Un week - end a Vienna
di
Zubrowska
genere
etero
Gioia entrò nella sua camera , chiuse la porta e si sedette sul letto.
Era arrivata a Vienna quel pomeriggio; avrebbe dovuto passare il fine settimana con Camilla, che però le aveva dato forfait all' ultimo; non volendo rinunciare a tre giorni di stacco dal suo lavoro come segretaria, era partita lo stesso, da sola. E ora si ritrovava in quella camera d' albergo, doppia, a pensare alle risate che si sarebbe potuta fare con Camilla.
Però, poteva anche non passare la notte da sola.
Per un attimò le balenò in mente l' idea di rimorchiare qualcuno al bar e portarselo in camera; accantonò l' idea con una risata, poi si disse "perchè no", passò un quarto d' ora in bagno a darsi una sistematina ed essendo le nove di sera scese al bar con l' intenzione di guardarsi in giro.
Mentre entrava nello spazioso bar dell' albergo, e studiava i vari uomini seduti al bancone, ai tavoli o in piedi che chiacchieravano o guardavano la televisione appesa al muro, pensò che si stava comportando un pò da puttana ; ma chissenefrega, pensò, qua ci sono solo io, non mi conosce nessuno e stasera mi voglio divertire.
Andò al bancone del bar. Il barista era un ragazzo con i capelli biondi rasati corti e un viso molto dolce e dal fisico prestante. " Beccato!" pensò Gioia e soffocò una risata. Chiese in inglese un bicchiere di acqua tonica, e il ragazzo le rispose " Subito " in italiano , sorridendole, e stupendola un poco. Iniziarono a chiacchierare, del più e del meno.Lui si chiamava Enrico. Gli raccontò la sua situazione, e con uno sguardo che secondo lei era eloquentissimo gli disse che se fosse salito a darle la buonanotte, le avrebbe fatto molto piacere. Lui le disse che avrebbe staccato tra mezz' ora, Gli sussurrò il numero della camera – la 302 – e sempre sorridendogli se ne andò. Prima di uscire dalla sala , si girò e vide Enrico che era rimasto a fissarla sognante.
Gioia risalì in camera, si fece una doccia, si asciugo ma si lasciò i capelli umidi e si infilò nel letto con indosso solo le mutandine e il reggiseno. La porta non era chiusa a chiave. Spense la luce. Pensò che entro cinque minuti Enrico avrebbe smesso di lavorare e sarebbe salito da lei. Iniziò a toccarsi.
Dopo una decina di minuti che si era immersa nel suo piacere,pregustando quello che dopo le avrebbe dato lui, sentì chiara la presenza di un uomo dietro la sua porta. Si fermò e rimase in ascolto.
Bussarono alla porta.
"Avanti..." disse lei .
Gioia fu improvvisamente assalita dall' imbarazzo , e si tirò il lenzuolo fin sulla fronte, nascondendosi. Sentì il rumore della porta che si richiudeva e i passi leggeri dell' uomo fino al suo letto. Lei trattenne il respiro. Poi lo sentì sedersi sul suo letto. Lei tirò fuori la testa dal lenzuolo , ma non vide niente: era completamente buio, sentiva solo il respiro di lui. Era eccitatissima. Sentì lui che le posava una mano sul lenzuolo, sopra la pancia. Lei ebbe un piccolo sussulto: era il loro primo contatto. Poi sentì che lui si chinava su di lei. Fece per dire qualcosa: " Io.." "Ssssh " fece lui , e la baciò in bocca. Lei pensò che era un bacio bellissimo , ed eccitantissimo, come pure la situazione : in una stanza d' albergo, al buio completo, in una città nuova, con un uomo che non conosceva prima.
Mentre si baciarono sentì che lui le levò lentamente il lenzuolo . Poi sentì un dito che le toccava la pancia e le carezzava la pelle intorno all'ombelico. Sospirò di piacere. Lo sentì levarsi le scarpe, salire sul letto e sistemarsi al suo fianco.
Lui le slacciò il reggiseno e le baciò per un pò i seni.
