provo a voltarmi quando qualcosa mi afferra per il collo e una mano mi copre la bocca. Scalcio inutilmente mentre ancora non sento nulla a parte la musica sulla quale ero così tanto concentrata fino a qualche attimo. Vengo sollevata per la gola dal robusto braccio sotto al collo che mi trascina indietro. E prima di rendermene conto vengo trascinata nel retro di un furgone arancione. Sento la morsa sul mio collo sciogliersi. Provo a voltarmi verso la luce la portiera ancora aperta, ma prima di riuscire a fare qualsiasi cosa l’ombra della persona che mi ha trascinata lì l’ha richiusa ed è buio totale. La musica risuona ancora nelle mie orecchie… Sembra quasi ridicolo come non si sia fermata nonostante tutto, provo a parlare, a urlare per qualche secondo ma nemmeno io non mi sento. Faccio per togliere le cuffie quando delle mani forti mi afferrano per i polsi e me li lega dietro la schiena, mi ficca qualcosa in bocca che mi impedisce di parlare per poi legarmi anche i piedi. Nella mia testa sconvolta frullano domande confuse che si infittiscono mentre quelle mani nel buio fitto continuano a comparire qui e lì… non riesco a capire dov’è, troppo buio, e non riesco a sentirlo a causa della musica! Sento una mano dare un buffetto a una mia tetta e mi viene la pelle d’oca dal terrore. La porta si riapre accecandomi, lasciandomi vedere solo un ombra scura uscire dal camioncino. Poco dopo percepisco che siamo in movimento, ci stiamo spostando! Mi sembra sia passata un eternità quando l’ombra rientra nel camioncino. È buio totale… e ancora non riesco a sentire nulla, incredibile che la batteria del mio mp3 non si sia ancora consumata! Sento una mano delicata che mi accarezza il viso dolcemente per poi scendere e… palparmi il seno! Il mio terrore cresce! Sento che da un piccolo schiaffo tetta che sta palpando… vorrei strisciare via ma non riesco nemmeno a capire dov’è! Poi finalmente mi strappa via gli auricolari… per un attimo sento dolo fischi, il volume era veramente troppo alto! _Bene bene bene cosa abbiamo qui, non potevo mica lasciarti lungo strada!_ Sobbalzo nel sentire quella voce maschile bassa e dolce sussurrare a pochi centimetri dal mio orecchio. La mano sul mio seno sta ancora lavorando, era scivolata sotto il mio vestino estivo, aveva abbassato un po’ il reggiseno e gioca dolcemente col mio capezzolo. Mi fa sedere, lo sento sedersi dietro di me posizionandomi fra le sue gambe aperte per poi farmi appoggiare la schiena sul suo petto. Anche l’altra mano raggiunge la prima in modo che entrambi i capezzoli siano nelle sue mani. Ci gioca delicato mentre ogni tanto da dietro mi bacia il collo e le spalle. Sono percorsa da brividi in tutto il colpo e tremo come una foglia di paura. _hmmm che belle tettone che hai, se potessi le strizzerei tutte, ahn no scusa! Posso farlo!_ di colpo le mani non sono più delicate ma stringono e i miei seni con rudezza premendo il mio coro al suo. Mi fa male, nonostante io non possa parlare emetto qualche verso soffocato di dolore. _Ahn sì ti piace? Se vuoi che io smetta basta dirlo!_ l’intensità del suo stritolare i miei seni aumenta facendomi sempre più male. Una mano smette il suo perverso gioco per correre alle mie di mani ancora legate tra me e lui dietro la mia schiena. Le afferra e le muove su quello che poi capisco essere il suo pacco coperto dai jeans, per farmi sentire il suo membro sempre più duro. Mentre mi stritola il seno con una mano e si fa toccare attraverso i pantaloni dall’altra, i miei versi strozzati diventano sempre più forti e ormai piango di paura. Di colpo si alza, e io ricado sul pavimento tremante sperando sia finita, volevo dirgli che non l’avevo visto in faccia, che poteva lasciarmi andare e non avrei detto nulla a nessuno. Traffica con qualcosa affianco a me, si riavvicina e mi lega una benda intorno agli occhi, e mi toglie la stoffa che avevo in bocca per sostituirla subito con una palla che mi lega dietro la testa. Si allontana un altro attimo e mi lega qualcosa attorno al collo… Ora si che ho paura!
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Benedetto quel vicoloracconto sucessivo
Il camioncino arancione: Aiuto 2
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