Lei gemeva di piacere.
Lei al buio gli sbottonò la camicia.
Lui le sfilò le mutandine.
Lei gli accarezzò l' addome e sentì i suoi muscoli.
Mentre lui le esplorava la vagina con un dito, lei gli cinse il collo con le braccia e lo baciò con passione.
Lei venne, e mentre respirava , si lasciò baciare sul collo da lui. Poi sentì lui che si inginocchiava e si sfilava i pantaloni e le mutande. Lei si mise sui gomiti , sentì la sua presenza a pochi centimetri da lei, allungo la testa verso di lui, aprì la bocca e tirò fuori la lingua, cercandolo nel buio.
Gli toccò il glande.
Sentì lui che gemeva.
Poi lui si sistemò meglio e lei potè prenderlo in bocca, rimanendo sempre sui gomiti.
Dopo un paio di minuti, lui si staccò da lei, la prese per i fianchi e la penetrò.
Lei , gemendo, godeva tantissimo.
Per un pò scoparono così, lui sembrava resistente e determinato a continuare per un bel pò.
Lei venne per la seconda volta.
Mentre pensava " Che magnifica scopata", sentì lui che usciva da lei, le cingeva la vita con le mani e spingeva per farla girare. Lei si girò, poi voltò la testa e disse " Cosa vuoi.." Ma lui le mise una mano sulla bocca e le disse "Ssssh." Poi sentì che sputava. Sentì le sue dita bagnate che le inumidivano l' ano. Lei non si era aspettata questo.... fece per muoversi, ma lui si sdraiò su di lei, sempre con la mano sulla bocca, e l' altra la fece passare sotto di lei, per immobilizzarla. Disse ancora " Sssh, sssh. " Le baciò la nuca. Lei si rilassò. Sentì la mano che la cingeva che le scendeva tra le gambe e la toccava. Lei inarcò un poco la schiena, e lui potè allora posizionare il suo pene sul suo ano. Lei sentì il suo pene duro e caldo che premeva sul suo ano. Piano piano lo sentì entrare. Gioia teneva gli occhi spalancati nel buio.
Così lui, mentre spingeva, la masturbava, tenendole sempre la mano sulla bocca, e lei respirava pesantemente e gemeva.
Lei venne per la terza volta, e dopo pochi secondi venne finalmente anche lui.
Lui le levò la mano dalla bocca, e rimase sdraiato su di lei, e le accarezzava le spalle, e ogni tanto le baciava la nuca.
Respiravano piano, e lei si addormentò.
Si svegliò da sola, la mattina dopo. La luce filtrava dalla serranda. Ritornò con la mente a quello che avevano fatto, e sorrise, poi le venne in mente che lui l' aveva penetrata dove mai l' aveva fatto nessuno, e non seppe se vergognarsi o meno.
Le faceva un pochino male il sedere.
Si fece una lunga doccia calda, si rivestì e poi scese al bar.
Aveva paura di arrossire davanti ad Enrico.
Ma Enrico non c' era al bancone..
Tirò un sospiro di sollievo.
Mentre sorseggiava un cappuccino al bancone, sentì per caso la conversazione tra due camerieri.
A quanto pare in quell' albergo lavoravano solo italiani..
" Hai sentito di Enrico ?"
"No, cosa ?"
"Ieri sera, pare che avesse quasi svoltato con una cliente, ma poi è scivolato per le scale e si è fatto male al polso ! E' andato al pronto soccorso con l' ambulanza !"
"Noooo!! Ma si può essere più sfigati !"
Gioia divenne una statua di sale.
Cooosa ??
Enrico non era venuto da lei ieri sera ???
E allora chi era stato ?
Chi era salito a scopare con lei e a fare cose che lei non aveva mai fatto, mai neanche pensato di voler fare ??
Per un attimo le girò la testa.
Poi pensò che doveva essere un altro cliente dell' albergo.
Guardò gli uomini al bancone.
Nessuno la stava guardando, tranne un ciccione.
No, non era lui, sicuro.
Si voltò e guardò la sala, a quell' ora affollata.
C' erano tanti uomini seduti e in piedi, ma nessuno le stava prestando attenzione.
Cavolo....
Poi si ricordò.
Vicino a lei, la sera prima, al bancone mentre parlava con Enrico, c'era un uomo.
A un paio di metri di distanza.
Sembrava guardare il suo bicchiere.
Quell' uomo era nero.
Ho fatto l' amore con un uomo di colore !
Per carità, non era razzista. Solo che... tutte quelle cose che si dicono sugli uomini di colore....
Effettivamente, non ce l'aveva corto...
Cercò nella sala l' uomo di colore.
Niente.
Uscì dall' albergo e si dedicò alla visita di Vienna, pensando frequentemente alla notte appena trascorsa.
Neanche il giorno seguente trovò l' uomo di colore, e passò la seconda notte a toccarsi da sola nel letto.
La terza e ultima notte, stava nel letto, in vestaglia, a pensare che le sarebbe piaciuto divertirsi un' ultima volta prima di partire.
I suoi pensieri furono interrotti dal bussare piano di qualcuno alla porta.
Gioia trasalì, si mise a sedere sul letto.
Era lui?
Ne era quasi sicura. Si alzò, si avvicinò alla porta e chiese piano :" Chi è ? "
Sentì lui che sussurrava : "Ssssh...".
Era lui.
Il suo cuore accelerò. Spense la luce, si scostò per non trovarsi nel cono di luce del corridoio e aprì la porta.
Lui entrò, lei chiuse subito la porta e sentì lui che sorrideva.
Dopo avere fatto l' amore, lei si sistemò tra le sue gambe, con il suo pene turgido in bocca.
Lui diceva " Brava.....aaah... brava..."
Poi lui si mosse, la fece girare e lei sentì di nuovo che le inumidiva l' ano con le dita bagnate di saliva.
Lo fece fare, e assaporò pienamente ogni sensazione quando la penetrò e le venne dentro.
Il mattino dopo, lui non c'era.
Sull' aereo che la riportava a casa, Gioia si rilassò, ripercorrendo con la mente le due fantastiche notti che aveva vissuto.
Era arrivata a Vienna quel pomeriggio; avrebbe dovuto passare il fine settimana con Camilla, che però le aveva dato forfait all' ultimo; non volendo rinunciare a tre giorni di stacco dal suo lavoro come segretaria, era partita lo stesso, da sola. E ora si ritrovava in quella camera d' albergo, doppia, a pensare alle risate che si sarebbe potuta fare con Camilla.
Però, poteva anche non passare la notte da sola.
Per un attimò le balenò in mente l' idea di rimorchiare qualcuno al bar e portarselo in camera; accantonò l' idea con una risata, poi si disse "perchè no", passò un quarto d' ora in bagno a darsi una sistematina ed essendo le nove di sera scese al bar con l' intenzione di guardarsi in giro.
Mentre entrava nello spazioso bar dell' albergo, e studiava i vari uomini seduti al bancone, ai tavoli o in piedi che chiacchieravano o guardavano la televisione appesa al muro, pensò che si stava comportando un pò da puttana ; ma chissenefrega, pensò, qua ci sono solo io, non mi conosce nessuno e stasera mi voglio divertire.
Andò al bancone del bar. Il barista era un ragazzo con i capelli biondi rasati corti e un viso molto dolce e dal fisico prestante. " Beccato!" pensò Gioia e soffocò una risata. Chiese in inglese un bicchiere di acqua tonica, e il ragazzo le rispose " Subito " in italiano , sorridendole, e stupendola un poco. Iniziarono a chiacchierare, del più e del meno.Lui si chiamava Enrico. Gli raccontò la sua situazione, e con uno sguardo che secondo lei era eloquentissimo gli disse che se fosse salito a darle la buonanotte, le avrebbe fatto molto piacere. Lui le disse che avrebbe staccato tra mezz' ora, Gli sussurrò il numero della camera – la 302 – e sempre sorridendogli se ne andò. Prima di uscire dalla sala , si girò e vide Enrico che era rimasto a fissarla sognante.
Gioia risalì in camera, si fece una doccia, si asciugo ma si lasciò i capelli umidi e si infilò nel letto con indosso solo le mutandine e il reggiseno. La porta non era chiusa a chiave. Spense la luce. Pensò che entro cinque minuti Enrico avrebbe smesso di lavorare e sarebbe salito da lei. Iniziò a toccarsi.
Dopo una decina di minuti che si era immersa nel suo piacere,pregustando quello che dopo le avrebbe dato lui, sentì chiara la presenza di un uomo dietro la sua porta. Si fermò e rimase in ascolto.
Bussarono alla porta.
"Avanti..." disse lei .
Gioia fu improvvisamente assalita dall' imbarazzo , e si tirò il lenzuolo fin sulla fronte, nascondendosi. Sentì il rumore della porta che si richiudeva e i passi leggeri dell' uomo fino al suo letto. Lei trattenne il respiro. Poi lo sentì sedersi sul suo letto. Lei tirò fuori la testa dal lenzuolo , ma non vide niente: era completamente buio, sentiva solo il respiro di lui. Era eccitatissima. Sentì lui che le posava una mano sul lenzuolo, sopra la pancia. Lei ebbe un piccolo sussulto: era il loro primo contatto. Poi sentì che lui si chinava su di lei. Fece per dire qualcosa: " Io.." "Ssssh " fece lui , e la baciò in bocca. Lei pensò che era un bacio bellissimo , ed eccitantissimo, come pure la situazione : in una stanza d' albergo, al buio completo, in una città nuova, con un uomo che non conosceva prima.
Mentre si baciarono sentì che lui le levò lentamente il lenzuolo . Poi sentì un dito che le toccava la pancia e le carezzava la pelle intorno all'ombelico. Sospirò di piacere. Lo sentì levarsi le scarpe, salire sul letto e sistemarsi al suo fianco.
Lui le slacciò il reggiseno e le baciò per un pò i seni.
Lei gemeva di piacere.
Lei al buio gli sbottonò la camicia.
Lui le sfilò le mutandine.
Lei gli accarezzò l' addome e sentì i suoi muscoli.
Mentre lui le esplorava la vagina con un dito, lei gli cinse il collo con le braccia e lo baciò con passione.
Lei venne, e mentre respirava , si lasciò baciare sul collo da lui. Poi sentì lui che si inginocchiava e si sfilava i pantaloni e le mutande. Lei si mise sui gomiti , sentì la sua presenza a pochi centimetri da lei, allungo la testa verso di lui, aprì la bocca e tirò fuori la lingua, cercandolo nel buio.
Gli toccò il glande.
Sentì lui che gemeva.
Poi lui si sistemò meglio e lei potè prenderlo in bocca, rimanendo sempre sui gomiti.
Dopo un paio di minuti, lui si staccò da lei, la prese per i fianchi e la penetrò.
Lei , gemendo, godeva tantissimo.
Per un pò scoparono così, lui sembrava resistente e determinato a continuare per un bel pò.
Lei venne per la seconda volta.
Mentre pensava " Che magnifica scopata", sentì lui che usciva da lei, le cingeva la vita con le mani e spingeva per farla girare. Lei si girò, poi voltò la testa e disse " Cosa vuoi.." Ma lui le mise una mano sulla bocca e le disse "Ssssh." Poi sentì che sputava. Sentì le sue dita bagnate che le inumidivano l' ano. Lei non si era aspettata questo.... fece per muoversi, ma lui si sdraiò su di lei, sempre con la mano sulla bocca, e l' altra la fece passare sotto di lei, per immobilizzarla. Disse ancora " Sssh, sssh. " Le baciò la nuca. Lei si rilassò. Sentì la mano che la cingeva che le scendeva tra le gambe e la toccava. Lei inarcò un poco la schiena, e lui potè allora posizionare il suo pene sul suo ano. Lei sentì il suo pene duro e caldo che premeva sul suo ano. Piano piano lo sentì entrare. Gioia teneva gli occhi spalancati nel buio.
Così lui, mentre spingeva, la masturbava, tenendole sempre la mano sulla bocca, e lei respirava pesantemente e gemeva.
Lei venne per la terza volta, e dopo pochi secondi venne finalmente anche lui.
Lui le levò la mano dalla bocca, e rimase sdraiato su di lei, e le accarezzava le spalle, e ogni tanto le baciava la nuca.
Respiravano piano, e lei si addormentò.
Si svegliò da sola, la mattina dopo. La luce filtrava dalla serranda. Ritornò con la mente a quello che avevano fatto, e sorrise, poi le venne in mente che lui l' aveva penetrata dove mai l' aveva fatto nessuno, e non seppe se vergognarsi o meno.
Le faceva un pochino male il sedere.
Si fece una lunga doccia calda, si rivestì e poi scese al bar.
Aveva paura di arrossire davanti ad Enrico.
Ma Enrico non c' era al bancone..
Tirò un sospiro di sollievo.
Mentre sorseggiava un cappuccino al bancone, sentì per caso la conversazione tra due camerieri.
A quanto pare in quell' albergo lavoravano solo italiani..
" Hai sentito di Enrico ?"
"No, cosa ?"
"Ieri sera, pare che avesse quasi svoltato con una cliente, ma poi è scivolato per le scale e si è fatto male al polso ! E' andato al pronto soccorso con l' ambulanza !"
"Noooo!! Ma si può essere più sfigati !"
Gioia divenne una statua di sale.
Cooosa ??
Enrico non era venuto da lei ieri sera ???
E allora chi era stato ?
Chi era salito a scopare con lei e a fare cose che lei non aveva mai fatto, mai neanche pensato di voler fare ??
Per un attimo le girò la testa.
Poi pensò che doveva essere un altro cliente dell' albergo.
Guardò gli uomini al bancone.
Nessuno la stava guardando, tranne un ciccione.
No, non era lui, sicuro.
Si voltò e guardò la sala, a quell' ora affollata.
C' erano tanti uomini seduti e in piedi, ma nessuno le stava prestando attenzione.
Cavolo....
Poi si ricordò.
Vicino a lei, la sera prima, al bancone mentre parlava con Enrico, c'era un uomo.
A un paio di metri di distanza.
Sembrava guardare il suo bicchiere.
Quell' uomo era nero.
Ho fatto l' amore con un uomo di colore !
Per carità, non era razzista. Solo che... tutte quelle cose che si dicono sugli uomini di colore....
Effettivamente, non ce l'aveva corto...
Cercò nella sala l' uomo di colore.
Niente.
Uscì dall' albergo e si dedicò alla visita di Vienna, pensando frequentemente alla notte appena trascorsa.
Neanche il giorno seguente trovò l' uomo di colore, e passò la seconda notte a toccarsi da sola nel letto.
La terza e ultima notte, stava nel letto, in vestaglia, a pensare che le sarebbe piaciuto divertirsi un' ultima volta prima di partire.
I suoi pensieri furono interrotti dal bussare piano di qualcuno alla porta.
Gioia trasalì, si mise a sedere sul letto.
Era lui?
Ne era quasi sicura. Si alzò, si avvicinò alla porta e chiese piano :" Chi è ? "
Sentì lui che sussurrava : "Ssssh...".
Era lui.
Il suo cuore accelerò. Spense la luce, si scostò per non trovarsi nel cono di luce del corridoio e aprì la porta.
Lui entrò, lei chiuse subito la porta e sentì lui che sorrideva.
Dopo avere fatto l' amore, lei si sistemò tra le sue gambe, con il suo pene turgido in bocca.
Lui diceva " Brava.....aaah... brava..."
Poi lui si mosse, la fece girare e lei sentì di nuovo che le inumidiva l' ano con le dita bagnate di saliva.
Lo fece fare, e assaporò pienamente ogni sensazione quando la penetrò e le venne dentro.
Il mattino dopo, lui non c'era.
Sull' aereo che la riportava a casa, Gioia si rilassò, ripercorrendo con la mente le due fantastiche notti che aveva vissuto.
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